Le donne africane sono un simbolo di forza, e le donne nigeriane ne rappresentano una tipologia speciale

  Articoli (Articles)
  Redazione
  21 November 2020
  3 minutes, 1 second

Le donne africane sono simbolo di forza e, in particolare, le donne nigeriane rappresentano una declinazione particolare di donne africane. Malgrado una cultura che si oppone alle donne nei modi più banali, molte donne comuni vanno oltre le sfide del bias e dell’inadeguatezza al fine di creare un ecosistema che renda la vita più semplice per loro stesse e per gli altri, e queste storie devono essere raccontate. Quest’anno ho deciso di iniziare a raccogliere le storie delle donne che stavano cambiando l’ecosistema nigeriano non solo per loro stesse, ma anche per gli altri. I due ambiti che credo potrebbero esprimere al meglio la passione di queste donne sono quello dell’imprenditorialità e del servizio sociale. Secondo il criterio utilizzato nella scelta delle storie da riportare, queste donne non dovevano essere famose - in particolare sui social media - piuttosto dovevano avere un grande impatto all’interno delle proprie comunità. Credo ci siano numerose donne che potrebbero non essere molto conosciute, ma che stanno svolgendo attività degne di nota e che necessitano di essere mostrate al mondo.

La storia di Funmi Gradamosi

Era il 2011, avevo appena trasformato la mia passione per la creazione di gioielli in un lavoro. Non ricordo esattamente il giorno, mi ero recato al mercato per comprare alcuni materiali per il mio lavoro. Lì incontrai una donna anziana con la quale iniziai a parlare; quest'ultima raccontò che i sui figli realizzavano gioielli con le perle, oltre ad altri oggetti artigianali. Nel momento in cui gli chiesi l’età dei suoi figli, ella disse che avevano età differenti e che erano tutti ciechi.

CIECHI! Quel particolare aveva decisamente risvegliato il mio interesse. Quanti figli aveva? E com’era possibile che fossero tutti quanti ciechi? In quel momento decisi di ascoltarla e parlammo all'incirca per circa un’altra ora. In realtà, questa donna andava alla ricerca di bambini con disabilità, li portava a casa sua e lì cresceva questi bambini come se fossero suoi figli. Il suo nome è Funmilayo Gbadamosi (nata Olagunju). Raccontò la sua storia e ne rimasi profondamente affascinato. Ella raccontò di aver scoperto di avere una propensione all'aiuto dei disabili sin dall’infanzia, quando usava la sua paghetta per prendersi cura di tutti quelli che poteva. Funmi è una persona enigmatica che passa dalle parole ai fatti. Ha sposato un uomo nato ipovedente, non per pietà, ma perché è stata capace di vedere oltre la sua disabilità e relazionarsi a lui come una persona normale. Ha portato a casa sua diversi bambini abbandonati e disabili e li ha cresciuti, assumendosi la piena responsabilità del loro mantenimento, della loro educazione e perfino dei matrimoni. Cerca attivamente bambini poveri e abbandonati, che spesso sono stati lasciati al proprio destino, viaggiando in svariate parti della Nigeria per prenderli e riportarli nella sua casa a Lagos. Durante l'incontro con la signora Gbadamosi non aveva supporto o donazioni stabili, ma lavorava e gestiva qualsiasi attività che avrebbe potuto supportare la sua famiglia e se stessa. Sono passati 11 anni e non si è ancora fermata, nemmeno per motivi personali, o dopo la vedovanza nel 2017. Funmi è il simbolo di una vita vissuta in modo sincero, rimanendo coerente alle proprie convinzioni e ai propri valori, e dedicandosi agli altri.

Conoscerla di persona è un vero e proprio onore. Raccontare la sua storia aiuta a rendere omaggio a questa amazzone: altruista, audace e coraggiosa.

Share the post

L'Autore

Redazione

Tag

donne africane Nigeria ecosistema