I civili ucraini in ostaggio nelle carceri russe

  Articoli (Articles)
  Giorgio Giardino
  18 June 2023
  4 minutes, 32 seconds

Sono migliaia i civili ucraini che dallo scoppio dell’invasione russa sono stati rapiti e trasferiti in carceri russe, dove la violenza nei loro confronti rappresenta la quotidianità. Sono infatti ormai tantissime le testimonianze di torture e abusi che sono avvenuti, e che presumibilmente avvengono tuttora, durante il periodo di detenzione. Senza poter parlare con il proprio avvocato o poter comunicare con le proprie famiglie, i civili ucraini sono come fantasmi nel sistema carcerario russo: dinanzi alle richieste avanzate dai propri legali, le autorità russe hanno sempre negato la loro presenza negli istituti. 

Nonostante siano “persone protette”, e non prigionieri di guerra, come previsto dalla Convenzione di Ginevra, i civili ucraini vengono quindi trattenuti, e poi rilasciati, senza che vi siano motivazioni ufficiali.

Centro di detenzione n. 1 di Sinferòpoli

Sono diversi i centri di detenzione russa in cui vengono trasferiti i civili ucraini e fra di essi vi è quello situato a Sinferòpoli, capitale dell’autoproclamata Repubblica di Crimea. In un articolo per il giornale russo Meduza, tradotto e pubblicato in italiano da Valigia Blu, la giornalista Lilia Yapparova racchiude alcune delle storie e delle voci che hanno vissuto sulla propria pelle questa esperienza. 

È il caso di Alexander Tarasov, rinchiuso a marzo del 2022 nel carcere per aver organizzato delle manifestazioni contro l’occupazione russa di Kherson, che ha raccontato le violenze subite da lui e dai suoi compagni di cella. Tarasov ha condiviso la propria cella con altre quattro persone, volontari e attivisti che avevano collaborato con l’esercito ucraino, e con loro si trovava in un settore speciale dell’istituto dedicato proprio ai civili ucraini arrestati dalle forze russe. 

Le condizioni della loro detenzione erano particolarmente drammatiche: Tarasov ha raccontato di come tutti i prigionieri avessero subito violenze fisiche, in particolare pestaggi e l’utilizzo di scariche elettriche, ed anche psicologiche. Racconta ad esempio fosse vietato ai detenuti di sedersi sui letti delle loro celle dalle sei del mattino fino alla sera. Durante gli interrogatori, ai detenuti veniva chiesto di offrire testimonianze su presunti abusi commessi dalle forze ucraine.

Centro di detenzione n. 2 nella regione di Bryansk

Un altro centro di detenzione, come riporta l’ong Ucraina Media Iniziative for Human Rights, si troverebbe a Novozybkov, città della regione di Bryansk, dove sarebbero detenuti circa 650 ucraini, fra prigionieri di guerra e civili. Anche in questo caso le storie raccolte mostrano una realtà fatta di violenza e tortura. 

Un ex detenuto, che ha preferito rimanere anonimo e che è stato rilasciato nel maggio del 2022 nel corso di uno scambio di prigionieri, ha raccontato a MIHR di aver subito percosse tali da avere tutte le costole rotte. Anche in questo caso, sempre secondo il racconto del testimone, le violenze fisiche erano accompagnate da quelle verbali e psicologiche, ed anche qui vi era l’obbligo di rimanere in piedi per tutto il giorno. Quando qualcuno disobbediva agli ordini, il personale del carcere infliggeva punizioni corporali.
Due volte al giorno le celle venivano perquisite, e nel frattempo i detenuti dovevano correre in un’altra stanza e costretti a gridare “Gloria alla Russia”

È in questa prigione che, secondo alcuni testimoni, si troverebbe anche Dmytro Khyliuk, un giornalista ucraino che nel marzo del 2022 è stato catturato dalle forze russe in un villaggio a nord di Kiev, Kozarovychi. In quella occasione era stato arrestato anche il padre del giornalista, che però era stato rilasciato otto giorni dopo e che da allora non ha ricevuto più alcuna notizia del figlio, se non una lettera in cui afferma di essere vivo ed in buona salute.
Nonostante le varie prove che dimostrano la sua presenza nel penitenziario, alle richieste di notizie da parte di un avvocato russo, le autorità hanno negato di avere alcuna informazione su Khyliuk, ed anche che non risulta alcuna procedura penale nei suoi confronti.

Fantasmi nel sistema

È questo l’altro elemento di questa drammatica storia: dei civili ucraini trattenuti nelle carceri non risulta alcuna traccia nei database russi. Le svariate richieste di informazioni avanzate dagli avvocati dei detenuti sono infatti state rifiutate, sulla base del fatto che i civili ucraini non sarebbero all’interno delle carceri. 

Secondo le indagini svolte da Meduza, questa assenza si spiegherebbe dalla presenza di una sorta di istituzione separata dal Servizio penitenziario federale russo (FSIN), e dunque le informazioni non sarebbero a disposizione del personale. Questa possibilità sarebbe confermata anche dal fatto che i civili in ostaggio si trovano in speciali unità, e dunque separati dal resto dei detenuti. 

Tutto ciò rende di fatto impossibile riuscire a stabilire un numero esatto di civili ucraini trattenuti all’interno di queste strutture ed in queste unità che potrebbero essere definite come “clandestine”, in assenza di dati ufficiali. Sembra comunque che siano qualche migliaia le vittime di questo sistema, di civili la cui unica colpa nella maggior parte dei casi è solo quella di essere ucraini.

Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2023

Le fonti utilizzate per la stesura del presente articolo sono consultabili ai seguenti link:

https://www.valigiablu.it/russia-prigioni-secrete-ucraina-crimea/

https://mipl.org.ua/en/russias-secret-prison-some-650-ukrainians-are-being-held-in-pretrial-detention-facility-no-2-in-bryansk-region/#:~:text=A%20secret%20prison%20located%20in,Russia%27s%20occupation%20of%20Kyiv%20Region

https://mipl.org.ua/en/a-russian-captive-since-march-what-has-happened-to-the-abducted-journalist-dmytro-khyliuk-2/

https://rsf.org/en/disappearance-ukrainian-journalist-dmytro-khyliuk-russia-investigation-state-lie

https://www.bbc.com/news/world-europe-60858363

Fonte immagine:

https://www.pexels.com/it-it/foto/corridoio-con-finestra-1309902/

Share the post

L'Autore

Giorgio Giardino

Giorgio Giardino, classe 1998, ha di recente conseguito la laurea magistrale in Politiche europee ed internazionali presso l'Università cattolica del Sacro Cuore discutendo un tesi dal titolo "La libertà di espressione nel mondo online: stato dell'arte e prospettive". Da sempre interessato a tematiche riguardanti i diritti fondamentali e le relazioni internazionali, ricopre all'interno di MI la carica di caporedattore per la sezione Diritti Umani.

Giorgio Giardino, class 1998, recently obtained a master's degree in European and international policies at Università Cattolica del Sacro Cuore with a thesis entitled "Freedom of expression in the online world: state of the art and perspectives". Always interested in issues concerning fundamental rights and international relations, he holds the position of Editor-in-Chief of the Human Rights team.

Categories

Diritti Umani

Tag

Russia Russia-Ukraine war torture detenuti civili