L'Unione Europea nelle Nazioni Unite

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  Michele Bodei
  24 October 2022
  4 minutes, 53 seconds

Seppur se ne parli poco, anche l’Unione Europea ricopre diversi ruoli Nazioni Unite. Sarà forse perché quest’ultima è nota per essere una cooperazione che riunisce solo gli stati oppure per la preminenza del ruolo di Francia e Regno Unito come membri permanenti nel Consiglio di Sicurezza, ma la funzione di Bruxelles passa molto spesso in secondo piano.

Non si tratta dell’unica organizzazione intergovernativa ad avere delegazioni permanenti. Tra queste si contano la Lega araba, il Segretariato del Commonwealth, l'Organizzazione della cooperazione islamica, l'Unione africana, la Comunità Caraibica e l'Interpol, ma l’Unione Europea è l’unica a far parte di oltre cinquanta convenzioni ONU. Quest’ampia partecipazione di Bruxelles è stata garantita dal Trattato sull’Unione che – oltre a citare l’organizzazione mondiale con i suoi principi e i suoi temi – promuove all’art. 21 “soluzioni multilaterali ai problemi comuni, in particolare nell’ambito delle Nazioni Unite”. Va aggiunto che i trattati istitutivi consentono anche la partecipazione dell’Unione a trattati e organizzazioni governative in concorrenza con gli stati membri, nell’esercizio delle sue competenze. Questo ha permesso all’Unione Europea di infiltrarsi nelle diverse attività e agenzie delle Nazioni Unite.

L’Unione Europea nell’Assemblea Generale

Nel 1974 Bruxelles ottiene lo status di osservatore permanente presso l’Assemblea Generale, che permette alla sua delegazione di intervenire in sessione plenaria. Nel 2011 una risoluzione dell’Assemblea permette all’Unione di esprimere le sue posizioni per prima rispetto agli stati membri attraverso i suoi rappresentanti: il presidente del Consiglio europeo, l’Alto rappresentate per la politica estera e di sicurezza comune e la Commissione Europea. E’ stato concesso il diritto a presentare proposte ed emendamenti, diversamente dagli altri membri osservatori, ma la funzione più importante è l’adozione annuale delle priorità dell’Unione Europea rispetto alle Nazioni Unite. Si tratta di un commento che la delegazione di Bruxelles espone su diversi punti e diverse materie di interesse globale e che guida il lavoro dell’Unione alle Nazioni Unite per il resto dell’anno.

A luglio del 2022 il Consiglio ha adottato le priorità relative al periodo tra settembre 2022 e settembre 2023. Come prevedibile, ha esposto particolare preoccupazione riguardo all’aggressione di Mosca contro l’Ucraina. Per Bruxelles le sfide che non possono essere affrontate dai singoli stati europei riguardano: la difesa dello stato di diritto e della Carta delle Nazioni Unite, la risposta alle conseguenze globali guerra scatenata dalla Russia, la promozione dello sviluppo sostenibile, del rispetto dei diritti umani, dell’accesso a un’istruzione di qualità, il rafforzamento della sicurezza sanitaria mondiale, la lotta contro il cambiamento climatico e l’inquinamento, la preservazione della biodiversità e l’adozione di un’agenda digitale mondiale. Il Consiglio si è espresso anche sul futuro delle Nazioni Unite e ai cambiamenti, chiedendo proporzionalità, trasparenza e responsabilità e proponendo finanziamenti sostenibili per adottare gli strumenti efficaci per affrontare le sfide future.

Il sogno del Consiglio di Sicurezza

L’Unione Europea è arrivata a godere di posizioni speciali, diverse e uniche rispetto agli altri membri osservatori che stanno ai margini del concerto delle Nazioni Unite. Da qualche decennio brama di ottenere il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza, una posizione di somma importanza, trattandosi dell’organo dell'organizzazione in grado di deliberare a livello sostanziale. A quest’ambizione non c’è mai stata speranza e per diversi motivi. Come prima cosa, bisognerebbe modificare lo statuto con il consenso dei due terzi dell’Assemblea Generale – 129 stati per l’esattezza. A questo punto altre potenze emergenti – come Giappone, India e Brasile - avanzerebbero le loro pretese e chiederebbero altrettanto, ma non solo. Bisogna aggiungere che i seggi del Consiglio di Sicurezza sono attribuiti sul criterio della distribuzione geografica, quindi si dovrebbe chiedere a Francia e Regno Unito di rinunciare al loro seggio, che non sarebbero mai disposti a rinunciare. Bruxelles può puntare a esercitare l’influenza degli stati membri che ne fanno parte, ma si tratta di un potere che si è ridotto drasticamente negli ultimi anni: se prima poteva contare in modo permanente sulla Francia e sul Regno Unito, a seguito della Brexit il sostegno di quest’ultimo è venuto meno.


Il futuro dell’Europa nelle Nazioni Unite

Per quanto Bruxelles cerchi di sottrarre l’autorevolezza ai suoi stati membri di fronte alle Nazioni Unite, con i presupposti di oggi non potrà mai essere riconosciuta membro a pieno titolo. Un requisito oggettivo per essere riconosciuti in quanto tale è quello della statualità e di esercitare un potere esclusivo su un territorio, caratteristica che non appartiene all’Unione Europea. Nonostante ciò, non va ignorato il ruolo che Bruxelles ha ricoperto negli ultimi anni nel rappresentare gli stati europei davanti a situazioni e minacce di carattere globale, dalla distribuzione dei vaccini anticovid alle sanzioni contro la Russia. Se da un lato la sua risposta è stata a volte lenta o poco efficace, va notato che l’Unione Europea è il contesto più semplice e pratico per concludere accordi tra i 27 stati membri e affrontare sfide comuni. La prossima minaccia mondiale sembra essere quella del cambiamento climatico, un tema molto frequente nell’agenda di Bruxelles – diversamente dai governi degli stati membri – e contro il quale è necessario un intervento sempre più coordinato e rapido.

La pandemia, l’emergenza climatica, l’aggressione della Russia in Ucraina e la crisi energetica sono solo alcuni dei sintomi che riflettono un mondo ormai sempre più grande e complesso, in cui gli stati europei stanno diventando piccoli, mentre la voce di Bruxelles si dimostra più forte e convincente nel dialogo mondiale.

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Michele Bodei

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