La proroga delle concessioni balneari non rispetta il diritto comunitario.

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  Jacopo Biagi
  24 April 2023
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Si stringe la morsa dell’Europa per la questione dei balneari. Dopo anni di proroghe delle concessioni di appalto delle zone demaniali costiere l’Europa si pronuncia nuovamente in merito. La Commissione Europea aveva già avviato la procedura d’infrazione nel 2020 nei confronti dell’Italia dal momento che non aveva ancora provveduto a indire nuove gare d’appalto per le concessioni secondo i parametri indicati nella cosiddetta “direttiva Bolkestein”.

Cos’è la direttiva Bolkestein?

La “direttiva Bolkestein” prende il nome dal commissario europeo per il mercato interno Frits Bolkestein in carica nel 2006, anno in cui fu approvata la direttiva. Si tratta di una “direttiva sui servizi” che intende tutelare e regolare la libera circolazione dei servizi nel mercato europeo comune. La direttiva sancisce che imprese e privati appartenenti a diversi stati membri non debbano subire discriminazioni: un’impresa spagnola o francese che volesse partecipare ad una gara pubblica in Italia non dovrebbe subire svantaggi solo perché la propria sede principale si trova in un altro paese membro. La direttiva stabilisce, inoltre, che quasi tutte le concessioni che abbiano come oggetto un bene di proprietà dello Stato, come le spiagge, debbano essere soggette a un limite di tempo predeterminato al raggiungimento del quale le concessioni dovranno essere rimesse in gara pubblicamente.

Il caso dell’Italia.

In Italia la questione delle concessioni è un argomento piuttosto spinoso: più volte nel corso degli anni è stata al centro di critiche da parte dell’opinione pubblica e altrettante volte motivo di scontro tra i partiti che volevano l’istituzione di regolari gare d’appalto e i partiti di centrodestra che, da sempre schierati a difesa dei fruitori delle concessioni, hanno a lungo continuato a prorogare la scadenza delle concessioni balneari.

In Italia, la prima applicazione della direttiva avvenne nel 2010 con il governo Berlusconi IV. Per via del ritardo, di ben quattro anni, nell’applicare la direttiva, la Commissione europea aveva aperto una procedura di infrazione contro l’Italia. Il governo decise di stabilire una proroga fino al 2015, così da permettere ai concessionari di limitare le perdite in seguito alla possibilità di non vedere rinnovata la propria concessione. In linea con quanto fatto in precedenza, nel 2012, il Parlamento votò per prorogare ancora le concessioni di altri cinque anni nonostante il parere fortemente contrario dell’allora governo Monti.

In seguito, il governo Conte, nel testo della legge di bilancio per il 2019, inserì una proroga delle concessioni addirittura fino al 2033. Quest’ultima fu impugnata, nel 2021, dal Consiglio di Stato, il quale giudicò illegittima la sistematica proroga automatica delle concessioni balneari in quanto in contrasto con l’articolo 12 della direttiva europea e che pertanto dovesse essere disapplicata da qualunque organo dello Stato. La sentenza, inoltre, fissò il termine ultimo della durata delle concessioni esistenti, più volte prorogate, per il 31 dicembre 2023.

Anche il governo Meloni, formato a settembre dello scorso anno, ha concesso l’ennesimo rinvio della scadenza delle concessioni. Con il decreto Milleproroghe, presentato quest’anno al Quirinale, il governo ha stabilito una proroga di un anno delle concessioni. Il Presidente Sergio Mattarella, nonostante abbia scelto di firmare il decreto, ha espressamente chiesto al governo di rivedere il provvedimento relativo alle concessioni dal momento che l’ennesima proroga si poneva in netto contrasto con quanto indicato nella direttiva Bolkestein e con quanto stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato nel 2021.

Il verdetto dell’Europa.

Giovedì scorso è stata pubblicata la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea chiamata a pronunciarsi sulla violazione della direttiva Bolkestein da parte dell’Italia. La Corte conferma che “le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente”. Forte di questa recente pronuncia la Commissione europea ha aumentato le pressioni sull’Italia. A quest’ultima si richiede una soluzione urgente alla questione; il governo italiano ha due mesi per applicare il contenuto della direttiva sui servizi altrimenti potrebbero arrivare sanzioni pesanti al nostro Paese.

Appare ormai chiaro che, dopo anni di proroghe e lotte politiche, non vi sia alternativa se non di conformarsi al diritto comunitario, tanto che la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è “impegnata a presentare proposte all’UE molto rapidamente”.

Esulta invece il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che accoglie la sentenza della Corte di giustizia europea come “un grande successo per l’Italia”. Gian Marco Centinaio, vicepresidente leghista del Senato ed ex ministro del Turismo, spiega che “la sentenza della Corte di giustizia europea dà ragione all’approccio che da anni la Lega porta avanti. Conferma, infatti, che l’eventuale applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni balneari italiane passa per la verifica della scarsità delle risorse a livello nazionale”.

I costi delle concessioni.

Le richieste e le pressioni dei balneari, per quanto legittime, hanno spesso distolto l’attenzione da quelle che sono le conseguenze economiche per le casse dello Stato di questa sistematica proroga automatica delle concessioni.

Nel 2019 lo Stato, per le sole concessioni balneari, aveva richiesto un totale di 115 milioni per un settore che si stima abbia un fatturato pari a circa 15 miliardi di euro all’anno. Dai dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, elaborati da Lavoce.info, emerge che delle 13mila concessioni balneari, solo 3157 prevedono un canone annuo superiore a 5mila euro. Quasi il 40% del totale prevede un canone inferiore a mille euro e si scende a meno di 100 euro per 312 stabilimenti.

I costi delle concessioni appaiono evidentemente sproporzionati se si confrontano con i potenziali guadagni dei gestori delle concessioni. Spetta ora al governo prendere provvedimenti per adeguarsi in breve tempo alle direttive europee e riportare ordine all’interno di un settore che da troppo tempo sfugge al controllo dello Stato.

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Fonti consultate per il presente articolo:

Immagine: https://www.pexels.com/it-it/foto/mare-spiaggia-sabbia-costa-13005287/

https://www.ilsole24ore.com/art/balneari-arrivo-verdetto-ue-ecco-che-cosa-chiede-bruxelles-all-italia-AEOTQLID

https://finanza.repubblica.it/News/2023/04/17/balneari_lue_in_pressing_sullitalia_soluzione_questione_entro_due_mesi_-71/

https://www.repubblica.it/politica/2023/02/24/news/milleproroghe_balneari_mattarella_proroga-389354152/

https://www.ilpost.it/2017/12/20/direttiva-bolkestein-rinviata-2020/

https://www.rainews.it/articoli/2023/03/consiglio-di-stato-la-proroga-delle-concessioni-balneari-non-deve-essere-applicata-3aaae48a-2b9e-4414-a9ac-8f69ef577bb9.html

https://www.ilsole24ore.com/art/balneari-ecco-prossime-mosse-governo-la-sentenza-corte-ue-AEhyDvJD

https://www.wired.it/article/balneari-concessioni-rinnovo-automatico-problema-italia-europa/

https://www.fanpage.it/politica/concessioni-balneari-corte-ue-boccia-rinnovo-automatico-cosa-succede-adesso/

https://www.reuters.com/world/europe/eu-court-ups-pressure-italy-over-tenders-beach-licences-2023-04-20/

https://www.repubblica.it/economia/2022/05/12/news/concessioni_balneari-349207057/

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