La gestione del rischio nucleare in contesti di crisi: armi nucleari a bassa potenza e centri di comando duali

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  12 aprile 2023
  15 minuti, 21 secondi

Il controllo delle armi nucleari a bassa potenza in uno scenario di crisi è un compito complesso e impegnativo che richiede una pianificazione attenta, il coordinamento e la comunicazione tra più attori. Le armi nucleari a bassa potenza sono concepite per essere impiegate in un teatro di battaglia limitato.

Tuttavia, pongono sfide significative per la stabilità e la gestione delle crisi, poiché possono offuscare la distinzione tra guerra convenzionale e nucleare, creando incertezza e ambiguità nella percezione dell’avversario. Nella presente analisi ci si soffermerà sul legame tra armi nucleari a bassa potenza ed il cosiddetto entanglement dei centri comando, controllo, comunicazione e intelligence (C3I) nucleare e non nucleare.

Matteo Frigoli - Head Researcher, G.E.O. Difesa&Sicurezza


Vi è stata una rapida evoluzione delle armi nucleari dagli anni '40. A titolo esemplificativo, un dispositivo atomico, l’unico disponibile nel 1945, si basa sulla fissione – ossia il rilascio di immense quantità di energia dalla divisione del nucleo degli atomi di un elemento pesante come l’uranio o il plutonio. Al contrario, un dispositivo nucleare (“termonucleare” o “idrogeno”) funziona tramite fusione - l’energia viene rilasciata dall’unione forzata di piccoli elementi come gli atomi di idrogeno per creare elio. I tipi più sofisticati di armi moderne utilizzano processi di fissione e fusione in sequenza: un’esplosione iniziale di fissione (la cosiddetta “primaria”), che crea le condizioni di calore e pressione necessarie per innescare un’esplosione di fusione “secondaria”, che rappresenta la maggior parte della potenza della bomba. (nuclear weapons archive, 2022).

E’ importante sottolineare che il ruolo delle armi nucleari è quello della deterrenza, concetto quest’ultimo che merita una riflessione per meglio inquadrare la materia della presente analisi. Il concetto di base della deterrenza è stato declinato in vari modi, tutti con il fine ultimo di scoraggiare un avversario dal porre in essere minacce o attacchi (Brodie, 1966). Di tutte le declinazioni con cui la deterrenza può essere coniugata, la deterrenza nucleare ha una caratteristica incontestabile che deriva dal fatto che le armi nucleari negheranno ad un eventuale aggressore il raggiungimento del suo obiettivo e assicurano una punizione tale da rendere inaccettabile il costo del suo comportamento (WIRTZ, 2018). La quasi certezza della negazione dell’obiettivo e della punizione significa che, se l’avversario è razionale, esso non intraprenderà tali azioni in primo luogo.

Un elemento vitale della deterrenza è quindi la capacità di una parte di convincere l'avversario che agirà in base al suo impegno di usare le armi nucleari se necessario. Una parte importante del segnale di questa determinazione consiste nell'effettuare visibilmente i preparativi per l'uso di armi nucleari, come esercitazioni periodiche. Un'altra consiste nel pianificare la comunicazione al fine di convincere l'avversario che superate determinate soglie lo stato non potrà impedire l'utilizzo di armi nucleari.

Le sfide al quadro di sicurezza della deterrenza nucleare assumono varie forme. Storicamente, un problema degno di nota è la crescente multipolarità dello scenario internazionale. Durante la Guerra Fredda Sebbene sebbene vi fossero altre potenze nucleari, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, in quanto concorrenti strategici alla pari, erano per lo più focalizzati principalmente l'uno sull'altro. Con la fine della Guerra Fredda e l’avvento del multipolarismo l'equilibrio geopolitico è cambiato ed il numero di Stati dotati di armi nucleari è passato negli anni da 2 a 9. In questo quadro, la deterrenza nucleare e le crisi possono essere notevolmente più complesse da gestire (Krepon, 2015). La presente analisi si focalizza sul ruolo delle armi nucleari tattiche e sui rischi concerenti i centri c3I nel quadro della deterrenza.

Durante la Guerra Fredda, sia gli Stati Uniti che l’Unione Sovietica progettarono bombe con effetti specializzati, per ottimizzare il loro impiego, bombe a bassa potenze, ad esempio, furono concepite per essere impiegate in uno scenario di guerra tattica.

L’uso tattico delle armi nucleari è definito come "l’uso di armi nucleari da parte di forze terrestri, navali o aeree contro forze avversarie, installazioni o strutture di supporto, a sostegno di operazioni che contribuiscono al raggiungimento di una missione militare di limitato scopo, o a sostegno del piano di manovra del comandante militare, di solito limitato all’area delle operazioni militari" (WOOLF, 2023). Ai fini della presente analisi, d’ora in avanti si utilizzerà il termine arma nucleare tattica o non strategica indifferentemente, consapevole del dibattito in corso su tale definizione.

Per impiegare un’arma nucleare a supporto di operazioni tattiche, la testata nucleare dovrebbe essere caratterizzata da un basso potenziale(Ibid). Dopo le riduzioni degli arsenali nucleari e dell’interesse di mantenere le armi nucleari tattiche negli anni '90, il ruolo delle armi nucleari tattiche è risorto. In questo scenario, la maggior attenzione è concentrata sulle relazioni tra Russia e USA poiché i motivi più recenti per lo sviluppo di armi nucleari a basso potenziale sono per lo più guidati dalla loro attuale deteriorata relazione di stabilità strategica. Infatti, nel 1991 gli Stati Uniti e l’URSS hanno proceduto unilateralmente di smantellare le loro armi nucleari tattiche; mentre il processo di smantellamento degli Stati Uniti è stato rapido, il livello di smantellamento sovietico e poi russo è stato incerto (DMITRY (DIMA) ADAMSKY 2013). Attualmente, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha mantenuto uno stock approssimativo di circa 100 testate nucleari tattiche dispiegate in Europa (Kristensen e Korda Citation, 2021b).

(Tabella sottostante, arsenale nucleare non strategico USA da Kristensen e Korda Citation, 2021b)





Si stima che nel 2021 la Russia avrà circa 1.600 testate strategiche dispiegate su missili balistici e nelle basi dei bombardieri. Le circa 1.900 testate non strategiche della Russia sono tutte tenute in riserva. La nazione sta attualmente lavorando per modernizzare il suo arsenale nucleare per sostituire molte armi dell'era sovietica. (Kristensen and Korda, 2021a). Inoltre, le posizioni stimate delle strutture di stoccaggio russe delle “armi nucleari non strategiche” coincidono con i teatri stimati del loro impiego (Dmitry Dima Adamsky, 2013).

(Tabella sottostante arsenale nucleare non strategico Russia, adattata da Kristensen and Korda, 2021a)




Ci sono alcuni elementi importanti che hanno portato alla ripresa dell’importanza delle armi nucleari a bassa potenza nella pianificazione militare:

• La bassa trasparenza delle dottrine nucleari.

• La presunta dottrina russa “escalate to de-escalate” e la conseguente necessità per gli Stati Uniti di fare affidamento su testate a bassa potenza per una deterrenza credibile.

• Il Miglioramento dell’accuratezza dei vettori missilistici che potrebbero aumentare aumentato l’accettabilità di un attacco nucleare a bassa potenza.

• L’argomento secondo cui le armi nucleari a bassa potenza e una dottrina militare che ne regoli l’uso potrebbe consentire un controllo di un eventuale escalation nucleare.

• Alcuni ritengono che le armi nucleari a bassa potenza siano più utilizzabili o accettabili di quelle ad alta potenza e che possano raggiungere obiettivi militari senza sfociare in uno scambio nucleare su larga scala. (KREPON, 2017)

Uno degli elementi da prendere in considerazione deriva dal fatto che le armi nucleari pongono sfide significative per la stabilità e la gestione delle crisi, poiché possono offuscare la distinzione tra guerra convenzionale e nucleare, creando incertezza e ambiguità nella percezione dell’avversario. Uno Stato che dispiega armi nucleari tattiche a basso potenziale nelle sue forze armate non si limita a dissuadere i suoi avversari, ma invia un forte segnale della sua volontà a impiegare tali armi come parte di operazioni tattiche in conflitti regionali o locali (se non in operazioni militari limitate). Le armi nucleari tattiche sono perciò intrinsecamente in grado di abbassare l'asticella dell'uso del nucleare, poiché il loro ruolo è quello di rendere le armi nucleari utilizzabili come parte del processo di acquisizione della vittoria anche in operazioni militari limitate.

La carente distinzione tra i reami di guerra convenzionale e nucleare

Come è stato accennato, la commistione tra deterrenza convenzionale e nucleare è un trend presente nella crescente integrazione degli assetti difensivi convenzionali e nucleari e nelle idee su come possono essere condotti i conflitti armati. La maggior parte dei Paesi è stata a lungo dell'idea che le armi nucleari siano eccezionali e che rappresentano un tipo di escalation drammatica se usate, e che tale uso provocherebbe una serie di risposte nettamente diverse e imprevedibili. In effetti, proprio l'impossibilità di prevedere o controllare l'escalation in una guerra nucleare è stata ritenuta un aspetto importante dell'effetto deterrente di queste armi.

Alcuni funzionari e studiosi stanno ora abbracciando l'idea che l'uso di armi nucleari - almeno quelle con una resa relativamente bassa - contro specifici tipi di obiettivi non rappresenta un ambito di azione militare completamente distinto. Piuttosto, tale uso rappresenterebbe solo un passo avanti nella "scala di escalation" per cui l'impatto dell'uso di un'arma nucleare tattica non sarebbe molto diverso da quello di un attacco convenzionale su larga scala. In effetti, come è stato affermato “‘integration means being prepared to restore deterrence following adversary nuclear use, so that failure to deter first use does not translate into failure to deter subsequent nuclear use” (Scher 2016).

Questa linea di pensiero non era aberrante. Nel contesto molto diverso della Guerra Fredda, i governi della NATO della guerra fredda, i governi della NATO vedevano le forze nucleari dell'alleanza come un deterrente contro le aggressioni "anche con armi non nucleari " (UK Ministry o d Defence, 1980).

La dottrina della NATO della "flexible response" si basava sul possibile primo uso di armi nucleari per dissuadere un attacco convenzionale sovietico. per dissuadere un attacco convenzionale sovietico, in quanto c'era poca fiducia che potesse essere contrastato dalle forze convenzionali della NATO in Europa. Lontano da una chiara separazione tra deterrenza nucleare e convenzionale e la deterrenza convenzionale, le due cose erano chiaramente collegate.

La dottrina nucleare russa non è stata pubblicata di per sé. Ma i suoi contorni possono essere intuiti da documenti dottrinali più ampi e, naturalmente, dalle dichiarazioni pubbliche dei governi occidentali e degli ufficiali russi. La dottrina militare russa sulla "guerra di nuova generazione" (talvolta definita "dottrina Gerasimov") prevede un tipo di guerra che si basa sull'azione indiretta, sulle campagne informative, sull'uso di organizzazioni militari private e sfruttamento delle proteste interne, supportate da sofisticati strumenti convenzionali e nucleari (Dmitry Dima Adamsky 2018).

Questa dottrina crea deliberatamente ambiguità sui confini tra l'uso di mezzi non convenzionali (cibernetici, informatici, di organizzazioni militari private), forze convenzionali e forze nucleari. Inoltre, la Russia è presunta avere una cosiddetta dottrina "dottrina della escalation e de-escalation”. Come descritto da Adamsky, la base di questa dottrina era la seguente: "implicitamente si presume che le guerre convenzionali regionali non avrebbero un impatto tale per l'avversario che esso possa tollerare il rischio di un singolo attacco nucleare. Di conseguenza, l'uso limitato del nucleare dissuade o pone fine alle ostilità convenzionali senza che si arrivi ad un massiccio scambio nucleare" (ibid).

Integrare le capacità nucleari tattiche come capacità combattiva porta ad un’integrazione degli assetti convenzionali e nucleari dagli effetti imprevedibili. Inoltre, utilizzare le armi nucleari come strumento di deterrenza anche in caso di attacchi convenzionali è un rischio da tenere in considerazione in quanto è un paradigma diffuso, l’India, ad esempio, mantiene la possibilità di utilizzo di armi nucleari se attaccata con armi chimiche o biologiche(Office of the Secretary of Defense, 2018).

Scenario: la carente distinzione tra assetti nucleari e convenzionale ed il caso dei centri C3I.

In uno scenario di conflitto convenzionale tra potenze nucleari ciascun belligerante potrebbe attaccare le capacità di comando, controllo, comunicazione e intelligence (C3I) dell'altro per ottenere un vantaggio bellico. I centri C3I sono perciò bersagli critici e di rilevante importanza per la pianificazione di un attacco. Tuttavia, dato che alcuni centri C3I sono a doppio uso, ossia sono responsabili sia per le funzioni nucleari e non nucleari, tali attacchi degraderebbero il sistema di comando e controllo nucleare dello stato attaccato, creando seri rischi di escalation nucleare involontaria.

Gli Stati Uniti dispongono di una serie di risorse C3I a doppio uso per le comunicazioni e l'allerta precoce che supportano operazioni sia nucleari che non nucleari. Anche altri Stati dotati di armi nucleari, tra cui la Cina e la Russia, ne dispongono, ma non si dispone di dati analitici riguardo quest’ultimi (Acton, 2020).
La Russia ha dichiarato che un attacco non nucleare contro tali assetti potrebbe portare ad un risposta nucleare nella sua dottrina militare (Russia, 2014).

L’interazione tra assetti C3I responsabili per il comando nucleare e non nucleare viene definita “entanglement” (ossia, intreccio) (ACTON, 2018).

Uno scenario di “entanglement” potrebbe verificarsi se uno stato percepisce che il controllo del deterrente nucleare è minacciato a causa di attacchi contro i centri C3I posti in essere con armi non nucleari dall’avversario. Tali attacchi avrebbero la conseguenza di degradare sia il comando e controllo convenzionale sia quello nucleare. L’attaccante potrebbe anche non avere l’intenzione di danneggiare il controllo nucleare. In una situazione del genere, lo stato attaccato potrebbe mal interpretare lo scenario di crisi ed essere portato ad usare le proprie armi nucleari in via preventiva.

In uno scenario immaginario, si prenda in considerazione un attacco cinese a Taiwan, il quale porterebbe al lancio da parte degli Stati Uniti di una piccola flotta di missili convenzionali ipersonici o cruise dal Mare delle Filippine verso la provincia del Fujian (di fronte allo Stretto di Taiwan). La loro missione sarebbe la distruzione delle difese costiere, così come dei nodi di comunicazione e dei centri C3I al fine di disabilitare le capacità di comando e controllo cinesi.

Considerato che la Cina ha innalzato il livello di allerta delle sue forze nucleari e sta costruendo sistemi strategici di allerta precoce che consentono l'adozione di una postura di lancio su allarme, come farebbe il governo cinese a far fronte al danneggiamento dei suoi assetti di comando e controllo nucleare? Una volta degradata la capacità di comando e controllo nucleare, avrebbero i mezzi o il tempo per chiedere alle controparti statunitensi di chiarire la natura degli ulteriori attacchi in arrivo? Si fiderebbero di qualsiasi risposta ricevuta? Nella pressione del momento, l'ambiguità e l’incapacità o diminuita capacità di comando e controllo potrebbe far scattare la decisione di lanciare missili nucleari contro le basi militari statunitensi nel teatro dell'Asia-Pacifico? La distruzione o danneggiamento dei di armi ipersoniche nelle fasi iniziali di un conflitto convenzionale di natura regionale potrebbe causare danni tali alle risorse vitali cinesi da indurre i decisori cinesi a decidere un'escalation verso una guerra totale?

Conclusioni

Si assiste ad una commistione tra i reami nucleare e non nucleare sia come strumento di combattimento sia a livello di deterrenza. Le maggiori potenze fanno crescente affidamento su armi nucleari a bassa potenza come strumenti per dosare la deterrenza. Ciò sconta però il fatto che sorpassata la soglia nucleare gli effetti di tali scenari sono disastrosi ed imprevedibili. Tali dottrine non sono nuove ma erano già presenti durante la Guerra Fredda, oggi il pericolo deriva dall’interazione delle funzioni di comando e controllo nucleari e non nucleare. Tali funzioni sono svolte per lo più dagli stessi centri C3I, i quali, anche in caso di attacco non nucleare, potrebbero comportare un degradamento delle funzioni nucleari.

A tale scenario si accompagna il rischio di un escalation accidentale frutto della pressione, della male interpretazione e non corrette percezioni che derivano da un tale scenario. Lo scenario immaginario riportato nell’analisi è esemplificativo di una situazione in cui uno stato nucleare potrebbe mal interpretare le intenzioni dell’avversario in cui, durante un conflitto convenzionale, vengano danneggiati assetti C3I attraverso attacchi convenzionali, nell’ipotesi un attacco missilistico ma nulla toglie che potesse essere anche un attacco di natura cyber. Nella pianificazione nucleare e strategica di un eventuale scontro convenzionale tra potenze nucleari, il cosiddetto processo di entanglement dovrebbe essere posto come elemento rilevante in quanto è determinante le percezioni dell’avversario che potrebbero portare all’utilizzo dell’arma nucleare.

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Bibliografia:



Brodie, B., Escalation and the Nuclear Option, Princeton, NJ: Princeton University Press; Snyder, G. H., 1966. A-1

DMITRY (DIMA) ADAMSKY, Nuclear Incoherence: Deterrence Theory and Non-Strategic Nuclear Weapons in Russia, in The Journal of Strategic Studies, 2013. A-1

JAMES ACTON, Escalation through Entanglement, in International Security, vol. 43 (n.1), 2018. A-1

JAMES J. WIRTZ, How Does Nuclear Deterrence Differ from Conventional Deterrence?, in Strategic Studies Quarterly, Vol. 12, No. 4, 2018. A-1

James M. Acton, Cyber Warfare & Inadvertent Escalation Author and Article Information, Daedalus 149 (2). A-1

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Sitografia:

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Krepon, M., “Low Yield Nuclear Weapons (Again), disponibile al sito: https://www.armscontrolwonk.co... A-1

The Military Doctrine of the Russian Federation, disponibile al sito https://rusemb.org.uk/press/20.... A-1

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