Il Dilemma Cinese nella Strategia Zero Covid: Conseguenze Economiche, Sociali e Politiche

  Focus - Allegati
  05 gennaio 2023
  11 minuti, 38 secondi

di Sofia Termentini - Junior Researcher MI G.E.O. Area Economia

Abstract

Di fronte allo scenario di una Cina davanti al dilemma della sua stessa politica “zero Covid”, è opportuno analizzarne i contenuti, trattandone le conseguenze economiche, sociali e politiche. Per questo motivo, come primo elemento verrà descritta la strategia “zero Covid” contemplataa dal l fine per contenere la pandemia, riportando in particolare le cause del suo malfunzionamento. Estremamente dipendenti dalla politica, saranno riportate le conseguenze economiche, nonché l’eincertezza e instabilità sui mercati, mediantel l’esempio del rallentamento del tasso di crescita cinese, nel tempo. Successivamente, vi sarà un’analisi delle proteste in Cina, in particolare con un focus sui fattori di novità che le hanno fornito un tocco di eccezionalità. Infine, saranno state riportate le contromisure per bloccare le proteste e l’allentamento delle restrizioni. In uno dei paesi che per anni è stato il motore della crescita globale, gli scenari futuri possibili sono variegati.

La Politica “zero Covid” e le Conseguenze sull’Economia di Pechino

Fin dall’inizio della pandemia di Covid-19, la Cina ha scelto un trattamento aggressivo nei confronti del virus, ma è sempre più evidente la sua inefficacia. La politica scelta da Xi Jinping è nota come “zero Covid”, secondo la quale le misure hanno lo scopo di isolare ogni singola persona che è o potrebbe essere entrata a contatto con il virus. Si passa dalla ricerca di positivi ai test di massa, dal tracciamento fino al secondo contatto alla quarantena e un super controllo. Tutte pratiche non sconosciute in occidente, ma che in Cina sono state adottate con cura estrema. Basti pensare alle popolazioni di interi distretti sottoposti a test Covid ogni 48h, anche in assenza di sintomi o all’obbligo di quarantena per i contatti non diretti dei contagiati, che semplicemente si trovano nello stesso edificio.

Già a partire dal 2020, anche con un numero esiguo di contagi, le autorità locali avevano la facoltà di imporre l’isolamento di interi quartieri o addirittura della città intera. Ad esempio, a settembre 2022, con un aumento dei casi, il governo aveva deciso di prolungare i semi-lockdown, ponendo 68 città in isolamento e gravando moltissimo sull’economia del paese.

Le misure relative al lockdown obbligano gli abitanti a non uscire dalle loro case fino all’esito negativo dei tamponi. Le attività che possono rimanere aperte sono poche, come i supermercati, mentre chiudono scuole, ristoranti, musei, parchi. Tuttavia, oltre ad una chiusura interna, onde evitare l’importazione di contagi dall’estero, la Cina ha reso difficile entrare anche a chi lavora nel paese e ha spesso impedito voli internazionali, obbligando i turisti a test e quarantene. Il governo ha spesso utilizzato la forza di polizia per coercere le persone a rimanere all’interno delle loro case e implementare tutte le misure, con lo scopo di eliminare completamente il virus, evitando fin da subito l’origine di focolai e la diffusione del Covid. La politica “zero Covid” più che vincente si è dimostrata contraddittoria, portando alla luce alcune fragilità della Cina.

La prima, il sistema sanitario, scarsamente dotato di strutture adeguate per affrontare una pandemia e l’incapacità di gestire picchi di ricoveri.

La seconda, i vaccini, in quanto offrono solo una copertura parziale, allontanando l’obiettivo di eliminare il virus. Pechino ha deciso di non autorizzare i vaccini dei paesi occidentali, nonostante fossero più efficaci nel ridurre l’intensità dei sintomi e sicuri. La scelta è stata guidata da motivazioni politiche piuttosto che dall’esigenza sanitaria: infatti, solo la metà dei cittadini con “più di 80 anni ha almeno una dose di vaccino e più del 30% della popolazione over 60 non ha ricevuto la dose booster.

La terza fragilità riguarda i danni ingenti che la strategia “zero Covid” ha provocato all’economia del sistema paese. I continui lockdown, le quarantene e i controlli a tappeto hanno causato sospensioni delle vendite, licenziamenti e perdita di reddito. La disoccupazione è aumentata soprattutto tra i giovani, raggiungendo “un livello record di 19,9 %”. I consumi interni e la mobilità ne hanno risentito, tanto che il numero di voli domestici, ma anche il traffico metropolitano sono diminuiti. Da non sottovalutare sono le perdite anche a livello internazionale, in quanto la Cina è un principale esportatore di materie prime per il resto del mondo. Di conseguenza, molte industrie si sono ritrovate costrette a spostare la propria produzione in altri paesi. Sulla base di ciò, la Banca Mondiale “ha quasi dimezzato le prospettive di crescita dell’economia cinese rispetto alle previsioni formulate a Aprile”. La riapertura del paese sarà “lenta costosa e accidentata”, per questo “la stima del 2022 è ridotta al 2,8% mentre quella del 2023 è stata ribassata al 4%”.


Figura 1: Rallentamento dell’economia cinese. Fonte: ISPI, 2022 su rielaborazione di dati della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.

In generale, le turbolenze interne alla Cina ricadono sul resto del mondo, in quanto da tempo è uno dei motori principali della crescita economica. Le difficoltà interne hanno provocato instabilità nei mercati, già colpiti dalla crisi energetica, la guerra in Ucraina e l’inflazione. Nonostante molti leader mondiali abbiano espresso la volontà di distanziarsi da Pechino, nel breve periodo ciò risulta difficile, in quanto in termini di dimensioni e capacità, il mercato cinese è di una magnitudo enorme.

L’Eccezionalità delle Proteste in Cina

Il significato della parola protesta non è altro che “un’energica dimostrazione di disapprovazione o di opposizione”. Di fronte allo scenario odierno cinese, si tende a pensare che queste siano una novità, ma ciò è lontano dal vero. Nonostante la nota mancanza di libertà di espressione, negli ultimi anni sono state compiute delle proteste, ma per lo più in aeree circoscritte e svolte da operai, in cerca di condizioni di lavoro migliori, come a Shenzhen nel 2018, o da residenti di determinate comunità contro la corruzione, ad esempio a Wuhan nel 2011. La visione occidentale, limitata dal punto di vista eurocentrico, tende ad associare l’evento ai giorni della Rivoluzione degli Ombrelli a Hong Kong del 2014, che in primis era legata allo status politico e giuridico dell’ex colonia britannica e in secondo luogo era frutto di un’organizzazione portata avanti da studenti. Addirittura, altri lo collegano alle proteste a piazza Tiananmen nel 1989. Al contrario, quello che sta accadendo in Cina è un fenomeno differenteè.

Per capire l’elemento unico di queste proteste è necessario analizzarne i fatti accaduti. Le proteste in Cina sono scaturite dalla città di Urumqi, capitale del Xinjiang, a causa di un incendio in un palazzo, nel quale i residenti erano sottoposti a uno stato di quarantena obbligatoria bloccati da barriere in funzione anti-Covid. Per questa ragione, i pompieri hanno avuto difficoltà a raggiungere e salvare le persone, di conseguenza dieci di esse hanno perso la vita. La notizia si è diffusa e si è andata a sommare al malcontento oramai forte in Cina, divampando in proteste nelle principali città come Pechino, Wuhan, Shanghai, Guangzhou, Zhengzhou, Chengdu, Chongqing, Dalian, Nanchino e Xian.

Principalmente,m le proteste sono motivate avviate da una fervente opposizione alla tattica di azzeramento del Covid-19 attuata dal governo Xi Jinping. Più in generale, esse convergono contro i vertici del partito comunista cinese. Essenzialmente, trattasi di manifestazioni dettate dall’esasperazione della popolazione di fronte ai lunghissimi lockdown, che hanno messo in stallo la loro vita dal 2020, scatenando insofferenza. Inoltre, queste chiusure hanno riguardato zone economiche cruciali per il PIL cinese, andando ad influenzare negativamente le previsioni di crescita.

Tuttavia, c’è anche chi ha lo scopo di fare una contestazione più dura contro il partito, come i Fogli Bianchi che rappresentano “il non avere voce in capitolo sulle misure”, mentre si assiste ad un mondo ampiamente nella fase di riapertura, come esemplificato dai i mondiali in Qatar. Addirittura, alcune manifestazioni hanno invocato la mancanza di libertà di espressione, al punto di chiedere le dimissioni del presidente Xi Jinping, un atto di dissenso che non passa indifferente nella storia cinese, in quanto dimostra una presa di coscienza da parte delle differenti realtà sociali cinesi.

Sulla base degli accaduti, si possono rinvenire elementi di unicità delle proteste. Innanzitutto, il loro carattere generalizzato, in quanto esse rappresentano i vari malcontenti della società cinese e non più di piccole realtà isolate. È importante notare che non sono manifestazioni organizzate, ma spontanee, che sfruttano le nuove tecnologie e i social network per la diffusione delle informazioni. Infine, il fatto più eccezionale è stato proprio il malcontento contro il governo cinese, anche se parlare di proteste anti regime risulta prematuro. Se da un lato la popolazione ha auspicato provvedimenti contro il partito e Xi Jinping, dall’altro essa stessa ha cantato lo storico inno della Repubblica Popolare, ossia la versione del 1949.

L’allentamento della strategia Zero Covid e l’inizio della convivenza con il Covid

Dopo giorni di proteste le autorità cinesi hanno deciso di intraprendere e applicare delle contromisure. Sono intervenute le forze dell’ordine per bloccare le manifestazioni e evitarne delle nuove. Per questa ragione, molte persone sono state arrestate con l’obiettivo di intimorire ulteriori manifestazioni di massa e disincentivare tali comportamenti. Come ha riportato il The Guardian, gruppi sui social media hanno suggerito ai cittadini delle zone in cui radunarsi per manifestare, ma queste ultime sono state raggiunte e pattugliate dalla polizia. Addirittura, non sono mancati controlli a campione sui telefoni dei passanti, per assicurarsi che questi non avessero elementi correlati alle proteste. D’altro canto, il governo non ha perso tempo a censurare le notizie online, tra cui le immagini dei mondiali di calcio in Qatar, poiché esse mostrano come l’Occidente e altre realtà stiano riuscendo a uscire dalla pandemia e a convivere con il Virus.

Dietro le protesta è emersa la critica politica, non indifferente, nei confronti del Presidente Xi Jinping: un campanello d’allarme che non colpisce l’immagine del leader cinese ma che allo stesso tempo non può essere sottovalutato. Infatti, tra “lasciarsi sfuggire il controllo del virus o perdere il sostegno della popolazione”, il governo sembra aver optato per la prima, in quanto sono state allentate le restrizioni, a partire dall’eliminazione dell’obbligo dei frequenti test molecolari e del loro controllo per utilizzare i mezzi pubblici, fino a concedere la possibilità di lavorare a chi è asintomatico o mostra sintomi lievi.

A Shanghai, per usufruire dei mezzi pubblici e per i luoghi all’aperto non sarà più necessario il test molecolare. A Shenzhen, il governo ha confermato che i cittadini non dovranno più presentare test molecoari per le attrazioni, farmacie e mezzi pubblici, eccetto aereo e treno. Ad Urumqi gli sforzi per la ripresa delle attività produttive, lavorative e commerciali, si intensificano. Non diverso per Pechino, dove non è più richiesto il test molecolare per metropolitana e autobus. Anche a Guangzhou e Chengdu sono state eliminate molte restrizioni, tra cui la presentazione del test molecolare per i mezzi pubblici. Ad Hangzhou, le autorità non tracceranno più le persone contagiate o verificheranno se i test molecolari dei residenti sono negativi. Nella città di Chongqing, le autorità hanno deciso di non fornire più test molecolari gratuiti. Queste concessioni non devono però essere interpretate come un’apertura totale nello stile europeo, ma come un’ottimizzazione delle misure per raggiungere un nuovo equilibrio che permetta una ripresa economica e una convivenza con il virus.

Per troppo tempo la Cina ha fatto riferimento alla politica “zero Covid” come unica arma nella lotta alla pandemia. Di conseguenza, una totale rimozione delle restrizioni risulta pericolosa, poiché la popolazione vede percentuali di vaccinati relativamente modeste e in quanto le strutture sanitarie non sono state adeguate al combattere un virus con il potenziale di infettare milioni di persone in pochi giorni e di causare centinaia di ricoveri.

Conclusione

Ad oggi il governo della Cina ha acquisito formalmente la consapevolezza di una popolazione insofferente, di un’economia danneggiata e di scelte passate basate più su motivazioni politiche che sanitarie o scientifiche. Il futuro della Cina è difficile da prevedere, ma stando ai dati del Centro Cinese per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, in Cina saranno un milione i decessi causati dalla malattia da Coronavirus. L’unico modo per ridurre la quantità di morti è una “copertura vaccinale con quarta dose dell’85% e una copertura antivirale del 60%” della popolazione, che per il momento risulta irrealizzabile, poiché per anni la strategia cinese ha preferito il contenimento e l’isolamento dei positivi alla vaccinazione di massa.

È previsto un picco epidemico per gennaio, e la questione maggiore è se il gigante asiatico riuscirà a far fronte a questa crisi, mantenendo l’equilibrio tra sistema sanitario, economico e politico. Nonostante non sia possibile prevedere il futuro in quanto incerto, come evidente dagli anni passati, sarebbe errato sottovalutare la probabilità di uno scenario di successo. La Cina è un paese che ha sempre dimostrato di sapersi preparare a molteplici scenari, nel saper creare strategie a lungo termine e di agire in coerenza con il contesto politico del paese.

Bibliografia

Casanova, A., 2022. Perché Xi Jinping non può rinunciare alla strategia “zero Covid”. Il Post. 13 Ottobre 2022.

https://www.ilpost.it/2022/10/13/politica-zero-covid-xi-jinping-congresso/

Cuscito, G., 2022. Le proteste in Cina contro le restrizioni anti-Covid e altre notizie interessanti. Limes. 28 Novembre 2022.

https://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-28-novembre-cina-proteste-covid-xinjiang-guerra-ucraina-russia-zaporizhzhia-francia-germania-india-usa-iran/130125

Ferraro M., 2022. Cina, cos’ è e perché non sta funzionando la politica zero-Covid mentre nel Paese esplodono le proteste”. Open. 28 Novembre 2022.

https://www.open.online/2022/11/28/cina-zero-covid-19-proteste/

Fruscione G., P. Morselli, 2022. Proteste in Cina: Cosa c’è da sapere. ISPI. 05 Dicembre 2022.

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/proteste-cina-cosa-ce-da-sapere-36936

Il Post, 2022. Perché le proteste in Cina sono eccezionali. Il Post. 28 Novembre 2022.

https://www.ilpost.it/2022/11/28/zero-covid-proteste-cina/

Miranda R., 2022. Morfologia delle proteste in Cina. Parla la prof. Marina Miranda. Formiche. 03 Dicembre 2022.

https://formiche.net/2022/12/zero-covid-cina-proteste-miranda/

Rai News, 2022. Covid, la Cina rischia 1 milione di morti dopo l’allentamento delle restrizioni. Rai News. 20 Dicembre 2022.

https://www.rainews.it/articoli/2022/12/cina-studio-con-lo-stop-a-zero-covid-si-rischiano-1-milione-di-morti-94980971-6d8f-467c-bc85-cae200c7f03e.html

Redazione, 2022. La Cina rinuncia alla politica “Zero-Covid?” In realtà affronta la pandemia con realismo e senso di responsabilità. FMI approva, gli atlantisti no (A. Puccio). Faro di Roma. 09 Dicembre 2022.

https://www.farodiroma.it/la-cina-rinuncia-alla-politica-zero-covid-in-realta-affronta-la-pandemia-con-realismo-e-senso-di-responsabilita-fmi-approva-gli-atlantisti-no-a-puccio/

Redazione ISPI online, 2022. Cina: Zero Covid, tempesta perfetta. ISPI. 29 novembre 2022. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cina-zero-covid-tempesta-perfetta-36820

Condividi il post