Libano: uno Stato sull’orlo del fallimento [Parte 3]

L’influenza di Hezbollah e le ingerenze esterne

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  Sara Oldani
  19 September 2021
  6 minutes, 39 seconds

Come descritto nel precedente Focus, il Libano ha finalmente un governo “funzionante” dopo 13 mesi di stallo. La Comunità Internazionale e i mercati reputano ciò un segnale positivo per la ripresa del Paese dei cedri: necessarie però sono le riforme economiche di impianto strutturale, prerequisito per ricevere prestiti internazionali dall’FMI e dalle potenze occidentali. Il nuovo esecutivo, tuttavia, è ancora modellato sulle logiche settarie e clientelari che sono state analizzate precedentemente, acuite dalle ingerenze esterne.

Gli attori esterni nelle politica libanese

Un altro fattore destabilizzante per la ripresa libanese, riguarda il ruolo di Hezbollah e delle potenze regionali e internazionali. Ciascun partito e ciascun gruppo confessionale gode infatti di una “protezione” da parte di attori esterni [1]. Palese è il supporto iraniano nei confronti del suo proxy Hezbollah (sciiti), in funzione di espansionismo nella regione e di contrasto al nemico israeliano; il gruppo sunnita, e più nello specifico, il partito di Sa’ad Hariri, Movimento per il Futuro (Tayyar al-Mustaqbal), è invece supportato dall’Arabia Saudita. Il Movimento Patriottico Libero (at-Tayyār al-Waṭanī al-Horr), fondato dal Presidente cristiano maronita Michel Aoun, ha avuto tradizionalmente legami con la Francia, dove è stato in esilio. Vi sono altri attori con interessi in Libano come Qatar, Turchia, Paesi del Golfo, in parte la Siria, per ragioni economiche e di soft power. Inoltre, a seguito dell’esplosione del porto di Beirut del 4 agosto 2020, molti attori europei come Germania e Francia, sono entrati in scena per proporre dei piani di ricostruzione con progetti di sviluppo in base ai propri interessi nazionali e commerciali [2], ma anche Russia e Cina stanno procedendo con investimenti infrastrutturali nell’area, a scapito dell’influenza statunitense.

La competizione regionale e internazionale complica ancora di più le dinamiche politiche interne. Il settarismo di stato viene implementato per finanziamenti esteri e scopi strategici; il Paese diventa così un’arena geopolitica, facendo sembrare i partiti e i gruppi confessionali delle marionette in mano alle potenze interessate. Nonostante la grande ingerenza esterna, bisogna tenere conto degli aspetti squisitamente domestici dei protagonisti politici libanesi; resta un punto fermo però che i legami e i beni degli attori esteri siano fondamentali per lo sviluppo di un welfare non statale, ma appunto settario, per attrarre più consenso e potere.

La pandemia da COVID-19, infatti, ha polarizzato in gran misura i gruppi sociali che, in mancanza di uno stato centrale in grado di distribuire beni e servizi, hanno fatto affidamento alle proprie comunità di riferimento (clientelari, confessionali, partitiche) per sopravvivere. Esempio lampante è che la fornitura di vaccini in Libano è affidata perlopiù a privati [3], di fatti i pochi ospedali pubblici sono mal funzionanti per i frequenti blackout derivanti dalla crisi energetica. Altro caso emblematico riguarda la gestione della somministrazione dei beni alimentari, i quali scarseggiano a causa della crisi economico-finanziaria e se si trovano hanno prezzi esorbitanti: Hezbollah ha ideato dei supermercati, soprattutto nel sud del Libano, dove si può comprare cibo ad un prezzo calmierato se si è dotati della tessera del partito [4].

Tale tendenza, che proseguirà nonostante il nuovo governo, sta rendendo il Libano simile a “un’entità feudale irriformabile”. Secondo la tesi di Ugo Tramballi “ogni capo confessionale è signore del suo territorio. Se in quel gruppo settario ci sono più partiti, questi ultimi lottano per la conquista del feudo, non per il benessere del Libano nel suo insieme” [5]; e così al vertice della piramide ci sono gli attori esterni che, in cambio di protezione e privilegi, ottengono il mantenimento dello status quo. La lotta per i feudi, allo stato attuale, rischia di essere vinta da Hezbollah, il quale cerca di presentarsi come soggetto anti-sistema (nonostante ormai sia dentro fino al collo) per guadagnare l’accettazione popolare e avere un ruolo di primazia contro lo Stato [6]. Per far fronte alla crisi energetica, il 19 agosto il leader del “Partito di Dio” e della sua ala militare [7], Hassan Nasrallah, ha reso pubblico un accordo con l’Iran per l’invio di tre petroliere in Libano, accordo tra un attore “non statale” e la Repubblica Islamica appunto. È bene chiarire ciò, in quanto se fosse stato stipulato dallo Stato libanese, esso avrebbe violato l’embargo statunitense all’acquisto di petrolio iraniano; inoltre le petroliere sono arrivate via mare in Siria, mentre il carburante è giunto via terra in Libano [8].

Nonostante la grande libertà d’azione di cui gode Hezbollah, il nuovo capo di governo Mikati sembra voler chiudere un occhio su alcuni traffici illeciti e si è mostrato più che tollerante. Fondamentale è infatti stato il sostegno in Parlamento da parte dei partiti sciiti, Amal e Hezbollah in primis, durante l’audizione per la sua nomina [9]. Nel cabinet inoltre ci sono due ministri affiliati al “Partito di Dio”, quello della salute e quello dei trasporti, due settori cruciali, il primo per la pandemia in corso e il secondo strategico per la gestione dei fondi per la ricostruzione del porto di Beirut.

Quali le prospettive del nuovo governo e del “nuovo” Libano?

Dopo l’annuncio della formazione del governo, la lira libanese ha guadagnato valore con il tasso di cambio lira/dollaro pari a LP18,150 = $1.00, cosa che ricadrà sul potere d’acquisto dei cittadini libanesi [10]. Chiaramente sono necessarie riforme strutturali e piani economici di medio periodo, che implicano la riapertura del dialogo col Fondo Monetario Internazionale (osteggiato da Hezbollah). Per prima cosa Mikati ha annunciato che eliminerà i sussidi, per non intaccare le riserve in valuta estera: ciò genererà inflazione, ma verranno distribuite delle rations cards in dollari americani a 500.000 famiglie bisognose [11]. Inoltre, garantendo “stabilità” governativa, il Libano avrà a disposizione 546 milioni di dollari di prestiti della Banca Mondiale e 370 milioni di dollari derivanti da una Conferenza di donatori a Parigi per dare assistenza umanitaria al Paese [12].

Bisognerà valutare come verranno utilizzate queste ingenti somme di denaro e se il nuovo governo avrà il tempo di maturare un progetto duraturo. Come sostengono alcuni analisti e ricercatori di Medio Oriente, la classe politica libanese, gli attori regionali e internazionali hanno un unico obiettivo “change Lebanon for Lebanon to remain the same” [13]. Il nuovo governo, anche se tanto atteso, ha la stessa fisionomia politica e patrimoniale dei precedenti, ingabbiato nel sistema settario che i manifestanti dell’ottobre 2019 vogliono eliminare. Un barlume di speranza però c’è, ed è rappresentato dai politici emergenti, provenienti da unioni studentesche e sindacali, con idee innovative e post-settarie [14]. “Che Dio salvi il Libano!

Fonti consultate per il seguente articolo

[1] U. Tramballi, ISPI, Demoni libanesi, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/demoni-libanesi-31311, 2/08/2021

[2] D. Schenker, The Washington Institute, French-German Proposals to Rebuild Beirut Port: Policy Implications, https://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/french-german-proposals-rebuild-beirut-port-policy-implications, 9/04/2021

[3] B. Gori, CeSI, Le crisi in Libano: lo stallo politico acuisce il disastro economico e rafforza le dinamiche settarie, https://www.cesi-italia.org/en/articoli/1408/le-crisi-in-libano-lo-stallo-politico-acuisce-il-disastro-economico-e-rafforza-le-dinamiche-settarie, 16/07/2021

[4] Ibidem

[5] U. Tramballi, ISPI, Demoni libanesi, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/demoni-libanesi-31311, 2/08/2021

[6] M. Calculli, Come uno Stato. Hizbullah e la mimesi strategica, Vita e Pensiero, 2018

[7] La divisione tra ala politica ed ala armata è stata “codificata” dall’Unione europea che ha deciso di etichettare l’ala armata, dunque la milizia paramilitare, un’organizzazione terroristica contrariamente all’ala politica

[8] ISPI, Un governo per il Libano, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/un-governo-il-libano-31625, 10/09/2021

[9] ISPI, Beirut, One Year On: The Last Call for Lebanon, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/beirut-one-year-last-call-lebanon-31312, 4/08/2021

[10] M. Young, Carnegie Middle East Center, Najib Mikati Has Formed a New Lebanese Government, https://carnegie-mec.org/diwan/85316, 10/09/2021

[11] Misura proposta dall’ex premier Diab, ma mai implementata per mancanza di fondi

[12] M. Young, Carnegie Middle East Center, Najib Mikati Has Formed a New Lebanese Government, https://carnegie-mec.org/diwan/85316, 10/09/2021

[13] M. Calculli, Center for Middle Eastern Studies – University of Leiden, The Saudi and Iranian strategy: change Lebanon for Lebanon to remain the same, 4/08/2021

[14] L. Khatib, Center for Middle Eastern Studies - Chatham House, The ruling elites benefit from a fragmented society, 4/08/2021

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L'Autore

Sara Oldani

Sara Oldani, classe 1998, ha conseguito la laurea triennale in Scienze politiche e relazioni internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano e prosegue i suoi studi magistrali a Roma con il curriculum in sicurezza internazionale. Esperta di Medio Oriente e Nord Africa, ha effettuato diversi soggiorni di studio e lavoro in Turchia, Marocco, Palestina ed Israele. Studiosa della lingua araba, vuole aggiungere al suo arsenale linguistico l'ebraico. In Mondo Internazionale Post è Caporedattrice dell'area di politica internazionale, Framing the World.

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