A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS
Fra tutte le emergenze di politica internazionale, una delle più critiche e pericolose per la pace nel mondo è rappresentata dall’isola di Taiwan, aspramente contesa fra la Cina Popolare e gli Stati Uniti. Un celebre generale, uno dei principali protagonisti della Seconda guerra mondiale nel teatro bellico dell’Oceano Pacifico, Douglas MacArthur, la celebrò definendola una “portaerei inaffondabile”, attribuendole in realtà il ruolo strategico di costituire la vera chiave di volta, anche sotto il profilo geopolitico, come porta d'accesso e di transito alla vasta area del Mare delle Filippine.
Non solo, l’isola di Taiwan costituisce un’ampia area d’importanza cruciale per la difesa militare del Giappone, l’arcipelago delle Filippine e della Corea del Sud da eventuali azioni coercitive o addirittura attacchi militari provenienti dalla Cina Popolare.
Sotto il profilo dell’analisi geostrategica non è pensabile alcuna possibilità operativa per la Cina di prevalere in una guerra per la conquista territoriale dell'isola, o che un tale conflitto non si trascinerebbe, invece, per numerosi e logoranti anni fino ad indebolire fortemente il proprio sistema economico e militare. Al contrario, se Pechino raggiungesse il controllo totale di Taiwan e vi posizionasse le proprie risorse e basi militari, la posizione strategica della Cina Popolare migliorerebbe radicalmente.
Gli strumenti militari della Cina Popolare
Con il controllo di Taiwan, le risorse di sorveglianza militare oceanica e i sottomarini di Pechino potrebbero rendere un vantaggio sostanziale per lo sviluppo e l’operatività della potenza militare cinese. Anche senza effettuare grandi salti tecnologici o militari, il possesso dell'isola migliorerebbe la capacità di fatto della Cina di impedire fisicamente le operazioni navali e aeronavali statunitensi nel Mar delle Filippine e quindi limitare la possibilità degli Stati Uniti di difendere se stessi e i suoi alleati asiatici. Inoltre se, in futuro, Pechino dovesse sviluppare una consistente flotta di sommergibili da attacco nucleare silenziosi e sottomarini lanciamissili balistici, basandoli su Taiwan, consentirebbe a questa nazione di minacciare le frequentate rotte marittime del nord-est asiatico e di potenziare le sue forze nucleari basate sul mare.
La valenza militare
Il grande valore geostrategico dell'isola potenzia ovviamente l’intenzione di mantenere Taiwan al di fuori della sfera d’influenza cinese. Su questo processo si basano diversi fattori, tra cui se si presume che la Cina perseguirà ardentemente un'ulteriore espansione territoriale dopo aver occupato Taiwan, a quel punto farà gli investimenti in campo militare, tecnologico e tutto quanto sarà necessario nel lungo termine per sfruttare appieno l'isola.
Dipende anche dal corso più ampio della politica estera degli Stati Uniti nell’oceano Pacifico settentrionale e verso la Cina. Washington potrebbe perseverare nel suo attuale approccio di contenimento dell'espansione del potere cinese attraverso una combinazione stretta di impegni politici nei confronti dei partner e degli alleati degli Stati Uniti in Asia e una significativa presenza militare avanzata in questa vastissima area.
Oppure , ma non in alternativa, potrebbe assumere una politica più cedevole solo nei confronti degli alleati e riducendo le forze militari più avanzate.
La terza possibilità è che non ne mantenga neanche uno ma piegando su di un ambito decisamente più dimesso, ma non meno vigile.
In ogni caso, indipendentemente da ciò che Washington vuole e vorrà fare sarà obbligata a correre non pochi rischi e sostenere costi notevoli per mantenere alto il suo stallo strategico nei confronti di Pechino. Come luogo nel quale tutti i dilemmi della politica degli Stati Uniti nei confronti della Cina si scontrano, Taiwan presenta uno dei problemi più difficili da affrontare e pericolosi dell’intero mondo.
Taiwan in bilico
Un assalto cinese a Taiwan potrebbe spostare l'equilibrio militare del potere in Asia in molti modi. Nel caso in cui la Cina dovesse conquistare l'isola rapidamente e facilmente, molte delle consistenti forze militari impiegate nella campagna di Taiwan potrebbero poi essere concretamente orientate verso altri obiettivi militari, in primis quelli adiacenti geograficamente.
La Cina potrebbe anche essere in grado di far proprie le risorse strategiche di Taiwan, come le sue attrezzature militari, il personale e l'industria dei semiconduttori, il che rafforzerebbe strategicamente la potenza militare e commerciale di Pechino.
Ma se la Cina dovesse trovarsi seriamente impantanata in una travagliata occupazione di Taiwan, il tentativo di unificazione forzata potrebbe diventare una sonora sconfitta con gravoso danno a carico del prestigio e della potenza di Pechino.
I vantaggi militari di Pechino
Qualsiasi campagna che consegni Taiwan alla Cina, tuttavia, consentirebbe a Pechino di basarvi importanti quanto sofisticati hardware militari, in particolare i dispositivi di sorveglianza subacquea oceanica e sottomarini strategici, associando potenti forze di difesa aerea e costiera. Di stanza a Taiwan, queste risorse farebbero molto di più che estendere la portata operativa della Cina verso est per la lunghezza dello Stretto di Taiwan, come sarebbe il caso se la Cina vi basasse missili, aerei, veicoli aerei senza equipaggio o altri sistemi d'arma.
La sorveglianza subacquea e i sottomarini, al contrario, migliorerebbero la capacità di Pechino di interdire le operazioni statunitensi nel Mar delle Filippine, un'area che sarebbe di vitale importanza in molti possibili scenari di conflitto futuri che coinvolgessero la Cina.
Gli avvenimenti più probabili
Gli scenari più verosimili e credibili ruotano attorno agli Stati Uniti che difendono i loro alleati lungo la cosiddetta prima catena di isole al largo della terraferma asiatica, che inizia a nord del Giappone e corre a sud-ovest attraverso Taiwan e le Filippine prima di raggiungere e chiudersi verso il Vietnam.
Ad esempio, le operazioni navali statunitensi in queste acque sarebbero essenziali per proteggere il Giappone da potenziali minacce cinesi nel Mar Cinese Orientale e all'estremità meridionale delle Isole Ryukyu.
Tali operazioni statunitensi sarebbero importanti anche nella maggior parte degli scenari bellici per la difesa delle Filippine e per qualsiasi altro scenario capace di portare attacchi statunitensi sulla Cina continentale, come nel caso di una conflagrazione bellica nella penisola coreana.
Va da sé che le attuali operazioni navali statunitensi nel Mar delle Filippine diventeranno ancora più importanti in futuro poiché le crescenti capacità missilistiche della Cina rendono gli aerei terrestri e le loro basi regionali sempre più vulnerabili, costringendo gli Stati Uniti a fare maggiore affidamento su aerei e missili lanciati da mezzi navali.
Se oggi dovesse scoppiare una guerra nel Pacifico, la capacità della Cina di condurre efficaci e duraturi attacchi oltre l'orizzonte – cioè attacchi mirati alle navi statunitensi a distanze che superano la linea di vista dell'orizzonte – sarebbe più limitata di quanto comunemente si possa supporre.
La Cina potrebbe essere in grado di colpire le portaerei statunitensi schierate in avanti e altre navi in un primo attacco che inizia all’esordio dell’evento bellico.
Ma una volta che un conflitto è in corso, le migliori risorse di sorveglianza della Cina – grandi radar situati sulla terraferma che consentono alla Cina di "vedere" oltre l'orizzonte – rischiano di essere rapidamente distrutte. Lo stesso vale per gli aerei di sorveglianza cinesi o le navi poste nelle vicinanze delle forze navali statunitensi.
È improbabile che i satelliti cinesi riescano a compensare queste perdite. Utilizzando le tecniche affinate ed innovate dagli Stati Uniti durante la Guerra Fredda, le forze navali statunitensi sarebbero molto probabilmente in grado di gestire le proprie segnature radar e di comunicazione e quindi evitare il rilevamento da parte dei satelliti cinesi che “ascoltano” le emissioni elettroniche.
Mentre poco si sa sulle armi anti-satellite la cui tecnologia pare essere in possesso degli USA.
Senza l’indispensabile contributo dell'intelligence offerto da queste risorse specializzate per la raccolta di certi segnali, i satelliti di imaging della Cina sarebbero lasciati a ispezionare (a caso !) vastissime aree di oceano con scarse possibilità di successo nel detecting.
In queste circostanze, le forze statunitensi che operano nel Mar delle Filippine affronterebbero rischi reali ma tollerabili di attacchi a lungo raggio, e i leader statunitensi probabilmente non sentirebbero una pressione immediata per intensificare il conflitto attaccando i satelliti cinesi.
Tuttavia, se la Cina dovesse strappare il controllo di Taiwan, l’assetto geostrategico situazione sarebbe molto diverso: la Cina potrebbe posizionare microfoni subacquei (idrofoni) nelle acque al largo della costa orientale dell'isola, che sono molto più profonde delle acque che Pechino attualmente controlla all'interno della prima catena di isole.
Posizionati alla profondità appropriata, questi sensori specializzati potrebbero ascoltare verso l'esterno e rilevare i suoni a bassa frequenza emessi dalle navi di superficie statunitensi localizzate a migliaia di chilometri di distanza, consentendo alla Cina di localizzarli con maggiore precisione insieme all’ausilio dei satelliti e acquisendo in tal modo la capacità di colpirli con i missili di precisione.
I sottomarini statunitensi sono troppo silenziosi per essere rilevati da questi idrofoni.
Tali capacità potrebbero costringere gli Stati Uniti a limitare le loro navi di superficie ad aree al di fuori della portata degli idrofoni, oppure effettuare attacchi rischiosi, ma a questo punto di escalation del conflitto, sui satelliti cinesi.
Bisogna subito ammettere a parere di molti analisti che nessuna di queste opzioni appare granché attraente.
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Redazione
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