Chiara Michieli, Junior Policy Analyst
Immagine di copertina: Julia Demaree Nikhinson/AP
Se con ogni probabilità il confronto tra i due candidati alla Vicepresidenza degli Stati Uniti tenutosi a New York lo scorso martedì è stato l’ultimo dibattito televisivo di questa campagna elettorale, questo si è certamente rivelato come quello più equilibrato e dai toni più moderati dell’intera corsa alla Casa Bianca. Tim Walz e J.D. Vance hanno cercato fin da subito di risultare vicini ai telespettatori, e l’hanno fatto mostrando entrambi qualcosa che negli ultimi dibattiti politici americani si intravedeva a malapena: l’agonismo, opposto ad un incancrenito antagonismo a oltranza divenuto oramai abitudinario. Specialmente a contrasto con lo stile aggressivo e calcolato della Vicepresidente democratica e quello sprezzante e irriverente dell’ex Presidente, la mancanza di ostilità tra Walz e Vance è stata evidente. Più volte i due si sono dati ragione sui temi più disparati, dall’aborto al cambiamento climatico al controllo delle armi. Anche quando le moderatrici del dibattito hanno posto domande che andavano dichiaratamente a toccare i punti più deboli dei candidati, entrambi hanno evitato attacchi personali.
Da un lato ciò è comprensibile considerato lo stile dei due in passati confronti elettorali e il fatto che sono relativamente sconosciuti al grande pubblico: un attacco diretto avrebbe suscitato un limitato coinvolgimento nei telespettatori. Inoltre, è necessario tenere a mente che non si è trattato di un dibattito presidenziale. Walz e Vance sono sponsor di se stessi ma soprattutto del ticket di cui fanno parte: i pochi commenti sferzanti sono stati diretti ai rispettivi candidati Presidenti, a rimarcare come questo genere di dibattiti tendano a ‘muovere’ pochi voti e a fare da cornice - il più delle volte - ai confronti presidenziali.
Sarebbe tuttavia un errore sottovalutare l’incontro del primo ottobre. Nella sua relativa pacatezza è stato un dibattito vivace in cui i vari dossier sono stati approfonditi nel merito.
Gli undici temi proposti dalle moderatrici hanno spaziato dalla politica estera a quella economica, passando per cambiamento climatico, immigrazione, diritti riproduttivi, politiche sociali, controllo delle armi.
Vance si è concentrato su immigrazione, contrasto alle sostanze stupefacenti ed economia, tematiche nelle quali si sente più a suo agio. In particolare, ha fatto riferimento all’aumento degli ingressi irregolari negli Stati Uniti in relazione all’aumento del costo della vita, la crisi abitativa, e le difficoltà del mercato del lavoro. Ha inoltre collegato il tema alla violenza da armi da fuoco e all’epidemia di fentanyl.
Per quanto riguarda i temi economici, si è fatto promotore delle politiche di reshoring in ambito industriale ed energetico sostenute da Trump, condannando l’aumento dell’inflazione e le strategie promosse negli ultimi quarant’anni da “people with PhDs but without wisdom”.
Al contrario, Walz ha insistito in particolar modo su diritti riproduttivi, emergenza abitativa e stato sociale. Rivendicando l’approccio progressista mantenuto in Minnesota per quanto riguarda la legge sull’aborto, ha rimarcato come questo sia un diritto fondamentale (“basic human right”). Walz ha inoltre confermato le proposte di Harris in relazione a crisi abitativa, sanità e tutela del ceto medio.
Le moderatrici hanno scelto di posizionare la domanda sulle minacce alla democrazia americana in coda al dibattito, cosa che ha permesso all’unico momento veramente scottante della serata di non interferire con il resto del dibattito. Vance ha eluso il riferimento all’attacco di Capitol Hill, sostenendo che Trump abbia ceduto pacificamente il potere a Biden il 20 gennaio (data dell’insediamento di Biden come 46esimo Presidente degli Stati Uniti). Ha invece cercato di divertere l’attenzione sulla supposta censura portata avanti da Harris durante la pandemia di CoVid-19.
Il dibattito tra i due candidati VP ha confermato la bontà di entrambe le scelte a complemento dei ticket presidenziali. Vance si è mostrato giovane, colto e abile nel gestire anche le domande più spinose, smussando i lati meno presentabili di Trump e riuscendo efficacemente ad apparire posato ed affidabile.
Walz è invece il veterano del Midwest amichevole ed esperto, che porta solidità alla campagna di Harris e colma con apparente successo le lacune della candidata Dem a livello di immagine pubblica.
Il ruolo del Vicepresidente non è quello di frontman, ragion per cui difficilmente la scelta dell’elettorato americano sarà condizionata in maniera determinante dalla performance di Walz o Vance. Tuttavia, assistere a un dibattito in cui i temi politici sono stati per la prima volta il fulcro della discussione è stato rassicurante.
Una panoramica dei sondaggi aggiornata costantemente è reperibile qui.
Questo articolo fa parte di una serie di MI Hub dedicata alle Presidenziali Statunitensi 2024.
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