Le inondazioni in Pakistan: i fattori esacerbanti di una catastrofe climatica

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  29 settembre 2022
  15 minuti, 24 secondi

Abstract

Il Pakistan si trova in una regione a rischio calamità ed è dunque esposto a diversi tipi di disastri naturali: terremoti, cicloni, frane, siccità e alluvioni. Tuttavia, il Paese non sembra disporre ancora di adeguate politiche di gestione dei disastri. Le alluvioni in Pakistan causano gravi danni materiali sia nelle aree urbane che in quelle rurali, ma per entrambe le aree non esiste una strategia efficace di risposta. Inoltre, come andremo a verificare, il cambiamento climatico e la governance globale per il contrasto al riscaldamento globale concorrono ad essere fattori che aumentano le criticità del Paese legate al clima. In tale contesto, la crisi economica pakistana e il crescente debito estero non permettono di attivare investimenti diretti a risolvere la catastrofe climatica.


A cura di Matteo Restivo - Senior Researcher Mondo Internazionale G.E.O. Cultura & Società

Introduzione

La catastrofe che sta colpendo il Pakistan dal mese di giugno ha attirato numerose osservazioni e considerazioni. In particolare, dal momento in cui si assiste a “fiumi che rompono gli argini, inondazioni improvvise e laghi glaciali che scoppiano” (Mallapaty, 2022), si sono ricondotti questi eventi estremi a diversi fattori che hanno contributo al loro scoppio e al loro costante peggioramento.

L’entità della catastrofe in Pakistan e le numerose perdite che il Paese sta affrontando possono riscontrarsi in una serie di dati raccolti fino a questo momento. In primo luogo, è stato calcolato che un terzo del Paese si trova sott’acqua e, come riporta Madiha Afzal in un’intervista online, sembrano esserci “laghi che una volta erano villaggi”. Più di un milione di case in tutto il Pakistan sono state danneggiate; più di 750.000 di queste case sono state distrutte. In relazione a questo dato, si evidenzia che decine di milioni di persone risultano sfollate, senza più una dimora. Per quanto riguarda le perdite umane, più di 1500 persone sono morte e la metà di queste risultano essere bambini; altre 13.000 persone, invece, sono rimaste ferite durante le inondazioni. Per queste ragioni, si è stimato che oltre 500.000 individui stanno vivendo in campi profughi edificati ad hoc dopo gli eventi catastrofici di questi mesi. Secondo le statistiche, inoltre, quasi un milione di pastori hanno perso milioni di ettari di coltivazioni. Ci si aspetta che decine di migliaia di donne daranno alla luce i propri figli nei prossimi mesi; tuttavia, non è possibile chiarire dove queste avranno l’opportunità di ricevere ospedalizzazione, cure mediche, controlli ravvicinati, dal momento in cui moltissimi servizi sanitari e cliniche sono stati rasi al suolo dalle inondazioni, o, quando è stata evitata la completa distruzione, le loro apparecchiature danneggiate. Una ulteriore problematica da contrassegnare è rappresentata dal danneggiamento o dalla distruzione di circa 22.000 scuole: l’accesso all’educazione e all’istruzione, soprattutto per i bambini, è messo in grave pericolo (OCHA, 2022).

Naturalmente, è necessario ravvisare che i dati riportati – derivati dall’ultimo report disponibile pubblicato dalle Nazioni Unite il 18 settembre 2022 – possono essere soggetti a cambiamenti dovuti al progresso degli eventi nel Paese e a fronte delle continue rilevazioni delle autorità pubbliche e dei centri di ricerca privati.

Come anticipato, sono diversi i fattori che hanno contribuito a rendere gli eventi climatici a cui stiamo assistendo una vera e propria catastrofe. Per questa ragione, nella presente trattazione sono analizzate le componenti della crisi legate innanzitutto al cambiamento climatico; in seguito, si fa riferimento all’incapacità del governo pakistano di sviluppare una strategia efficace di prevenzione e risposta alla crisi, in particolare a causa della corruzione e dell’impasse politico, nonché della cacciata di numerose ONG dal Paese; infine, si prende in considerazione il caso della insufficiente governance globale – sia sul piano economico che sul piano del contrasto alle emissioni di gas serra – che mette in difficoltà paesi in via di sviluppo come il Pakistan in questo tipo di emergenze.


1. Il cambiamento climatico. Il principale fattore della devastazione

Secondo molti ricercatori, la catastrofe che sta affliggendo il Pakistan ha avuto inizio con ondate di calori fenomenali in aprile e maggio: in tale periodo le temperature hanno superato i 40°C per periodi prolungati e in molte località – raggiungendo addirittura i 50°C in alcune località – risultando non solo come rare ed anomale ondate di caldo torrido, ma anche come le peggiori mai percepite al mondo (Mallapaty, 2022). Il forte caldo è coinciso con un ulteriore evento straordinario: una depressione atmosferica nel Mar Arabico - ovvero una zona caratterizzata da una pressione inferiore rispetto alla pressione atmosferica normale delle zone circostanti, in corrispondenza della quale si generano solitamente cicloni e forti perturbazioni atmosferiche - che ha portato forti piogge nelle province costiere del Pakistan a giugno.

Come conseguenza di un caldo così intenso i ghiacciai delle voluminose catene montuose della Regione si sono sciolti in massa, aumentando – come ulteriore conseguenza – la quantità di acqua che scorre negli affluenti del fiume Indo. Quest’ultimo è il fiume più grande che attraversa il Pakistan: il suo scorrere da nord a sud normalmente alimenta città, paesi e vaste aree agricole lungo il suo percorso (Mallapaty, 2022); tuttavia, l’eccessivo rigonfiamento di acqua dello stesso ha portato nelle stesse zone che solitamente rende floride particolare sofferenza e distruzione.

Queste insolite caratteristiche sono state poi esacerbate dall’arrivo anticipato del monsone alla fine dello stesso mese (Mallapaty, 2022). Infatti, sembra che – in maniera ancora una volta anomala – il monsone sia entrato dall’India direttamente nelle zone del Balochistan e del Sindh, risultando più umido del solito e coprendo una regione più ampia del normale, per un periodo di tempo oltremodo prolungato. L’effetto è che il Pakistan ha ricevuto finora quasi tre volte la sua media annuale di precipitazioni per il periodo monsonico (Mallapaty, 2022; Andreoni, 2022). La forte pioggia ha colpito delle aree che normalmente non sperimentano questo tipo di precipitazioni atmosferiche. In particolare, le province meridionali del Balochistan e del Sindh ne hanno ricevuto più di cinque volte la media (Mallapaty, 2022).

L’effetto del cambiamento climatico – a fronte degli eventi sopracitati – si denota nel momento in cui l’evaporazione dell’acqua risulta essere molto più rapida in mare, esacerbando il processo per cui l’atmosfera – sempre più calda – non riesce più a trattenere l’umidità. Il riscaldamento globale comporta che il rischio che i monsoni diventino portatori di una ingente ed esagerata quantità di pioggia (Andreoni, 2022).

Il Center for Disaster Philanthropy stima che il riscaldamento globale sta rendendo già da tempo il monsone dell’Asia meridionale più intenso ed erratico. Per questo e altri motivi, l’Indice globale del rischio climatico colloca il Pakistan all’ottavo posto tra i Paesi più a rischio del mondo (CDP, 2022). Il posizionamento in questa classifica non deve sorprendere in ragione di quanto verrà analizzato nei prossimi paragrafi. Infatti, desta qualche dubbio che il Pakistan contribuendo in realtà al meno dell’uno per cento delle emissioni mondiali di gas serra si trovi all’ottavo posto di tale Indice (Siddiqui, 2022).

Il Pakistan non è minacciato solo dalle decisioni globali, ma anche da quelle interne: l’instabilità politica e la mancanza di una leadership forte, generata da un forte antagonismo tra i partiti e le coalizioni, in sinergia con la manipolazione dei media e la corruzione della pubblica amministrazione, causano delle condizioni infrastrutturali deboli e un sistema inadatto a prevenire e debellare la crisi.

2. L’instabilità politica in Pakistan frena il contrasto al cambiamento climatico

La drammatica situazione in Pakistan rappresenta non solo un disastro dovuto ai cambiamenti climatici, ma anche causato dalla negligenza umana. Questa tipologia di disastri, come le attuali alluvioni ed inondazioni pakistane, sono un fallimento della governance a più livelli (Mohmand & Loureiro, 2022). Queste alluvioni non sono uniche in Pakistan. Il Paese è stato terribilmente colpito nel 2010 e poi di nuovo nel 2011, ma sembra che alcuna lezione sia stata appresa dopo quell’occasione. Questo è il primo fallimento della governance: non aver predisposto, in dieci anni, un sistema di allerta precoce ed efficace per contrastare le inondazioni; non è stato previsto un modello di gestione del rischio e dei disastri; non è stato pianificato e regolamentato uno sviluppo urbano sostenibile e fuori pericolo (Mallapaty, 2022).

Questo è dovuto, ancora una volta, alla stessa instabilità politica che non crea le condizioni necessarie per il rilancio dell’economia del Paese. Il Pakistan, infatti, prima dell’alluvione si trovava già nel mezzo di una crisi economica che ha richiesto il salvataggio da parte del FMI e ha reso la sua sopravvivenza economica dipendente dal pagamento delle tranche. Gran parte di questa situazione ha a che fare con un rapporto tasse-PIL molto basso, un rapporto debito-PIL molto alto e un forte deficit commerciale. Nel complesso, la produzione e le esportazioni sono basse, quindi il Paese spende più delle entrate che genera. Questa situazione non è nuova e ogni governo ha sempre cercato di risolvere il problema con ulteriori prestiti piuttosto che con riforme economiche. Il Paese ha poche risorse da destinare a questo disastro e, se le collocherà, questo avrà ulteriori ripercussioni sul debito contratto. Questo è il secondo fallimento della governance (Mohmand & Loureiro, 2022).

Gli impatti devastanti sono stati determinati anche dalla vicinanza degli insediamenti umani, delle infrastrutture (case, edifici, ponti) e dei terreni agricoli alle pianure alluvionali, dall'inadeguatezza delle infrastrutture, dalla limitata capacità di riduzione del rischio ex-ante, da un sistema di gestione fluviale obsoleto, dalle vulnerabilità sottostanti determinate da alti tassi di povertà e da fattori socioeconomici (ad esempio, sesso, età, reddito e istruzione) e dalla continua instabilità politica ed economica (WWA, 2022).

Un fallimento che ha molto a che fare con la corruzione politica. La raccolta di dati, la mappatura delle aree e delle comunità più vulnerabili e la pianificazione anticipata delle operazioni di salvataggio e soccorso, non sono sufficienti senza avere a disposizione un sistema integrato di gestione delle alluvioni e dei disastri (Noor, 2022). Mancano gli investimenti necessari da parte dei Ministeri interessati. Anche se i dati dimostrano che tra il 2013 e il 2019 il governo e le agenzie donatrici abbiano fornito ingenti finanziamenti per la prevenzione e la mitigazione dei disastri, nonché per la preparazione ai disastri stessi (Khan et al., 2022) – invertendo sensibilmente il paradigma della tecnica di risposta convenzionale a questi fenomeni – le proteste per nuove riforme, investimenti e per nuove strategie di mitigazione del rischio da parte di cittadini e attivisti non sono mai venute a mancare. Infatti, anche per l’alluvione del 2022 le risposte sono state estremamente tardive.

La devastazione era in corso da molti giorni e le inondazioni erano iniziate a metà giugno; tuttavia, la formazione di un nuovo Centro Nazionale di Risposta e Coordinamento delle Inondazioni è stata annunciata solo il 29 agosto. Già nel 2005, all'indomani dell'enorme terremoto che colpì il nord del Paese, anche il governo dell'epoca fu lento: ci vollero due giorni per creare una commissione militare che coordinasse i soccorsi e due settimane per includere i civili nel processo decisionale. Fortunatamente il settore delle ONG è stato più veloce a rispondere: un gruppo di 34 ONG nazionali e internazionali si è riunito per coordinarsi tra loro e con i partner sul campo, ha condotto valutazioni rapide entro 24 ore e ha iniziato le operazioni di soccorso e di assistenza (in alcune aree prima dello Stato). Molte di queste ONG sono state ora limitate o cacciate dal Paese, a causa della chiusura degli spazi civici e della crescente securizzazione della governance. Questo è l’ennesimo fallimento della governance (Mohmand & Loureiro, 2022).

Malgrado la mancanza di una strategia efficiente della mitigazione del rischio, anche se questa fosse sviluppata ed implementata potrebbe risultare inutile di fronte al continuo innalzamento delle temperature e al moltiplicarsi di eventi estremi dovuti al cambiamento climatico causati – certamente – dal resto della Comunità internazionale, in particolare dai grandi paesi industrializzati ed emettitori di gas ad effetto serra: si pensi solamente che “dal 1959, il Pakistan ha emesso circa lo 0,4% dell'anidride carbonica che emette calore, rispetto al 21,5% degli Stati Uniti e al 16,4% della Cina" (Mohmand & Loureiro, 2022).

3. Una governance globale ancora poco attenta ed efficace

Le inondazioni in Pakistan sono le più letali di una recente serie di eventi meteorologici estremi che hanno colpito l'emisfero settentrionale: siccità incessante nel Corno d'Africa, in Messico e in Cina; inondazioni improvvise in Africa occidentale e centrale, in Iran e nell'entroterra degli Stati Uniti; ondate di caldo torrido in India, Giappone, California, Gran Bretagna ed Europa (Zhong, 2022).

Gli scienziati sono concordi nel dichiarare che le inondazioni in Pakistan sono state aggravate dal riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra, attingendo a un campo di ricerca in rapida crescita che misura l'influenza dei cambiamenti climatici su specifici eventi meteorologici estremi subito dopo il loro verificarsi; mentre le società stanno ancora affrontando le loro devastanti conseguenze. Con il miglioramento di questo tipo di tecniche, gli scienziati del clima sono in grado di valutare, con sempre maggiore sicurezza e specificità, come i cambiamenti indotti dall'uomo nella chimica della Terra stiano influenzando gli ecosistemi e la biodiversità, aggiungendo ulteriore rilevanza e urgenza alle domande su come le Nazioni dovrebbero adattarsi (Zhong, 2022).

Uno studio prodotto da 26 scienziati affiliati alla World Weather Attribution, un’iniziativa di ricerca specializzata in studi rapidi di eventi estremi, ha evidenziato che il caldo che ha colpito il Pakistan – come precedentemente specificato – aveva una probabilità 30 volte maggiore di verificarsi a causa delle emissioni di gas serra (WWA, 2022).

La forte iniquità della crisi climatica – la quale si sta abbattendo più duramente sulle nazioni che storicamente hanno avuto meno a che fare con le sue cause – sta sollevando interrogativi su chi debba assumersene la responsabilità, in particolare per i danni che paesi come il Pakistan stanno affrontando. Inoltre, è necessario ricordare che più di dieci anni fa, i paesi più sviluppati avevano concordato di trasferire almeno 100 miliardi di dollari all'anno, entro il 2020, ai paesi in via di sviluppo per favorire la loro transizione dai combustibili fossili, ma anche per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Questa somma non è mai stata consegnata per intero (Ramirez & Dewan, 2022).


Conclusioni

Un Paese come il Pakistan, altamente a rischio di disastri sia naturali che causati dall'uomo, dovrebbe avere politiche di gestione dei disastri forti e attuarle in maniera programmatica. Le alluvioni causano disagi alla comunità per quanto riguarda la perdita di vite umane, i danni alle abitazioni, le malattie trasmesse dall'acqua e danneggiano ulteriormente l'economia del Pakistan con gravi ferite economiche.

Nonostante i grandi progressi della medicina negli ultimi decenni, dopo un'alluvione le Regioni colpite sono prive di scorte mediche. L'interazione tra inondazioni e malattie diarroiche in Pakistan è una considerazione molto importante nel contesto della sovrapposizione delle sfide della salute, dello sviluppo e del cambiamento climatico. Questi ultimi sono particolarmente problematici per i Paesi in via di sviluppo come il Pakistan, dove le risorse sono limitate e le infrastrutture deboli (Manzoor et al., 2022).

È necessario produrre una più accurata valutazione dei bisogni in caso di catastrofe da parte del governo. In questo senso, è importante attirare investimenti nei diversi settori strategici; spendere i finanziamenti internazionali nella riparazione e nell’ammodernamento delle infrastrutture. Da questo punto di vista, ci si aspettano anche delle soluzioni promosse a livello globale: ad esempio, il Fondo Monetario Internazionale dovrebbe applicare misure atte ad alleggerire il debito in ragione del disastro da cui il Pakistan si dovrà riprendere.

È possibile stabilire anche che, purtroppo, la consapevolezza delle condizioni in cui versa il Pakistan è carente nella popolazione generale. È quindi imperativo che questo aspetto venga affrontato tempestivamente per evitare che si ripeta la crisi umanitaria attualmente in corso in gran parte del Paese. I social media dovrebbero essere attivi durante questi eventi perché sono lo strumento migliore, in confronto ai media pubblici che oscurano quello che accade nel Paese fuori dal contesto politico. È necessario un recupero e una risposta tempestivi.

La recente alluvione sarebbe una causa fondamentale di disoccupazione a causa dei danni al reddito e alle risorse commerciali e, in aggiunta all'inflazione, potrebbe aggravare la povertà già esistente nella regione, quindi anche questo aspetto dovrebbe essere preso in considerazione.

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Fonti:

Bibliografia

I. Khan et al., Investing in disaster relief and recovery: A reactive approach of disaster management in Pakistan, International Journal of Disaster Risk Reduction, 1 giugno 2022 ; (B-2)

S. Manzoor et al., Disaster risk management: Focused to flood hazard and its impact in Pakistan, Global NEST Journal, Vol. 24, n. 2, pp. 234-247, 2 marzo 2022 ; (B-1)

Sitografia

A. Noor, The fault lies not in our stars, Dawn, 23 settembre 2022: https://www.dawn.com/news/1707530/the-fault-lies-not-in-our-stars ; (B-1)

Centre for Disaster Philanthropy (CDP), 2022 Pakistan Floods, 20 settembre 2022: https://disasterphilanthropy.org/disasters/2022-pakistan-floods/ ; (B-2)

OCHA, Pakistan: 2022 Monsoon Floods, Situation Report n. 6, 18 settembre 2022: https://reliefweb.int/report/pakistan/pakistan-2022-monsoon-floods-situation-report-no-6-16-september-2022 ; (A-2)

R. Ramirez & A. Dewan, Pakistan emits less than 1% of the world’s planet-warming gases. It’s now drowning, CNN World, 31 agosto 2022: https://edition.cnn.com/2022/08/30/asia/pakistan-climate-crisis-floods-justice-intl/index.html ; (B-2)

R. Zhong, In a First Study of Pakistan’s Floods, Scientists See Climate Change at Work, New York Times, 15 settembre 2022: https://www.nytimes.com/2022/09/15/climate/pakistan-floods-global-warming.html ; (B-3)

S. K. Mohmand & M. Loureiro, Pakistan’s floods are a failure of governance, Institute of Development Studies, 31 agosto 2022: https://www.ids.ac.uk/opinions/pakistans-floods-are-a-failure-of-governance/ ; (B-3)

S. Mallapaty, Why are Pakistan’s floods so extreme this year?, Nature, 2 settembre 2022: https://www.nature.com/articles/d41586-022-02813-6 ; (B-2)

Z. Siddiqui, Pakistan floods pose urgent questions over preparedness and climate reparations, The New Humanitarian, 5 settembre 2022: https://www.thenewhumanitarian.org/news-feature/2022/09/05/Pakistan-floods-urgent-questions-climate-crisis ; (C-3)


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