Autore: Liam Mariotti, Junior Researcher MI G.E.O. Economia.
Abstract
Il 14 marzo 2025, l'Unione Europea e la Repubblica Sudafricana hanno firmato un accordo d'investimento del valore di circa 5 miliardi di euro, segnando una nuova fase nelle loro relazioni bilaterali. Questo articolo analizza il contenuto e il contesto geopolitico di tale accordo, collocandolo nel quadro storico delle relazioni UE-Sudafrica e considerando le sue implicazioni future. Dopo un periodo di raffreddamento dovuto a divergenze sulla guerra in Ucraina, la pandemia di COVID-19 e le tensioni globali legate ai BRICS, l’accordo rappresenta un tentativo europeo di rafforzare i legami con il Sudafrica in risposta all’aggressiva politica estera degli Stati Uniti sotto Donald Trump e alla crescente influenza cinese in Africa. L’accordo si concentra su investimenti nella transizione energetica e nella produzione di vaccini, in linea con l’iniziativa Global Gateway dell’UE, e introduce una cooperazione strategica su terre rare e materiali critici, fondamentali per la resilienza industriale europea. Infine, l’analisi riflette sulle prospettive politiche e strategiche di questa partnership, sottolineando come essa possa rappresentare un modello replicabile per il futuro dell’azione esterna europea in un contesto globale sempre più competitivo e frammentato.
Introduzione
Il 14 Marzo 2025, l’Unione Europea (UE) ha firmato un accordo di investimento con la Repubblica Sudafricana, per un montante di circa 5 miliardi di euro. Questo accordo rappresenta un passo significativo nei rapporti tra i due paesi, visto che questi si erano raffreddati per una serie di questioni, la più importante delle quali è l’invasione dell’Ucraina. Inoltre, il Sudafrica fa parte dei BRICS, un gruppo con il quale le tensioni sono cresciute negli ultimi anni principalmente per via della Cina e della Russia. Questa analisi tenterà di far luce sugli elementi di questi accordi, cercando di inquadrarli all’interno del quadro storico delle relazioni tra il blocco ed il Paese africano, per poi cercare di delineare le traiettorie future di tale rapporto all’interno del contesto internazionale attuale.
Storia delle relazioni UE-Sudafrica
L’UE ed il Sudafrica hanno relazioni che hanno conosciuto uno sviluppo accelerato negli anni Novanta. La ragione per cui le relazioni non si svilupparono prima dell’ultima decade del Novecento può essere ricondotto al regime di Apartheid, contro il quale tutti gli Stati Membri dell’UE hanno sollevato delle sanzioni. Con l’abolizione di questo regime nel 1994 e con una normalizzazione progressiva dei rapporti, un accordo commerciale, di sviluppo e cooperazione nel 1999. Inoltre, nel 1994 il Sudafrica entrò a far parte del Gruppo degli Stati Africani, Caraibici e Pacifici, i principali beneficiari degli aiuti allo sviluppo messi a disposizione dall’UE. Nel 2007, il Sudafrica e l’UE hanno sottoscritto una partnership strategica, spingendo per una maggiore cooperazione bilaterale in tutti i settori ed istituzionalizzando i rapporti con summit, incontri ministeriali e consigli di cooperazione convenuti regolarmente. All’interno di questo rapporto strategico, i dialoghi si focalizzano sulla sicurezza, i diritti umani, il commercio, lo sviluppo sostenibile ed infine l’istruzione e la ricerca.
Tuttavia, i rapporti tra il blocco del vecchio continente ed il Sudafrica hanno conosciuto un raffreddamento progressivo. La prima incrinazione è avvenuta con la pandemia di COVID-19, con accuse mosse dal Sudafrica di protezionismo sui vaccini nei confronti dell’UE. Lo scoppio della guerra in Ucraina ha giocato un ruolo importante nel complicare ulteriormente le relazioni, visto che il Sudafrica non ha espresso una condanna totale nei confronti della Russia, ma anzi il Presidente Cyril Ramaphosa ha espressamente criticato l’allargamento della NATO come concausa del conflitto. Sempre nel 2022, il Sudafrica è uscito dagli OACPS, dichiarando che il format duplicava altre conversazioni avute con l’UE in altri forum. Nonostante ciò, nell’ultimo consiglio ministeriale del 2023 Josep Borell ha dichiarato la traiettoria delle relazioni come positiva soprattutto da un punto di vista economico e sociale. In ultima istanza, l’attuale conflitto tra Israele e Palestina rappresenta un ulteriore punto di divergenza, dato che soltanto alcuni Stati Membri sostengono attivamente l’accusa dello Stato africano presentata presso la corte internazionale di giustizia.
L’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca ha rappresentato un ulteriore punto di svolta. La vicinanza con Elon Musk ha fatto sì che gli Stati Uniti adottassero una politica estera molto più aggressiva nei confronti del Sudafrica, tagliando i fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo. Inoltre, l’amministrazione americana ha rivolto accuse nei confronti del governo di Ramaphosa di aver effettuato delle politiche discriminatorie ai danni della popolazione di origine Europea. In questo scenario, l’intervento dell’UE è stato letto da Maddalena Procopio, Senior Policy Fellow al European Council on Foreign Relations, come un tentativo di evitare un pivot ulteriore verso i paesi BRICS, in un tentativo di bilanciamento visto il ritiro statunitense. Inoltre, l’UE ha utilizzato questa opportunità come un modo per sperimentare una nuova tipologia di partnership volta ad avanzare le sue ambizioni ambientali ed industriali.
Purtroppo, i dettagli dell’accordo non sono ancora stati resi noti al pubblico, solo una dichiarazione congiunta è stata pubblicata. Tuttavia, testate giornalistiche ed analisti hanno delineato le provvisioni generali dell’accordo.
I dettagli dell’accordo
L’accordo esordisce con un impegno da parte di ambo le parti nel supporto della democrazia, dei diritti umani e nella sovranità, enfatizzando la necessità di cooperare in un milieu geopolitico sempre più incerto. Dopodiché l’accordo afferma la necessità di cooperare per sostenere i paesi in via di sviluppo, tra cui il Sud Africa, e come i conflitti sempre più numerosi stiano danneggiando i progressi ottenuti sulla base dell’Agenda 2030.
Sostanzialmente l’accordo prevede un investimento di circa 4,7 miliardi di euro, la maggior parte dei quali, circa 4,4 miliardi, verrà investita a sostegno di una transizione energetica “pulita e giusta”. Perlopiù, ulteriori 700 milioni di euro saranno investiti per aumentare la produzione di vaccini in Sudafrica. Queste spese vanno inquadrate nell’iniziativa “Global Gateway”, annunciata nel 2021 che mira a mobilitare circa 300 miliardi di euro in investimenti sostenibili entro il 2027.
Global Gateway è stato annunciato nel 2021 ed è stata letta come un’iniziativa volta a contrastare la crescente influenza cinese in Africa. La Belt and Road Initiative, infatti, ha creato una concorrenza difficile da rivaleggiare per l’UE, visto che in dieci anni di attività la BRI ha mobilitato all’incirca un trilione di dollari in investimenti. Inoltre, gli investimenti cinesi non sono accompagnati dalle stringenti condizioni politiche che invece accompagnano solitamente gli investimenti europei, rendendoli politicamente più accettabili per determinati paesi. Tuttavia, le condizioni economiche di tali investimenti sono spesso e volentieri più stringenti rispetto a quelli europei e tendono a creare poca ownership locale. Infatti, sono solitamente aziende e lavoratori cinesi che mettono in opera i grandi progetti infrastrutturali finanziati dalla BRI. Il vantaggio comparato del Global Gateway è il coinvolgimento di aziende locali e lavoratori locali, come anche un’attenzione maggiore per gli aspetti più sociali dello sviluppo.
Questi investimenti europei in Sudafrica, dunque, si attueranno su queste tematiche; tuttavia, ci sono anche degli interessi strategici in gioco per l’UE. Infatti, l’accordo contiene anche una cooperazione sulle terre rare e materiali critici per produrre chip e dispositivi digitali. Anche questo aspetto può essere ricondotto ad un’iniziativa strategica della Commissione Europea, il de-risking. La maggior parte delle importazioni europee in termini di terre rare proveniva dalla Cina; tuttavia, la crisi energetica causata dall’interruzione delle importazioni dalla Russia ha dimostrato come il commercio può essere strumentalizzato. Visto che la Cina, secondo le parole di Josep Borrell, rappresenta un competitor ed un rivale sistemico, la Commissione ha ritenuto opportuno diversificare l’approvvigionamento di terre rare firmando accordi con Stati africani e dell’Asia Centrale.
Immagine 1: Principali fornitori di terre rare all’Unione Europea tra il 2010 ed il 2014
Fonte: Deloitte Sustainability, Study on the review of the List of Critical Raw Materials
Interessi convergenti o divergenti? Prospettive future
Come delineato nella sezione precedente, questo accordo soddisfa delle necessità imperative di entrambe le parti a livello economico; tuttavia, quali potranno essere le implicazioni politiche di questa cooperazione? Innanzitutto, all’interno della dichiarazione congiunta sia il Sudafrica che l’UE sostengono apertamente il sistema di libero commercio mondiale e condannano le guerre commerciali e pratiche di distorsione che lo mettono sotto pressione. Questo dato è molto interessante visto che uno dei principali membri dei BRICS, ovverosia la Cina, applicano misure distorsive fornendo sussidi alle loro aziende e anche praticando il dumping commerciale sui mercati esteri (Gstöhl, 2018) . È vero che i BRICS non sono un blocco sempre coeso e che, anzi, spesso adottano posizioni diametralmente opposte; tuttavia, è interessante come la posizione sudafricana vada contro il suo secondo partner commerciale sulla carta.
Immagine 2: principali partner commerciali del Sudafrica
Fonte: Cordera Analytics, South Africa’s largest trading partners
Dunque, possiamo dire che il futuro ha in serbo un avvicinamento tra l’UE ed il Sudafrica? È ancora troppo presto per fare bilanci o previsioni di lungo termine. Tuttavia, è molto probabile che l’UE adotti degli accordi molto simili a questo negli anni a venire. Come già detto in precedenza, questa strategia è in linea con la politica di de-risking adottata dalla Commissione, ma il contesto internazionale attuale sta dando un impulso importante affinché altri accordi del genere vengano firmati. Infatti, con un’amministrazione Trump sempre più protezionista ed una Cina sempre più assertiva sul piano commerciale, l’UE rischia di diventare un campo di battaglia in questa guerra commerciale. Tale problema non è solo specifico all’UE, bensì anche per molti altri Stati come il Brasile ed il Sudafrica stesso. Dunque, è importante in questo contesto di incertezza tentare di rinsaldare i rapporti commerciali ed economici con stati terzi che hanno una visione, obiettivi ma anche sfide simili a quelli dell’UE. In tal modo, l’UE potrebbe garantirsi una sicurezza economica a lungo termine, ma anche migliorare i propri rapporti con il Sud Globale con il potenziale di creare un blocco coeso nella difesa del libero commercio e del multilateralismo commerciale. Questo accordo rappresenta un round di prova, se l’esito sarà un successo potremo aspettare che questo diventi uno dei nuovi programmi di investimento esterno dell’UE.
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F | Non giudicabile | Non esiste alcuna base per valutare l’affidabilità della fonte. |
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