Il dopo Brexit rende la Gran Bretagna sempre più infelice

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  Redazione
  02 February 2023
  6 minutes, 47 seconds

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

LONDRA – Dopo l’avvento della Brexit (cessazione dell’adesione del Regno Unito dalla Unione Europea), avvenuta alle ore 23,00 del 31 gennaio del 2020, la Gran Bretagna si sta impoverendo con segnali che si vedono un po’ dovunque.

L'inflazione ha raggiunto le due cifre e la recessione – attualmente la peggiore di tutti i paesi del Gruppo dei 7 – secondo le previsioni dovrebbe durare fino a tutto il 2024. Il servizio sanitario nazionale è attivo, i trasporti pubblici sono in piena espansione ma è ormai diffusa la carenza di lavoratori, soprattutto stranieri, avvenuta dopo la separazione politica dal continente.

Sui proprietari di case gravano tassi ipotecari pesantemente in aumento, gli affittuari sono soggetti a sfratti senza giusta causa e milioni di persone hanno penuria di risorse per poter riscaldare le proprie abitazioni.

I banchi alimentari, che esistevano a malapena fino ad un decennio fa, sono al punto di rottura e una preoccupante percentuale di persone vive all’insegna della precarietà alimentare.

La reazione del popolo

Mesi dopo l’ultima estate di agitazioni sindacali piuttosto accese, durante la quale oltre 200.000 lavoratori sono entrati in sciopero in diversi settori produttivi, il Regno Unito sta assistendo a un ulteriore stagione sindacale piuttosto conflittuale come non si vedeva da alcuni decenni.

La tensione riguarda persino il noto Royal College of Nursing, che rappresenta gli infermieri professionali del National Health Service (N.H.S.), il quale ha già dichiarato prossime azioni di sciopero, per la prima volta nei suoi 106 anni di pacifica storia professionale.

L'ampiezza delle controversie è impressionante

Tra coloro che presidiano i picchetti o sono in procinto di scioperare ci sono numerose e varie categorie di lavoratori: impiegati postali, dipendenti pubblici, operatori nel volontariato, autisti di mezzi pubblici, vigili del fuoco, operai delle fabbriche ed altri ancora.

Gli scioperi, di solito controversi e talvolta apertamente contestati dalla opinione pubblica, stavolta hanno inaspettatamente ricevuto l’approvazione spontanea e la solidarietà dei cittadini.

E’ sempre più diffusa l’immagine della gente si avvicina ai picchetti e dialoga a favore dei lavoratori alle telecamere della televisione e ai microfoni della radio, sia pubblici che privati.

Tale sostegno, finora, sta reggendo: secondo alcuni sondaggi, nei mesi scorsi, tre britannici adulti su cinque hanno sostenuto l'azione sindacale, e i sondaggi dell’ottobre scorso hanno mostrato il 65% di sostegno per lo sciopero del personale infermieristico del National Health Service (NHS).

Anche i ferrovieri hanno incrociato le braccia ed il leader del sindacato dei trasporti, che è stato in prima linea negli scioperi, è diventato un novello eroe nazionale.

Il suo rifiuto di accettare le cose come sono, così come la sua viva ed efficace contrapposizione agli intervistatori, ha toccato il sentimento dell’intero popolo.

Contro coloro che insistono sul fatto che non c'è altra alternativa che soffrire pressoché in silenzio , i cittadini britannici comuni stanno replicando che, in realtà, questa esiste e si chiama solidarietà sociale.

La sfida popolare è contro il Governo

Dopo alcuni mesi di lotte politiche intestine e caos nei servizi, sembra che un solenne fatalismo abbia preso piede. Per contrastare livelli insostenibili di debito pubblico e una crisi energetica globale, il paese dovrà prendere decisioni difficili.

Ultimamente, Il ministro delle finanze inglese, Jeremy Hunt, ha parlato con estrema chiarezza : " sarà una strada difficile da percorrere", ha detto. Insomma, la politica del domani è quella dei sacrifici che tutti dovranno sostenere per il proficuo futuro del Paese.

Si ripeterà il 2008?

La Gran Bretagna ha già vissuto una situazione analoga all'indomani del crollo finanziario globale del 2008. Allora, i politici hanno utilizzato argomenti del tutto simili per giustificare dolorosi tagli alla spesa pubblica.

Assistito da social media indulgenti e acquiescenti e da un partito di opposizione compiacente, il governo ha persuaso il pubblico che l'austerità era una risposta ragionevole oltre che necessaria.

Questa volta, però, lo stesso approccio non funzionerà: secondo un’accurata inchiesta del National Center for Social Research, il 52% delle persone ora pensa che ci dovrebbe essere un maggiore sostegno governativo alla famiglie inglesi. Inoltre, sempre meno persone ora concordano sul fatto che il welfare è troppo generoso e impedisce alle persone di guadagnare una propria autonomia economica.

Altre motivazioni

Ultimamente, sta prendendo piede un'altra narrazione: la sofferenza economica che la Gran Bretagna sta vivendo non è accettabile e tanto meno è ritenuta come inevitabile.

I leader sindacali descrivono la crisi del costo della vita colorandola come una guerra di classe, di fatto un'opportunità di sottrazione di denaro a vantaggio delle aziende viste come approfittatrici ma facilitata dal governo.

Viene citato l’esempio calzante del rifiuto del governo di aumentare le tasse dei più abbienti – qualcosa che, secondo Tax Justice UK, un'organizzazione di difesa dei consumatori, potrebbe raccogliere 37 miliardi di sterline all'anno – a favore di aumenti fiscali nascosti che colpiscono le persone a basso e medio reddito.

I cittadini si sentono abbandonati dal governo e fatalmente stanno portando avanti e direttamente la loro protesta.

La campagna sindacale e d'opinione “Enough Is Enough”, avviata ad agosto 2022 dai maggiori sindacati britannici ha radunato oltre 700.000 persone e organizzato manifestazioni a livello nazionale.

Sostanzialmente, la campagna sociale ha cinque richieste chiave: un aumento dei salari secondo il costo della vita reale, la fine della povertà alimentare, taglio delle bollette energetiche, alloggi dignitosi per tutti e tasse più elevate per i redditi più alti.

Gli organizzatori dicono che stanno raggiungendo angoli improbabili del paese, comprese le roccaforti conservatrici, e la campagna sta incanalando i sostenitori sulla lotta con i picchetti di lavoratori.

Il gruppo di base Don't Pay UK, formalizzato nel giugno scorso, ha fatto un ulteriore passo avanti. Sostenuti da centinaia di gruppi di sostegno a livello nazionale, 250.000 persone si sono impegnate a iniziare uno sciopero nazionale coordinato per il costo eccessivo delle bollette energetiche, unendosi ai circa tre milioni di cittadini che semplicemente non possono materialmente pagare alcuna bolletta.

Contro le critiche secondo cui il mancato pagamento infliggerebbe pesanti sanzioni ai più vulnerabili, la campagna sindacale cerca di fornire sostegno collettivo alle persone le cui situazioni individuali sono spesso drammatiche.

Visto nel suo insieme, sembra un pubblico più preparato a stare unito. Dietro questo sentimento, come se non bastasse, continua ad imperversare la pandemia di Covid.

Per prima cosa, questa tragica vicenda sanitaria ha dimostrato che – con la volontà politica – si potevano trovare fondi sufficienti per finanziare i servizi della sanità pubblica. Dall'altro, ha forgiato un sentimento di gratitudine così intensa per gli infermieri e gli altri lavoratori chiave che ora resta difficile respingere le loro richieste di migliori retribuzioni e condizioni di lavoro meno dure e stressanti.

Fondamentalmente, l'esperienza del blocco lavorativo e della malattia diffusa ha generato migliaia di organizzazioni di mutua solidarietà basate sulla partecipazione collettiva.

E’ urgente fare qualcosa di concreto per l’aumentato numero di famiglie in affitto rimaste senza casa a causa di sfratti senza giusta causa, salito rispetto ai livelli pre-pandemici. Questo fenomeno ha scatenato altre vivaci proteste nei confronti dell’inerzia del Governo nel non vietarne la pratica.

Al momento attuale sono quasi 20.000 famiglie in Inghilterra che sono state rese senzatetto dai proprietari, rispetto ai quasi 9.000 dell'anno finanziario passato.

Gli attivisti a difesa della casa lamentano che gli avvisi di “non colpa” verso i proprietari vengono talvolta utilizzati da questi per innescare "sfratti di vendetta" se gli inquilini si lamentano delle condizioni contrattuali o degli aumenti degli affitti.

Il servizio civile adombra la possibilità che in breve tempo potrebbe verificarsi una crisi "catastrofica" dei senzatetto a meno che il governo non reintroduca il divieto di sfratto che proteggeva gli inquilini durante la pandemia di Covid-19.

Il governo conservatore ha promesso nel 2019 di porre fine a questa pratica, ma i cittadini sono ancora in attesa di provvedimenti concreti che tuttora mancano a danno della serenità sociale.

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