Le cause e gli effetti dell’irrefrenabile estrazione di sabbia. Il caso del Kenya.

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  26 febbraio 2023
  12 minuti, 57 secondi


Abstract

Il settore dell’estrazione di sabbia è rinomatamente competitivo e redditizio – soprattutto in relazione all’industria immobiliare e delle costruzioni – motivo per il quale è diventato oggetto di attività di criminalità organizzata. I fenomeni criminali che coinvolgono l’estrazione di sabbia sono presenti soprattutto in paesi sottosviluppati nei quali non esiste una regolamentazione vera e propria del settore, alcuni esempi ne sono l’India, la Cina, il Brasile e il Kenya. In questi casi, l’assenza di una legislazione specifica e di autorità statali competenti porta alla proliferazione dell’estrazione illegale di sabbia, sotto la guida di organizzazioni criminali quali cartelli, gang o mafie della sabbia.

A cura di

Matteo Restivo - Senior Researcher Mondo Internazionale G.E.O. Cultura & Società

Giulia Pavan - Junior Researcher Mondo Internazionale G.E.O. Cultura & Società



Introduzione

La crescente domanda globale di sabbia - alimentata dallo sviluppo economico globale e dall’urbanizzazione - ha portato al parossismo i processi di estrazione di sabbia, fenomeno che impatta direttamente la società e l’ambiente, contribuendo inoltre alla nascita e al rafforzamento delle reti criminali all’interno degli Stati interessati (WWF, 2021).

La sabbia, per quanto elemento sottovalutato nelle trattazioni scientifiche e nei sistemi regolatori per la sua estrazione, è diventata un ingrediente essenziale per le costruzioni, principalmente edilizie. Molto spesso, la sua raccolta è gestita in maniera sostenibile: in questo modo, sono consentiti un rifornimento ciclico del materiale, un’occupazione stabile per le popolazioni autoctone e la possibilità per questi ultimi di continuare a praticare le loro attività agricole e le altre attività collegate, direttamente o indirettamente, all’estrazione della sabbia. Tuttavia, non è sempre possibile garantire attività legali e sostenibili in determinati territori. I processi di estrazione non sostenibile - dovuti ad associazioni e uomini d’affari criminali, che corrompono e intimidiscono i funzionari a tutti i livelli affinché ignorino la normativa (WWF, 2021) - costituiscono una pratica distruttiva e pericolosa:

  1. se si estrae sabbia o ghiaia da fiumi e laghi, si modifica l’equilibrio idrogeologico dei bacini e si causano fenomeni atmosferici più violenti - visto che cambia la dinamica e la velocità dei corsi d'acqua.
  2. se si estrae sabbia dal mare, viene sterilizzato l’ambiente marino, visto che la sabbia viene aspirata da gigantesche draghe che distruggono le forme di vita che lo abitano (La Repubblica, 2022).

Tra le conseguenze di queste attività estrattive, è possibile annoverare la perdita di terreno - fertile o abitabile - attraverso l’erosione fluviale o costiera, l’abbassamento dei livelli delle acque, la diminuzione della quantità e della qualità di sedimenti, nonché la distruzione della flora e della fauna. L’estrazione mineraria nel lago Poyang, in Cina, ad esempio, sembra aver influito sull’abbassamento del livello dell’acqua dunque favorendo periodi di siccità. In questo luogo, i minatori hanno estratto circa 236 milioni di metri cubi di sabbia all’anno in un solo biennio, modificando drasticamente la forma del lago e lo stile di vita delle popolazioni dei villaggi che vi si affacciano (Silvestri, 2021).

Sommando le pratiche distruttive umane agli effetti dei cambiamenti climatici, si può notare che le conseguenze di tale somma influiscono principalmente sulle comunità locali, le quali perdono capacità di lavoro e di sostentamento. In Vietnam, ad esempio, una vasta area di case e strade è precipitata nel fiume Van Nao dopo che l’argine, indebolito da anni di dragaggio, ha ceduto. Le comunità agricole sono spesso private del loro territorio e dei mezzi di sussistenza: in Myanmar, per fornire un ulteriore caso studio, molti agricoltori hanno perso ettari di terra fertile a causa dell’erosione aggravata dell’estrazione della sabbia (Lu, 2022).

Il Continente che risulta maggiormente a rischio, a causa dell’estrazione di sabbia, è l’Africa, dove molti imprenditori criminali stanno sfruttando un settore che è in gran parte non regolamentato dal governo. In Uganda, l’estrazione illegale - specialmente intorno al Lago Vittoria - sta destabilizzando l’ecologia sensibile dell’area, alterando le attività rurali locali, tra cui la pesca e l’agricoltura. In Marocco, metà della sabbia estratta proviene da scavi illegali, con evidenti segnali di erosione costiera, i quali preoccupano il settore del turismo (Silvestri, 2021).

A tal proposito, affronteremo nel prossimo paragrafo il caso specifico del Kenya, dove le “sand gangs” sono più forti e organizzate.

Il caso delle sand gangs in Kenya

Prendendo in esame il caso specifico del Kenya, l’estrazione di sabbia è un’attività fondamentale per l’economia del paese e la sussistenza dei suoi abitanti. Le regioni centrali e orientali vicine ai due fiumi principali – Tana e Galana – sono quelle in cui l’estrazione di sabbia è più frequente e prolifica, in particolare nei siti di Makueni, Kajiado e Machakos (Daghar, 2022). In Kenya, la regolamentazione di questo settore si fonda su due importanti documenti legislativi – Environmental Management and Coordination Act (EMCA) del 1999 e il Mining Act del 2016 – che definiscono la sabbia come una risorsa naturale di proprietà statale e pertanto liberamente accessibile a tutti. Il libero accesso a questa risorsa ha reso necessarie alcune restrizioni utili ad evitarne un esaurimento progressivo dovuto all’eccessivo consumo, le quali sono state definite nella Costituzione del Kenya (2010). Secondo la Costituzione, lo Stato si impegna a proteggere e gestire in modo sostenibile le risorse di sabbia presenti nel territorio, sotto la guida dell’autorità legale competente denominata National Environment Management Authority (NEMA). Quest’ultima ha emesso nel 2006 un documento fondamentale, “Sand Harvesting guidelines and monitoring”, che stabilisce delle linee guida chiave per la gestione dei siti di estrazione e la creazione di un’autorità di controllo denominata Technical Sand Harvesting Committee (TSHC).

Nonostante lo stato del Kenya abbia messo in atto una struttura legislativa volta alla regolamentazione dell’estrazione di sabbia, i risultati – in termini di applicazione pratica e rispetto delle norme – sono stati scarsi e poco soddisfacenti (Augustine, 2013). Secondo i dati raccolti dalle autorità statali, i minatori dediti all’estrazione sembrano non avere sufficienti incentivi per seguire le norme esistenti ed operare nel rispetto della legge. Le cause sono riconducibili alla mancanza di una legislazione comune a livello di contea (il Kenya è costituito da 47 contee che operano autonomamente in materia economica e amministrativa) e all’assenza di un’autorità sovrastatale che si occupi della regolamentazione dell’estrazione di sabbia nel territorio dell’Africa Orientale. Inoltre, non esistono trattati internazionali che stabiliscono un effettivo quadro giuridico volto alla protezione della sabbia come risorsa naturale o all’uso regolamentato della sua estrazione. Pertanto, l’estesa mancanza di strumenti giuridici e istituzionali volti alla regolamentazione dell'estrazione della sabbia ha causato una progressiva diffusione di fenomeni di criminalità organizzata che operano illegalmente nel settore, impattando negativamente – a livello ambientale e sociale – lo stato del Kenya (Daghar, 2022).

L’estrazione illegale di sabbia in Kenya è principalmente sotto il controllo del cosiddetto “cartello della sabbia”, un fenomeno criminale organizzato fondato su accordi clandestini che coinvolgono diversi attori che contribuiscono alla sua proliferazione. Il cartello sfrutta la debole legislazione nazionale esistente e la grande domanda proveniente dal mercato immobiliare per controllare il mercato della sabbia nelle diverse contee del Kenya, contravvenendo ad ogni regola volta all’estrazione sostenibile nel territorio. Un primo attore fondamentale all’interno di questa attività criminale è il broker, una figura intermediaria che si occupa dell’accordo tra minatori locali e società di trasporto per consentire l’accesso di quest’ultime nei siti di estrazione più produttivi. I minatori locali sono gli attori principali, organizzati in gruppi di 4/5 persone – denominati “sand gangs” – che operano sotto la direzione dei broker locali, i quali ne organizzano l’attività e la remunerazione quotidiana (solitamente si aggira attorno ai 30-60$ al giorno) attraverso accordi non regolamentati. Le società di trasporto svolgono un ruolo essenziale poiché traghettano direttamente la sabbia – attraverso capienti camion e autocarri – dalle mani delle sand gangs a quelle dell’acquirente finale (singoli individui o grandi società industriali). Il trasporto della sabbia, pur trattandosi di una merce oggettivamente legale e poco sospetta, necessita della complicità delle autorità di polizia locale che garantiscono il superamento di tutti i controlli di sicurezza, fornendo così protezione alle società di trasporto. Le autorità corrotte includono politici, governatori, amministratori, poliziotti e ispettori; i quali traggono un guadagno diretto dell'estrazione illegale di sabbia essendo proprietari parziali del commercio e ricevendo tangenti. Pertanto, la complicità degli ufficiali statali agevola l’estrazione illegale di sabbia in Kenya, lasciando tutti gli altri attori coinvolti impuniti (Daghar, 2022). La corruzione tra le autorità statali keniote è un problema non indifferente, poiché contribuisce alla violazione delle attuali linee guida nazionali e favorisce la proliferazione dell’attività delle sand gangs e del cartello, aggravando i danni ambientali e sociali causati dalle attività illegali di estrazione.

Le principali conseguenze dell’estrazione insostenibile della sabbia

Questo tipo di attività produce molteplici effetti negativi che coinvolgono tanto le popolazioni in prossimità dei luoghi nei quali vengono svolte, quanto l’ambiente circostante. Da un punto di vista ambientale, gli scavi e la raccolta di sabbia da parte dei soggetti coinvolti – oltre i limiti e le modalità previste dalla legislazione kenyota – impoverisce gli alvei fluviali del loro elemento essenziale che, combinato alle piante, agisce da barriera naturale. Nell’attività di estrazione, questo tipo di barriere vengono rimosse, favorendo l’esondazione dei fiumi e causando inondazioni improvvise che a loro volta distruggono case e trasformano i campi agricoli in terreni paludosi, come recentemente accaduto nelle contee di Machakos e Kajiado.

Il limite minimo di 50 metri tra il punto di raccolta della sabbia e la fonte d’acqua stabilito dalle autorità kenyote viene raramente rispettato dagli scavatori, che conducono i propri mezzi direttamente sull’argine del corpo idrico, provocandone la distruzione e inquinando con sostanze chimiche e carburanti l’acqua da cui dipendono fauna e comunità locali. L’attività estrattiva di sabbia fluviale e lacustre – le più ricercate, in quanto le migliori per essere utilizzate nel settore edilizio – hanno causato ingenti danni agli ecosistemi acquatici e terrestri oltre a molteplici conseguenze negative per la biodiversità. La distruzione degli ecosistemi sabbiosi e la contaminazione dell’acqua hanno provocato la morte o la migrazione di popolazioni animali verso altri territori; a questo si aggiunge la morte di alberi e altre specie vegetali, rendendo il suolo spoglio e compromettendo ogni possibile tipo di attività agricola. Una volta compiuta l’attività di estrazione, la mancata attenzione di ripristino dei siti di estrazione – per esempio attraverso azioni di bonifica – porta questi siti a riempirsi d’acqua ed a diventare terreno fertile per la proliferazione di malattie, come tifo, malaria e colera, procurando problematiche non solo per la salute umana, ma anche conseguenze sul bestiame e quindi sul proprio sostentamento.

Da un punto di vista sociale, le estrazioni hanno conseguenze drastiche nei confronti delle comunità locali. Una prima problematica riguarda gli edifici in prossimità di queste aree di estrazione, come case, scuole e fattorie: il danneggiamento della terra provoca il franamento del suolo e il crollo di queste strutture, come accaduto a Bahati. Il costante rischio in cui versano queste struttura complica, di conseguenza, la vita sociale delle comunità. In particolare, quella dei bambini, i quali vedono decadere i loro spazi di aggregazione e la possibilità di crescere in un luogo salubre e lontano da pratiche di sfruttamento lavorativo - poiché altra alternativa difficilmente esiste. I bambini, infatti, sono introdotti precocemente al mondo del lavoro, a causa delle difficoltà economiche e dall'instabilità del reddito familiare molto spesso. Le famiglie spingono i loro figli a estrarre e vendere sabbia in piccole quantità e uno dei motivi è che l'estrazione della sabbia non richiede investimenti ed è altamente informale, non regolamentato o controllato efficacemente. I bambini, dunque, vengono strappati via dalle scuole e dalle famiglie non solo per cause di distruzione naturale, ma anche a causa dei problemi economici familiari, che generalmente affliggono le intere comunità che lavorano nei pressi di siti non sostenibili.

Il Covid-19 ha esacerbato questo genere di problema in Kenya, ad esempio, dove la chiusura improvvisa delle scuole per lunghi periodi e la perdita di reddito dei genitori a causa dell'interruzione dell'attività hanno spinto i bambini a trasferirsi nel settore della lavorazione della sabbia. Secondo alcuni analisti, nella scuola secondaria di Kaonyweni, nella contea di Machakos, il numero di studenti è sceso da 115 a 9 tra il 2019 e il 2021. Una tendenza simile è stata osservata in altre scuole, come la Mbingoni Primary.

Conclusioni

Il frammentato panorama istituzionale e legislativo del Kenya, assieme alla mancanza di un’autorità competente nel settore dell’estrazione di sabbia, hanno contribuito al fenomeno pervasivo dell’estrazione illegale da parte di organizzazioni criminali. Il recente incremento della domanda di sabbia da parte del settore immobiliare, ha contribuito ad elevarne il valore di mercato e ha favorito lo sfruttamento intensivo da parte di attori che operano nell’illegalità. Pertanto, l’estrazione illegale di sabbia si è sviluppata attorno a diversi tipi di fenomeni criminali, come le mafie, i cartelli e le gang. Quello che preoccupa le autorità statali non è solo la contravvenzione delle leggi e la proliferazione della criminalità, ma anche – e soprattutto – i danni irreparabili che ne derivano e che colpiscono in modo devastante le popolazioni locali e l’ambiente naturale circostante. Nel complesso, questa analisi ha evidenziato come l’estrazione di sabbia in Kenya – nelle condizioni attuali – non sia un’attività in alcun modo sostenibile, sotto diversi aspetti (Augustine, 2013).

Vista l’importanza dell’estrazione di sabbia per l’economia del Kenya e per la sussistenza dei suoi abitanti, sembrerebbe necessaria un’azione tempestiva da parte delle autorità statali per stabilire un'adeguata e corretta governance fondata sui valori di trasparenza, equità e sostenibilità. Inoltre, le istituzioni dovrebbero essere responsabili della qualità della vita dei minatori e della sicurezza dei cittadini, con l'obiettivo principale di ridurre i conflitti e la violenza nel contesto dell'estrazione della sabbia. In proposito, numerosi studiosi e analisti politici hanno formulato raccomandazioni utili ad istituire una legislazione coordinata ed effettiva, insieme alla creazione di un'autorità generale utile alla gestione della nuova governance (Daghar, 2022). Tuttavia, le difficoltà nel contrastare le organizzazioni criminali che operano nel campo dell'estrazione della sabbia sono molte, ma l'aumento della consapevolezza popolare e il supporto da parte delle comunità locali sono un punto di partenza fondamentale per un cambiamento futuro.

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Fonti:

Daghar Mohamed (2022). Shovelling for a pittance: East Africa’s young sand miners, ISS Africa: https://issafrica.org/iss-today/shovelling-for-a-pittance-east-africas-young-sand-miners (2-B)

Daghar Mohamed (2022). Kenya’s sand cartels. Ecosystems, lives and livelihoods lost, Enact, Issue 26: https://enact-africa.s3.amazonaws.com/site/uploads/2022-035-03-sand-research-paper-26.pdf (2-B)

La Repubblica (2022). Consumiamo 50 miliardi di tonnellate di sabbia all’anno ed è un problema, Repubblica.it: https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/04/27/news/consumo_estrazione_sabbia_ghiaia_rapporto_unep-347083608/ (2-C)

Lu Christina (2022). The Great Sand Grab, Foreign Policy: https://foreignpolicy.com/2022/02/02/sand-mining-environment-climate-crisis-dredging-mafia/ (2-B)

Silvestri Violetta (2021). Ambiente: estrazione della sabbia, grido d’allarme per l’ecosistema, Voci Globali: https://vociglobali.it/2021/06/04/ambiente-estrazione-della-sabbia-grido-dallarme-per-lecosistema/ (2-C)

WWF (2021). Sand Mafias: Environmental Harm, Corruption and Economic Impacts, TNRC Blog Post: https://www.worldwildlife.org/pages/tnrc-blog-sand-mafias-environmental-harm-corruption-and-economic-impacts (2-B)



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