L’ambivalenza strategica del corridoio di Suwałki e le prospettive per la Wagner in Europa

  Focus - Allegati
  12 ottobre 2023
  7 minuti, 52 secondi

Abstract

Le compagnie militari private, il Gruppo Wagner in particolare, da anni ricoprono un ruolo cruciale all’interno della strategia estera della Federazione Russa. A seguito del tentato golpe del giugno 2023 tuttavia, è emersa la necessità di arginare l’autonomia di questi contingenti, aprendo diverse incognite sul loro futuro impiego. Lo scopo di questa analisi è definire quali siano le reali prospettive del Gruppo Wagner in Europa, soffermandosi in particolare sull’opzione costituita dal corridoio di Suwałki.

Autore

Gabriele Junior Pedrazzoli - Junior Researcher, Mondo Internazionale G.E.O. - Politics

Introduzione: alla Russia servono ancora le brigate Wagner

“...L’essenziale è garantire unità di comando. E se ci si pensa seriamente, a che ci servono delle compagnie militari private?” Si esprimeva così Vladislav Surkov, ideologo vicino al Cremlino, all’indomani del mancato golpe di Evgenij Prigožin del 24 giugno 2023. Il proliferare di milizie private in Russia, sempre secondo Surkov, è sintomo di una forte crisi delle istituzioni che rischia di trasformare lo Stato in un'area tribale eurasiatica, minando le fondamenta stesse della Federazione.

Tuttavia, la Russia non può (ancora?) fare a meno della Wagner.

Il ruolo assunto dal Gruppo nella conduzione di operazioni non sanzionate all’estero, generalmente coronate da successo, lo rende un elemento imprescindibile della strategia del presidente Vladimir Putin. Un elemento, almeno, a cui non conviene rinunciare.

In questo senso il tentato golpe fornisce al presidente l’occasione per modificare strutturalmente la compagnia in modo da risolvere un problema che da sempre la caratterizza: l’eccessiva autonomia, tanto ideologica – basti pensare ai frequenti contrasti con la leadership militare di Valerij Gerasimov e Sergej Sojgu – quanto strategica. La “nuova” Wagner sarà più snella: molti contractors verranno inseriti nelle forze dell’esercito regolare, mentre i rimanenti mercenari (principalmente veterani altamente specializzati) sono già stati trasferiti in Bielorussia e agiranno non più come milizia mercenaria, ma come corpo ausiliario nelle operazioni più delicate (Mussetti 2023).

Difficile immaginare un impiego in Ucraina di queste forze, la visione dell'élite federale è chiara: la Wagner serve, ma più piccola e, soprattutto, lontana. Eventi come quello del 24 giugno non devono più capitare.

L’importanza del corridoio di Suwałki

Il corridoio di Suwałki, posto al confine tra Polonia e Lituania, è lungo circa 65 km ed è l’unica via terrestre di collegamento tra l’oblast’ di Kaliningrad (Russia) e la Bielorussia.

La sua istituzione risale al 1920 (Accordi di Suwałki) ma per tutta la durata della Guerra Fredda la zona non fu oggetto di tensioni particolari, in quanto la Lituania era inglobata dall’Unione Sovietica e la Polonia aderiva al Patto di Varsavia.

Con l’ingresso dei due Stati nell’Unione Europea nel 2004 la tensione è gradualmente aumentata, tanto che nel 2015 l’allora presidente dell’Estonia Hendrik Ilves parlava del “Suwałki gap” come di uno dei punti più vulnerabili non solo d’Europa, ma di tutta l’Alleanza Atlantica. Nel giugno 2022, nel quadro delle sanzioni imposte a Mosca, l’Unione Europea ha deciso di chiudere il corridoio, bloccando ogni spostamento da/per Kaliningrad.

Appare evidente l’importanza ricoperta dal corridoio per la Russia: la sua chiusura isola completamente l’enclave della Federazione dal lato terrestre. Ma Suwałki è di vitale importanza anche per la Lituania e, più in generale, per le tre Repubbliche Baltiche.

Suwałki non è solo l’unico passaggio tra Kaliningrad e Bielorussia, è anche l’unico punto di contatto tra la Lituania e il resto dell’Unione Europea, infatti, attraverso il corridoio passano tutte le arterie commerciali terrestri tra le Repubbliche Baltiche e la Polonia, in particolare la strada europea E67.

Vale per la Lituania lo stesso discorso fatto per Kaliningrad, ecco l’ambivalenza strategica di questo breve confine: se controllato (e chiuso) dall’Europa, Suwałki isola l’enclave russa dal suo fedele alleato; ma se occupata dalla Russia potrebbe diventare una trappola per le Repubbliche Baltiche, che si troverebbero completamente circondate da nemici senza alcun collegamento con l’UE.

Brigata Wagner ancora in Europa?

Una cosa certa è che non ci saranno ricadute di particolare rilevanza sull’andamento del conflitto in Ucraina perché il ministero della Difesa russo ha già provveduto ad una riorganizzazione delle gerarchie militari. Addirittura, alcuni analisti sostengono che la sostituzione della componente privata al fronte possa rendere più efficace la condotta russa della guerra eliminando uno dei principali motivi di frizione (Trenin, 2023).

In molti altri contesti si è avanzata l’ipotesi di sostituire interamente il Gruppo Wagner con altri contractors privati con legami più forti alle istituzioni, come la “Redut” dell’oligarca Gennady Timchenko, o la “Patriot” del gruppo Gazprom. Non è però semplice rimpiazzare un’organizzazione così complessa ed articolata, che ha ricoperto per anni un ruolo determinante nelle vicende estere della Federazione Russa.

Nonostante queste considerazioni, ci sono contesti in cui immaginare il ritiro della Wagner appare molto improbabile: al tramonto della Francafrique l’Africa è in fermento, i colpi di stato in Gabon e Niger (in quest’ultimo peraltro il coinvolgimento della compagnia di Prigožin e Utkin è stato determinante) ne sono l’epitome. È quindi facile immaginare che la “nuova” Wagner sarà impegnata in maniera preponderante nel Sahel e a tutela degli interessi Russi a sud dell’equatore.

E in Europa? Tolta l’Ucraina, su cui la compagnia continuerà ad esercitare pressione alimentando il timore di un’eventuale riapertura del fronte nord, resta solamente l’ipotesi Suwałki.

Come evidenziato in precedenza, l’occupazione del corridoio porterebbe importanti benefici alla Federazione Russa, fornendo all’enclave di Kaliningrad importante profondità strategica. Ma anche senza un intervento così massiccio, alla Russia basterebbe bombardare il confine per ottenere significativi risultati: isolare le repubbliche baltiche rendendo impraticabile il passaggio. A Kaliningrad Putin dispone di numerosi missili Iskander e S-400 dalla gittata di 400 km che quindi permetterebbero di interdire completamente il corridoio.

Nonostante ciò è veramente improbabile che la Russia ricorra a questa strategia perché significherebbe dichiarare guerra all’intera NATO. Infatti, sia la Polonia che la Lituania fanno parte dell’Alleanza Atlantica, dunque un attacco ad una di loro (ad entrambe nel caso di invasione del confine) equivarrebbe ad un attacco all’intera Alleanza. Il coinvolgimento degli Stati Uniti sarebbe inevitabile e la degenerazione del conflitto l’unica conseguenza possibile.

Per la Russia, ma anche per gli Stati Uniti, è fondamentale che il conflitto rimanga circoscritto. Nessuna delle due Potenze vuole la guerra totale. A riprova di questa volontà da parte statunitense può essere letta l’esortazione del presidente Biden a non partecipare alle insurrezioni conseguenti proprio al tentato golpe del 24 giugno. Vedere reparti kievani unirsi alla Wagner oppure attaccare Belgorod e dintorni in contemporanea alla marcia su Mosca avrebbe significato manifestare un coinvolgimento occidentale nel fomentare la rivolta, gli Stati Uniti erano determinati ad evitarlo (Petroni 2023).

Conclusioni

L’uscita di scena dei capi carismatici, Prigožin e Utkin, e di altri importanti componenti dell’organizzazione presenti sull’aereo caduto nella regione di Tver, ha dato avvio ad un periodo di trasformazione all’interno del Gruppo Wagner. L’evento ha soprattutto fornito al Presidente Putin l’occasione per risolvere il problema dell’eccessiva autonomia che la compagnia aveva ormai assunto.

Sul futuro della Wagner ci sono molti interrogativi e poche certezze, ma per la compagnia le prospettive in Europa sono estremamente limitate. Non sono da escludere eventuali rappresaglie da parte dei fedelissimi di Prigožin, ma tale ipotesi al momento non sembra probabile.

Si apre ora una “nuova fase” per il Gruppo Wagner: lontano dai riflettori e, soprattutto, lontano da Mosca.

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Bibliografia:

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