La Disuguaglianza Economica nei Paesi in Via di Sviluppo: Il Caso del Sudafrica

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  13 luglio 2023
  11 minuti, 54 secondi

a cura di Sara Galetta - Junior Researcher MI G.E.O. Area Economia

Abstract

La disuguaglianza economica è un fenomeno che interessa ogni paese, ma vi sono aree del globo che mostrano dati preoccupanti, tra questi il continente africano. In quest’area geografica si registra il più alto tasso di disuguaglianza, ovvero in Sud Africa, che causa una serie di fattori negativi per la sua popolazione. Non è un caso che la disuguaglianza economica sia più alta nei paesi in via di sviluppo, in quanto vi sono una serie di forze economiche esterne che agiscono a sfavore di ciò; tuttavia, è necessario agire tempestivamente con strategie che sostengano lo sviluppo economico di queste aree del globo. Infatti, più un paese si svilupperà economicamente e più sarà possibile colmare il divario tra ricchi e poveri. Ma per fare ciò bisogna prendere in considerazione non solo i valori del PIL e della crescita di quest’ultimo, bensì è necessario studiare il fenomeno di disuguaglianza attraverso indici più accurati, come l’indice di Gini. Per far fronte a questa problematica nel continente africano, saranno necessari investimenti strategici nei singoli paesi che agiscano per implementare al meglio il progresso tecnologico; solo grazie a ciò sarà possibile accrescere il loro sviluppo economico.

1. Definire la Disuguaglianza

Quando consideriamo la crescita economica di un paese, è solito parlare di “crescita del PIL” e di tutti i benefici derivanti. Infatti, il suo grande utilizzo è dovuto alla capacità di esprimere il benessere nazionale, legato al progresso e allo sviluppo economico. Grazie a questo indicatore, quindi, si può comprendere lo stato di “salute” del sistema economico in questione. Tuttavia, esso non rappresenta la situazione dell’intera popolazione, tralasciando alcuni aspetti importanti. Uno di questi è la disuguaglianza economica, definita come disparità che permette a certi individui di compiere determinate scelte materiali, per cui altri individui sono impossibilitati dal compiere le stesse (Ray,1998). Nell’economia internazionale, il miglior modo per studiare questo fenomeno è attraverso l’indice di GINI, definito come indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o della ricchezza. È un indice compreso tra 0 e 1: i valori più vicini allo zero indicano situazioni di maggior uguaglianza e distribuzione equa della ricchezza tra gli abitanti di quel paese. Più ci si avvicina a uno e più la la disuguaglianza aumenta, e maggiormente la ricchezza è concentrata nelle mani dei percentili più benestanti della popolazione. Al fine di misurare la disuguaglianza economica si possono prendere in considerazione disuguaglianze in termini di reddito o in termini di ricchezza; mentre il reddito è un flusso di denaro misurato in un certo periodo e che si riceve in cambio di lavori o servizi, la ricchezza misura tutti i beni accumulati e che fanno parte del patrimonio di un individuo. In generale, risulta essere molto più alta la disuguaglianza per ricchezza (Fondo Monetario Internazionale, 1998), in particolare nei paesi dove essa è concentrata nelle mani di pochi (gli Stati Uniti ne sono un esempio).

2. La Disuguaglianza nei Paesi in Via di Sviluppo

Poiché questo articolo considera la situazione del continente africano, è importante comprendere che vi è una correlazione tra disuguaglianza e sviluppo economico, rappresentato da una curva ad U invertita (curva di Kuznets). A causa di una serie di forze economiche dei mercati, esiste un ciclo naturale della disuguaglianza economica all’interno dei paesi: in un primo momento, un paese con un basso livello di reddito, cioè non ancora sviluppato, inizia la propria crescita economica e con essa cresce anche la disuguaglianza all’interno del paese; ciò accade perché lo sviluppo economico conduce all’espansione dell’economia stessa, per cui vi è bisogno di una serie di adattamenti (nuove tecnologie, nuovi tipi di lavoro, ecc…). Nel frattempo che il paese si adatta a questa crescita, la disuguaglianza economica si accresce, in quanto alcuni settori ed individui manterranno il passo con lo sviluppo, mentre altri necessiteranno di maggior tempo. In questo frangente si registrano, per l’appunto, i valori di disuguaglianza maggiori. Nel momento in cui viene raggiunto un certo livello di crescita economica, con un livello di reddito maggiore, vi è una fase di stabilizzazione, quindi, la disuguaglianza inizierà a decrescere mano a mano che il paese continuerà il proprio sviluppo economico, accrescendo il proprio reddito. Per essere più chiari, nella prima fase si collocano le economie emergenti e in via di sviluppo, le quali presentano livelli di disuguaglianza economica abbastanza alti; nella seconda fase, invece, troviamo tutte le economie già sviluppate che tendono ad avere livelli di disuguaglianza decrescente. A dimostrazione di ciò, non è un caso che i livelli più alti di diseguaglianza si registrino in America Latina e in Africa. Il continente africano rappresenta al meglio questo caso. Dato il proprio passato coloniale e di forte instabilità, lo sviluppo economico è iniziato molto lentamente non prima della seconda metà del Novecento, periodo in cui si sono susseguite in pochi decenni le indipendenze dei paesi africani. Tuttavia, diverse potenze economiche nel resto del mondo (es. Stati europei e Stati Uniti) avevano iniziato il proprio sviluppo più di un secolo prima, ovvero durante la rivoluzione industriale e nei decenni successivi; per cui, era impossibile colmare il divario tra questi paesi. Nell’economia internazionale, se uno stato inizia il proprio sviluppo economico più tardi, crescerà ad un tasso molto elevato; ciò avviene principalmente grazie al progresso tecnologico e alla globalizzazione, che fanno si che i paesi emergenti si avvicinino sempre di più alle economie sviluppate. Questo meccanismo è stato ben spiegato dall’economista Robert Lucas, il quale nei suoi studi ha sempre identificato economie “leader” ed economie “followers”, sostenendo che prima o poi anche le economie meno sviluppate avrebbero raggiunto lo stesso livello di sviluppo economico dei paesi leader (Lucas, 2000). Ciononostante, se da una parte il progresso tecnologico e la globalizzazione, quindi l’apertura del mercato di un paese, permettono ad esso di svilupparsi più velocemente, grazie allo scambio di nuove tecnologie, materiali e professioni, dall’altra parte questi due fattori aumentano la disuguaglianza all’interno del paese in via di sviluppo. Questo si verifica perché non è sufficiente solo l’apertura al commercio internazionale e alle relazioni con altri stati, ma in quanto è necessario adottare misure per implementare le nuove tecnologie nell’economia nazionale. Godere di nuove tecnologie significa disporre di lavoratori altamente qualificati in grado di saperle utilizzare e integrare; nel momento in cui si viene a contatto con esse, ma non si dispone degli strumenti giusti, il divario con i paesi già sviluppati aumenta.

3. Il Caso del Sud Africa

Come già specificato, il Sud Africa è il paese più diseguale al mondo, con un indice di Gini pari a 0.63: metà dei suoi abitanti continuano a vivere in povertà e i dati economici non paiono suggerire un sensibile miglioramento nel futuro. Nonostante la sua piena partecipazione al commercio e alla finanza internazionale possano far pensare ad una ripresa economica, il problema principale risiede nella situazione socio-economica, la quale necessita di una radicale azione politica. Come ogni cosa, prima di risolvere il problema, è necessario comprenderlo fino in fondo. Se da una parte vi sono molti studi sulle situazioni di estrema povertà, la disuguaglianza economica in questo stato gode di un focus ancora molto debole. Vi è chi ritiene che per accrescere un’economia come quella del Sud Africa sia necessario lo sviluppo di competenze grazie all’istruzione, accompagnata da una grande riforma del mercato del lavoro. Altri ritengono anche che le maggiori cause della disuguaglianza in Sud Africa siano la distribuzione del reddito e del potere di mercato. Quest’ultimo fa si che le norme globali governino gli investimenti e il commercio internazionale. Il problema è che, adottando norme globali, non vengono tenute in considerazione le condizioni specifiche di determinate aree globali, come quella in questione; in particolare, si pone poca attenzione i fattori socio-politici che influiscono sulle condizioni di disuguaglianza economica.Il grande divario presente nella popolazione sudafricana riflette ancora la situazione di apartheid, terminata negli anni Novanta. Nonostante alcuni programmi di assistenza sociale, accompagnati da politiche di ridistribuzione fiscale, tra cui incentivi per gli individui in condizioni di estrema povertà, queste condizioni non sono particolarmente migliorate negli anni. Dal 2011 i pochi progressi fatti sembrano essersi arrestati, mostrando un aumento del tasso di povertà nel paese a dimostrazione della continua divisione razziale. Nel 2015 solo il 4% dei bianchi sud africani erano poveri, mentre più del 70% erano neri sudafricani (Francis, Webster, 2019). La disuguaglianza economica (espressa in termini del coefficiente di Gini), dal 1993 al 2014 ha visto un’evoluzione 0.68 allo 0.65, un calo significativo per un paese con una storia così impattante (Francis, Webster, 2019; World Bank Data). Essa influisce in qualsiasi ambito della vita dei cittadini, a partire dell’educazione, in particolare quella terziaria, che esclude ampiamente la popolazione più povera. Da un punto di vista politico, traspaiono molteplici mancanze: negli ultimi anni si è iniziato a parlare di un’imposta patrimoniale, ma il Parlamento non ha mai legiferato a riguardo. Da un punto di vista macroeconomico, nonostante il Sud Africa sia un’economia ampiamente aperta agli scambi internazionali e a tutti i benefici derivanti da esso, in termini di crescita economica è meno performante di altri paesi comparabili con esso. Tra il 2010 e il 2016 la crescita economica annuale dei paesi in via di sviluppo era del 5,4%, mentre il Sud Africa cresceva ad un tasso del 2% ogni anno. La forte disuguaglianza economica è sintomo anche di un mercato del lavoro poco efficiente e con molti problemi al suo interno; nel 2017 il tasso di disoccupazione si aggirava attorno al 28% (Francis, Webster, 2019). Questa condizione preoccupante è causata perlopiù dall’incertezza della situazione politica, e da una scarsa crescita economica, che potranno portare la disoccupazione a livelli ancora più alti. Inoltre, la disuguaglianza è fortemente percepita nel mercato del lavoro, in quanto riflette il limitato accesso all’istruzione; è presente, quindi, un eccesso di domanda di lavoro altamente qualificato, e un eccesso di offerta del lavoro poco qualificato. Come già riportato, ciò è dovuto anche dall’incapacità dello stato di integrare nuove competenze e tecnologie provenienti dal commercio estero, in quanto gli investimenti nelle strutture interne sono sub-ottimali. Ciò è dimostrato dal fatto che il paese sta vivendo da una parte il declino del settore primario e un concomitante declino dei tassi di impiego, ma dall’altro lato non riesce a sviluppare la propria base industriale causando un diminuzione dell’impiego nel settore manifatturiero. Questa situazione consente che la disuguaglianza di reddito sia la principale causa della grande disuguaglianza economica sudafricana. Da un punto di vista delle politiche economiche, nel 2014 si è iniziato a lavorare per l’adozione di un salario minimo, in virtù delle condizioni di povertà di molti lavoratori a causa di uno stipendio di appena 200 euro al mese per un lavoro a tempo pieno (Francis, Webster, 2019). Il salario minimo è stato introdotto dal 2019, fissato ad un minimo di 200 euro a settimana per un contratto di 40 ore settimanali. Tuttavia, questa misura non è stata rispettata da molti datori di lavoro, lasciando la situazione di molti lavoratori invariata; per questa ragione vi è la necessità di una legislazione ben forte a difesa di questo provvedimento. Da tutte le considerazioni svolte, si può comprendere come la situazione economica e fortemente diseguale del Sud Africa sia ancora legata alla propria storia di segregazione, che ancor oggi vede una stasi politica e delle barriere strutturali, con reminiscenze al periodo dell’apartheid. Ciò mostra la scarsa attenzione verso le strutture economiche, politiche e il potere sociale che continuano a condurre verso una grande disuguaglianza.
La non adozione di misure adeguate dimostrano l’incapacità del potere politico di generare cambiamenti significativi. Oltre a politiche efficaci e mirate, vi è il bisogno di una corretta implementazione di tutti gli strumenti necessari, come un maggior accesso all’istruzione terziaria.

4. Conclusioni

Il futuro del continente africano non appare del tutto positivo. La maggior parte degli stati, infatti, non sta investendo sufficientemente in capitale umano e nella creazione di lavoro; ciò va a discapito della disuguaglianza economica, in quanto continueranno ad esserci pochi lavoratori altamente specializzati con un reddito alto, e molti lavoratori poco specializzati con un reddito basso. Da un punto di vista dell’istruzione, i dati degli ultimi anni sembrano confortanti in quanto sempre più individui riescono ad accedere al settore educativo, sebbene non sufficiente per migliorare le condizioni dei paesi e rimanendo sotto la media globale. Nonostante vi sarà una riduzione della povertà, ciò avverrà molto lentamente, anche a cause della grande crescita della popolazione africana.
Una migliore istruzione, insieme ad una maggiore interconnessione con il progresso tecnologico, potrebbero portare ad una situazione di maggiore stabilità, grazie ai maggiori servizi offerti. Ciò dovrà essere accompagnato da un governo in grado di suscitare fiducia nei propri cittadini e che riesca a controllare disordini e instabilità. Essi, inoltre, dovranno essere in grado di compiere investimenti adeguati e strategici per accrescere lo sviluppo economico dei propri paesi, che riguardino una riforma dei mercati del lavoro e la creazione di novi posti di lavoro, il miglioramento delle infrastrutture e, soprattutto, l’investimento nel capitale umano.
Tuttavia, non bisogna dimenticare la grande fatica da parte di questi stati nel portare ciò a compimenti; per questo motivo è necessario che vi sia uno sforzo maggiore da parte delle organizzazioni internazionali nel sostenere gli investimenti strategici necessari in Africa. Se ciò avvenisse, e se i paesi africani iniziassero a svilupparsi maggiormente, in un futuro lontano sarà possibile osservare un continente con nuove prospettive e condizioni simili a quelle degli attuali paesi sviluppati nel lungo termine.

Fonti

Cowell F.A. (1995), Measuring Inequality, LSE Handbook in Economics Series, Prentice Hall

(chapters 1-3).

C.M. Kopp (2023), Income Inequality Definition: Examples and How It's Measured, Investopedia.

David Francis & Edward Webster (2019) Poverty and inequality in South Africa: critical reflections, Development Southern Africa, 36:6, 788-802.

E. Saez, G. Zucman, L. Chancel, T.Piketty (2022), World Inequality Report 2022.

G. Schunemann (2020), Orizzonte 2050: le prospettive di sviluppo dell’Africa, Istituto per gli studi di politica internazionale.

J. Sachs, Globalization and pattern of economic development, Review of World Economics.

Ray D. (1998), Development Economics, Princeton University Press, Chapter 6-7.

R. Lucas (2000), Some macroeconomics for the 21st century, Journal of Economic Perspectives.

World Data Bank.

Xavier Sala-i-Martin (2002), The disturbing «rise» of global income inequality, NBER working paper 8904.

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