Lo Yemen del Nord è diventato una nuova frontiera contro l’asse costituito da Mosca e Teheran

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  Redazione
  15 April 2024
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A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Nella notte del 12 gennaio 2024, gli Stati Uniti ei loro alleati (una coalizione che attualmente comprende Regno Unito, Australia, Bahrain, Canada e Paesi Bassi) hanno lanciato un'operazione militare congiunta di bombardamento contro gli Houthi nella regione dello Yemen settentrionale.

Data la natura di questo evento bellico, è opportuno esaminare questo nuovo fronte che oramai è definibile alle soglie di un conflitto di dimensione globale nell’acuto confronto tra il “mondo libero” e quello che gli analisti di geopolitica definiscono come un moderno “asse del male”, costituito da Teheran e Mosca. Con l’aggiunta di un fattore aggravante, che si trova accanto a una delle più importanti rotte commerciali internazionali, lo stretto marino di Bad el-Mandeb, disposto geograficamente nel passaggio tra il mar Rosso ed il golfo di Aden, e quindi con l’oceano Indiano. Aggiungendo una valutazione di natura geopolitica è pertanto il caso di esplorare cosa può significare un'operazione militare occidentale nella penisola arabica meridionale se confrontata con l'influenza della Russia in tutto il Medio Oriente e in definitiva nel mondo intero.

Chi sono gli Houthi?

Il gruppo paramilitare yemenita, Houthi, più noto da quelle parti come “Ansar Allah”, è un movimento islamico radicale e politico fondato all'inizio degli anni 2000. La base sociale degli Houthi è la comunità musulmana di orientamento sciita del gruppo “Zaidi”, che rappresenta un terzo della popolazione totale del paese. Agli Houthi è stato a lungo negato l'accesso alle strutture del potere politico ed economico, provocando una sanguinosa rivolta armata nel 2014. Da allora, nello Yemen infuria una guerra civile senza esclusione di colpi tra varie fazioni che fanno affidamento su protagonisti regionali e sono in costante competizione tra loro:

Nello Yemen, il presidente rappresenta giuridicamente il governo legittimo, riconosciuto come tale dalla comunità internazionale e sostenuto principalmente dall'Arabia Saudita. Gli Houthi controllano le aree settentrionali e più popolose del paese, inclusa la capitale Sanaa, con la regia della repubblica iraniana in qualità di principale alleato e finanziatore.

In conflitto con gli Houthi vi sono le “Forze dello Yemen del Sud” (Consiglio di transizione meridionale, STC) rappresentate da alcuni movimenti di ideologia separatista che cercano la totale secessione territoriale dall’originario stato unitario dello Yemen. La STC è finanziata e sostenuta politicamente dagli Emirati Arabi Uniti e controlla il più grande porto e centro commerciale del paese, Aden.

Qui è presente anche il gruppo terroristico di Al-Qaeda, guidato da fondamentalisti islamici. I ribelli Houthi fanno propaganda utilizzando una retorica antimperialista e ispirata al nazionalismo con l’obiettivo di posizionarsi come protettori del popolo yemenita nei confronti dell'intervento straniero e in particolare da parte dell’Occidente.

Infatti, fin dalla propria nascita, hanno criticato il passato governo dello Yemen per i suoi legami politici ed economici piuttosto prossimi agli Stati Uniti e l'Arabia Saudita, accusando maggiormente quest'ultima di anteporre i propri interessi a quelli dei “fratelli” yemeniti.

Con l'aiuto del peso ideologico e finanziario di Teheran, capitale dell’Iran, il movimento si radicalizzò rapidamente.

Altri attori politici regionali vedono gli stessi Houthi come uno dei gruppi che agiscono per procura da parte dell'Iran in Medio Oriente, insieme a Hezbollah in Libano, Hamas e la Jihad islamica in Palestina, e un certo numero di altri gruppi radicalizzati sciiti presenti in Siria e Iraq. Sono distribuiti in una sorta di “pelle di leopardo” spesso difficile da analizzare e prevedere nelle scelte politiche unitarie.

Le ragioni dietro l'operazione alleata

Diversi fattori chiave guidano l'operazione militare degli alleati nello Yemen:

1) Gli attacchi pirateschi intensificati contro le navi mercantili occidentali nello stretto di Bad el-Mandeb, così come i lanci di missili antinave (ASM) contro navi civili, fanno sì che gli Houthi, che controllano circa 280 chilometri della costa araba del Mar Rosso, hanno potuto reagire bellicosamente all'operazione di terra israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza.

2) Vale la pena notare che attraverso il Mar Rosso passa circa il 15% del commercio marittimo globale, compreso l'8% del commercio di cereali, il 12% del trasporto di petrolio e l'8% del commercio di gas naturale liquefatto.

3) A dicembre, a motivo dell'escalation del conflitto, le grandi società di trasporto marittimo, comprese quelle cinesi, hanno iniziato a preferire una rotta marittima più lunga ma certamente più sicura di 7.000 chilometri intorno all'Africa.

Le conseguenze economiche

La prima conseguenza è stato un aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia (petrolio, carbone e GPL), rallentando potenzialmente la crescita economica globale.

Al servizio di Teheran, gli Houthi hanno lanciato missili sul territorio israeliano e sulle installazioni militari più utilizzate dagli Stati Uniti e dai loro alleati regionali.

Secondo il “British International Institute for Strategic Studies” (IISS), gli Houthi yemeniti potrebbero verosimilmente possedere obsoleti missili sovietici P-15 “Rubezh”, missili “Mohit” convertiti da sistemi di difesa aerea S-75 e missili terra-aria cinesi C-801, in possesso di un'autonomia operativa di 40 chilometri.

Gli Houthi hanno a loro disposizione anche armi missilistiche tatticamente molto più incisive, tipo i missili terra-aria iraniani “Ghadir” (Al-Mandab-2) con una gittata operativa dichiarata fino a 300 chilometri.

Inoltre, gli alleati yemeniti dell'Iran utilizzano i missili balistici “Fateh-313” e “Raad-500” forniti da Teheran ( con portate rispettivamente di 450 km e 500 km) modificati per colpire anche obiettivi in mare.

Le ragioni strategiche

L'operazione occidentale anti-Houthi mira secondariamente a contrastare l’influenza dell'Iran nella regione, poiché Teheran fornisce un supporto completo ad Ansar Allah (il movimento Houthi), compresi gli armamenti, assistenza finanziaria, logistica e di addestramento dei militanti.

In questa situazione, gli Stati Uniti ei loro alleati cercano di indebolire il programma espansionista dell'Iran prevenendo nel contempo ulteriore caos nel guazzabuglio di interessi geopolitici che caratterizza questa regione.

Il ruolo attivo della propaganda russa

Come nel caso della guerra tra Israele e Hamas, la Russia sta attivamente coprendo gli eventi attraverso un’attività propagandistica tutta quanta di segno positivo per sé e i suoi alleati. Da un lato, Mosca sta usando l’ultimo attacco iraniano come notizia per distogliere l'attenzione dalla situazione in Ucraina e dai suoi stessi crimini di guerra, demonizzando allo stesso tempo Israele e l'intero Occidente. La campagna di propaganda del Cremlino sta tentando di raccogliere quanto più possibile il sostegno del mondo arabo. I media ufficiali russi descrivono gli Houthi come veri combattenti per la libertà del popolo dello Yemen, e l'operazione guidata dagli Stati Uniti sono solo l'ennesimo tentativo di Washington di imporre i propri interessi a danno di altre nazioni.

La Russia cerca di dimostrare il proprio senso di responsabilità e partecipazione verso le vittime civili e sulla crisi umanitaria causata dall'intervento militare occidentale. Ciò potrebbe potenzialmente rafforzare il sentimento filo-russo tra il pubblico mediorientale. Inoltre, Mosca dispone di strumenti significativi per potenziare l’attivismo dei propri media sul mondo arabo.

Valga per tutti la testata RT-Arabic, la divisione in lingua araba della RT, fiore all'occhiello della propaganda internazionale del Cremlino, tra le più popolari nella regione, che esercita la sua azione con una copertura paragonabile a quella di altri colossi dei media locali come Al Jazeera, Al Arabia e Sky News Arabia. Nel dicembre 2023, RT Arabic ha aperto un ufficio regionale anche in Algeria.

Gli interessi russi

Al crocevia degli interessi globali, il Cremlino spesso raccoglie i benefici dell'instabilità del Medio Oriente attraverso l'aumento dei prezzi del petrolio e del gas. Tuttavia, è improbabile che il Cremlino voglia correre il rischio di aggravare la situazione nello stretto di Bad el-Mandeb.

Tanto per cominciare, fino all'80% delle forniture russe di petrolio e prodotti petroliferi alla Cina e all'India vengono attualmente trasportate attraverso il Mar Rosso. In secondo luogo, gli interessi dei principali esportatori di petrolio della Russia, Cina e India, attualmente fungono da deterrente.

Pechino e Nuova Delhi stanno portando avanti i loro ambiziosi e proficui progetti commerciali e logistici, rispettivamente “One Belt, One Road” ed il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC). Pertanto, bisogna notare che i principali partner economici della Russia, che fanno affidamento sul Cremlino per finanziare la guerra contro l'Ucraina, sono preoccupati per la sicurezza della navigazione in una delle vie navigabili più importanti del mondo. E questo fattore non giova certamente al Cremlino.

La geopolitica di Cina e India

Le disposizioni geostrategiche di attori influenti del teatro internazionale come Cina e India non escludono categoricamente i tentativi di Mosca di lanciare un attacco ibrido contro l’economia globale nel prossimo futuro (molto probabilmente insieme al suo alleato Iran) in un luogo vulnerabile alla logistica commerciale, come lo Stretto di Bad el-Mandeb.

Anche l'ipotetica presenza di una simile leva geostrategica nelle mani di Mosca trasforma gli Houthi in una carta (teoricamente) vincente nel conflitto globale con l'Occidente. Il Cremlino può affrontare questa minaccia fornendo agli Houthi la tecnologia dei droni marittimi di ultima generazione (tramite l'Iran o un altro intermediario).

Nel Mar Nero, l'Ucraina ha utilizzato con successo gli UAV (veicoli aerei senza pilota) acquatici come deterrente per allontanare la flotta nemica. I russi hanno imitato il concetto di utilizzo dei droni marittimi kamikaze e hanno recentemente svelato il proprio livello qualitativo di sviluppo. Fornire UAV marittimi agli Houthi potrebbe rappresentare un punto di svolta poiché tale nuova tecnologia richiederà ulteriori mezzi di difesa per la protezione delle navi da guerra occidentali che operano nel Mar Rosso e nell’intero Golfo di Aden.

La rotta del nord

L'altro interesse precipuo della Russia nell'ostacolare l’enorme flusso di merci attraverso il Mar Rosso deriva dalla sua ambizione di poter sviluppare la rotta settentrionale passante per il Mare del Nord. Per molti anni il Cremlino sta considerando questo progetto logistico come un’autentica miniera d'oro per generare enormi profitti dal futuro trasporto di merci dall'Asia all'Europa attraverso le acque artiche in via di scongelamento. Norvegia e Finlandia permettendo !

Secondo alcune voci e valutazioni ufficiali, la rotta del Mare del Nord potrebbe servire come alternativa al Canale di Suez. È importante notare che la rotta del Mare del Nord è gestita dalla russa Rosatom Corporation di proprietà statale dal 2021. Vale la pena notare che nel marzo 2021 lo scherzoso telegramma ufficiale di Rosatom prendeva apertamente in giro il Canale di Suez, che era stato ostruito a causa dell'incidente della nave portacontainer “Ever Given”.

Dal Mar Rosso al Mar Nero?

La pazienza degli Stati Uniti e dei suoi partner regionali (le monarchie del Golfo) si è esaurita dopo meno di due mesi in cui gli Houthi yemeniti hanno causato il caos attuale. Da un lato, gli Stati Uniti ei loro alleati hanno mostrato all'Iran le conseguenze del coinvolgimento di Teheran nella guerra contro Israele. Anche la coalizione dimostra la propria determinazione nell'impedire qualsiasi blocco delle rotte marittime, un chiaro segnale anche verso Pechino.

Quale segnale avrebbe dovuto ricevere la Russia nell'ambito dell'operazione alleata contro gli Houthi?

E’ sufficiente ricordare che la posizione storica e formale degli Stati Uniti a livello globale è che non avrebbe consentito alcun blocco delle rotte marittime, in particolare quella nel Mar Nero e mar Rosso.

Insomma, forse nel conflitto attuale è giunto il tempo di essere un po’ più audaci e dimostrare la risolutezza che le circostanze richiedono, e non solo contro gli Houthi e Hamas.

Nel caso dell'Ucraina, il mondo si trova ad affrontare una specifica ed urente violazione del diritto internazionale. E quindi, il prossimo passo dovrebbe essere quello di impedire alla Russia di ostacolare il traffico marittimo attraverso il Mar Nero e il Mar d'Azov.

In conclusione

Per riassumere, l'operazione militare congiunta degli Stati Uniti e dei suoi alleati nello Yemen non costituisce soltanto un conflitto a carattere esclusivamente locale, nell’ambito del quale l'Occidente può risolvere rapidamente i problemi di sicurezza dimostrando superiorità tecnologica su un avversario antiquato.

Secondo una valutazione realistica, gli eventi nello Yemen rappresentano, piuttosto, una parte importante della ben più ampia lotta che vede impegnato il mondo libero contro l'asse del male costituito da Mosca e Teheran.

Il Cremlino, con i propri interessi geopolitici e le proprie infrastrutture mediatiche regionali, sta tentando di sfruttare la situazione conflittuale nello Yemen per promuovere narrazioni tutte filo-russe nell’intero mondo arabo.

Inoltre, la destabilizzazione nella penisola arabica meridionale potrebbe portare al trasferimento della tecnologia russa degli UAV a intermediari iraniani.

Mosca potrebbe ad esempio utilizzare e/o proporre questo strumento bellico come la propria “carta vincente” per esercitare un’ulteriore pressione sull’Occidente affinché raggiunga - come su altre questioni globali – risultati positivi anche nel conflitto russo-ucraino.

Allo stesso tempo, i metodi utilizzati dall'Occidente nella situazione attuale sono apparsi ancora inadeguati alla portata delle sfide presenti.

Le minacce alla navigazione nel Mar Rosso indicano che le forze ostili agli Stati Uniti, ai suoi alleati e partner stanno per aumentare.

La sensazione - o peggio la convinzione – che l’impunità finora in vigore non faccia altro che alimentare le ambizioni dei leader politici e militari della Russia e dell'Iran.

A questo punto, è fondamentale che l'Occidente riconosca che l'operazione contro gli Houthi è solo un’allegorica lotta contro i sintomi mentre gli agenti patogeni si trovano in realtà distanti migliaia di chilometri effettivi dai luoghi degli attacchi missilistici della coalizione.

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