La pandemia dello stomaco: la cronaca della crisi alimentare

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  Redazione
  06 July 2021
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Mr Bako lavora come commerciante nel movimentato mercato di Ile-epo a Sango Ota, nello stato di Ogun, nella periferia di Lagos. Vende pomodori, peperoni e cipolle fresche. Su un grande tavolo ha disposto, in modo quasi simmetrico, i pomodori nei cestini, i peperoni nei secchielli e i bulbi violetti delle cipolle sparsi in prima linea sul tavolo. Paga 60 mila Naira all'anno per la bancarella, insieme a 100 Naira al giorno estorti dai funzionari fiscali. Il negozio non ha l'elettricità. E oltre alla tassa annuale, si lamenta della quota imposta alle navi merci che trasportano pomodori, peperoni, cipolle, tuberi e altri prodotti agricoli da nord a sud. "Le nostre navi pagano circa100 mila Naira al governo prima che la merce arrivi a noi. " dice. La pesante imposta da pagare al governo è stata uno dei motivi principali per cui mesi fa l'associazione dei commercianti di prodotti alimentari e bovini ha intrapreso uno sciopero. In quei giorni prodotti come cipolle e pomodori sono diventati oro. E prodotti come la carne bovina sono scomparsi dagli allevamenti e dalle tavole.
Statista.com mostra un incremento del 28,6% per 1kg di cipolle e dell'11,3% per i pomodori durante lo stesso periodo. Queste pesanti imposte, sommate al sistema di trasporto perennemente difficile, la scarsa (o assente) elettricità, il terrorismo e la mancanza di adeguate strutture di stoccaggio rendono i prezzi del cibo in Nigeria un vero e proprio giro in altalena. E inoltre, come dice Bako, "il costo del carburante è parte del gioco. Anche quello fa aumentare il prezzo del cibo."

LE CONDIZIONI SOCIO-CLIMATICHE

La maggior parte del cibo consumato nel paese arriva dal nord, in cui il clima più secco favorisce le coltivazioni, come ad esempio quelle di pomodori. Nell'ultimo periodo però le condizioni climatiche sono state instabili. "La forte pioggia caduta in questi mesi sta colpendo le coltivazioni di pomodori" dice Bako. "I pomodori necessitano di almeno 8 ore di sole per crescere bene". Il cambiamento climatico impedisce agli agricoltori di ricavare abbastanza dalle loro piante poichè le piante crescono a singhiozzo. Nonostante ciò, il governo non sta ponendo la giusta attenzione a questo disastro incombente.

Tuttavia l'aumento e l'oscillazione del prezzo dei generi alimentari può essere ricondotto anche ai fornitori. Tra i fattori di maggior rilievo c'è la pandemia,che ha congelato le attività economiche e commerciali e ha contribuito allo sfruttamento nell'agricoltura. Il problema della pandemia è onnipresente e non riguarda solo più degradata della Nigeria. Il malfunzionamento delle reti stradali (necessarie per trasportare rapidamente prodotti deperibili dagli agricoltori ai consumatori finali), la scarsa elettricità (per preservare cibo come carne bovina e pollame), e il virus hanno portato il governo a compiere scelte sbagliate, quindi il problema è diventato endemico. La peggiore tra queste è la chiusura delle frontiere che confinano con le atre nazioni avvenuta lo scorso anno. C'è un costante problema di monopolio dei beni di prima necessità come zucchero e sale sommato all'incapacità di stabilire il prezzo dei beni sul mercato. "Nessuno stabilisce i prezzi qui", spiega Bako, riferendosi all'inesistenza di un organismo di regolamentazione del governo, "soprattutto per i prodotti di uso quotidiano come pomodori, cipolle, tuberi che vengono coltivati ​​all'interno del paese".

Un grosso problema è anche l'aumento dell'insicurezza nel nord del paese, specialmente nei principali stati produttori di cibo: Borno, Benue e Kaduna. Gli agricoltori in questi stati afflitti dal terrorismo non possono più recarsi in sicurezza nelle loro fattorie. Anche la lotta tra contadini e pastori, ha fermato molte attività agricole. "Sì" dice Bako sull'effetto del terrorismo nel settore agricolo e alle ripercussioni che sta avendo sul prezzo del cibo, "i terroristi non lasciano che i contadini tornino a fare il loro lavoro".

L'IMMUNITA' PER LA PANDEMIA?

C'è un grande bisogno di iniziare a considerare questi problemi come tali: ci vuole una soluzione. Il problema della crisi alimentare riguarda tutto il mondo, però le condizioni in cui versa la Nigeria sono particolari: mancanza di sicurezza, malgoverno, mancanza o cattiva gestione delle infrastrutture, cambiamento climatico e Covid19. La fame sta investendo la nazione poichè il salario minimo delle persone non basta. I commercianti e gli allevatori sono vittime di questo disastro. "Questi pomodori vanno a male velocemente e il mercato non è stabile." dice Bako. "Spesso gli agricoltori sono costretti a vedere i prodotti a prezzo scontato pur di venderli". Il virus si sta diffondendo velocemente, cancellando la divisione tra le classi sociali. Eppure ci comportiamo come se niente fosse.

L'unica soluzione a questa "pandemia dello stomaco" è di risolvere i problemi alla radice. La stabilità sociale, ad esempio, consentirebbe di fissare il prezzo dei beni alimentari. Ci dovrebbe essere maggior partecipazione della polizia per proteggere i produttori locali dai terroristi. Dobbiamo dare maggiore sostegno ai nostri allevatori, in termini di prestiti e di accesso ai macchinari per una maggiore e più facile produzione di cibo. Per quanto riguarda le infrastrutture, dev'esserci un cambiamento. Le strade mal funzionanti devono essere sistemate. L'elettricità dovrebbe essere alla portata anche degli agricoltori e allevatori per conservare i beni non durevoli.

Mentre il mondo sta lottando nella turbolenza della pandemia di Covid19, la Nigeria e molti dei suoi fratelli africani stanno galleggiando nelle trincee della fame e di una vera e propria "pandemia dello stomaco". E mentre i vaccini vengono portati negli angoli più poveri del mondo, noi continuiamo a sperare che ci possa essere anche per noi un rimedio sostenibile. E no, non vogliamo vaccini, vogliamo solo pomodori, tuberi, riso, fagioli, generi alimentari a prezzi accessibili. Stiamo chiedendo troppo?

Articolo di Livingstone Ngoziukwu

Tradotto da Valeria Pasquali

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