Harris e Trump a confronto: al via l'autunno elettorale negli Stati Uniti

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  18 settembre 2024
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Chiara Michieli, Junior Policy Analyst

Immagine di copertina: Matthew Hatcher/AFP

Il 5 Novembre si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, l’appuntamento senza dubbio più atteso di questo lunghissimo anno elettorale. A contendersi lo Studio Ovale saranno l’ex Presidente Donald Trump e l’attuale Vicepresidente Kamala Harris, che ha ottenuto l’endorsement della convention Democratica dopo il ritiro di Joe Biden. JD Vance (attuale Senatore dall’Ohio) è il candidato alla Vicepresidenza scelto da Trump, mentre Tim Walz (Governatore del Minnesota) completa il ticket Democratico.

L’uscita di scena dell’attuale Presidente dalla corsa elettorale ha rimescolato profondamente le carte, apparentemente a favore dei Dem. Harris ha risollevato le speranze dell’elettorato Democratico, risultando più credibile e affidabile di Biden specialmente tra i giovani e le minoranze. Il margine con Trump nei sondaggi nazionali rimane tuttavia strettissimo. In questo contesto, il confronto televisivo dello scorso martedì tra i due candidati Presidenti (il primo faccia a faccia in assoluto tra Trump e Harris) potrebbe rappresentare una svolta nella corsa alla Casa Bianca.

Se il precedente dibattito tra Trump e Biden aveva visto i due candidati alla Presidenza più anziani di sempre arrivare a battibeccare su chi avrebbe vinto una eventuale partita di golf, il confronto del 10 settembre è stato caratterizzato da un’atmosfera più sobria. Nonostante non siano mancate le boutades à la Trump, Harris ha cercato di non cedere alle provocazioni del tycoon, favorita in questo anche dall’atteggiamento proattivo adottato dai mediatori dell’incontro che hanno più volte evidenziato l’infondatezza di alcune affermazioni dell’ex Presidente, in forte contrasto con la linea tenuta dagli intervistatori del dibattito di giugno.

Harris ha sostenuto durante l’intero dibattito di essere la sola candidata con un “piano” che metta al centro i cittadini americani, focalizzato sul supporto alle piccole imprese, le famiglie, gli anziani, il ceto medio. Pur rivendicando i risultati dell’amministrazione Biden, ha cercato di smarcarsi il più possibile dall’attuale Presidente, puntando a delineare in maniera più definita le proprie posizioni e a farsi ‘conoscere’ dal pubblico portando sul podio la propria storia personale.

Ha dipinto Trump come una minaccia per la democrazia Americana, “una disgrazia”, e ha vantato l’endorsement ottenuto da esponenti conservatori ed ex collaboratori dell’ex Presidente.

Più volte durante il confronto ha ripetuto di avere un’agenda innovativa e rivolta al futuro, proponendo una leadership capace di “sollevare le persone invece di abbatterle”.

Da parte sua, Trump ha riproposto - in alcuni casi, parola per parola - il copione adottato nel precedente dibattito contro Biden. Ha descritto Harris come una “radicale di sinistra”, sostenuto che i tassi di criminalità “in tutto il mondo” si stanno abbassando perchè tutti i criminali si stanno riversando negli Stati Uniti, e affermato che se Harris fosse stata eletta il Paese si sarebbe presto trasformato in un “Venezuela sotto steroidi”.

Ha mirato ad apparire come un leader forte, sotto la cui supervisione nessuno dei conflitti in corso sarebbe mai scoppiato, ammiccando esplicitamente all’estrema destra sostenendo che i dati forniti dall’FBI sui livelli di criminalità sono fraudolenti, che le elezioni del 2020 sono state truccate (ribaltando una propria dichiarazione di pochi giorni prima) e che le vicende giudiziarie in cui è stato ed è tuttora coinvolto siano state strumentalmente architettate dalla Presidenza Biden.

Kamala Harris è apparsa in alcuni momenti forse troppo preparata, quasi impostata, ma Donald Trump ha faticato ad adattarsi a un’avversaria che non ha offerto il fianco ai suoi attacchi personali. Nel complesso, l’attuale VP si è mostrata più solida, composta e concreta del tycoon, ‘vincendo’ il dibattito agli occhi dell’opinione pubblica e probabilmente a quelli dello stesso Trump, che in un comizio elettorale in Nevada ha amplificato la fake news secondo cui Harris avrebbe avuto un auricolare durante il dibattito televisivo.

A meno di otto settimane dalle elezioni, i sondaggi vedono ancora i due candidati in bilico a livello nazionale ma soprattutto negli swing states, gli stati in bilico che probabilmente decideranno chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti. Le elezioni presidenziali Americane si svolgono infatti in due fasi: in ogni stato i cittadini votano per il candidato che vogliono sieda nello Studio Ovale. I loro voti vengono contati a livello statale e il candidato vincente ottiene tutti i voti del Collegio Elettorale (i ‘grandi elettori’) dello stato in questione, con l’eccezione di Nebraska e Maine che assegnano i grandi elettori secondo un sistema misto. Ciascuno stato esprime un numero di grandi elettori pari ai propri rappresentanti al Congresso, per un totale di 538 membri del Collegio Elettorale. Il candidato che si aggiudica la maggioranza assoluta del Collegio (almeno 270 grandi elettori). Nelle Presidenziali statunitensi, dunque, il voto popolare non è tutto: come quel voto è distribuito geograficamente può determinare la vittoria o la sconfitta di un candidato.

Il dibattito del 10 settembre potrebbe aver fornito a Harris la prima vera occasione di presentarsi all’opinione pubblica in veste di candidata alla Presidenza, e ha fatto una buona impressione, migliore se non altro del suo avversario. Anche se l’effetto di questo primo dibattito sulle elezioni non fosse significativo, per l’attuale Vicepresidente e candidata Presidente Dem è stato un buon inizio.

Qui è possibile trovare una panoramica dei sondaggi aggiornata costantemente.

Questo articolo è il primo di una serie di MI Hub dedicata alle Presidenziali Statunitensi 2024.

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