Gli Stati Uniti conservano una lunga tradizione nell’applicazione della pena di morte, a differenza dei Paesi europei. Allo stesso modo, talvolta l’esecuzione è stata oggetto di spettacolarizzazione come nel caso di Timothy Mcveigh, il terrorista responsabile dell’attentato di Oklahoma City nel 1995. Nel contesto generale sono ventidue gli Stati che hanno abolito definitivamente la sentenza capitale, ultimo di questi la Virginia lo scorso ottobre, seguendo una tendenza che sembra sempre di più affermarsi.
Breve storia della pena di morte negli Stati Uniti
La sentenza capitale negli Stati Uniti è stata applicata sin da prima della rivoluzione americana. Tale pratica è stata (per così dire) “importata” dal Regno Unito dai primi colonizzatori europei ed è stata molto diffusa fino alla guerra civile di metà Ottocento, soprattutto per i reati commessi dagli schiavi.
Nonostante fossero già attivi nel diciannovesimo e ventesimo secolo alcuni movimenti abolizionisti, l'uso della pena di morte crebbe notevolmente subito dopo la prima guerra mondiale, in parte a causa di problemi sociali dovuti alla Grande Depressione che fecero crescere notevolmente il tasso di criminalità, e in parte per la brevettazione di nuovi metodi di esecuzione.
La situazione cambiò radicalmente con la sentenza della Corte Suprema del 1972 Furman v. Georgia, tramite la quale il supremo giudice americano sospese tutte le esecuzioni pendenti negli USA, convertendole in ergastolo. Tale decisione si basava sul fatto che la pena di morte costituisse una forma di trattamento crudele e disumano in netto contrasto con la Costituzione. Tuttavia questa decisione ebbe vita breve.
Solo quattro anni più tardi infatti sempre una sentenza della Corte suprema, nel caso Gregg v. Georgia, ristabilì la pena di morte a tutti gli effetti; molti considerano questa decisione frutto dell’aumento vertiginoso della criminalità negli anni Settanta. Da allora sono state eseguite oltre 1500 condanne.
Applicazione ed esecuzione
Storicamente la pena di morte veniva e viene tuttora applicata per il reato di omicidio. Nel 1976 la Corte suprema ha lasciato ampio spazio nel prevedere la pena di morte per altre tipologie di reati, eccezion fatta per lo stupro qualora non abbia comportato la morte della vittima. Dal momento che gli Stati Uniti sono uno stato federale, le tipologie di reati per cui è prevista la pena di morte variano da stato a stato.
Anche l’esecuzione risulta differente: i metodi più diffusi sono l’iniezione letale, la camera a gas e la sedia elettrica. Normalmente gli stati prevedono una sola tipologia di esecuzione, ma ve ne sono alcuni che ne utilizzano più di una.
La recente decisione della Virginia
Lo scorso 22 febbraio il Congresso dello stato della Virginia ha votato per abolire definitivamente la pena di morte e il governatore Raph Northam ha annunciato l’intenzione di firmare il disegno di legge. Tale provvedimento risulta di particolare rilievo dal momento che la Virginia è lo stato degli USA, dopo il Texas, con il secondo numero di esecuzioni per pene capitali (112 in totale dal 1977 ad oggi). Questa storica decisione si può inquadrare nel contesto di un processo di trasformazione della Virginia, che negli ultimi tempi ha visto abbandonare le ideologie di stampo maggiormente conservatore, per la quale era nota, abbracciando decisioni più progressiste.
Verso una sempre maggiore tendenza all'abolizione?
L’episodio della Virginia, tuttavia, non deve essere preso come un caso isolato nel panorama americano. Negli ultimi quindici anni, infatti, dopo un periodo di totale disinteresse da parte del legislatore d’oltreoceano, sono stati dieci gli stati che hanno abolito la sentenza capitale.
A questi, inoltre, vanno aggiunti altri stati (come la California) dove o una moratoria ne ha sospeso l’esecuzione, oppure, (come lo stato dell’Indiana) seppur prevista la pena di morte non viene applicata da parecchi anni. Nella sostanza, quindi, gli stati che la applicano abitualmente sono solo diciassette (e la Virginia era uno di questi). Si registra dunque una maggiore sensibilità sul tema della pena di morte sia sul piano legislativo che su quello giudiziario, dal momento che alcune moratorie sono state emesse dai tribunali.
L’unica tendenza in senso contrario risulta la decisione dell’ex presidente Donald Trump di sospendere la moratoria introdotta nel 2003, per l’applicazione della pena di morte per i reati federali. Il presidente Biden, dal canto suo, ha annunciato di voler ripristinare la moratoria.
Inoltre, per la prima volta l’opinione pubblica sembrerebbe orientata in senso più favorevole all’abolizione. Infatti, un sondaggio condotto da Gallup nel novembre 2019 ha mostrato come la maggior parte degli americani sia più favorevole al carcere a vita anziché alla pena di morte. Di conseguenza, viene da chiedersi se, sulla spinta dell’opinione pubblica e sulle recenti decisioni del legislatore, dopo il notevole calo del numero dei condannati a morte rispetto agli scorsi decenni gli Stati Uniti andranno incontro ad una totale abolizione della pena capitale.
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L'Autore
Federico Quagliarini
Classe 1994, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Milano, Federico Quagliarini è al contempo vice-direttore di Mondo Internazionale POST nonché caporedattore per l'area Società.
Da sempre appassionato di politica e relazioni internazionali, in Mondo Internazionale si occupa principalmente di questioni legali soprattutto inerenti al diritto internazionale.
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