Italia e Giappone: un'amicizia che dura da oltre 150 anni

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  28 novembre 2021
  17 minuti, 23 secondi

Di Ilaria Canali

Business Development Analyst JIYO

I rapporti bilaterali tra il Bel Paese ed il Sol Levante

Italia e Giappone. Due paesi dal lato opposto della terra, e all’apparenza lontani inctermini di cultura, arte, storia, abitudini e linguaggio.

Spesso quando si pensa a questi due paesi, ciò che può venire alla mente sono le enormi differenze esistenti tra loro, che molto spesso suscitano profonda curiosità da parte degli Italiani per il Paese del Sol Levante e viceversa. Tuttavia, nonostante possano sembrare agli antipodi, Italia e Giappone vantano una lunga storia di relazioni diplomatiche che vanno dalla partnership nell’ambito della politica internazionale alla cooperazione culturale. Lo scopo di questa breve analisi è quindi tracciare una linea storica che parte dai primi contatti formali tra questi due paesi fino al giorno d’oggi, per fornire un quadro complessivo della situazione e un eventuale spunto per ulteriori approfondimenti sull'argomento.

Introduzione
I rapporti ufficiali tra Italia e Giappone iniziarono con il Trattato di Amicizia e Commercio nel 1866, quando i primi mercanti del neonato Regno d’Italia sbarcarono nel porto di Nagasaki. Fin dai primi contatti, l’Italia fu un alleato molto importante per il governo Meiji che si servì di molti artisti, legislatori, e ingegneri italiani come consiglieri ufficiali per portare a termine una fase di riforma volto ad ‘avvicinare’ il paese all’Occidente.

Iniziò così un periodo di influenza reciproca particolarmente visibile anche nelle arti,
basti pensare alla Madama Butterfly di Giacomo Puccini. Dal 1866 sono ormai passati più di 150 anni ma i due paesi sono sempre rimasti buoni amici e stabili alleati se non per alcuni brevi periodi in cui i rapporti si sono raffreddati, ma ciò non sarà il focus di questa analisi.

Se il primo capitolo verterà proprio sull’inizio delle relazioni ufficiali italo-giapponesi, il secondo e terzo capitolo si concentreranno sul Novecento, in particolare sul secondo Dopoguerra, che vedrà la storia di questi due paesi accomunata da una forte ripresa economica che li porterà a diventare attori importanti dello scacchiere internazionale con la loro partecipazione alle Nazioni Unite, al GATT, all’OCSE e al gruppo dei 6, oggi diventato G8.

Nel quarto e ultimo capitolo si analizzeranno più in profondità i rapporti inerenti alla sfera socio-culturale, segnati dal costante lavoro di Istituti di Cultura, Fondazioni, Ambasciate e Università, in entrambi i paesi, per favorire gli scambi culturali e la conoscenza. Un breve paragrafo sarà inoltre dedicato all’Italia-mania scatenatasi tra i giapponesi dopo le Olimpiadi di Tokyo 2020 grazie alle numerose vittorie azzurre.

L’ultima parte del capitolo viene dedicata alla sfera politico-economica in cui vengono menzionati tre accordi principali che hanno caratterizzato le relazioni Italia-Giappone in questi ultimi anni. Due di essi, l’Accordo Commerciale UE-Giappone (2019) e l’Accordo sul clima (2021), sono stati stipulati nel quadro europeo ma i loro effetti vanno a beneficio ovviamente anche del rapporto tra le due nazioni. Il Memorandum di Cooperazione Scientifica (2020), invece, è stato frutto della cooperazione tra i soli due paesi in ambito del G8 e del G20 e si pone l’obiettivo di far fronte non solo alla pandemia da coronavirus, ancora in atto, ma anche di promuovere una cooperazione medico-sanitaria tra i due paesi per evitare il svilupparsi e diffondersi di altre malattie
infettive.

In conclusione, possiamo quindi constatare che Italia e Giappone sono oggi accomunati da un ruolo fondamentale nella promozione dei valori democratici, dei diritti umani e delle economie di mercato sia a livello regionale che a livello globale. Entrambi infatti valorizzano molto i rapporti bilaterali sia a livello socio-culturale sia politico-economico.

L’inizio delle relazioni
L’inizio delle relazioni storiche tra Italia e Giappone viene fatto risalire al 19mo secolo, quando la storia di questi due paesi inizia ad essere fondamentale per i rapporti futuri.

Da un lato gli Italiani stavano combattendo per l’Unità nazionale, ottenuta poi nel 1861, nel periodo storico conosciuto come il Risorgimento. In quello stesso momento in Giappone iniziò la Restaurazione Meiji, che consistette in una serie di eventi che portarono a un enorme cambiamento nella struttura sociale e politica del paese. La restaurazione Meiji, per l’appunto, professava ideali di un cambiamento “in chiave occidentale”, e non è escluso che gli organi di governo del tempo si fossero ispirati ai moti rivoluzionari europei del 1848 e quindi, anche al Risorgimento Italiano.

Un altro elemento che avvicina i due paesi in questo momento storico è l'avvio del processo di modernizzazione e industrializzazione che vedeva lo Stato e le banche giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo economico di entrambi. La prima nave mercantile italiana arrivò al porto di Nagasaki nel 1860. Tuttavia, i primi contatti ufficiali iniziarono nel 1866, pochi anni dopo che l’Italia si consolidò come Stato. In quell’anno una nave da guerra Italiana visitò il Giappone con lo scopo di stipulare un accordo diplomatico e commerciale. E’ questa data che ufficialmente sancisce l’inizio dei rapporti bilaterali tra le due nazioni. Nello stesso anno, infatti, venne stipulato il “Trattato di Amicizia e Commercio” , il primo di una lunga serie di accordi che regoleranno le relazioni italo-giapponesi.In base a questo primo accordo i porti di Kanagawa, Nagasaki e Hakodate vennero aperti alle navi mercantili italiane e i primi italiani inviati in Giappone per conto del governo gestirono importanti missioni diplomatiche, negli anni 1873-1896, che portarono l’Italia ad essere considerata un alleato importante e potente per le élite del governo Meiji.

Molti consiglieri italiani furono al servizio di capi governativi giapponesi. Il generale Grillo diresse l’arsenale militare di Osaka dove vennero posti i primi cannoni moderni. Edoardo Chiossone servì a Tokyo come direttore della fabbrica di banconote dal 1872, e Alessandro Paternostro dal 1885 al 1890 fu consulente legale per la riorganizzazione del sistema legislativo giapponese.

L’influenza nelle arti: L’Esotico Occidentale
L’influenza italiana si fece sentire anche nelle arti. Durante il periodo Edo (1603-1868) e Meiji (1868-1912) il governo giapponese assunse consiglieri occidentali tra cui insegnanti e ingegneri con lo scopo di rinnovare il paese. Il pittore Antonio Fontanesi e lo scultore Vincenzo Ragusa furono tra gli artisti italiani che contribuirono allo sviluppo dell’arte giapponese moderna.

Nel 1920, il movimento futurista italiano fu importante per lo sviluppo del modernismo giapponese che ha forti impronte italiane. L’influenza tra i due paesi nel campo artistico raggiunse anche l'ambito musicale dove l'apprezzamento dei giapponesi per l’opera italiana ispirò quella che poi venne conosciuta come “Opera Giapponese” , e il Giappone, a sua volta, ispirò molti compositori dell’Opera Italiana.

Tra questi occorre menzionare la famosissima Madama Butterfly di Giacomo Puccini, presentata alla Scala di Milano per la prima volta nel 1904. La storia è ambientata nella città giapponese di Nagasaki. A Nagasaki mentre gli americani e gli inglesi dominavano gli aspetti più visibili della comunità occidentale, gli italiani diedero vita e forma
all'Esotico Occidentale che vide la città di Nagasaki come la Napoli giapponese o la Napoli dell’Oriente. Infatti, entrambe le città erano importantissimi porti nella parte sud-ovest dei rispettivi paesi.

La svolta nelle relazioni diplomatico-strategiche
Le relazioni diplomatiche ebbero un notevole sviluppo negli anni appena precedenti la Prima Guerra Mondiale, nel 1913. Giappone e Italia furono poi alleati nella Grande Guerra con Inghilterra, Francia e Stati Uniti contro Germania, Impero Austro-Ungarico, e Impero Ottomanno. Ancora, nel 1936 il Giappone firmò il Patto Anti-Comintern e si unì
a Italia e Germania nell ‘Asse Roma-Berlino-Tokyo.

Molti sforzi vennero fatti per incrementare l’amicizia tra i due paesi anche tra la popolazione. Un esempio è stata la missione del Barone e imprenditore Kishichiro Okura (大倉 喜七郎・オオクラ キシチロウ) che fece il giro del paese, visitando molte città giapponesi, fattorie e industrie con l’obiettivo di convincere la popolazione locale delle
forti analogie tra Italia e Giappone così che anche l’opinione pubblica giapponese fosse a conoscenza e approvasse l’amicizia tra i due paesi.

Nonostante l’alleanza siglata con il Patto dell’Asse la situazione si rovesciò quando l’Italia firmò l’armistizio l’8 settembre 1943 e passò dalla parte degli Alleati. Membri dell’esercito, e marina militare italiana presenti sul territorio giapponese si ritrovarono da un giorno all’altro dalla parte del nemico, e così vennero trattati. Molti di loro furono circondati e posti in campi di concentramento caratterizzati da condizioni di vita deplorevoli e misere. La maggioranza dei campi si trovava vicino a Nagoya, Kobe e in Corea.

Le relazioni diplomatiche dal Dopoguerra agli anni 2000

La storia del dopoguerra italo-giapponese è anch’essa caratterizzata da molte analogie in ambito politico, sociale ed economico. Entrambe le nazioni erano parte dell’Asse, e quindi potenze sconfitte, che dal 1945 hanno subito un processo di occupazione americana molto più tangibile e presente nel caso giapponese. L’influenza americana ha spinto per una redistribuzione del potere governativo e del ruolo e prestigio di Italia e Giappone all’interno del sistema internazionale. Per i primi anni del dopoguerra, in quanto potenze sconfitte, si sono ritrovate entrambe ad avere un ruolo più passivo che attivo nel contesto internazionale. Questo nuovo status era considerato logicamente un problema dai rispettivi governi che non vedevano l’ora di tornare attori attivi nel sistema mondo oltre ad assumere di nuovo piena autorità e indipendenza sui propri territori nazionali.

Questo diventerà possibile per l’Italia dopo il Congresso di Parigi nel 1947 , invece il Giappone dovrà aspettare fino al 1951 col Trattato di San Francisco . Come accennato in precedenza il Giappone risentì particolarmente della presenza e influenza americana tanto in politica estera quanto in politica interna per questo si parla di vera e propria occupazione dal 1945 al 1951. Un’occupazione che, da quel momento in poi, ha fatto del Giappone un alleato strategico degli Stati Uniti per il contenimento del socialismo sovietico e nell’area dell’Asia-Pacifico, una posizione geografica che Washington valorizza molto ancora oggi. Per quanto riguarda l’Italia, non si può parlare di vera e propria occupazione come nel caso giapponese. Tuttavia, in Italia, la presenza americana si fece parecchio sentire sia in politica interna che estera soprattutto per quanto riguarda la lotta all’espansione del
socialismo sovietico nell’ovest Europa. Il Trattato di San Francisco (1951) sancì la pace tra il Giappone e il resto dei paesi che partecipò alla Seconda Guerra mondiale. Inoltre decretò la fine della guerra in Asia e la fine dell’occupazione americana in Giappone.

Il Congresso di Parigi (1947) e l’omonimo trattato firmato dall’Italia e le potenze alleate vincitrici della
Seconda Guerra Mondiale pose fine alle ostilità che hanno portato al Secondo Conflitto Mondiale. Un elemento questo, che, anche se in posizioni strategiche diverse, accomuna ancora la storia del nostro paese con quella del Sol Levante. Grazie alla nuova alleanza con gli Stati Uniti, al tempo potenza mondiale indiscussa, nella prima metà degli anni Cinquanta Italia e Giappone entrarono nel sistema internazionale con la partecipazione a organizzazioni quali il Gatt, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il sistema di Bretton Woods e l’OCSE .

Lasciatisi alle spalle quindi la sconfitta militare e le ultime ostilità, l’entrata nel sistema internazionale ‘occidentale’ ha quindi permesso ai due paesi di riprendere i pieni rapporti diplomatici. La seconda metà degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta sono stati caratterizzati da un forte boom economico e industriale che sia in Italia che in Giappone investì la popolazione e le casse dello stato, il prodotto interno lordo e il reddito pro capite videro una crescita smisurata in entrambi i paesi. L’arrivo del capitalismo americano con l’aumento dei livelli di produzione, dei consumi interni e della domanda estera unito ad un forte interventismo da parte dello stato sul sistema economico
permise a Roma e a Tokyo di diventare protagonisti nelle rispettive aree geopolitiche. La conferma della loro ascesa politica ed economica avvenne nel 1975 quando sia Giappone che Italia furono inclusi nel gruppo dei 6 (G6), insieme a USA, Francia, Gran Bretagna e Germania Ovest, gruppo che poi si evolverà in G7 e G8, con l’inclusione di
Canada e Russia. Altro motivo di orgoglio e riconoscimento per entrambi i paesi fu l’assegnazione dei giochi olimpici del 1960 a Roma e del 1964 a Tokyo.

Gli anni Settanta sono stati caratterizzati per entrambi da una particolare difficoltà ad assicurarsi le risorse energetiche dovuta ad una duplice crisi petrolifera, ma questo non ha impedito loro di incrementare il proprio sviluppo socio-economico che ha portato soprattutto il Giappone, intorno agli anni Novanta, a raggiungere livelli di benessere e sviluppo tali da poter quasi sorpassare gli Stati Uniti. I rapporti tra i due paesi si mantennero stabili per tutto il periodo bipolare ma la fine dell’Unione Sovietica coincise anche con l’inizio di un periodo di recessione economica che investì entrambi con una stagnazione economica di oltre vent’anni per Tokyo e con una decrescita del PIL per l’Italia, divenuta poi recessione dalla crisi del 2008.

Il nuovo Millennio e il coronamento di un’amicizia

I rapporti culturali
Sin dal Dopoguerra, i rapporti culturali tra Italia e Giappone hanno ripreso a gonfie vele. In terra nipponica sono nate molte associazioni ed istituzioni di cultura italiana perpromuovere il made in Italy, che hanno da subito riscosso un grande successo. Tra i maggiori occorre menzionare l’Istituto Italiano di Cultura a Osaka, attivo dal 1978, che insieme a quello di Tokyo, rappresentano gli unici due in Giappone degli 83 istituti di cultura italiana nel mondo. Questi istituti sono il punto di riferimento della cooperazione sociale e culturale tra i due paesi con lo scopo di migliorare i servizi culturali offerti durante gli eventi e diffondere la lingua e la cultura italiana. Sono anche promotori di collaborazioni con istituzioni pubbliche in varie città (Osaka, Kyoto, Kobe, Fukuoka, solo per citarne alcune) nel settore culturale e sociale. Fondamentali sono inoltre i rapporti di collaborazioni strette con diversi atenei italiani tra cui L’Orientale di Napoli e l’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Dalla controparte giapponese abbiamo invece l’ Istituto Giapponese di Cultura a Roma attivo dal 1962, e primo del genere all’estero che è interamente gestito dalla Japan Foundation. L’attività principale dell'istituto consiste nella promozione della cultura giapponese in Italia tramite mostre, eventi, workshop, conferenze. Inoltre il JLPT (Japanese Language Proficiency Test, Nihongo Noryouku Shiken) fa capo ed è gestito da questa fondazione insieme con la Association of International Education, Japan. Altra associazione degna di nota è La Fondazione Italia-Giappone, in attività dal 1999, che ha l’obiettivo di approfondire il rapporto tra i due paesi e di promuovere l’immagine dell’Italia in Giappone e del Giappone in Italia, tramite iniziative economiche, scientifiche e culturali. Tra le varie attività ad esempio offre corsi di lingua giapponese e collabora direttamente con l’Università Waseda di Tokyo per promuovere scambi di ricerca e pubblicazione oltre che scambi studenteschi. La sua attività viene svolta in stretta collaborazione con il Ministero degli Esteri, l'Ambasciata d'Italia a Tokyo e gli
Istituti Italiani di Cultura. Molto positivi sono inoltre i dati che mostrano che lo studio della lingua italiana è in
forte aumento nel paese del Sol Levante con circa un’ottantina di università giapponesi che offrono corsi di lingua italiana da affiancare a studi di letteratura, arte, storia e cultura del Bel Paese. Si stima che ci siano circa 360.000 studenti della lingua italiana, tra i quali alcuni frequentano, a diverso titolo, corsi strutturati, mentre la
maggior parte usufruisce di corsi televisivi e radiofonici per imparare l’Italiano.

Tokyo 2020 e lo scoppio dell’Italia-mania
L’interesse dei Giapponesi per il nostro paese ha avuto un picco inaspettato nell’estate del 2021 a seguito delle numerose vittorie italiane alle Olimpiadi di Tokyo, tanto che i giornali parlano di una vera e propria Italia-mania. Nei quartieri di Shibuya e Shinjuku, gli showroom esponenti foto di Jacobs, Tamberi, Pellegrini, Stano e Viviana
Bottaro sono stati presi d’assalto. Vari giornali locali hanno riportato la foto del campione azzurro della 20km di marcia Massimo Stano in prima pagina con il titolo ‘I love Japan’ in riferimento alla dichiarazione del campione ai giornali del suo amore per il Sol Levante.

La passione per l’Italia tuttavia non è nuova tra i giapponesi che quando vengono in Europa hanno come prima tappa turistica il Bel Paese. Tuttavia secondo i tour operator nazionali, lo scoppio di questa Italia-mania porterà di nuovo le grandi comitive giapponesi, tipiche del periodo pre-scoppio della bolla economica , nelle città d’arte
italiane in fase post-covid.

Pur non essendo questo un periodo roseo per il business, data la pandemia, gli analisti hanno subito fatto notare che l’export italiano ne ha giovato. Infatti secondo le recenti statistiche se nel 2018 l’export italiano era di 6,4 miliardi di euro, nel 2019 ha registrato un incremento del 19,3%, arrivando a 7,7 miliardi. La situazione è logicamente peggiorata ma in maniera contenuta nel 2020 chiudendo con un bilancio di 7,1 miliardi. Nella prima metà del 2021 il trend è ripreso con un +10,2%, cioè 2,4 miliardi e da Luglio 2021 commercio e affari sono decollati. I grandi centri commerciali della capitale infatti qui ci si riferisce allo scoppio della bolla economica del Giappone negli anni Novanta.

I rapporti politico-economici

Le relazioni politico-economiche sono sempre state buone. Sebbene la maggioranza degli accordi bilaterali tra Italia e Giappone sia oggi regolata e avvenga nel quadro dell’Unione Europea, i due paesi hanno dimostrato rispetto reciproco e apertura al dialogo spesso confermato dalle frequenti visite ufficiali dei rispettivi premier e
personalità politiche di spicco sia italiane che giapponesi.

Entrambi le nazioni infatti hanno dichiarato spesso il proprio impegno contro il protezionismo nel pieno sostegno del multilateralismo e l’Italia ha sempre supportato il Giappone nella sua politica di rafforzamento di alleanze economiche con l’Occidente. Un primo esempio di queste nuove alleanze economico-strategiche è l’Accordo
Commerciale tra Unione Europea e Giappone, noto anche come EPA-Economic Partnership Agreement, entrato in vigore il 1 Febbraio 2019. Questo accordo ha un valore politico ed economico di alto rilievo in quanto stipulato proprio con il Giappone, secondo partner commerciale dell’Unione in Asia .

Altro accordo degno di nota in ambito medico-scientifico è il Memorandum di Cooperazione Scientifica Italia-Giappone firmato nel Maggio 2020 per far fronte alle nuove sfide nell’ambito sanitario. Come primo obiettivo il memorandum si poneva il rafforzamento della cooperazione internazionale in ambito medico-sanitario per
contrastare la diffusione del COVID-19 e trovare cure e vaccini efficaci nel minor tempo possibile.

Nel lungo termine questo accordo, frutto di varie consultazioni tra i due paesi in ambito del G7 e G20, si pone di incentivare la cooperazione con il Giappone nel controllo e prevenzione delle malattie infettive, nell’organizzazione di servizi sanitari e ospedalieri e in molti altri ambiti sanitari. Anche nella lotta al cambiamento climatico il partenariato con il Sol Levante ha dato i suoi risultati con l’Accordo sul clima UE-Giappone, firmato nel Maggio 2021. L’accordo viene anche definito un’ alleanza verde in quanto tutti i paesi firmatari si impegnano a creare economie neutre per il clima che rispettino la biodiversità, e che si dedichino allo sfruttamento di risorse rinnovabili a discapito dei combustibili fossili. L’obiettivo principale è quello di raggiungere zero emissioni di gas serra entro il 2050.

Conclusione

Italia e Giappone hanno quindi una lunga storia che è iniziata ufficialmente nel 1866 col Trattato di Amicizia e Commercio per non fermarsi più ed espandersi non solo nell’ambito politico-strategico, con alleanze militari e all’interno del sistema internazionale, ma anche e soprattutto nella sfera culturale e sociale.

Sin dal primo Novecento l’influenza del Giappone era entrata nell’Italia dell’epoca così come l’Occidente aveva stregato il Sol Levante. Questa stima e interesse reciproco al giorno d’oggi è più vivo che mai e l’Italia-mania del post Olimpiadi di Tokyo 2020 ce lo ha mostrato. Anche la pandemia ha portato Giappone e Italia vicini nella lotta e nella prevenzione di malattie infettive con la continua cooperazione in ambito medico-sanitario. Per concludere, questa analisi ha solo delineato e contestualizzato le tappe principali che hanno portato e nutrito questa alleanza con la speranza che essa continui in futuro. Logicamente la storia tra i due paesi è stata anche caratterizzata da momenti di buio in cui i rapporti si sono un po’ raffreddati, ma questi momenti appaiono come piccole parentesi nel contesto generale e sui quali si è quindi preferito non soffermarsi particolarmente.

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