L'ascesa del femminismo intersezionale

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  Redazione
  09 July 2020
  4 minutes, 45 seconds

A cura di Marwa Fichera

Il termine intersectionality intersezionalità - fu coniato, nel 1989, dalla femminista e avvocata afroamericana Kimberlé Williams Crenshaw, a seguito della sua ricerca sull'interconnessione tra l’identità di genere e di razza e i suoi effetti sulla vita di molte donne nere.

La teoria dell'intersezionalità ebbe inizio come critica da parte di molte femministe nere verso gli studi del femminismo classico, che consideravano eurocentrico, ovvero focalizzato solo sulle esperienze delle donne bianche nel mondo occidentale, e, quindi, discriminatorio nei confronti delle lotte portate avanti dalle donne nere o di altre origini.

Il femminismo classico è stato, inoltre, criticato per essere caratterizzato dalla certezza secondo cui tutte le donne vivono le stesse esperienze e dalla convinzione secondo la quale alla base della loro oppressione nella società ci sia principalmente la discriminazione sessista. Invero, per le donne di colore, l’identità di genere e di razza non possono essere divise e le oppressioni subite da questo gruppo non comprendono solo il sessismo, ma ruotano simultaneamente anche intorno al razzismo e ad altre forme di discriminazione.

Sebbene il concetto di intersezionalità nasca come una teoria sul genere e sulla razza, è stato recentemente accettato e utilizzato da molti gruppi, che subiscono oppressioni sociali a causa delle loro varie identità interconnesse. Il femminismo intersezionale sensibilizza, infatti, riguardo all’inclusione di tutte le donne e di tutti coloro che vivono molteplici oppressioni.

Una donna nera, emigrante, transgender e disabile, può, ad esempio, essere vittima contemporaneamente di molteplici discriminazioni: per la sua razza, il suo genere, la sua sessualità e le sue disabilità. Infatti, il razzismo, la xenofobia, l’omofobia, la transfobia, come anche il classismo e l’abilismo, sono alcune forme di discriminazione presenti in tantissimi contesti e molte persone possono subire discriminazioni per più ragioni allo stesso tempo.

Questo accade perché l'identità di ogni individuo è molteplice e include fattori come l’età, la razza, il genere, la classe sociale, la sessualità, l’abilità/disabilità, la fede, lo stato civile, il paese di origine, la cittadinanza e molto altro. Questi fattori sono interconnessi e danno forma alle nostre vite, “inserendoci” in posizioni specifiche nella società.

Il nostro sistema sociale spesso favorisce alcuni gruppi rispetto ad altri, causando diseguaglianze e il problema nel considerare le identità come singole e separate porta, inoltre, all’ignorare o semplificare le discriminazioni interconnesse vissute da molti. Una conseguente complicazione è la mancanza di inclusione dei gruppi emarginati nei dibatti sociali e politici, nei quali predominano le voci dei gruppi più privilegiati della società.

Pertanto, lo studio dell’intersezionalità introduce innumerevoli, ed altrettanto valide, realtà sociali.

Le realtà di molte persone vengono ora raccontate grazie al potere della comunicazione online e sui social. Negli ultimi anni sono stati creati movimenti e hashtags centrati sul tema dell’identità, che introducono il concetto di interserzionalità per combattere discriminazioni e oppressioni.

Da citare è l'hashtag #SayHerName, apparso nel 2015 sui social per far luce sulla police brutality, violenza della polizia, nei confronti delle donne afroamericane, che nobilita e ricorda le vittime della violenza razziale e sessista. Natasha McKenna, Tanisha Anderson, Michelle Cusseaux, Aura Rosser, Mya Hall, Yvette Smith, Sandra Bland, Atatiana Jefferson e Breonna Taylor sono solo alcuni dei nomi delle donne afroamericane che, purtroppo, hanno perso la vita a causa della violenza della polizia.

Molti personaggi pubblici utilizzano piattaforme come Instagram e Twitter per mostrare il loro attivismo e solidarietà verso il concetto di intersezionalità.

Una fonte affidabile di nozioni accademiche e dibattiti sulla discriminazione razziale e di genere è Rachel Elizabeth Cargle (@rachel.cargle su Instagram). La Cargle è una scrittrice, docente e attivista afroamericana che ha pubblicato i suoi lavori su The Washington Post, The New Yorker, Harpers Bazaar e TEDx. Sui suoi profili social si possono trovare molte risorse e discussioni interessanti.

Un altro account che sta facendo scalpore è quello di Aaron Philip (@aaron___philip su Instagram), una ragazza americana di 19 anni, nera, transgender e disabile. Aaron ha raggiunto la notorietà a seguito della sua carriera nel mondo della moda, lavorando per una nota agenzia. Le donne di colore subiscono il confronto con le donne bianche, le donne transgender vivono l'invalidazione del loro genere e le donne disabili affrontano l'invalidazione del loro corpo. Quindi, come donna nera, transgender e disabile nel settore della moda, Aaron sta infrangendo barriere attraverso il suo lavoro ed è diventata un simbolo di cambiamento per molti.

Tra i tanti attivisti da seguire, altri nomi sono Lena Waithe (@lenawaithe), Alok Vaid-Menon (@alokvmenon), Chella Man (@chellaman) e Munroe Bergdorf (@munroebergdorf).

Inoltre, per chiunque desideri approfondire il concetto d’intersezionalità a livello internazionale, è possibile consultare la rivista britannica gal-dem (gal-dem.com), dove molti scrittori di talento discutono di varie tematiche sociali.

In Italia, la ricerca sulla tematica delle identità intersezionali sembra necessitare un maggior approfondimento, a differenza di altri paesi come gli USA e il Regno Unito. Tuttavia, esistono piattaforme italiane come Pasionaria.it e BLMagazine.it che trattano di argomenti relativi al femminismo intersezionale.

Fonti consultate per il presente articolo:

Brown, M. et al. (2017) “#SayHerName: a case study of intersectional social media activism”, Ethnic and Racial Studies, 40(11), 1831-1846.

Collins, P. and Chepp, V. (2013). “Intersectionality” in (Ed.), The Oxford Handbook of Gender and Politics. Oxford University Press.

Dhamoon, R. K. (2011). “Considerations on Mainstreaming Intersectionality”, Political Research Quarterly, 64(1), 230–243.

Levine-Rasky, C. (2011). “Intersectionality theory applied to whiteness and middle-classness”, Social Identities, 17(2), 239-253.

Walby, S., Armstrong, J. and Strid, S. (2012). “Intersectionality: Multiple Inequalities in Social Theory”, Sociology, 46(2), 224-240.

https://www.vice.com/en_us/article/j53kp8/trans-disabled-teen-model-aaron-philip-fashion

https://www.theguardian.com/lifeandstyle/2016/may/30/sayhername-why-kimberle-crenshaw-is-fighting-for-forgotten-women

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