EXPO ROMA. Una analisi contestuale e proposte per il 2030

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  20 ottobre 2023
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Expo Roma: Un’analisi contestuale e proposte per il 2030

Mondo Internazionale G.E.O. x HUB

A cura di

Giulia Provenza - Project Manager, Mondo Internazionale HUB

Cristiano Greco - Senior Researcher, Mondo Internazionale G.E.O. Difesa & Sicurezza

Sara Galetta - Junior Researcher, Mondo Internazionale G.E.O. Economia

Stefano Pirani - Junior Policy Analyst, Mondo Internazionale HUB MIPP

Alberto Salvi - Junior Researcher, Mondo Internazionale G.E.O. Difesa & Sicurezza

I. INTRODUZIONE

L’Expo rappresenta senza ombra di dubbio un forum di eccellenza dove le nazioni possono mettersi in mostra di fronte al mondo intero, attraverso un grande evento che esalti la cultura, gli usi e costumi.

Tra le righe di questa grande celebrazione della diversità mondiale, non si possono non leggere o cogliere gli impliciti messaggi che, a volte, alcune nazioni decidono di inviare. Negli ultimi anni e negli ultimi eventi fieristici mondiali assistiamo ad una sempre maggiore presenza di soft power e diplomazia culturale: valorizzare i propri asset politici, sociali ed economici diventa cruciale se si desidera convertire le risorse in azioni mirate ad ampliare la visibilità internazionale di una nazione. In questi termini e nel contesto Expo, i policy makers di ciascuna nazione ambiscono a realizzare obiettivi di politica estera e/o interna con forme di pubblicizzazione della propria identità nazionale, attraverso una diplomazia che favorisca la crescita e lo sviluppo, non solo del paese stesso, ma dell’interno panorama internazionale.

L’atteggiamento e la postura delle nazioni negli eventi Expo possono variare sensibilmente. Nel caso di Roma, città candidata ad ospitare l’Expo nel 2030, oltre al fattore di promozione della propria immagine in quanto capitale italiana, va considerata la centralità della funzionalità della logistica nell’organizzazione dell’evento, che andrà a decretare in larga parte l’esito dell’evento: la realizzazione di infrastrutture, la decisione del tema e l’organizzazione dell’evento devono essere ottimali qualora si volessero implementare le capacità di soft power italiane.

Nel caso invece delle nazioni partecipanti all’evento, alle quali viene dedicato un padiglione per mettere in mostra il meglio del proprio Paese, viene richiesto un ampio sforzo non solo da parte dei governi, ma anche di tutti gli attori privati che collaborano con il governo stesso. Come nel caso della nazione ospitante, anche l’organizzazione del padiglione avrà un ruolo chiave: seppur in maniera minore, la nazione partecipante cercherà di valorizzare il proprio punto di vista sul tema dell’organizzazione per mostrare le proprie potenzialità oppure per fornire visioni alternative per creare nuovo consenso su una determinata posizione.

II. EXPO MILANO 2015

Prima di addentrarci nell’analisi di Expo 2030 di Roma, è bene ricordare gli aspetti principali che hanno caratterizzato l’Expo del 2015 che il nostro paese ha ospitato nella città di Milano.

Il successo che Expo Milano ebbe nel 2015 non può essere negato: nonostante lo scetticismo di molti italiani nella fase iniziale, l’esposizione si concluse con la vendita di circa 21 milioni di biglietti. Inoltre, bisogna ricordare il carattere universale che l’esposizione riuscì ad avere, grazie alla visita dei capi di stato e di governo e di delegazioni ufficiali (Putin, Merkel, Segretario dell’ONU Ban Ki Moon). In generale, ospitare un’esposizione universale è un’opportunità imprescindibile per far puntare sul paese i riflettori mediatici e catturare l’attenzione di tutto il mondo. Inoltre, un grande evento come l’Expo è talmente speciale che comporta dei cambiamenti significativi temporanei nella vita quotidiana della comunità. Proprio per questa grande, l’Expo importanza richiede importanti investimenti, l’utilizzo di strategie efficaci di marketing sul mercato internazionale e una grande partecipazione dei mass-media.

Tuttavia, non è “tutto oro ciò che luccica”, in quanto le criticità riscontrate dall’esposizione del 2015 non sono state poche. È bene ricordarle e spiegarle dettagliatamente per capire quali sono gli errori che una potenziale Expo 2030 nella città di Roma non dovrebbe ripetere.

Un’esposizione come l’Expo 2015 di Milano è definita universale nel momento in cui essa possiede un carattere planetario, si incentra su un tema onnicomprensivo e riveste un significato architettonico particolare. Ciò significa che l’organizzazione richiede non pochi investimenti urbani, e con essi lo sviluppo di attrazioni, servizi e progetti di innovazione per creare sviluppo nell’area dove viene realizzata l’esposizione. Da sempre l’Expo è stata simbolo di innovazione tecnologica mostrando i risultati del progresso, dell’industrializzazione e del modern design, accompagnato da occasioni ludiche per i partecipanti.

Oltre a questi aspetti, ogni esposizione universale cerca di dare visibilità e di esporsi su temi ben precisi. L’obiettivo di Expo 2015 fu quello di dare visibilità alla tradizione, creatività e innovazione nel settore alimentare, raccogliendo le problematiche presenti in tutte le altre edizioni e riproponendole, affiancato dal tema dell’alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta. Accanto a questo grande tema, si è parlato anche di come prevenire l’obesità, le patologie cardiovascolari, le grandi malattie sociali, fino ai tumori e alle epidemie più diffuse. Inoltre, riguardo all’innovazione tecnologica, ci si è concentrati sulle questioni della bio-diversità nel rispetto dell’ambiente, sulla sicurezza e qualità del cibo, così come l’educazione alla nutrizione per la salute e il benessere della persona, individuando strumenti come le biotecnologie per garantire la disponibilità di cibo sano e acqua potabile. A ciò si è unita l’intenzione dell’esposizione di creare nuove fonti alimentari nelle zone del mondo in cui l’agricoltura ha difficoltà a svilupparsi per una serie di motivi (es. cambiamenti climatici).

Visti tutti questi aspetti, è facile intuire come lo svolgimento dell’esposizione a Milano abbia reso la città un grande stimolo per l’economia italiana, rappresentando le eccellenze italiane e lombarde nel settore alimentare. Oltre a ciò, Milano è stata una scelta strategica vista la dimensione dell’intera area metropolitana, paragonabile a quella di Londra o Parigi, la posizione centrale per essere raggiunta dai vari paesi europei e le condizioni demografiche altrettanto favorevoli.

L’Expo 2015 è stata l’occasione per Milano di attuare una rigenerazione urbana molto consistente, anche per recuperare molte aree dismesse e rilanciare l’immagine della città. Il progetto MIND (Milano Innovation District) rappresenta uno dei più grandi progetti di innovazione per creare una «città del futuro», con un impatto positivo sul territorio e per la società. Tutto è incentrato sull’impegno per la sostenibilità e il benessere delle persone. L’idea è stata quella di creare un’unione tra architettura, verde e tecnologia. A ciò si è unito l'obiettivo di creare un distretto «carbon-zero».

Un altro settore che ha beneficiato dell’esposizione è stato il turismo. Le esposizioni universali fanno parte di quella categoria di eventi limitati nel tempo, ma che hanno un effetto sul turismo di particolare rilievo. Il totale dei visitatori è stato intorno ai 22,2 milioni di visitatori: nei primi cinque mesi i turisti a Milano sono stati 3,6 milioni, di cui il 54% era straniero, registrando i picchi più alti a settembre (4,5 milioni) e ottobre (5,3 milioni). A settembre 2015 la città aveva registrato il record assoluto con 910.990 arrivi, con un incremento del +35,3% rispetto a settembre 2014. Tra maggio e settembre 2015 l’incremento è stato di circa +23,5% rispetto allo stesso periodo nel 2014. Tra luglio e agosto il settore turistico ha generato 190 milioni di euro, con un incremento del +29,3% rispetto al 2014; a settembre le camere delle strutture avevano avuto un tasso di occupazione dell’89%, contro il 75% del settembre 2014. Sotto questo punto di vista, va anche ricordato che Expo Milano 2015 ha contribuito a triplicare gli investimenti italiani ed esteri verso questa città, da 10 miliardi tra il 2010 e il 2015 a 31 miliardi tra il 2015 e il 2021.

Da un punto di vista dell’occupazione lavorativa erano stati creati più di 300 mila posti di lavoro, 240 mila prima e durante l’esposizione e 133 mila al termine di essa.

Gli aspetti positivi di questa esposizione, come dimostrato, sono chiari; tuttavia, per far sì che l’esposizione universale di Roma nel 2030 si svolga nel migliore dei modi, è importante analizzare anche le principali criticità che hanno caratterizzato Expo 2015.

Da un punto di vista economico, i ricavi si sono aggirati intorno agli 800 milioni di euro, numeri che fanno pensare ad un grande successo. Tuttavia, analizzando meglio i bilanci resi pubblici nel 2016, si può osservare che il costo dell’intera esposizione è stato di circa 2,4 miliardi di euro, finanziata da 1.258,7 di contributi pubblici e 944 milioni di ricavi gestionali. Il patrimonio netto della società si è aggirato intorno ai 30,7 milioni. In breve, a fine 2015 i debiti ancora da liquidare risultavano essere 406,8 milioni di euro. Nel 2017 i fornitori aspettavano ancora pagamenti per 256 milioni da Expo Spa, poi scesi a 115 milioni. Si può osservare come i tempi dei pagamenti siano stati molto lunghi, mostrando una gestione non del tutto corretta dei flussi in entrata e in uscita.

Inoltre, ad un mese dall’apertura dell’esposizione, le ricezioni turistiche non si trovavano nelle condizioni adatte ad ospitare il numero di turisti previsti, nonostante la previsione di un impatto positivo sul turismo. Detto ciò, i numeri registrati dal settore turismo furono positivi; tuttavia, i visitatori aspettati erano 24 milioni contro i 22,2 milioni che si presentarono realmente.

Tra le maggiori criticità riscontrate dopo Expo Milano, ci fu la mancanza di un progetto certo riguardo al futuro dell’area dedicata all’esposizione. Le esposizioni universali da sempre sono state occasioni per attuare opere di riqualificazione urbana, canalizzando risorse finanziarie e tecniche, per rilanciare l’immagine di quel luogo. Anche l’Expo di Milano ha cercato di sfruttare al meglio questa occasione, bensì non senza qualche difficoltà. A maggio 2017, Duccio Facchini, tornato sul sito dell’esposizione, scrisse «Il vuoto dell’Expo», sottolineando come il futuro dell’area fosse ancora incerto: molteplici erano i padiglioni che ancora non venivano smantellati, nonostante fossero passati quasi due anni dalla chiusura dell’esposizione. Durante questi anni, della fase «post-Expo» si erano avute poche tracce; tanti progetti, ma ancora poche concretezze nella loro realizzazione. Bisogna sottolineare che anche il governo di Matteo Renzi, presente durante il periodo dell’Expo, si era preoccupato in prima persona della riqualificazione dell’area, tantoché, a poche settimane prima della chiusura dell’esposizione, era stato interpellato l’IIT di Genova (Istituto Italiano di Tecnologia), il quale aveva presentato il progetto di un laboratorio di ricerca incentrato sui temi come la nutrizione, la qualità della vita, la medicina per un welfare avanzato. Oggi questo progetto è diventato il famoso «Human Technopole», la cui sede è Palazzo Italia.

All’inizio del 2017, l’Arexpo Spa indisse una gara internazionale per selezionare un operatore tecnico, economico e finanziario che supportasse i lavori di riqualificazione: da una parte per estendere il piano del “Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione” previsto per gran parte dall’area, e dall’altra sviluppare tutto ciò che sarebbe rimasto fuori da questo piano. Questo progetto ha visto il contributo dell’Università Statale di Milano e dell’ospedale Galeazzi del Gruppo San Donato.

A non aver favorito l’inizio del progetto, furono anche le inchieste della magistratura milanese in corso durante il periodo considerato, soprattutto quelle verso Christian Malangone (induzione indebita nel rito abbreviato del processo) e altri collaboratori del sindaco Giuseppe Sala.

A dimostrazione delle lunghe tempistiche per la realizzazione del piano post-Expo, l’approvazione del progetto di riqualificazione da parte della Giunta Comunale di Milano è avvenuta solo nel 2019. Essa ha visto l’adozione del Piano Integrato di Intervento MIND (Milano Innovation District), comprendendo il nuovo polo ospedaliero IRCCS Galeazzi, il polo di ricerca Human Technopole e il Campus scientifico dell’Università Statale di Milano. Oltre il parco tematico scientifico tecnologico, le zone tematiche hanno l’obiettivo di ospitare zone verdi e di benessere, comprese zone sportive e di intrattenimento. In generale, l’intenzione è stata quella di creare un luogo di incontro e interazione fra gli abitanti di questo nuovo distretto.

Un’altra debolezza, sottolineata dal comunicatore Alberto Contri, è stato il tipo di comunicazione adottata e l’allontanamento dal vero tema dell’Expo, concentrandosi nella maggior parte dei casi sull’alimentazione nel senso culinario. Come ha specificato Contri: «la problematica non risulta condivisa solo da molti colleghi del mondo della comunicazione, ma da persone di tutte le professioni e di diversa estrazione sociale.» Detto ciò, motivo di diverse critiche e lamentele fu il modo in cui il tema dell’alimentazione venne affrontato: la sensazione comune fu quella di essere in un grande «parco a tema» pieno di cibo, tralasciando le soluzioni per cercare di nutrire il pianeta. Ovviamente non fu così per tutti i padiglioni, in quanto in diversi ci si concentrò su messaggi riguardo la nutrizione del pianeta, energia per la vita, ecc.. Questa critica non era intenta a voler rendere noiosa la fiera, bensì si è voluto sottolineare come la più grande contraddizione si sia dimostrata tra paesi, come Giappone, Brasile, concentrati sul trovare soluzioni per nutrire il mondo intero, e tra altri che si sono basati sulla parte culinaria in maniera esagerata, dimostrando poca sensibilità verso i miliardi di persone che non hanno quasi nulla da mangiare. L’Expo di Milano doveva essere l’occasione per iniziare a trovare soluzioni, per passare da modelli alimentari la cui produzione è in mano a pochi, a dei sistemi in cui la produzione di cibo diventi più diffusa.

Dimenticando l’importanza dei contenuti all’interno di molti padiglioni, questi paesi hanno investito molto sull’architettura; perciò, si ha avuto l’impressione che i paesi stessero compiendo una sorta di «sfida olimpica» tra di loro, quando non doveva essere questo l’obiettivo.

A questo punto, la domanda che verrebbe è: come possiamo imparare dagli errori del passato?

Innanzitutto, nel caso di Expo 2030 sarà fondamentale una buona gestione dei fondi e finanziamenti, insieme a delle tempistiche più brevi nel ripagare i vari prestiti. Inoltre, se nel caso di Expo 2015 si sono verificate delle perdite, sarà molto importante avere dei piani di spesa il più accurati possibile per evitare grandi perdite e mancanza di fondi.

Inoltre, il comune di Roma dovrà assicurarsi che le strutture ricettive siano adeguate a ricevere un’elevata quantità di turisti, in particolare dall’estero; ciò dovrà essere fatto in tempi precedenti, in modo che tutto sia pronto diversi mesi prima dall’apertura dell’esposizione.

Nonostante la presenza fin dall’inizio di un piano di riqualificazione per l’area interessata di Milano, la sua incertezza si è eccessivamente prolungata negli anni. Per questa ragione, nel caso di Roma, sarà necessaria la chiarezza riguardo al futuro dell’area dell’esposizione, non solo nei progetti, ma anche nell’organizzazione dello smantellamento dei vari padiglioni e nella velocità delle pratiche burocratiche. Solo in questo modo sarà possibile iniziare a lavorare fin da subito al nuovo piano.

Infine, la comunicazione dovrà seguire una linea più efficace: a partire dal rispetto dei veri temi dell’esposizione, a come i media li tratteranno. Per fare ciò, è importante che tutti i paesi si concentrino su questi aspetti, cercando di non sfociare semplicemente nell’aspetto culinario che, come nel caso di Milano, distoglierebbe l’attenzione dall’essenza dell’evento.

III. IMPATTI POLITICI LOCALI

Expo 2030 potrebbe diventare un’occasione unica per trasformare Roma in una città moderna che, però, non dimentica il suo passato ma lo utilizza come stimolo per affrontare le sfide del futuro. Tale obiettivo, secondo i promotori dell’evento, potrà essere raggiunto reinventando i modelli di insediamento umano, riorganizzando i sistemi di trasporto, rafforzando il legame tra la popolazione e l’ambiente e rafforzando i network culturali.

Dar vita ad un progetto Expo significa garantire un evento unico in cui ogni nazione avrà la possibilità di mostrare al mondo le proprie tradizioni e i propri successi, ma significa anche rimodellare la città e la regione che ospita l’evento, accelerandone lo sviluppo infrastrutturale.

a. Infrastrutture e trasporti

I mega eventi hanno la capacità di generare un’ampia gamma di benefici per la città ospitante, sia nel lungo che nel breve periodo. Gli obiettivi principali dei promotori dell’evento tendono ad essere di natura economica, tra cui l’apertura di nuove opportunità di sviluppo. Tali eventi richiedono l’estensione e la creazione di nuove infrastrutture, tra cui aeroporti, strade, i sistemi di trasporto pubblico, le telecomunicazioni e le strutture ricettive per i turisti.

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, conta molto sulle risorse che verranno messe in campo per l’organizzazione del Giubileo 2025 e di Expo 2023 per rilanciare diversi progetti, tra cui la costruzione di nuove linee di tram, il completamento delle linee ferroviarie utili ai collegamenti cittadini e il prolungamento della metro C, il tutto per sviluppare una rete di trasporti efficiente e sostenibile che riduca il traffico cittadino e accorci i tempi per gli spostamenti da una parte all’altra della metropoli. Altra opera da portare a termine sarà la chiusura dell’anello ferroviario, ossia la linea ferroviaria di superficie che permetterà di creare una rete di trasporti collegata ai treni ad alta velocità e all’aeroporto di Fiumicino. Tutti questi rinnovamenti miglioreranno il sistema di trasporto pubblico della capitale, lasciando in eredità ai cittadini un’infrastruttura più efficiente e anche sostenibile.

Questi eventi risultano fondamentali anche per la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore edile. L’aumento dell’occupazione, le nuove skills sviluppate dai lavoratori locali e i ricavi generati dalle aziende cittadine nella fase di costruzione, potranno anche rispondere ai bisogni economici di breve termine e contribuire alla riduzione della povertà nel lungo termine.

Se la costruzione delle infrastrutture necessarie per ospitare un evento come Expo verrà vista come una fase di ampia strategia di sviluppo di lungo termine, la comunità riuscirà a beneficiare di questi miglioramenti anche negli anni successivi all’evento.

b. Turismo e rigenerazione urbana

Oltre a migliorare l’immagine della città ospitante, l’Expo accompagna anche il processo di sviluppo del settore turistico. Alcuni studi hanno dimostrato come tale evento abbia migliorato le performance dei lavoratori del settore alberghiero e abbia combattuto la stagionalità dei flussi turistici. Oltre a ciò, si è verificata anche una diversificazione nella domanda turistica.

Un altro elemento lasciato in eredità da tali eventi è lo sviluppo urbano: l’idea secondo cui i grandi eventi possano stimolare lo sviluppo urbano delle città ospitanti e raggiungere determinati obiettivi a livello di politica urbana è alla base di diversi studi. I cambiamenti all’interno delle città ospitanti possono essere di lungo periodo e, per tale motivo, una manifestazione come l’Expo viene descritta come pulsar event, ossia come un evento che modifica del tutto la forma del posto in cui viene realizzato. In tempi più recenti, lo sviluppo urbano delle città ospitanti è stato rafforzato dal cosiddetto processo di imprenditorialità urbana, ossia la creazione di partnership tra settore pubblico e privato per rigenerare gli spazi usati per gli eventi Expo. Richards, a tal proposito, cita gli interventi di rigenerazione urbana effettuati per la città di Lisbona che ha ospitato Expo nel 1998. Lo sviluppo urbano della capitale portoghese incluse la riorganizzazione del sistema stradale e la ricostruzione dell’intera area urbana attraverso la rigenerazione di aree industriali dismesse.

Per Expo 2030, il quartiere di Tor Vergata verrà rivitalizzato tramite la riqualificazione di diversi edifici, tra i quali la struttura de “Le Vele”, un complesso sportivo abbandonato da quindici anni che diventerà il simbolo della trasformazione urbana del quartiere e ospiterà eventi pubblici.

Allo stesso tempo, bisognerà salvaguardare le comunità più svantaggiate che potrebbero essere colpite dai piani di rigenerazione urbana dei quartieri più poveri delle città ospitanti. Sarà necessario evitare ciò che è successo nel 1996 ad Atlanta quando, durante la preparazione delle Olimpiadi, intere comunità residenti nelle aree più povere della città vennero espulsi dalle loro case e anche dalla città. Tali avversità potranno essere evitate tramite una pianificazione di lungo periodo che tenga conto della creazione di aree di sicurezza per le comunità più deboli.

c. Digitalizzazione e sostenibilità

Expo 2030 dovrà, inoltre, stimolare i processi di digitalizzazione e di sostenibilità, coinvolgendo i cittadini e soddisfacendo i bisogni di chi abita la capitale. Tra i progetti più interessanti sono già stati proposti la rigenerazione del quartiere di Casal Monastero che, insieme all’Eur, diventerebbe il quartiere centrale della smart city, la rigenerazione del Parco archeologico di Ostia Antica e l’eliminazione delle radiazioni elettromagnetiche dalle scuole della capitale attraverso l’utilizzo della luce al posto del Wi-Fi. La digitalizzazione della città permetterà anche di migliorare la qualità della vita dei cittadini, riducendo le emissioni e rendendo la città più sostenibile.

Anche la sostenibilità è diventata un tema cruciale nel processo di organizzazione di questi mega eventi. Nonostante la promozione di progetti sostenibili e attenti all’ambiente, questi eventi creano un grande flusso di turisti e visitatori, i quali, provenendo da tutto il mondo, dovranno utilizzare vari mezzi per spostarsi, compiendo, di conseguenza, delle azioni poco sostenibili da un punto di vista ambientale (maggiore utilizzo delle visite virtuali potrebbe essere una soluzione come avvenuto con Expo Dubai a causa del Covid). I promotori di Expo 2030, a tal proposito, hanno annunciato l’avvio di un progetto per la costruzione dell’impianto di energia solare più grande al mondo, il quale dovrebbe sorgere nel quartiere di Tor Vergata, il centro focale della manifestazione. Il progetto dell’Expo Solar Park è stato elaborato da Carlo Ratti, Italo Rota e l’urbanista Richard Burdett e prevede la costruzione di un parco energetico solare che coprirà una superficie di 150mila metri quadrati e sarà capace di produrre fino a un massimo di 36 megawatt di energia. Secondo il progetto, il parco dovrebbe essere costituito da alberi energetici, ossia strutture a forma di albero che, durante il giorno, apriranno e chiuderanno i loro pannelli producendo energia e offrendo ombra ai visitatori. Questo sistema di produzione energetica sarà collegato all’Eco-system 0.0, l’edificio più alto di Expo che verrà utilizzato per produrre aria fresca tramite il processo di evaporazione.

È importante ricordare che tutti i padiglioni costruiti per l’evento verranno riutilizzati, trasformando il quartiere in un distretto di innovazione e offrendo spazi per lo sviluppo di nuove attività commerciali.

IV. GLI IMPATTI ECONOMICI DI EXPO ROMA 2030

Nel caso di un’esposizione universale di grande portata come l’Expo, fin da subito si inizia a pensare ai potenziali impatti economici che essa avrà sul territorio. A settembre 2021 l’Università LUISS insieme a X-Ite (il centro di ricerca su comportamenti e tecnologie dell’Università in questione) e l’istituto di ricerca «Scenari Immobiliari» hanno realizzato due analisi di ricerca, riguardo i potenziali impatti economici che l’Expo del 2030 potrebbe avere sulla città di Roma. L’obiettivo è analizzarli e capire quali settori ne beneficerebbero particolarmente.

Bisogna riconoscere che oggi Roma è la quarta città più attraente d’Europa, oltre ad essere tra i primi cinque poli urbani europei. Visti questi presupposti, l’esposizione mondiale sarebbe un acceleratore mondiale per migliorare gli sviluppi economici della capitale italiana. Parte della grande attività economica della città è costituita da un mercato immobiliare molto profittevole, in particolare per le multinazionali, il cui prezzo degli immobili è molto conveniente anche per i dipendenti. Inoltre, anche per gli investitori rappresenta un luogo favorevole, dato che vent’anni sono sufficienti per ripagare un investimento immobiliare. Per di più, nei prossimi anni ci si aspetta un incremento dei prezzi di vendita degli immobili del circa 15,4%. Queste caratteristiche fanno pensare a delle grandi performance future nel settore immobiliare. Questo aspetto potrebbe coinvolgere ampiamente sia il settore pubblico che privato in grandi investimenti, sia nelle opere di rigenerazione urbana che nella riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico. Come nel caso di Milano, la riqualificazione del territorio è alla base dell’Expo, e Roma avrebbe prospettive positive per farlo.

Come già detto, l’Università Luiss insieme al centro di ricerca X-Ite ha svolto una ricerca sui potenziali effetti economici, quali diretti, indiretti, fiscali, e indotti nel tempo. Infatti, bisogna sottolineare che una delle principali caratteristiche di Expo è quella di generare una serie di effetti economici che durano nel tempo. Il valore dell’impatto economico complessivo per l’Italia si aggirerà intorno ai 50,6 miliardi di euro, corrispondente al 3,8% del Pil.

Per quanto riguarda gli effetti economici diretti, essi «rappresentano la stima del valore generato dai partecipanti all’evento che si manifesta in flussi, appunto economici, generati dal soggetto che sarà incaricato della organizzazione dell͛’evento». In poche parole, sono i ricavi e gli investimenti del periodo di svolgimento dell’esposizione. Per valutare questo effetto, si prendono in considerazione cinque componenti: i biglietti venduti; le sponsorizzazioni, le locazioni dei vari spazi, cioè la concessione di essi; il merchandising insieme al food, cioè i ricavi derivanti dalla vendita di prodotti ufficiali di Expo Roma 2030 e dai vari servizi di ristoro; vari contributi nazionali e regionali. L’impatto diretto rappresenta in primis il valore generato dall’esposizione, senza comprendere le ripercussioni sull’economia locale. Per stimare le varie componenti dei ricavi, sono stati presi come riferimento i dati di Expo 2015, cercando di adattarli il più possibile alla situazione economica prevista nel 2030, insieme alla situazione turistica. Per cui, sono previsti: 525 milioni di euro dalla vendita dei biglietti (prezzo stimato: € 23,9; numero di spettatori stimato: 34,7 milioni); 502 milioni di euro dalle sponsorship; 34 milioni dal merchandising e dal food; 36 milioni dalla concessione degli spazi e dei servizi; 1392 milioni di euro dai contributi regionali e nazionali. In totale, è stato stimato un valore economico diretto di 2,5 miliardi di euro.

Per valore economico indiretto si intendono i ricavi delle imprese del territorio romano che beneficiano delle spese dirette dei partecipanti all’evento. La componente indiretta è leggermente più complessa da calcolare, in quanto deriva dall’«indotto», prendendo in considerazione cinque categorie in cui l’Expo di Roma potrebbe generare dei consumi incrementali. Dalla presenza di molti visitatori, ne beneficiano anche attività commerciali quali ristoranti, alberghi, trasporti, strutture di intrattenimento. Per stimare questa componente, l’analisi fatta si basa sul profilo e il livello di spesa degli spettatori per le voci elencate, utilizzando i dati provenienti dall’indagine sul turismo nazionale e internazionale realizzata dalla Banca d’Italia. Sulla presenza di 34,7 milioni di visitatori, sono stati previsti i seguenti ricavi per ciascuna attività: 1,5 miliardi di euro per l’intrattenimento, 1,7 miliardi per lo shopping, 4 miliardi per la ristorazione, 7,7 miliardi per le strutture ricettive e 6,2 miliardi per i trasporti. Da questi dati è facile comprendere come le attività commerciali del territorio romano potranno beneficiare dell’esposizione, con la possibilità di potenziare e migliorare questi servizi. Inoltre, questi grandi numeri fanno auspicare alla creazione di molti posti di lavoro per ricoprire le grandi richieste di servizi, un aspetto che migliorerebbe la situazione di disoccupazione in Italia. I numeri si aggirano intorno ai trecentomila posti di lavoro, particolarmente a favore delle regioni del Centro-Sud.

La seconda componente per misurare il valore economico indiretto include tutti gli effetti macroeconomici che genererà l’Expo, in particolare il vantaggio aggregato per l’intero sistema economico nazionale, in termini di crescita del PIL. Per determinarlo si considera il cosiddetto «effetto moltiplicativo», di circa 3 miliardi di euro, partendo da una stima di 2 miliardi di euro di investimenti attesi moltiplicati per il moltiplicatore che comprende i consumi e gli investimenti per l’evento. Il totale dell’effetto economico indiretto si aggirerà intorno ai 24 miliardi di euro.

Il valore dell’effetto fiscale è misurato dalle imposte sul valore aggiunto (IVA) e sui redditi. Perciò, viene misurato ciò che gli Enti Statali e Locali raccolgono fiscalmente dalla realizzazione della manifestazione, ovvero l'aumento degli incassi da Agenzia delle Entrate, Inps e Regioni. Anche in questo caso vi è una componente diretta e indiretta: la prima deriva dalle spese generate direttamente dall’organizzazione dell’evento, quindi sono state stimate in base ai ricavi e ai costi; infine, sono state stimate le imposte generate da questi valori indiretti. L’effetto fiscale totale risulterebbe essere di 7,3 miliardi di euro.

È bene analizzare anche i benefici che l’evento produrrà nel lungo periodo, in quanto quelli analizzati finora si soffermano prettamente sui ricavi nel breve periodo.

Bisogna sottolineare che nel progetto di Expo 2030 è stata sottolineata sin da subito l’importanza della fase «post Expo», alla base dell’intero evento. L’obiettivo, appunto, è quello di lasciare un’eredità al paese non solo materiale ed economica, bensì anche strategica, sociale, ambientale e culturale. La stessa premier Giorgia Meloni ha dichiarato nell’incontro con il segretario del Bie, il 25 gennaio 2023, che «l’Esposizione è un progetto pensato per restare». Non a caso, il tema scelto dall’Italia è «rigenerazione, inclusione e innovazione», con investimenti previsti che si aggirano intorno ai 5,8 miliardi di euro (2,1 miliardi per l’inclusione, 3,4 per la sostenibilità e 313 milioni per l’innovazione). Ciò mostra che l’importanza dell’effetto economico si unisce alla forte necessità della città di Roma di rivalutare la città e rigenerare gli spazi urbani abbandonati. L’esposizione sarebbe la soluzione perfetta per far fronte a questa problematica, insieme al necessario potenziamento del sistema dei trasporti visti i malfunzionamenti.

Inoltre, quando viene realizzato un evento di grande portata, gli investimenti diretti esteri (IDE) tendono ad aumentare, dato l’incremento dell’attrattività del paese. Analizzando casi di altri paesi che hanno organizzato «mega-eventi», il beneficio che ne deriverebbe si aggira intorno ai 5,5 miliardi di euro.

Successivamente a Expo Milano 2015, erano nate circa 10.000 imprese, generando un impatto economico di 3 miliardi di euro. Per Expo Roma 2030 è stato calcolato il valore aggiunto che 11.000 imprese, necessarie all’evento, genererebbero, il quale si aggira intorno agli 0,8 miliardi di euro.

Non bisogna dimenticare che i benefici al turismo non si fermeranno solo nel breve periodo, ma che l’attrattività turistica aumenterà anche nel futuro, in particolare per l’arrivo di turisti internazionali. Da ciò si dovrebbero ottenere circa 1,4 miliardi di euro.

Tutti questi effetti dovrebbero portare a circa 11,1 miliardi di euro distribuiti nei vari anni successivi all’esposizione.

Gli ispettori del Bureau sono stati a Roma dal 17 al 21 aprile per valutare la fattibilità del progetto, alla luce di tutti i dati economici riportati; ma le istituzioni italiane sono ben convinte del progetto presentato e dei suoi punti di forza, anche rispetto alle altre città candidate.

Questa occasione sarebbe davvero capace di rendere Roma la «città delle opportunità», e le prospettive economiche lo dimostrano. Nel caso di un esito positivo, sarà estremamente importante continuare a fare studi e previsioni economiche, in quanto gli scenari macroeconomici e interni di un paese sono in continuo mutamento. Più l’analisi continuerà ad essere dettagliata e più si potranno prevedere eventuali problemi e aspetti da potenziare prima del 2030, soprattutto in un periodo incerto e pieno di cambiamenti come quello che stiamo vivendo.

V. ANALISI DEI FATTORI GEOPOLITICI

La candidatura di Roma a sede ospitante dell’Expo 2030 rientra nel progetto di “Diplomazia della Crescita” promosso dal Ministero degli Esteri italiano, il quale intende esplorare e favorire la creazione di utili sinergie e possibili azioni congiunte per rafforzare l’attrattività commerciale del nostro Paese da un lato, mentre dall’altro accrescere il peso dell’Italia a livello internazionale.

Sebbene si possa pensare che il 2030 sia una data ancora lontana, gli scenari geopolitici recenti e le evoluzioni nel panorama politico internazionale hanno aumentato la percezione di vicinanza temporale a questo evento. Il tema delle candidature ed elezione della città ospitante dell’evento ha messo in luce numerose dinamiche competitive, a partire dal ritiro della candidatura di Mosca. Come spiegato dal Ministro degli Esteri russo, la ragione principale risiede nel fatto che – alla luce della guerra in Ucraina – la Russia non possa contare su una valutazione “equa e imparziale”, in quanto il comitato esecutivo dell’evento “si è rivelato come un’altra vittima della campagna anti-russa su larga scala lanciata dall’Occidente, con l'obiettivo di espellere il Paese da tutte le aree di cooperazione”. Allo stesso tempo, mentre le operazioni belliche proseguono sul suolo ucraino, anche Odessa ha presentato la propria candidatura a città ospitante dell’evento. In una dichiarazione del dicembre 2022, Roman Hrygoryshyn, capo dell’amministrazione militare della città, ha sottolineato come la decisione da parte del comitato dell’evento sarà geopolitica a sostegno dell’Ucraina oppure pragmatica a favore dell’ampia disponibilità economica dell’Arabia Saudita: per poter rilanciare l’immagine di un paese violato nella sua integrità territoriale, le autorità ucraine si aspettano un ampio sostegno alla loro candidatura da parte di tutti i paesi europei e dai partner strategici, come ad esempio gli Stati Uniti.

La guerra in Ucraina ancora è lungi dall’essere conclusa: le ostilità militari e il gelo diplomatico tra i due schieramenti continuano a persistere. Tuttavia, osservando le dichiarazioni del Governo di Kiev, è possibile assistere ad una sempre più nitida convinzione che l’esito del conflitto possa volgere a loro favore, soprattutto se si considerano anche le ampie difficoltà dimostrate dalla Russia nella conduzione delle sue operazioni militari. Per questa ragione, la candidatura di Roma potrebbe non ricevere i consensi sperati, poiché se le ostilità dovessero estinguersi per il 2030, questa potrebbe essere l’occasione perfetta per favorire la ricostruzione dell’Ucraina e allo stesso tempo rilanciarla sul piano internazionale.

Le dichiarazioni di Giampiero Massolo, presidente del comitato promotore per Roma Expo 2030, lasciano intendere che le modalità di voto segreto, in qualche modo, non andranno a creare coalizioni o schieramenti a livello internazionale. È possibile immaginarsi una posizione contraria da parte della Russia, non sono nei confronti di Roma, ma anche verso tutte le candidature promosse da paesi che hanno fornito sostegno all’Ucraina nel corso del conflitto. Lo stesso Massolo ha escluso la possibilità di una candidatura congiunta con l’Ucraina, anche se entrambi i paesi nutrono l’ambizione di riportare l’Expo in Europa.

Un’altra insidia alla candidatura di Roma è rappresentata da Riyad, la quale ha messo in atto ampi piani di rinnovamento strutturale con opere di un valore attorno ai 400 miliardi di dollari, al fine di trasformare la capitale saudita in un hub internazionale e crocevia di culture. Nonostante l’ ingente quantità di capitale investito, la candidatura saudita solleva numerose domande: ci si chiede se la conduzione dei lavori per le infrastrutture rispetterà gli standard di sicurezza, i quali non sono stati rispettati in Qatar, dove si è tenuta la più recente edizione dei Campionati Mondiali di calcio; allo stesso tempo si teme fortemente il pericolo corruzione per aggiudicarsi la candidatura; a livello geopolitico, considerando le complesse dinamiche delle relazioni internazionali tra attori mediorientali, ci si chiede se la presenza dell’esposizione internazionale nel territorio saudita possa favorire una qualche forma di distensione tra gli attori della regione oppure se continuerà ad esacerbare i già deteriorati rapporti, come ad esempio tra Israele e Iran.

L’eventuale assegnazione della fiera all’Italia può essere un grande incentivo non solo per il Paese stesso, il quale può sfruttare l’Expo come biglietto da visita sul palcoscenico internazionale, ma può anche per la stessa Unione Europea. L’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha sottolineato l’importanza internazionale di quest’evento e ha annunciato che l’Unione mobiliterà le delegazioni europee per dare sostegno alla candidatura italiana. Alla luce di quanto sta succedendo in Ucraina e di come il conflitto si risolverà, questa presa di posizione potrà creare qualche attrito tra Bruxelles e Kiev: sicuramente il Presidente Zelensky e il paese ritengono che l’ingresso nell’Unione possa portare enormi vantaggi all’Ucraina, ma se il conflitto con la Russia dovesse risolversi prima della proclamazione della sede ospitante, una posizione di sostegno così forte nei confronti dell’Italia potrebbe far percepire la candidatura ucraina come “proposta di minor valore”; tuttalpiù, considerando la forte determinazione di Kiev nel ricevere supporto da parte dei paesi europei per eleggere Odessa come città ospitante, la possibilità di frizioni potrebbe esacerbarsi ulteriormente.

VI. EXPO - PROPOSTE PER IL 2030

L'Expo, importante evento internazionale, offre un'occasione unica per presentare le innovazioni, le tecnologie e le eccellenze di un paese. L'organizzazione di un evento così grande richiede l'adozione di politiche attive e un impegno significativo da parte del governo italiano per garantire un efficiente svolgimento di ogni singola attività.

  • Pianificazione dei trasporti: La pianificazione anticipata rappresenta un elemento cruciale per garantire il successo dell'Expo. È fondamentale che il governo italiano collabori strettamente con gli organizzatori dell'evento per sviluppare una strategia dettagliata e ben definita per l'organizzazione dei trasporti. Questa strategia dovrebbe tener conto del flusso previsto di visitatori, delle esigenze logistiche e dell'impatto ambientale.


La pianificazione dovrebbe coinvolgere la definizione di itinerari, la gestione del traffico e l'assegnazione di risorse per il trasporto pubblico. È altresì fondamentale nella pianificazione anticipata considerare la disponibilità delle infrastrutture esistenti e valutare la necessità di miglioramenti o ampliamenti al fine di soddisfare la domanda di trasporto durante l'Expo. Questi interventi potrebbero comprendere l'implementazione di nuove stazioni, fermate ferroviarie o autobus, l'espansione delle reti di trasporto pubblico esistenti e l'adeguamento delle strade principali per garantire una circolazione fluida dei veicoli. Un aspetto di estrema importanza da considerare durante la pianificazione è l'accessibilità per le persone con disabilità o con mobilità ridotta. Il governo dovrebbe garantire che gli impianti di trasporto siano accessibili e inclusivi, offrendo servizi e infrastrutture adeguate per consentire una partecipazione piena ed equa delle persone con esigenze speciali. Inoltre, la pianificazione dovrebbe prevedere una gestione efficiente del flusso dei visitatori e dei tempi di attesa, al fine di evitare congestioni e rallentamenti nei principali punti di accesso. L'adozione di tecnologie innovative, come sistemi di bigliettazione elettronica o app per la prenotazione dei trasporti, potrebbe contribuire a ottimizzare l'organizzazione dei trasporti e migliorare l'esperienza complessiva dei visitatori. Il ruolo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è fondamentale per garantire un'organizzazione efficiente e sostenibile dei trasporti durante l'Expo. Il Ministero dovrebbe assumere la responsabilità principale nella pianificazione, coordinamento e implementazione di politiche e azioni mirate a questo scopo. La collaborazione con gli organizzatori, la promozione di soluzioni sostenibili, la gestione del traffico e l'accessibilità devono essere considerate priorità assolute in questa situazione.

  • Digitalizzazione: Nel contesto dell'Expo 2030, la digitalizzazione assume un ruolo di crescente rilevanza, poiché permette di sviluppare un ecosistema digitale che favorisce la partecipazione attiva di governi, imprese e cittadini. Affinché l'Expo possa beneficiare appieno della digitalizzazione, è essenziale che il governo italiano faccia investimenti mirati per creare un'infrastruttura digitale solida che favorisca la connettività ad alta velocità e garantisca l'accesso alla rete a tutti i partecipanti. Questo richiede azioni specifiche, come l'ampliamento della copertura della rete Internet, l'installazione di punti di accesso Wi-Fi gratuiti e l'adozione di tecnologie avanzate come la 5G. Inoltre, è fondamentale fornire incentivi alle aziende tecnologiche affinché possano investire nell'infrastruttura digitale, contribuire a promuovere l'accesso universale a Internet e a presentare soluzioni innovative che migliorino l'esperienza dei partecipanti. Pensando anche in maniera proattiva, ideale sarebbe l'istituzione di un programma di accelerazione digitale dedicato alle startup tecnologiche che si focalizzano sulla creazione di soluzioni specifiche per l'evento. Questo programma dovrebbe offrire alle startup supporto finanziario, mentorship e risorse specializzate per favorire la loro crescita e massimizzare la loro partecipazione attiva all'Expo. Attraverso il sostegno finanziario, le startup potrebbero ottenere i mezzi necessari per sviluppare e implementare le loro soluzioni innovative. La mentorship offerta da esperti nel settore potrebbe guidarle nel processo di sviluppo e nell'ottimizzazione delle loro soluzioni. Inoltre, l'accesso a risorse specializzate, come laboratori o infrastrutture di testing, potrebbe consentire alle startup di sperimentare e valutare le loro soluzioni in un ambiente dedicato. Questo programma di accelerazione rappresenterebbe un'opportunità preziosa per le startup tecnologiche di concretizzare le loro idee e contribuire in modo significativo alla digitalizzazione dell'Expo. L'introduzione di app mobili personalizzate per l'Expo offrirebbe numerosi vantaggi. Queste applicazioni consentirebbero ai visitatori di accedere a informazioni dettagliate sugli eventi in programma, le attrazioni disponibili e le indicazioni per navigare all'interno del sito dell'Expo. Grazie a un'interfaccia intuitiva e user-friendly, gli utenti potrebbero consultare mappe interattive che mostrano la disposizione dei padiglioni, i percorsi consigliati, le distanze da dover percorrere, il traffico e così via.
  • Ambiente inclusivo: L'Expo di Roma rappresenta un'opportunità straordinaria per promuovere l'importanza di un ambiente inclusivo in Italia. L'inclusione dovrebbe essere un principio fondamentale che permea tutti gli aspetti della società, compresi gli eventi internazionali come l'Expo. Tra le proposte e le politiche attive, ci si dovrebbe anche concentrare sulla creazione di un ambiente inclusivo che favorisca la partecipazione di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro etnia, abilità, genere, orientamento sessuale o background socioeconomico. Promuovere la partecipazione attiva delle persone svantaggiate, come quelle con disabilità, appartenenti a minoranze etniche e LGBTQ+, garantendo politiche e infrastrutture inclusive, è un obiettivo prioritario per l'Expo di Roma. Bisognerebbe garantire che tutti gli aspetti dell'evento siano accessibili per queste comunità, attraverso la creazione di percorsi accessibili, l'installazione di servizi igienici adeguati e la disponibilità di spazi dedicati. Importante sarebbe stabilire collaborazioni con organizzazioni locali, nazionali e internazionali specializzate nell'inclusione e nella diversità, al fine di sfruttare le competenze, le risorse e le migliori pratiche disponibili per garantire il successo di un ambiente inclusivo.
  • Rigenerazione urbana ed economica: Come è stato confermato dall’esperienza di Milano nel 2015, il valore fondamentale di Expo è l’eredità che lascia sul territorio, che si traduce in riqualificazione delle aree cittadine e nuove opportunità lavorative secondo un modello di sviluppo innovativo e sostenibile. Dopo soli 7 anni dalla chiusura dell’evento, l’area dove si è svolta l’esposizione a Milano è stata trasformata “in un nuovo grande distretto dell’innovazione su scala globale”, come afferma Igor De Biasio, A.D. di Arexpo, la società proprietaria dell’area. Qui si sta sviluppando, infatti, il Milano Innovation District, un insieme di centri di ricerca, spazi polivalenti per aziende, coworking, università, parchi e residenze attraverso la rigida applicazione dei criteri ESG (Environmental, Social and Governance), per tutelare sia le performance economiche che quelle sociali e ambientali. Expo Roma 2030 è stato progettato principalmente su un sito di 155 ettari a Tor Vergata, che, dunque, dovrebbe essere riqualificata in modo da permettere uno sviluppo futuro simile a quello avvenuto a Milano. Sono già in programma progetti come l’Expo Solar Park, un parco energetico solare che ricoprirà un’area di 150mila metri quadrati, che diventerebbe il più grande parco solare urbano al mondo. La disponibilità dei fondi del PNRR, del Giubileo 2025 e di Expo 2030 dovranno, quindi, servire a finanziare piani come questo, per trasformare il quartiere romano in un hub di innovazione come quello di Milano, sia per quanto riguarda le infrastrutture, e quindi edifici, trasporti e reti digitali, sia per quanto riguarda la creazione di un ambiente in grado di fornire i lavori del futuro. La riuscita dell’evento passa da ciò che lascerà in futuro, e dato che lo slogan è “Persone e territori: Rigenerazione, Inclusione e Innovazione” le aspettative non sono poche.

Fonti

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