LA PARITÀ DI GENERE ALL’INSEGNA DELLA DIGITALIZZAZIONE

  Focus - Allegati
  28 novembre 2022
  24 minuti, 8 secondi

LA PARITÀ DI GENERE ALL’INSEGNA DELLA DIGITALIZZAZIONE

Le principali barriere multiple su cui intervenire


A cura di: Giulia Provenza, Junior Policy Analyst e Mariella Brunetti, Policy Analyst

Di cosa parleremo?

  1. Digital Gender Divide
  2. La barriera educativa e socioculturale
    2.1 Focus rapido in Italia
  3. La barriera economica e lavorativa
  4. Ridurre i divari di genere: alcune proposte multidirezionali
  5. Conclusione

Abstract

Il digital gender gap rappresenta un ostacolo per la salvaguardia dell’uguaglianza di genere come diritto umano fondamentale e per lo sviluppo economico e sociale. Sono state implementate diverse strategie digitali, nonché pubblicati diversi studi nazionali e internazionali, per aumentare la consapevolezza del digital gender divide e per promuovere l’empowerment femminile nell’era della trasformazione digitale.

L’obiettivo di questo lavoro è analizzare l’impatto della digitalizzazione sul tema dell’uguaglianza di genere, in un mondo che si fa portavoce di inclusione e innovazione.

In uno scenario così definito, una delle strade che i responsabili delle politiche possono intraprendere riguarda l’identificazione di azioni e direzioni politiche utili ad ampliare la prospettiva di genere anche agli aspetti legati alla digitalizzazione. Si ritiene che questo possa essere un punto di partenza per comprendere le motivazioni che portano all’avanzare delle asimmetrie di genere rispetto all’uso delle tecnologie digitali.


1. Digital Gender Divide

La rinomata rivoluzione digitale ha avuto un enorme impatto su diversi settori, a partire da quelli economici e militari fino ad arrivare a quelli educativi, professionali e relazionali. Questo innovativo sconvolgimento ha portato alla luce aspetti estremamente positivi, dimostrando quanto siano indispensabili i benefici di tale evoluzione, e allo stesso tempo aspetti negativi, causando divisioni e creando barriere fisiche e digitali. La digitalizzazione, o trasformazione digitale, secondo la letteratura scientifica, fa riferimento a tutti quei cambiamenti associati all’applicazione di tecnologia digitale in tutti gli aspetti della società umana[1]. Stando a questa definizione, la digitalizzazione è un fenomeno socioculturale che ha letteralmente modificato l'ecosistema, forzando la società ad adattarsi ai diversi cambiamenti in maniera piuttosto rapida. Sebbene la trasformazione digitale possa abbattere barriere politiche, economiche e sociali, bisogna tuttavia ancora definire i passaggi chiave per riuscire nell’intento di salvaguardare, anche nell’ambito digitale, la parità di genere. Per ragioni storiche, sociali e culturali, la gender equality è stata da sempre un obiettivo da raggiungere, una battaglia per cui lottare, e una sfida, tanto stimolante quanto amara.

Di fatti, nonostante la tecnologia avanzi, in particolare con l’espansione delle “Information and Communication Technologies” (ICT) nella vita quotidiana, nel settore pubblico e privato, un fenomeno piuttosto attuale è il c.d. digital gender gap, il divario di genere digitale. Tra le molteplici ragioni che influenzano e fomentano questo gender divide, se ne possono elencare almeno tre: l’educazione, la povertà e l’ambiente socioculturale. Da un lato, discriminazione, bias culturali, poche risorse e accesso limitato delle donne agli sviluppi tecnologici influiscono su un potenziale progresso globale e una maggiore inclusione delle donne. Dall’altro, in diversi paesi, molte donne non possiedono la cosiddetta “digital literacy”, non hanno pertanto la possibilità di sviluppare le abilità digitali necessarie, oppure faticano nel trovare un impiego nelle cosiddette materie STEM: Science, Technology, Engineering and Mathematics. Un report dell’UNESCO ha infatti definito la digital literacy come l’abilità di definire, accedere, gestire, integrare, comunicare, valutare e creare informazioni in maniera sicura ed appropriata attraverso le tecnologie digitali e dispositivi in rete per la partecipazione nella vita sociale ed economica[3]. Oltre alle differenze di genere relativamente all’accesso, all’uso e alla disponibilità di strumenti tecnologici, sono poi evidenti gli ostacoli radicati nelle norme socioculturali, che continuano ad impedire alle donne di svolgere un ruolo centrale ed attivo nella rivoluzione digitale[2].

Sono molti gli studi che hanno analizzato questo downgrade femminile dal mondo digitale, e che hanno ispirato la creazione di soluzioni politiche per colmare questo crescente divario.

2. La barriera educativa e socioculturale

Se il nostro modo di vivere dipende già molto dall’uso del digitale, quello delle prossime generazioni sarà ancora più forgiato da esso. Il tema dell’educazione è pertanto uno dei primi aspetti centrali per comprendere quanto il digital gender gap sia influenzato da metodi educativi e da stereotipi che frenano l’ascesa femminile nel mondo c.d. tech. I nuovi strumenti tecnologici permettono la realizzazione di un nuovo tipo di insegnamento, più proattivo, stimolante e produttivo. Per far sì che questo nuovo stile di vita “smart” si concretizzi, sono indispensabili l’educazione alla tecnologia, un ambiente formativo adatto e personalizzato, ed infine l'inclusione di genere.

Per accelerare questo processo, sono state implementate molteplici politiche e prodotte diverse ricerche con l’obiettivo di analizzare alcune misure capaci di rendere questo avvicinamento femminile alla tecnologia nel modo più chiaro e flessibile possibile.

Un report dell’OECD (Organization for Economic Cooperation and Development), del 2019, conferma l’importanza dell’educazione in ambito tecnologico, sostenendo come la mancanza di un percorso formativo adatto provochi l’assenza di fiducia digitale e una “technical illiteracy”[3]. Tale angoscia tecnologica deriva da stereotipi di genere e provoca una continua “ansia” da prestazione e performance lavorative negative[4]. La cosiddetta “technophobia” è il risultato di un insieme di elementi sociali e culturali evidenti nelle ragazze e nelle donne, legata al concetto della cosiddetta “Technoculture”[5] che, assieme alla Technophobia, causano divari anche sul posto di lavoro. Questo aspetto è stato affrontato anche da una recente analisi dell’EIGE, Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere, in uno studio che offre spunti interessanti sulla questione di genere annessa al mondo del lavoro digitalizzato. Il primo aspetto che emerge è la necessità di garantire che le donne e le ragazze occupino la loro giusta quota nel mercato del lavoro digitale. Il mercato del lavoro appare infatti ancora frenato dalla c.d. segregazione dell’istruzione e del lavoro. All’interno dello scenario digitale, persistono ancora un’associazione culturale tra mascolinità e skills tecniche, e la convinzione che la “femminilità” non sia compatibile con attività tecnologiche[6]. Nell’intera Unione Europea, cioè, solo 2 lavori su 10 nel settore delle ICT, sono coperti da una quota di donne[7]. Al contrario, alcuni tipi di mansioni sono prevalentemente svolte da donne; classico esempio è quello del settore dell’assistenza e della cura della persona. A livello mondiale, sul posto di lavoro, le lavoratrici in ruoli di Data and Artificial Intelligence sono circa il 26%, il 15% nel ruolo di Engineering and il 12% in Cloud Computing[8]. Nel sistema educativo, gli stereotipi di genere sono ancora molto evidenti.

A fare la differenza tra i giovani di entrambi i sessi, di età compresa fra i 16 e i 24 anni, è la maggior fiducia nelle proprie competenze digitali, come detto. Emerge, in termini concreti, che oltre il 90% delle ragazze e dei ragazzi possiede competenze sufficienti per utilizzare le tecnologie digitali nella vita quotidiana, ma tendenzialmente una fiducia maggiore è posseduta ancora dai maschi. Un esempio è il dato per cui il 73% dei maschi di 15-16 anni di età usano senza difficoltà dispositivi digitali con cui hanno poca familiarità, rispetto al 63% delle femmine che appartengono alla stessa fascia di età. Di conseguenza, sempre secondo le stime dell’EIGE, solitamente ad essere meno attratte dalle professioni digitali sono le donne: le aspirazioni ad intraprendere professioni digitali si riducono. Infatti, nell’ultimo decennio, la percentuale di laureate in discipline STEM è scesa dal 23 al 22%. Di qui scaturiscono una serie di conseguenze nel mercato del lavoro: una delle barriere che scoraggiano le donne dal cercare occupazione nel settore ICT è, ad esempio, costituita dal predominio maschile nei luoghi di lavoro. Eppure, tra gli aspetti più rilevanti, vi è il divario retributivo: in media le donne operanti nelle ICT hanno guadagni maggiori rispetto alle donne impiegate in altri settori e le differenze di retribuzione mensili tra uomini e donne si riducono tra gli specialisti ICT del 13%. Le carriere STEM sembrano essersi trasformate in carriere maschili, escludono il genere femminile che lotta per entrare nel mondo digitale e incontra tutt’oggi molteplici ostacoli. Gli insegnanti, nel loro ambiente di formazione, hanno l’obbligo di coinvolgere e spronare le donne a farsi coraggio e ad intraprendere una carriera tech; devono supportare i loro interessi e fornire soluzioni adatte alle ragazze che non hanno la possibilità di sviluppare le proprie digital skills e non possono accedere a dispositivi tecnologici. Senza la volontà di professionisti di motivare, appassionare e rendere partecipi le studentesse del mondo digitale, si crea una stasi educativa ed evolutiva che porta ad un incupimento scolastico e all’impossibilità di crescita digitale femminile. La carenza di un’educazione scolastica e familiare appropriata causa, inoltre, una segregazione femminile, una minore protezione sociale e, nondimeno, un divario salariale tra uomini e donne, che tutt’oggi potrebbe essere descritto come imbarazzante. L’educazione oggi può sfruttare un nuovo alleato, la digitalizzazione. Il mondo digitale può unire uomini e donne tramite training innovativi in grado di avvicinare il genere femminile a nuovi tipi di insegnamenti, più stimolanti e partecipativi, per colmare quel triste gap.

L’obiettivo comune è di eliminare l’illiteracy digitale sia di uomini sia di donne, e arrivare al punto in cui l’uguaglianza di genere non è solamente una sfida o uno scopo da raggiungere sull’agenda politica dei governi, ma è una norma ben stabilita.

2.1 Focus rapido in Italia

La situazione in Italia relativamente al digital gender gap è ancora incerta.

Secondo lo studio datato al 2020 del Centro Dondena per la ricerca sulle dinamiche sociali e le politiche pubbliche, l’Italia è al 25esimo posto su 28 Stati membri dell’Unione Europea per quanto riguarda la parità di genere digitale, con prestazioni migliori solo rispetto alla Grecia, alla Romania e alla Bulgaria[9]. Inoltre, la performance peggiore dell’Italia è nell’ambito delle competenze degli utenti in Internet: infatti, il 38% delle donne italiane hanno competenze digitali di base rispetto al 45% degli uomini[10].

La rivoluzione digitale ha causato uno shift negli interessi e negli sviluppi lavorativi globali, e gli Stati si sono dovuti adattare a tali cambiamenti in maniera adeguata e proporzionata. Il suddetto studio ha approfondito un tema molto importante che non tocca solo l’Italia, ma anche altri paesi: l’esistenza di uno stereotipo culturale, secondo il quale le donne sono più propense ad occuparsi della gestione familiare e casalinga, non condividono le faccende di case con i loro partner, interrompendo man mano il processo di apprendimento digitale[11].

Combinando l’aspetto culturale con quello educativo, è chiara la poca rappresentazione delle donne nelle carriere STEM.

3. La barriera economica e lavorativa

Diverse barriere impediscono alle donne di essere partecipi del mondo digitale: la barriera economica è una di quelle.

Nei paesi in via di sviluppo, il digital gender gap è maggiormente avvertito, a causa di situazioni di estrema povertà, di poche risorse accessibili e di bias culturali che ritengono che il mondo tech sia “male”. Secondo il report dell’associazione GSMA (Global System for Mobile Communications) datato al 2022[12], l’accessibilità è il primo tra gli ostacoli che limitano la digitalizzazione femminile.

Nei paesi a basso e medio reddito, invece, è evidente il divario tra uomini e donne nel possedere un dispositivo tecnologico e nell’essere “online”.

Anche in Europa, persiste una grande divisione tra uomini e donne in relazione all’accesso e all’uso di Internet: nel 92% di questi paesi, sono molto più gli uomini ad utilizzare Internet e a possedere un dispositivo tecnologico[13].

I costi eccessivi non permettono alle donne di vivere nel mondo tech: un’inclusione digitale di genere si deve pertanto porre l’obiettivo di migliorare l’inclusione finanziaria e aiutare da un punto di vista economico le donne che, ad esempio, vivono in aree rurali isolate e non possono accedere ai beni di prima necessità digitale.

Inoltre, nei paesi a basso e medio reddito, la barriera economica è palese anche all’interno di alcuni ambienti familiari, dove le donne continuano a lottare per un’indipendenza economica. In maniera sproporzionata, devono affrontare povertà, diseguaglianza e discriminazione, soffrendo di iniqua divisione del lavoro e mancanza di controllo sulle risorse economiche[14]. Questi pregiudizi vengono incrementati anche da un’ulteriore discriminazione, secondo cui il mondo di Internet non è un “safe place” per le donne e le ragazze, è un posto pericoloso che deve essere protetto esclusivamente dagli uomini.

La safety digitale fa parte di un ulteriore argomento di dibattito all’interno dell’ambiente socioculturale che sembra fare di tutto per isolare il genere femminile dal mondo digitale[15].

La percezione della vulnerabilità femminile online può avere conseguenze negative per l’inclusione femminile nel digitale.

Per evitare che il genere femminile rimanga offline, è necessario dunque affidare maggiori risorse economiche e digitali alle donne in cerca di rivalsa, per far sì che empowerment e inclusione digitale e finanziaria siano effettivamente raggiungibili.

L’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro a scala internazionale preoccupa anche le stime dell’OIL : le donne sono ancora lontane dal raggiungimento dell’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e, in molte parti del mondo, sono intrappolate in lavori poco qualificati e retribuite in maniera inferiore rispetto agli uomini. Per questo, nel 2021, i leader del G20 hanno richiesto una tabella di marcia per garantire i progressi

nella riduzione dei divari di genere e nella partecipazione al mercato del lavoro. L’OIL considera la parità di genere un elemento fondamentale per realizzare quattro obiettivi strategici:

  • promuovere e realizzare norme internazionali e principi fondamentali sul lavoro. Le convenzioni internazionali dell’OIL in proposito sono numerose. A tal fine, nel giugno 2019, è stata adottata la Dichiarazione del Centenario dell’OIL per il futuro del lavoro. Obiettivi chiave sono: pari opportunità, pari trattamento, pari retribuzioni; divisione equilibrata delle responsabilità familiari; maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata; investimenti nella care economy;
  • creare maggiori e migliori possibilità per uomini e donne di poter accedere ad un lavoro e ad un reddito sicuro e dignitoso; Si ricordi infatti che la parità di genere mira a garantire pari opportunità tra uomini e donne, nel senso più collaborativo e sinergico possibile;
  • rafforzare la copertura e l’effettività della protezione sociale per tutti i lavoratori e le lavoratrici;
  • rafforzare le forme di dialogo sociale.

Il gruppo Woman 20, gruppo del G20 dedicato alla parità di genere dal 2015, è attualmente impegnato nella creazione di un progetto di proposte per il tessuto imprenditoriale, incentrato sulla parità di genere. L’interesse del gruppo verso il tema è cresciuto inoltre a causa dell’emergenza sanitaria ed economica indotta dal Covid-19. Tra le diverse misure, viene posto l’accento sullo sviluppo dell’ imprenditoria femminile, specialmente nell’e-commerce e nel digitale. Una misura potrebbe essere quella di aumentare l’accesso alla tecnologia, soprattutto nelle aree isolate e lontane dalle città, dove il gender gap è più profondo. Inoltre, importante è anche incentivare l’occupazione fornendo maggiore assistenza per bambini, anziani e persone a carico, anche attraverso forme di protezione al reddito[16]. Intervenire per ridurre il gap di genere esistente è, difatti, anche la chiave di volta di un'economia più prospera e più moderna.

4. Ridurre i divari di genere: alcune proposte multidirezionali

Il percorso per un progresso tecnologico a 360 gradi è sicuramente lungo, ma bisogna prendere atto delle attività svolte e attuarne delle nuove per sancire l'uguaglianza di genere nel mondo digitale e migliorare la situazione salariale e lavorativa all’interno delle aziende. È chiaro che non esista un’unica soluzione in grado di colmare tale gap, soprattutto per la molteplicità dei fattori che coinvolgono la diseguaglianza di genere in ambito digitale.

Gli stereotipi di genere sono elementi radicati nella percezione maschile e femminile, e si applicano conseguentemente anche al mondo digitale.

Tuttavia, alcune proposte politiche possono essere d’aiuto per promuovere soluzioni a breve e a lungo termine:

  • Educazione culturale

Come rammenta l’OCSE in un report dedicato alla parità di genere[17]: “l'istruzione è uno degli strumenti più potenti che i responsabili politici possono utilizzare per colmare il divario digitale di genere. È essenziale dotare e formare le donne e le ragazze delle competenze necessarie per partecipare e prosperare nella trasformazione digitale”. Fare leva sulla cultura può non fornire risultati incoraggianti nel breve periodo, eppure, condividendo la linea di pensiero dell’OCSE, vale la pena ricordare quanto risulti valida la chiave culturale proprio nei confronti delle questioni di genere. A questo proposito, le campagne di sensibilizzazione e di educazione verso i lavori STEM o ICT andrebbero supportate con continuità dai governi, per favorire un rafforzamento subculturale della parità di leadership. Si può pertanto condividere la proposta dell’OCSE stessa di utilizzare la pervasività di Internet e delle piattaforme sociali per la trasmissione efficace di questi messaggi culturali in modo ricorrente, rivolgendosi a coorti di utenti specifiche. Se infatti all'età di 15 anni (dati OCSE, 2018) il divario tra i sessi in termini di competenze per l'era digitale non è netto, in una fase successiva, quando si considera un mix di competenze, le donne lavoratrici sembrano essere meno numerose. L’approccio culturale va rafforzato dunque a partire da metodi pedagogici alternativi da considerare in età scolare, ma anche successivamente, quando cioè si tratta di compiere scelte sul proseguimento degli studi, nonché in ambito lavorativo. L’aspetto culturale dispiega i suoi effetti specialmente in questi momenti molto delicati della vita delle persone. Va inoltre sottolineato che, per sua natura, l’azione culturale è tanto più possibile quanto maggiore è la contaminazione di fattori: lavorare sui valori culturali significa dotare gli individui di capacità di scelta, autonomia, self-confidence. Il lavoro dell’educatore professionale del futuro sarà dunque essenziale. La figura professionale da affiancare ai minori nelle scuole andrebbe rivalutata e riqualificata sotto l’aspetto normativo e contrattuale, dal momento che si parla di “crisi del mercato del lavoro educativo”[18].

  • Educazione digitale e psicologica

In ambito educativo, i governi, le aziende e gli istituti di ricerca dovrebbero investire nella digitalizzazione e nella parità di genere, offrendo corsi gratuiti di formazione per le donne e le ragazze prive di risorse finanziarie.

Sul territorio italiano, sono presenti svariate aziende che offrono questa possibilità a studenti e lavoratori meritevoli, con l’obiettivo ultimo di accompagnarli fino alla fine del loro percorso, fornendo anche soluzioni lavorative. Queste attività possono spronare coloro che sono ostacolate da problematiche economiche e familiari, facilitandone l’apprendimento digitale e lo sviluppo progressivo della digitalizzazione. Questo processo, tuttavia, deve essere realizzato fin dai primi anni di scuola e di università, e deve essere supportato e promosso da professionisti e specialisti. Con una buona coordinazione scolastica e familiare, e una buona volontà delle studentesse, le skills digitali possono essere ottenute in maniera efficiente e stimolante. Una proposta alquanto complicata ed interessante riguarda, inoltre, la presenza in questi ambiti di una persona esperta nel settore psicologico, che potrebbe aiutare l’integrazione femminile nel mondo digitale già durante gli anni scolastici. I fattori socioculturali e l’ambiente familiare possono influenzare il comportamento e i programmi futuri degli studenti; una persona specializzata nel digitale e nella psicologia potrebbe essere in grado di analizzare al meglio le ragioni che portano all’esclusione femminile per una maggiore riflessione. Allo stesso tempo, la digitalizzazione può spaventare le persone non abituate a tale rapidità ed evoluzione. La persona esperta dovrà essere in grado di formulare soluzioni integrative ed omogenee per allenare la salute mentale e digitale degli studenti.

  • Partecipazione attiva e videogames

L’ambiente digitale non ha a che fare esclusivamente con l’ambiente lavorativo, ma anche familiare e relazionale. Un divario di genere è evidente anche nei confronti del settore dei videogames, un ambito molto produttivo e poco discusso, che avrebbe bisogno di maggiore partecipazione femminile. Il gioco digitale è un aspetto importante per la gender equality, dato che non solo potrebbe assicurare alle donne una maggiore presenza online, ma essere anche un trampolino di lancio per aumentare quella desiderata inclusione con il genere maschile. L’ambiente dei videogiochi sembra avere un tratto maschilista, soprattutto per via del costante stereotipo per cui solo gli uomini giocano ai videogiochi. L’organizzazione di incontri e di eventi che promuovono l’incontro tra uomini e donne anche nel contesto dei videogames potrebbe rientrare tra le proposte politiche e organizzative dei governi: sarebbe estremamente utile per un miglioramento di abilità digitali, di interazioni online e offline e per l’estinzione di questo pregiudizio. L’associazione IDEA (Italian interactive Digital Entertainment Association)[19] svolge un ruolo fondamentale a riguardo: dagli anni 2000, rilascia lavori periodici in materia di videogames, dedicando numerose sezioni alle donne e alle opportunità professionali che il mondo dei videogiochi può offrire.

All’interno di questa associazione, si trova una rubrica estremamente interessante e specializzata in gaming, dedicata esclusivamente al genere femminle. “Game to Women” (G2W) vuole condividere la cultura dei videogiochi nel miglior modo possibile e abbattere la barriera esistente tra uomini e donne nel campo dei videogames. In questa rubrica, è possibile trovare numerose testimonianze di donne talentuose e appassionate di videogiochi, che ora ricoprono ruoli di alto livello all’interno di aziende ben note. Questo è solamente un esempio dello sforzo quotidiano e del desiderio costante del genere femminile di integrazione in un mondo apparentemente maschile.

Un’altra idea molto creativa è stata finanziata dal programma Erasmus+ dell’Unione Europea, ed è nota come “GEGAME”.

Questo nuovo mondo digitale ha modificato stereotipi e abitudini quotidiane, sviluppando nuovi metodi di insegnamento e di formazione. GEGAME propone l’educazione al digital gender gap, al gender-equality e a qualsiasi tipo di discriminazione di genere tramite i videogiochi. Un modello alquanto innovativo e brillante che unisce uomini e donne, sfruttando la cosiddetta “imaginative empathy” (mettersi nei panni degli altri) per cambiare determinati comportamenti, promuovendo l’empowerment e l’inclusione femminile nel mondo tech[20].



  • Framework giuridico & working digital groups

Sono stati istituiti innumerevoli piani per promuovere l’uguaglianza di genere anche nel mondo digitale. In primis, nel marzo 2020, la Commissione Europa ha condiviso la nota Strategia 2020-2025 riguardante il tema della parità di genere. Gli obiettivi[21] toccano svariati argomenti: la violenza di genere in ambiente lavorativo, il problema del divario salariale, il raggiungimento di un equilibrio di genere.

Di certo, la presenza di strategie mirate e di frameworks giuridici internazionali per evitare qualsiasi discriminazione di genere nel mondo digitale sono di grande aiuto. Per rendere ancora più flessibile e veloce l’integrazione delle donne nel mondo digitale ed aziendale, la nascita di gruppi di lavoro finalizzati a coordinare sforzi giuridici e sociali appare essenziale. Tali working groups possono diventare “porti sicuri" per l’inclusione di genere nel mondo tech, evolvendosi in punti di incontro e di stimolo per le donne che affrontano quotidianamente difficoltà. Inoltre, per aiutare il processo di digitalizzazione, la formazione deve essere continua e imprescindibile: i working digital groups possono nascere all’interno della scuola e dell’università e diventare hubs di idee innovative e rappresentare momenti di condivisione tra insegnanti e studenti. Per di più, nell’ambiente delle carriere STEM, l’educazione alla digitalizzazione è essenziale: questi gruppi di lavoro, affiancati da politiche lavorative eque e sostenibili, sono in grado di supportare il continuo aggiornamento sulle tematiche tecnologiche, creando luoghi inclusivi, di confronto e di apprendimento. Un esempio chiaro, portavoce di questo “sforzo” femminile, è rappresentato dall’associazione no profit “SheTech”[22] nata nel 2009 per promuovere la diversità e colmare il digital gender gap. SheTech unisce donne di tutto il mondo per diffondere l’inclusione, creando gruppi di lavoro e svolgendo attività di networking e di formazione continua. Questa associazione si pone come obiettivo principale quello di organizzare corsi di formazione digitale ed eventi di “awareness” con un particolare focus sulla differenza salariale tra uomini e donne.

Un’iniziativa incredibilmente innovativa riguarda i “Coding Bootcamps”, dedicati alle donne che hanno passione per la programmazione. Questi corsi intensivi sono organizzati insieme a diverse aziende, come Deloitte o UniCredit, per finanziare l’educazione alla programmazione. Sono presenti corsi online e in presenza di Python, JavaScript, React, per promuovere la diversità e il continuo apprendimento digitale.

  • Promozione di partenariati pubblico-privati

Oggi più che mai, la trasformazione digitale sta mettendo in primo piano l’importanza della cooperazione tra settore pubblico e settore privato, in vari contesti. Nell’ambito della parità di genere, intesa come raggiungimento di parità di opportunità di crescita e affermazione dei singoli individui, la sinergia tra i due settori può diventare strategica, in particolare se si considera il vantaggio che potrebbe scaturire dall’azione congiunta del settore accademico con quello privato. Forme di partenariato accademico-privato potrebbero contribuire ad intrecciare i saperi e le esperienze reciproche, al fine di identificare quali siano le competenze maggiormente richieste dal mercato del lavoro nell'era digitale e sviluppare azioni di intervento per colmare gli eventuali gap di genere. Un ruolo significativo è anche quello svolto dalle organizzazioni della società civile, in particolare quelle giovanili e femminili che, con il sostegno di risorse adeguate, potrebbero permettere una partecipazione più significativa delle ragazze alla società e al processo decisionale politico.

  • Meccanismi di conciliazione vita-lavoro

Stando alla ricerca ANPAL (2019), Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, “malgrado le nuove tendenze e gli sviluppi tecnologici degli ultimi 10 anni, la maggior parte dei dipendenti in Europa ha ancora orari di lavoro rigidi e non usufruisce di modalità flessibili di lavoro (telelavoro, smart working, orario ridotto ecc) [...]”[23]. Oggi, infatti, le modalità di lavoro flessibile possono essere più facilmente incentivate grazie agli avanzamenti della tecnologia, che sono stati, tra l’altro, messi alla prova già durante l’emergenza pandemica. Poiché una tra le cause principali della differenza occupazionale tra donne e uomini resta legata alle questioni di genitorialità e di cura, un maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro potrebbe essere raggiunto tramite l'incentivo a forme di telelavoro. Nell’Unione Europea, molti Stati membri hanno previsto misure strutturali e vere e proprie strategie di policy: la Germania è intervenuta con una maggiore flessibilità sui congedi parentali; la Francia ha previsto una estensione dei servizi di cura per l’infanzia; la Finlandia intende sperimentare nuove forme di lavoro flessibile. I risultati potranno essere discussi nei prossimi anni, ma l’analisi delle varie proposte presentate a livello europeo può fungere da stimolo per il dibattito politico-legislativo nazionale.

5. Conclusioni

Sebbene questa disparità di genere all’interno del mondo digitale sia evidente, la digital revolution ha trasformato la concezione del lavoro, ha mostrato molteplici sfaccettature fino ad ora inesistenti o comunque di nicchia, rendendo la tecnologia un lavoro “smart”, e associandole uno status importante.

Oggigiorno la digitalizzazione diventa ammiccante, grazie all’evoluzione e alla consapevolezza di nuove opportunità lavorative anche in questo ambito e della nascita di un mondo “nerd”, non più percepito come maschile. Il mondo del lavoro si trova di fronte ad un’escalation di talenti, bramosi di portare le loro abilità digitali in aziende innovative.

Lo status delle materie STEM è palesemente cambiato: tra diversi anni, si potrà dire che la rivoluzione digitale avrà colmato il gender gap e portato all’integrazione fisica e virtuale di uomini e donne, in ambienti lavorativi e sociali.

Sebbene questa visione sia positiva e alquanto cinica, dato che deriva dalla trasformazione dello status digitale in uno status basato su fattori economici e politici, l’attività politica dei governi continua ad essere indispensabile per far sì che questo messaggio arrivi.

Gli Stati devono allinearsi e adottare framework giuridici univoci e uniformi, adattandosi continuamente agli sviluppi tecnologici, e rimanendo sempre aggiornati per non rischiare di rimanere indietro; devono promuovere l'uguaglianza di genere digitale e sfruttare approcci e punti di vista differenti per portare vantaggi e benefici al nuovo mondo digitale. La società civile, le aziende, le scuole e le università hanno il dovere di collaborare costantemente per rendere il digital gender gap un lontano ricordo.

Bibliografia di riferimento

[1] P. Parviainen, M. Tihinen, J. Kääriäinen, S. Teppola. “Tackling the digitalization challenge: how to benefit from digitalization in practice”, International Journal of Information System and Project Management, March 2017.

[2] Report of the Organization for Economic Cooperation and Development (OECD), “The role of education and skills in bridging the digital gender divide”, 2019. Available at: https://www.oecd.org/sti/education-and-skills-in-bridging-the-digital-gender-divide-evidence-from-apec.pdf.

[3] Op. cit. Report of OECD, 2019.

[4] Ibidem.

[5] Ibidem.

[6] Judy Wajcman, Erin young and anna Fitzmaurice. “The digital revolution: Implication for Gender Equality and Women’s Rights 25 Years after Beijing”, United Nations Women, No. 36, August 2020.

[7] ANSA, Il futuro digitale rischia di aumentare il gap di genere, https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2021/07/04/il-futuro-digitale-rischia-di-aumentare-il-gap-di-genere-ecco-perche_f4d35eb6-0610-4895-b6af-2d77d3202f66.html.

[8] UNICEF Report, “Advancing Girls’ Education and Gender Equality through Digital Learning”, December,https://www.unicef.org/media/113221/file/Advancing%20Girls'%20Education%20and%20Gender%20Equality%20through%20Digital%20Learning.pdf.

[9] Report of the OECD, Organization for Economic Cooperation and Development, “Bridging the Digital Gender Divide: include, upskill, innovate”, 2018. Available at: https://www.oecd.org/digital/bridging-the-digital-gender-divide.pdf.

[10] Ibidem.

[11] Ibidem.

[12] Mariana Lopez, Women’s safety online: a driver of gender inequality in internet access”, ITU – The UN specialized agency for ICTs, May 2020. Available at: https://www.itu.int/hub/2020/05/womens-safety-online-a-driver-of-gender-inequality-in-internet-access/.

[13] Maria A. Perifanou, Anastasios A. Economides. “Gender Digital Divide in Europe”, International Journal of Business, Humanities and Technology, Vol. 10, No. 4, December 2020.

[14] P. Profeta, “Sfide attuali e future per la parità di genere in Italia: il divario digitale di genere”, Plan International e Università Bocconi, novembre 2020.

[15] The Mobile Gender Gap Report, GSMA, 2022. Available at: https://www.gsma.com/r/wp-content/uploads/2022/06/The-Mobile-Gender-Gap-Report-2022.pdf?utm_source=website&utm_medium=download-button&utm_campaign=gender-gap-2022.

[16] Women20: il digitale è la chiave per valorizzare l’imprenditoria femminile, https://www.italiaonline.it/risorse/women20-il-digitale-e-la-chiave-per-valorizzare-l-imprenditoria-femminile-2633

[17] OECD, Bridging the digital gender divide, https://www.oecd.org/digital/bridging-the-digital-gender-divide.pdf

[18] Educatori cercasi: la crisi del mercato del lavoro educativo,

https://www.unicatt.it/terzo-settore-pedagogia-e-psicologia-educatori-cercasi-la-crisi-del-mercato-del-lavoro-educativo

[19] Italian interactive Digital Entertainment Association, https://iideassociation.com/notizie/game2women/game-to-10-women.kl

[20] Si veda GEGAME, “A videogame to use in schools to promote gender equality”, 2020. Disponibile su: https://www.gegame.eu/

[21] Commissione Europea, “Verso un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere:2020-2025”,https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/aid_development_cooperation_fundamental_rights/gender_equality_strategy_factsheet_it.pdf.

[22] SheTech, https://shetechitaly.org/team/.

[23] Anpal, Conciliazione Vita-Lavoro, https://www.anpal.gov.it/documents/552016/586444/N9_conciliazioneVITALavoro_pubblicazione.pdf/cbf6b224-9298-3b72-1323-e8282058a942?t=1573817996905



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