La tutela dei minori stranieri non accompagnati in Italia: il nuovo decreto-legge e il rispetto dei principi internazionali

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  Mariasole Caira
  23 October 2023
  4 minutes, 22 seconds

Il 5 ottobre scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un nuovo decreto-legge, contenente “disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione speciale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell’Interno”. Il DL interviene su numerissime questioni, introducendo diverse novelle: tra queste, però, hanno destato particolare clamore quelle previste all’articolo 5, che riguardano i minori stranieri non accompagnati. L’articolo stabilisce, in particolare, che in caso di mancata disponibilità di strutture dedicate, il minore di età superiore ai sedici anni possa essere accolto, su disposizione del prefetto, in una specifica sezione dedicata in strutture per adulti e che in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati, l’autorità di pubblica sicurezza possa disporre lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti alla valutazione dell’età.

Considerato che più del 70% dei minori stranieri non accompagnati presenti in Italia ha 16 o 17 anni, l’accertamento dell’età assume un’importanza fondamentale, al fine di evitare che essi possano essere considerati adulti e di consentire che possano godere dei diritti di cui sono titolari. È per questa ragione che la normativa internazionale stabilisce principi guida, criteri e garanzie fondamentali che dovrebbero guidare le autorità non solo nell’accertamento dell’età, ma in tutta la procedura di accoglienza dei minori. Essi sono, fra gli altri, il principio del superiore interesse del fanciullo sancito all’articolo 3 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che impone che in tutte le decisioni relative ai minori, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo sia una considerazione preminente; il principio di non discriminazione e il principio di presunzione della minore età. Proprio in riferimento al rispetto di questi principi, la disposizione in esame è stata oggetto di numerose critiche, perché introduce la possibilità di procedere all’accertamento dell’età con modalità differenti da quelle stabilite dalla legge 47/2017 (cosiddetta legge Zampa, sui Minori stranieri non accompagnati), che di fatto riducono le garanzie di tutela del richiedente protezione che afferma di essere minorenne: gli esami previsti dalla norma, infatti, non solo fanno sorgere delle perplessità in riferimento al loro carattere invasivo, ma sono anche soggetti ad un margine di errore molto elevato, dal momento che non esistono metodi scientificamente sicuri per accertare l’età della persona.

Anche la possibilità di collocare il minore in centri di accoglienza per adulti si pone in contrasto con il principio del superiore interesse: si tratta, infatti, di centri in cui gli standard previsti per i minori non possono essere garantiti per mancanza di strutture adeguate e di personale opportunamente formato. A seguito delle recenti novità introdotte dal DL 20/2023, inoltre, in queste strutture non sono più garantite l'assistenza legale e quella psicologica, oltre che i corsi di lingua italiana; ne consegue che in essi non si può assicurare il rispetto dei diritti di cui i minori sono titolari. La stessa Convenzione sui diritti dell'infanzia prevede, all'articolo 20, che "Ogni fanciullo il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente familiare [...] ha diritto a [...]una protezione sostitutiva", la quale "può in particolare concretizzarsi per mezzo dell'affidamento familiare, della kafalah di diritto islamico, dell'adozione o, in caso di necessità, del collocamento in adeguati istituti per l'infanzia".

Occorre ricordare che anche la Corte europea dei diritti umani si è pronunciata sui diritti dei minori stranieri non accompagnati in più di un'occasione, condannando l'Italia per violazione dell’articolo 3 della CEDU, che vieta ogni forma di trattamento inumano o degradante. In particolare i giudici di Strasburgo, in una sentenza pubblicata nel 2022, avevano sottolineato che le autorità italiane, avendo sottoposto il ricorrente ad esami medici volti all’accertamento dell’età non affidabili, lo avevano erroneamente ritenuto maggiorenne e di conseguenza lo avevano privato dei diritti di cui era titolare, quali il diritto alla nomina di un tutore e il diritto ad essere collocato in un centro di accoglienza per minori, violando, dunque, il suo diritto al rispetto della vita privata e familiare e il divieto di trattamenti inumani e degradanti. In questa occasione la Corte non ha mancato di sottolineare la natura inderogabile dei principi sanciti dalla Convenzione, che, dunque, devono essere rispettati anche in casi eccezionali, come il caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati. La Corte EDU si è pronunciata sulla questione anche in una recentissima sentenza, nella quale ha nuovamente condannato l’Italia a risarcire una minore che era stata collocata in un centro di accoglienza per adulti.

Alla luce di queste considerazioni, dunque, emerge come il decreto si ponga in contrasto con i principi internazionali e come si renda, perciò, necessario ripensare l’intero sistema di tutela dei diritti dei minori stranieri non accompagnati, in modo tale da garantire loro prima un’accoglienza e poi un percorso di integrazione che tenga conto delle loro vulnerabilità e delle loro necessità specifiche.

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Fonti utilizzate per la stesura del presente articolo:

https://www.unhcr.org/it/wp-content/uploads/sites/97/2020/07/accertamento.pdf

https://www.asgi.it/notizie/accoglienza-minore-straniera-cedu-condanna-italia/

https://integrazionemigranti.g...

https://www.asgi.it/famiglia-m...

Fonte immagine: https://unsplash.com/it/foto/q...

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L'Autore

Mariasole Caira

Mariasole Caira ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza presso la Pontificia Università Lateranense, a Roma, con una tesi in diritto internazionale dal titolo “Cambiamento climatico e flussi migratori: verso una tutela giuridica per i rifugiati ambientali”.

Durante il suo percorso di studi ha frequentato per un semestre l’Université Catholique de Louvain, dove ha avuto modo di approfondire il diritto internazionale.

È da sempre appassionata al tema dei diritti fondamentali, per questo oggi frequenta un Master di II livello presso l’Università La Sapienza sulla tutela internazionale dei diritti umani.

In Mondo Internazionale Post è autrice per l’area tematica di Diritti Umani.

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