Summit NATO Vilnius, la sfida della membership ucraina

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  Frederik Steinhauser
  17 July 2023
  5 minutes, 38 seconds

Martedì 11 e mercoledì 12 luglio la capitale della Lituania, Vilnius, ha ospitato il quarto summit NATO dall’inizio dell’invasione ucraina da parte della Russia. Il vertice arriva in un momento critico per la sicurezza europea, con la guerra alle porte dell’Europa e una Russia che non intende retrocedere dai territori conquistati. Nondimeno, a un anno dal summit di Madrid, dove gli alleati della NATO hanno concordato il “new strategic concept”, designando la Russia come minaccia diretta alla sicurezza dell’alleanza, Jens Stoltenberg deve misurarsi con delle vere e proprie sfide, che rientrano nell’agenda di questo vertice.

A pochi giorni dall’inizio del summit, il Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica commenta così le sue previsioni per l’esito di uno dei temi di maggior rilevanza della conferenza: “Mi aspetto che i leader alleati concordino un pacchetto di tre elementi per avvicinare l'Ucraina alla NATO…”. Il primo elemento di assistenza a cui si riferisce il segretario è un programma pluriennale di assistenza per garantire l’interoperabilità fra l’alleanza e le forze armate ucraine. Il secondo elemento è quello di promuovere i legami politici fra l’alleanza e l’Ucraina, istituendo un consiglio Nato-Ucraino. Il terzo elemento è la sfida più grande per Stoltenberg e gli alleati, cioè la conferma che alla fine della guerra l’Ucraina entrerà a far parte dell’alleanza. Quest’ultima questione ha create varie divergenze interne, chi vota per un’adesione rapida e chi invece è più scettico e vuole fare le cose con calma, cercando di non peggiorare ulteriormente le relazioni con Mosca.

Chi può aderire e come può farlo

Con la politica della "porta aperta" ("open-door policy"), ogni paese europeo democratico può presentare una richiesta di adesione. Secondo l'articolo 10 del Trattato di Washington, noto anche come Patto Atlantico, i paesi aspiranti devono impegnarsi a sostenere i valori e i principi dell'alleanza, contribuire alla sicurezza della regione euro-atlantica e ottenere l'accettazione da parte dei paesi membri tramite consenso unanime.

Dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia e dell’Unione Sovietica nel 1991 e la conseguente richiesta di adesione dei paesi est europei nel Patto Atlantico, i membri della Nato hanno deciso di estendere i requisiti di adesione con criteri politici, militari ed economici, consacrati nel “Study on Enlargement” del 1995. Concentrandosi solamente nel caso ucraino il documento prevede la presenza di un sistema democratico funzionante e afferma inoltre che gli Stati che hanno dispute etniche o territoriali esterne, o dispute giurisdizionali interne, devono "risolvere tali dispute con mezzi pacifici". È comprensibile che al momento i membri della NATO non siano propensi ad accettare l'adesione immediata dell'Ucraina all'alleanza, considerando anche il rischio che ciò comporterebbe in base all'articolo 5 del Trattato.

Inoltre, durante il summit di Washington nel 1999 è stato avviato il "Membership Action Plan" (MAP), un programma di assistenza in cui tutti i potenziali nuovi membri sono invitati a partecipare. Si tratta di un processo di assistenza e sostegno pratico personalizzato per ciascun paese interessato e può comportare riforme politiche, legali, militari e di sicurezza. Tuttavia, la partecipazione al MAP non garantisce automaticamente l'adesione all'alleanza e non è neanche breve, come dimostra il caso della Macedonia del Nord, che ha iniziato il programma nel 1999 e ha ottenuto l'adesione solo nel 2020.

La situazione ucraina pre Summit

Nonostante Kiev abbia fatto la richiesta di adesione l’anno scorso, i membri dell’alleanza convergono sul fatto che l’Ucraina non aderirà alla NATO finché la guerra sarà in corso. Questo è stato nuovamente confermato da Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, in un’intervista al CNN appena prima dell’inizio del vertice NATO, che commenta così la situazione ucraina durante la guerra: “È prematuro richiedere un voto ai membri dell’Alleanza perché servono alcuni requisiti, compresa la democratizzazione e altre questioni”. Zelensky accoglie positivamente, seppur con sofferenza, la decisione presa dai leader dell’alleanza e commentando “lo enfatizzo ancora: capiamo che durante la guerra non possiamo diventare membri della NATO, ma siamo confidenti che dopo la guerra lo saremo.” Il presidente ucraino ha anche ribadito però che delle garanzie di sicurezza non possono sostituire garanzie di adesione.

Sotto questo punto di vista l’alleanza è divisa, perché da un lato ci sono i paesi membri dell’Europa meridionale, insieme agli Stati Uniti e la Germania, che sono molto diffidenti nel ripetere la dichiarazione di Bucarest del 2008, dove all’Ucraina e alla Georgia erano stati offerte le membership d’adesione rapide.
I paesi Baltici invece insieme alla Francia e Inghilterra, condividono il fatto che militarmente l’Ucraina possa rappresentare una deterrenza aggiuntiva contro un’aggressione russa a un paese dell’alleanza. Loro sono favorevoli a un’adesione veloce, togliendo il vincolo del MAP.

Che cosa ha guadagnato Zelensky a Vilnius

Alla fine del vertice il segretario generale Jens Stoltenberg l’ha definito come storico e che “l’alleanza è più unita di sempre”. Per quanto riguarda l’Ucraina, non è stata confermata un’adesione esplicita alla fine della guerra, come sperava Zelensky, ma comunque gli alleati hanno concordato nel rimuovere il requisito del MAP, portando il percorso di adesione ucraino solo a una sola fase. Stoltenberg sostiene che oggi l’Ucraina è “più vicina alla NATO che mai” lasciando comunque un senso di ambiguità in Zelensky, visto che comunque non è stato definito nessun calendario o “timetable” per l’adesione di Kiev nell’alleanza.

Nonostante l'obiettivo principale di Zelensky non sia stato completamente raggiunto, il vertice non è stato affatto un fallimento. Il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, ha dichiarato dopo il vertice a Vilnius che i partner di Kiev forniranno al paese circa 1,5 miliardi di euro di aiuti militari, affermando che gli incontri nella capitale lituana sono stati molto produttivi. Tra questi, vi è un pacchetto di aiuti del valore di 700 milioni di euro proveniente dalla Germania, che include 25 carri armati Leopard 1A5, e missili da crociera a lungo raggio provenienti dalla Francia. Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato il 12 luglio che valuterà l’ipotesi di dare all’Ucraina missili a più lungo raggio rispetto a quelli mandati finora: si tratta dei missili balistici a corto raggio ATACMS lanciabili dai sistemi MLRS /HIMARS e dotati di un raggio d’azione di 300 chilometri.

Complessivamente, il vertice ha fornito risultati positivi per l'Ucraina e ha rafforzato il suo impegno con la NATO. Anche se rimane un po' d’incertezza sul processo di adesione di Kiev alla NATO, Zelensky torna in patria con delle promesse di assistenza militare e sicurezza che non sono da sottovalutare.

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Fonti utilizzate per il presente articolo:

https://www.csis.org/analysis/...

https://www.nato.int/cps/en/na...

https://www.nato.int/cps/en/na...

https://www.reuters.com/world/...

https://www.reuters.com/world/...

https://www.csis.org/analysis/...

Foto: https://www.nato.int/cps/en/na...

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