L'Impatto economico dello spreco alimentare

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  Marco Del Pioluogo
  25 February 2023
  3 minutes, 57 seconds

L’attuale sistema di produzione del cibo è indissolubilmente legato al problema dello spreco alimentare.

Oggigiorno la sicurezza alimentare non è garantita a tutti gli abitanti del pianeta e se si riducessero le perdite o gli sprechi alimentari si potrebbe garantire più cibo per tutti, ridurre le emissioni di gas serra (lo spreco è responsabile del 10% di “inutili” emissioni di gas serra) e allentare la pressione sulle risorse naturali, in particolare il consumo di acqua e di suolo, per aumentare la sostenibilità del progresso della nostra società.

Non solo un problema ambientale

È difficile quantificare l'esatto impatto economico dello spreco alimentare a livello mondiale, ma alcuni numeri lo collocano tra i 780 miliardi e i mille miliardi di dollari all'anno. Sebbene una parte di questi sprechi sia attualmente inevitabile (ad esempio, i raccolti persi a causa della siccità o di malattie), una gran parte di essi è completamente evitabile.

Nel mondo

A livello globale, circa il 14% del cibo prodotto viene perso tra il raccolto e la vendita al dettaglio, mentre si stima che il 17% della produzione alimentare globale totale venga sprecato.

Più precisamente l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO) stima che nel mondo circa un terzo del cibo destinato al consumo umano vada perso o sprecato. Ciò equivale a oltre un miliardo di tonnellate di cibo e a 940 miliardi di dollari di perdite economiche all'anno, mentre una persona su nove rimane sottonutrita.

In Unione Europea

In Unione Europea ogni anno vengono generate quasi 57 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (127 kg/abitante), con un valore di mercato stimato in 130 miliardi di euro (Eurostat, 2022). Eurostat stima che approssimativamente il 10% degli alimenti messi a disposizione dei consumatori (presso la vendita al dettaglio, i servizi alimentari e le famiglie) venga sprecato. Allo stesso tempo, circa 36,2 milioni di persone non possono permettersi un pasto di qualità ogni due giorni.

Nell’Unione Europea 1/5 del cibo prodotto internamente viene sprecato e tale quantità supera l’ammontare di cibo importato.

In Italia

Anche in Italia lo spreco alimentare pesa in termini economici. Nel 2022 sono andate sprecate nella filiera italiana oltre 4 milioni di tonnellate di cibo (per la precisione 4.240.340 tonnellate), per un valore complessivo nella filiera italiana del cibo di € 9.301.215.981, spiega Luca Falasconi, coordinatore del rapporto “Il caso Italia 2023” di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability.

I nuovi dati che si riferiscono al mese di gennaio 2023 riportano che in Italia gettiamo in media 524,1 grammi pro capite a settimana, ovvero circa 75 grammi di cibo al giorno e 27,253 kg annui: si tratta soprattutto di frutta, pane, verdure.

Se si guarda ai 9 miliardi, cioè allo spreco sull’intera filiera il 26% del totale avviene nella fase dell’agricoltura, il 28% in quella dell’industria e l’8% nella distribuzione. Ma la gran parte di esso si concentra comunque nel tratto finale, ovvero nelle nostre abitazioni. A questi si sommano 6,4 miliardi stimati attribuiti agli sprechi dell’energia utilizzata per produrre il cibo, così come dell’acqua e delle altre risorse “nascoste”. Uno spreco complessivo, dunque, di 15,6 miliardi l’anno valevole quasi l’1% del PIL e che in tempi di austery richiede di trovare soluzioni.

Cosa si può fare?

Tutti possiamo agire per ridurre gli sprechi acquistando solo ciò di cui abbiamo veramente bisogno, facendo elenchi accurati, scegliendo cibi locali e di stagione, controllando etichette e date di scadenza, sfruttando al meglio i nostri frigoriferi, congelatori e dispense e cucinando le porzioni giuste senza eccessi. Sono comunque anche molte le iniziative che tengono a contrastare questo fenomeno. Ad esempio, grazie al progetto SpesaSospesa.org sono stati raccolti più di 1,4 milioni di euro e distribuiti oltre 4,9 milioni di pasti.

Intervenuto alla presentazione del Rapporto, il presidente di Federalimentare Paolo Mascarino ha ribadito l’impegno dell’industria alimentare «a prevenire lo spreco ancor prima che si realizzi, attraverso una serie di azioni che spingono il consumatore verso modelli più consapevoli secondo una serie di linee di azione, come ad esempio il riposizionamento degli alimenti in linea con nuovi stili di vita e abitudini di consumo, ma anche packaging più evoluti che siano in grado di preservare più a lungo sicurezza e qualità degli alimenti, come anche garantire l’estensione della shelf-life (vita di scaffale)».

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Marco Del Pioluogo

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Ambiente e Sviluppo

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