“SPAZI SICURI” PER DONNE E RAGAZZE: UNO STRUMENTI DI TUTELA SOCIALE

  Focus - Allegati
  06 febbraio 2023
  26 minuti, 38 secondi

“SPAZI SICURI” PER DONNE E RAGAZZE: UNO STRUMENTI DI TUTELA SOCIALE

A cura di: Tessa Piccinin, Junior Policy Analyst

  1. Introduzione e definizione dei c.d. WGSS

1.1. Origine del concetto di “Spazio Sicuro”

  1. Approccio utilizzato e principi cardine
  2. Iniziative a livello UN
  3. Il caso studio di Palermo
  4. Iniziative politiche



ABSTRACT

Questo policy nasce dall’esigenza di promuovere e rendere più accessibili i mezzi che sono attualmente disponibili alle donne per combattere e contrastare la violenza di genere che viene perpetrata da secoli e che con l’avvento della pandemia Covid 19 ha avuto un tremendo aumento riscontrato su scala globale.

Andremo quindi ad analizzare i progetti relativi agli spazi sicuri per donne e ragazze, analizzando nel dettaglio la realtà dei c.d. “Women and Girls Safe Spaces (WGSS)”, la loro diffusione e l’impatto che hanno sulle società in cui vengono aperti: da semplici luoghi di incontro e confronto tra donne, a veri e propri rifugi fisici e mentali che servono da catalizzatori di empowerment femminile a spazio sicuro in cui affrontare ed elaborare le violenze subite.

In particolare, nella prima parte, un cappello introduttivo presenterà una definizione di WGSS (Women and Girls Safe Spaces): i motivi principali per i quali questi spazi si sono sviluppati, le idee che ci sono state alla base della loro diffusione e gli obiettivi che ne hanno favorito la nascita.

Nella seconda parte, verranno presentati i cinque principi cardine sui quali si basa il funzionamento dei programmi implementati negli spazi e verranno riportati alcuni esempi del loro funzionamento e dei risultati concreti che sono stati raggiunti.

Infine, la sezione conclusiva cercherà di sollevare alcune proposte che possano portare ad un maggiore utilizzo dei WGSS, come la creazione di una rete integrata di contatti pubblicati online, così da facilitare la fruizione da parte di chi ne abbia bisogno.




  1. Introduzione e definizione dei c.d. WGSS

“Quando i responsabili dei progetti non tengono conto della diversità dei sessi, gli spazi pubblici diventano maschili di default. Solo che metà della popolazione mondiale ha un corpo femminile”. Con queste parole, Caroline Criado Perez, autrice del libro “Invisibili – Come il mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano”, chiude il capitolo dedicato alla progettazione urbana. E’ stato dimostrato come un piano di trasporto pubblico, un parco o un marciapiede sono spesso il risultato di scelte maschiliste, magari prese inconsapevolmente. L’errore è quello di considerare neutro lo spazio, senza rendersi conto che non sono mai neutri, ma femminili o maschili, i corpi che ne usufruiscono. Nonostante il tema delle differenze di genere e di come la società patriarcale abbia istituito dei limiti (sociali, economici, urbani) quasi invalicabili per le donne sia un tema ampiamente trattato e dibattuto, è necessario puntualizzare alcuni elementi per poter spiegare in maniera concreta il ruolo essenziale e cruciale che gli “Spazi sicuri per donne e ragazze” (dall’inglese: WGSS, Women and Girls Safe Spaces) svolgono nella lotta contro il sistema ed alla contribuzione alla riduzione del gender gap presente.
Le donne e le ragazze hanno meno accesso e potere negli spazi pubblici rispetto agli uomini, costringendole così a ruoli subordinati e a posizioni a più alto rischio sociale. La creazione di spazi sicuri per sole donne è stato un controspazio fondamentale per far sì che le donne si sentissero al sicuro e che i movimenti femministi si organizzassero. Nei contesti umanitari e nelle emergenze - in cui le reti sociali e le strutture istituzionali esistenti si disintegrano - la salvaguardia dei diritti di donne e ragazze è fondamentale.
In questo contesto, i WGSS sono diventati un intervento strategico per proteggere le donne rifugiate e non solo. In un ambiente dominato dagli uomini, essi mirano a creare un luogo sicuro dalla violenza, ma anche un luogo sicuro per connettersi cognitivamente, intellettualmente ed emotivamente, per ricevere supporto psicosociale, creare solidarietà tra donne di Paesi diversi e rivendicare i propri diritti, in un contesto appunto protetto e privo di dinamiche tossiche che possano indebolire ulteriormente chi decide di fruire di questo servizio.
Questo fenomeno ovviamente si estende su scala globale, ed in troppi Paesi e comunità del mondo gli Spazi considerati sicuri per donne e ragazze sono assolutamente insufficienti a coprire quello che è il bisogno effettivo necessario. La discriminazione sistematica che le donne e le ragazze subiscono nel contesto dei sistemi patriarcali globali aumenta il rischio di molestie e violenze sia all’interno delle loro famiglie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle comunità in generale. Trovandosi in una situazione di difficoltà a causa della disuguaglianza di genere, non solo hanno maggiori probabilità di subire certi tipi di violenza, ma hanno anche meno probabilità di avere le opzioni, le risorse e i mezzi necessari per affrontare i traumi e le problematiche che ne derivano.

Affinché donne e ragazze, in tutte le loro diversità (di età, etnia, fascia sociale etc) siano più sicure, devono avere il controllo sulle scelte strategiche della loro vita, comprese le azioni chiave per garantire la loro sicurezza e perseguire le opportunità che ritengono più opportune per se stesse. In contesti umanitari, è fondamentale che tutte loro abbiano un accesso sicuro ai servizi e che partecipino in modo significativo a una programmazione inclusiva per implementare il sistema di supporto e che riconosca e affronti i loro bisogni, preoccupazioni e prospettive. Le donne e le ragazze che hanno subito danni o sono state esposte a qualsiasi tipo di violenza devono avere l'opportunità di riprendersi e di essere immediatamente messe in contatto con i servizi che possono proteggerle, sostenere la loro guarigione e contribuire a ridurre la loro vulnerabilità a subire danni in futuro.

1.1. L’origine del concetto di “spazio sicuro”

Sebbene non si conosca l'origine esatta del concetto di spazio sicuro, alcuni studiosi lo fanno risalire al movimento femminista degli anni Sessanta, come mezzo per creare spazi protetti per le donne contro la violenza e per fornire alla comunità un luogo per progettare il cambiamento. L'attivista e studiosa Moira Kenney osserva che "lo spazio sicuro, nel movimento delle donne, era un mezzo piuttosto che un fine e non solo uno spazio fisico, ma uno spazio creato dall'incontro di donne alla ricerca di una comunità".
Nello stesso periodo il termine spazio sicuro si è esteso alla comunità LGBTQ. Per luogo sicuro si intendeva "dove le persone potevano trovare una resistenza pratica alla repressione politica e sociale" afferma Malcolm Harris nella sua analisi storica del movimento degli spazi sicuri. Il movimento degli spazi sicuri si è ulteriormente esteso alle richieste di intersezionalità: mentre le comunità femministe e LGBTQ si facevano sentire, si chiedeva anche a questi movimenti di riconoscere il proprio razzismo istituzionale e di diventare inclusivi e protettivi nei confronti delle persone di colore, non solo come parte del tutto, ma nella loro soggettività.

Esiste una quantità significativa di prove che sottolineano l'importanza e i benefici degli “spazi per sole donne” soprattutto in contesti di crisi umanitarie. La motivazione per avere spazi sicuri per sole donne è semplice: l'istituzione di questi spazi aiuta a ridurre i rischi di violenza e a prevenire ulteriori danni durante le emergenze. Questi spazi forniscono un punto di accesso sicuro ai servizi e un luogo dove accedere alle informazioni: i punti di raccolta sicuri offrono anche l'opportunità di confrontarsi tra loro, scambiare informazioni e ricostruire reti comunitarie e di sostegno. Per soddisfare gli obiettivi menzionati, gli spazi sicuri devono essere luoghi in cui sia donne e ragazze - con diverse appartenenze etniche e religiose, con disabilità, con diversi orientamenti sessuali e identità di genere, nonché le sopravvissute a violenza - si sentano fisicamente ed emotivamente al sicuro e a proprio agio nel partecipare alle attività proposte dallo spazio e ad accedere ai suoi servizi che variano da centro a centro e da responsabile a responsabile.
Nella maggior parte dei contesti, dato lo status di subordinazione delle donne rispetto agli uomini, la presenza di un uomo al suo interno può alterare in modo significativo la partecipazione di donne e ragazze: possono ammutolirsi per evitare di essere accusate di indecenza che potrebbe compromettere ulteriormente la loro sicurezza a casa e nella comunità e potrebbero quindi non sfruttare a pieno il potenziale benefico di tale servizio.
Sostenendo attività e incentrandosi sulle sopravvissute e assicurando che gli spazi rimangano riservati alle donne, è possibile contribuire a creare l'ambiente necessario per sostenere la sicurezza e la guarigione delle sopravvissute. Le donne e le adolescenti spesso rivelano per la prima volta le loro esperienze cercando sostegno nei WGSS, spesso ricevendone servizi di gestione dei casi di violenza che devono restare per legge confidenziali.

2. Approccio utilizzato e principi cardine

Il testo che viene utilizzato come riferimento principe nell’implementazione degli spazi che vi abbiamo presentato è “Safe Spaces for Women and Girls: A Toolkit for Advancing Women's and Girls' Empowerment in Humanitarian Settings”, pubblicato nel 2020, creato dall' International Rescue Committee (IRC) e dall' International Medical Corps (IMC) in collaborazione con le co-autrici Melanie Megevand (IRC) e Laura Marchesini (IMC).

Possiamo riassumere gli obiettivi contenuti nel toolkit in cinque punti principali che sono fondamentali per il corretto funzionamento dello spazio :

1. Facilitare l'accesso di tutte le donne e le ragazze alle conoscenze, alle competenze e ad una gamma di servizi pertinenti.

Questo obiettivo si concentra sull'offrire a quest’ultime l'opportunità di accedere a informazioni, acquisire o rafforzare competenze, nonché di ricevere sostegno attraverso l'accesso ad una rete di riferimento di servizi sicuri e su misura. L'accento è posto sulla garanzia dell’inclusione. Le attività includono sessioni informative su una serie di argomenti (salute sessuale e riproduttiva, nutrizione, alimentazione, ecc.) e di formazione professionale oltre ad una serie di attività specifiche di sviluppo delle competenze.

2. Sostenere il benessere psicosociale di donne e ragazze e la creazione di reti sociali.

Le attività che rientrano in questo obiettivo spaziano da attività ricreative informali (ad esempio svolgimento di attività manuali come il cucito, la scultura, il disegno, sessioni di caffè o tè) ad interventi psicosociali di gruppo più strutturati. Queste attività forniscono uno spazio condiviso per le donne e le adolescenti per alleviare lo stress, stare in compagnia di altre donne e ragazze in un ambiente sicuro, sviluppando e rafforzando le proprie reti sociali, aumentando il proprio empowerment e la capacità di sfidare le norme sociali nelle loro comunità.

3. Servire come luogo in cui le donne e le ragazze adolescenti possano organizzarsi e accedere a informazioni e risorse per ridurre il rischio di violenza.

Le attività includono la mobilitazione della comunità per aumentare la comprensione della violenza contro di esse, fornire informazioni sui diritti delle donne e di azioni positive, come il dialogo integrato e gruppi di sostegno psicologico, che possono essere svolte per rinforzare il progetto. Il WGSS incoraggia le donne e le adolescenti a condurre audit sulla sicurezza e a sostenere la loro azione di advocacy nei confronti degli stakeholder presenti nella comunità, sulla base di rischi e raccomandazioni prioritari.

4. Servire come punto di ingresso chiave per i servizi specializzati per le sopravvissute alla violenza di genere.

Quando la violenza viene rivelata, le sopravvissute sono innanzitutto ascoltate, vengono quindi fornite loro informazioni sulla gamma di servizi disponibili e sono messe in condizione di fare delle scelte in base alle quali verranno poi indirizzate verso il percorso più adatto. I WGSS possono anche gestire la fase di primo supporto psicosociale individuale specifico per i sopravvissuti alla violenza di genere (sia attuati dalla stessa organizzazione o in collaborazione con esterni).

5. Fornire un luogo in cui le donne e le ragazze siano al sicuro ed incoraggiate a usare la loro voce per sollevare collettivamente l'attenzione sui loro diritti e bisogni.

Come principio basilare minimo, i WGSS sostengono la capacità delle donne e delle ragazze di avere un'influenza significativa sulla programmazione del centro stesso informando, partecipando e guidando in modo sicuro il processo decisionale all'interno dello spazio. Le attività fondamentali includono che le donne e le ragazze conoscano i loro diritti, sappiano come esprimere i loro bisogni e la comprensione degli interessi e dei limiti dei decisori. Questo obiettivo può essere raggiunto in collaborazione con i gruppi e le coalizioni della società civile per i diritti delle donne e le coalizioni che rappresentano e promuovono gli interessi delle stesse.

Per la realizzazione degli obiettivi sopra elencati, i centri WGSS utilizzano cinque principi che dovrebbero essere alla base della pianificazione programmatica e operativa, del processo decisionale, dell'implementazione e del monitoraggio e fungere da norme per tutti coloro che sono associati ai vari spazi.

I cinque principi cardine sono:

1. Empowerment: un WGSS offre uno spazio di empowerment per donne e ragazze adolescenti in tutta la loro diversità. Oltre a essere uno dei principali risultati che il WGSS si propone di raggiungere, dovrebbe essere concretizzato tramite l’informazione condivisa sulle decisioni e le azioni in tutte le fasi della programmazione con chi frequenta lo spazio abitualmente: piuttosto che considerare un WGSS come gestito da una fonte esterna, le donne e le ragazze devono essere coinvolte nella sua pianificazione, attuazione, monitoraggio e valutazione, trasformandosi così da beneficiarie in agenti attivi del cambiamento.

2. Solidarietà: i WGSS forniscono uno spazio per diverse reti di donne e ragazze adolescenti che si sostengono e si ispirano a vicenda per unirsi in contesti in cui il conflitto e lo sfollamento hanno eroso la fiducia sociale. In tali contesti, le disuguaglianze di genere e i sistemi di oppressione e discriminazione intersecati - tra cui la razza, l'età, la disabilità, l'orientamento sessuale, l'identità di genere, la nazionalità, la classe, l'etnia e la religione - aggravano ulteriormente l'isolamento. Le relazioni di sostegno reciproco favoriscono fiducia e meccanismi di coping positivi, rafforzando al contempo le risorse sociali che sono fondamentali per la guarigione delle sopravvissute e per la sicurezza emotiva e l'empowerment di tutte le donne e le ragazze in generale. Fondati sulla teoria e sulla pratica femminista, i WGSS offrono un ambiente diverso che fornisce l'opportunità di combinare il loro potere incoraggiando la condivisione, il mentoring e la cooperazione. Potrebbero essere incoraggiate a connettersi con gli altri, ad esempio facilitando l'accesso o partecipando ad attività svolte nello spazio (ad es. sessioni di tè e caffè, sessioni di condivisione delle informazioni o sessioni di formazione riguardanti vari ambiti della vita), impegnandosi a mantenere un ambiente non stigmatizzante per i sopravvissuti oppure partecipando a iniziative di cambiamento sociale (ad esempio, attività di costruzione di movimenti femminili locali, campagne di attivismo,etc).

3. Responsabilità: nel WGSS, l'accountability ha molteplici significati e viene garantita attraverso vari meccanismi. Ciascuna delle seguenti componenti della responsabilità è fondamentale per garantire l'integrità e la trasparenza del WGSS. La struttura, i servizi e le attività ospitati al suo interno devono essere progettati per garantire la sicurezza e la riservatezza di tutte le donne e le ragazze che ne fanno parte. Le donne e le ragazze devono poter condividere apertamente le loro esperienze e preoccupazioni e avere la garanzia di riservatezza, ascolto e compassione da parte del personale, dei volontari e dei fornitori di servizi associati. Le donne e le ragazze devono avere l'opportunità di accedere a informazioni relative alle decisioni chiave sulla progettazione e sull'implementazione del WGSS stesso, compresi l'ubicazione, gli orari di funzionamento, i servizi e le attività. Il processo decisionale deve essere comunicato ai membri e le motivazioni delle decisioni devono essere trasparenti. Il feedback delle donne e delle ragazze sullo spazio, sui servizi, sulle attività e sul personale deve essere alla base delle decisioni operative e di programma. Quando il feedback non può essere accolto, le ragioni devono essere spiegate ai membri. Le politiche e le pratiche di salvaguardia devono essere in vigore, attivate o riprogettate tenendo conto delle realtà presenti nel WGSS quando donne e ragazze segnalano preoccupazioni o dubbi a riguardo.

4. Inclusione: i WGSS si impegnano a celebrare la diversità e a migliorare le modalità di accesso, partecipazione e formazione delle donne e delle ragazze. Deve essere garantito equo accesso e partecipazione ai servizi dello spazio. Il personale e i volontari del WGSS, che sono ugualmente diversi tra loro, devono dimostrare atteggiamenti, convinzioni e pratiche imparziali e inclusive che evitino la divisione tra "noi e loro" (pratica definita come "othering"), in modo da garantire che donne e ragazze diverse siano rappresentate e coinvolte attraverso le valutazioni e i canali di feedback preferiti, come informatori e decisori alla pari in relazione alla progettazione del WGSS.
Devono inoltre essere coinvolte in modo sicuro attraverso strategie personalizzate che aumentino il loro accesso e la loro partecipazione, sulla base di una comprensione dei sistemi intersecanti di oppressione e discriminazione che devono affrontare.

5. Collaborazione: questo concetto è alla base della prospettiva femminista dei fornitori di servizi del WGSS nelle relazioni collaborative che vengono implementate. Per portare le donne e le ragazze dai margini degli aiuti umanitari al centro della risposta e delle loro comunità, i WGSS promuovono e sfruttano strategicamente le relazioni che possono ampliare la capacità delle donne e delle ragazze di partecipare, negoziare, influenzare, controllare e rendere responsabili gli individui e le istituzioni che influenzano le loro vite. Particolarmente legato al principio di solidarietà del WGSS, in quanto autentico alleato, i fornitori di servizi WGSS nazionali e internazionali dovrebbero andare oltre il rapporto con le organizzazioni comunitarie locali e creare una rete internazionale di aiuto e sostegno e per aumentare l’efficienza del proprio intervento. Dovrebbero usare la propria influenza e potere per creare uno spazio inclusivo per la società civile più in generale, che conferisca quindi un potere tangibile nelle risposte umanitarie e le riconosca quindi come catalizzatori e motori del cambiamento.

3. Iniziative a livello UN

Per quanto riguarda l’implementazione a livello internazionale di iniziative sui generis possiamo sicuramente usare come esempio cardine il progetto promulgato da UN Women nel 2011 “Safe Cities and Safe Spaces”, che si occupa tramite l’analisi quantitativa e qualitativa delle violenze subite da donne e ragazze di stabilire quali siano i contesti più pericolosi, le pratiche sociali che più mettono a rischio la loro sicurezza e di creare degli spazi sicuri appositi per poter salvaguardare e cercare di migliorare date situazioni.

Nel corso di questi anni di attività sono successe molte cose, come per esempio la pandemia COVID-19, che ha cambiato il modo in cui funzionano le nostre città: un preoccupante numero di aziende ha chiuso, creando un alto tasso di disoccupazione che ha colpito maggiormente le donne; l’obbligo per le scuole di convertirsi all’’insegnamento online obbligando le studentesse a restare chiuse in casa anche in contesti di violenza familiare; limitando l'accesso all'assistenza sanitaria, ai servizi sociali, alle attività ricreative e anche ad alcuni tipi di trasporti.

In questo contesto di crisi sanitaria e sociale abbiamo assistito alla nascita della così detta "pandemia ombra" che ha inflitto un’ ulteriore ondata di violenza specifica contro le donne e le ragazze, con un aumento della violenza domestica, mentre le strade vuote e il minor numero di testimoni hanno fatto sì che durante l’utilizzo degli spazi pubblici fossero soggette ad un rischio maggiore di violenza sessuale e di altre forme di violenza, con un'ulteriore necessità di rifugi e di risposte efficaci ed immediate da parte della polizia e degli altri possibili soggetti civili coinvolti.

Il progetto è stato implementato in svariati punti del globo, con una particolare diffusione nel Sud America e in Africa, in contesti di estrema necessità di intervento. Analizzeremo di seguito uno degli esempi che è stato implementato da più tempo, ovvero quello che dura da ormai 12 anni in Egitto, presso Il Cairo, una delle città fondatrici del programma.

I due elementi sui quali è stato posto il focus sono gli ambienti scolastici e i mercati cittadini, zone dove sono state maggiormente rilevate le violenze, e il progetto è stato implementato nei due quartieri selezionati (Imbaba e Ezbet El Hagganah a Giza e Il Cairo). Sono state apportate modifiche edilizie all'area, basate sul parere raccolto intervistando le donne e le ragazze del quartiere, introdotte per migliorare il loro senso di sicurezza. Il nuovo progetto ha separato esplicitamente le diverse funzioni dell'area urbana pubblica in uno spazio pedonale ricreativo e in una zona funzionale per i veicoli.

Per quanto riguarda gli ambienti scolastici, La nuova progettazione ha previsto l'aumento dell'area per la ricreazione all'esterno della scuola e ha promosso un uso misto dello spazio attraverso le infrastrutture fisiche. Il progetto ha tenuto conto di genere ed età e di molti altri fattori, come parte di un approccio integrato volto ad aumentare la sicurezza sia dei ragazzi che delle ragazze. Nei fine settimana, questo spazio è stato adattato per offrire alle donne imprenditrici uno luogo sicuro per la promozione e la vendita dei propri prodotti fatti a mano, con l'obiettivo di aumentare il loro empowerment economico. Sono state promosse anche attività culturali, tra cui teatro e recital musicali anche per incoraggiare l'uso continuo dello spazio in diversi orari e giorni della settimana, creando delle aree frequentate sicure e ospitando delle attività commerciali.

Analizzando invece i mercati cittadini, il mercato di Zenin è stato il primo mercato a essere progettato con una prospettiva di genere, contribuendo a creare uno spazio sicuro e inclusivo sia per le clienti che per le venditrici, comprese le donne con disabilità. Questo mercato offre uno spazio utile a più di 70 donne, che spesso contribuiscono al reddito familiare anche della famiglia allargata, non solo del nucleo di appartenenza. Le raccomandazioni formulate dalle donne utenti e venditrici del mercato hanno contribuito ad aumentare l'accessibilità del mercato per tutti.

Ad esempio:

- Il mercato è stato ampliato di 750 m2 , oltre ad altri 800 m2 che includono marciapiedi alberati ed una migliore illuminazione.

- L'accessibilità è stata migliorata grazie all'allargamento dei percorsi e delle rampe

per accogliere passeggini e sedie a rotelle.

- I servizi igienici del mercato sono stati migliorati aumentando la privacy e dotandoli di fasciatoi e corrimano.

E’ chiaro come la necessità di investire nella raccolta dati ed informazioni relative ai contesti locali per strutturare gli approcci partecipativi alle città sicure che coinvolgono donne e ragazze (compresi quei gruppi di donne che si trovano ad affrontare forme multiple e intersecate di discriminazione e violenza, ad esempio le donne appartenenti a popolazioni minoritarie che vivono in comunità) si riveli un beneficio del quale possono poi usufruire tutti ed indistintamente.

4. Il caso studio di Palermo

Per quanto riguarda la situazione degli spazi presenti in Italia, abbiamo riscontrato una problematica nell’acquisizione degli spazi presenti sul nostro territorio. Dopo svariate ricerche, siamo entrati in contatto con la coordinatrice responsabile dello spazio ospitato nel Centro Penc che si trova a Palermo. Il centro nasce con l’idea di diffondere l’etnopsichiatria (ramo della psichiatria che si occupa di studiare e di classificare i disturbi e le sindromi psichiatriche tenendo conto sia dello specifico contesto culturale in cui si manifestano, sia del gruppo etnico di provenienza o di appartenenza del paziente) attraverso una clinica competente che si occupa di svolgere attività di solidarietà sociale e salute mentale rivolte a persone più vulnerabili e ai loro caregivers. E’ infatti presso il loro centro che ha aperto uno di questi spazi seguendo la metodologia del toolkit dell’International Rescue Committee, diventando quindi il primo spazio in Italia ad aprire seguendo i dettami che sono stati proposti e implementando i principi che abbiamo illustrato in precedenza. La gestione dello spazio è stata affidata alla dott.ssa Maria Chiara Monti, psicologa e psicoterapeuta gruppo analista dal 2010, esperta in Etnopsicologia. Nel 2008 ha fondato e coordinato il Servizio di Etnopsicologia presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria "P. Giaccone" di Palermo, e ha curato un ampio lavoro di rete sul territorio mettendo in connessione sinergie e legami tra attori istituzionali e del privato sociale che si occupano in vari settori del benessere dei migranti. Come menzionato precedentemente, questi spazi spesso aprono dove ci sono crisi umanitarie che richiedono un maggiore sostegno. Quello di Palermo ha aperto in periodo pandemico, in quanto spazio sicuro per accogliere donne vulnerabili che sono state ulteriormente colpite dal COVID-19. E’ partita da qui poi l’organizzazione di training online orientato alle organizzazioni e onlus interessate ad aprire e gestire WGSS in altre città. Lo spazio, inserito nel Centro Penc, è finanziato in parte da Unicef e dall’ International Rescue Committee, in parte da progetti legati all’Unione Europea, senza contare le donazioni private. A Milano hanno già aperto due spazi mentre sia a Roma che a Cagliari ne stanno aprendo altri. Purtroppo, non esiste ancora una rete online che raccolga tutti questi spazi.

Le donne che iniziano a frequentare il WGSS, dopo aver acquistato familiarità con il personale, si aprono e iniziano a denunciare gli eventuali abusi o le situazioni di fragilità che le colpiscono; uno degli obiettivi di queste realtà è agevolare l’emersione di violenza in un posto sicuro per le donne straniere. Dal 2020 ad oggi sono transitate in questo centro 300 donne (la partecipazione è libera, lo spazio aperto tutti i giorni). Ciò che più conta è creare legami con queste donne, anche adolescenti, che sanno di avere uno spazio per loro. L’equipe che gestisce il centro, standardizzata sul modello dell’International Rescue Comittee, è così composta: quattro mediatrici linguistico-culturali (di cui due africane, una ucraina aggiuntasi con l’inizio della guerra e una asiatica), due psicoterapeute, una educatrice per bambini, un’assistente sociale, una psicologa specializzata. A questi si aggiungono i tirocinanti della facoltà di psicologia, gruppi di volontarie che arrivano attraverso il servizio di volontariato europeo e infine i tutor che si occupano di singoli laboratori. Tutti i membri dello staff sono donne e questa scelta non casuale è dettata sia dai principi 5° della collaborazione e 2° della solidarietà, sia dalla necessità di mettere a proprio agio donne di culture diverse che potrebbero trovarsi in difficoltà nell’interagire con altri uomini.

5. Iniziative politiche

Durante la raccolta delle informazioni necessarie alla stesura di questo policy abbiamo riscontrato una delle problematiche maggiori dei cosiddetti “safe spaces”. Di seguito proponiamo una presentazione delle principali iniziative politiche che potrebbero migliorare la situazione.

La situazione riguardo alla violenza sulle donne in Italia non sembra migliorare quanto dovrebbe: secondo Femminicidioitalia.info, sito che si occupa di raccogliere i dati relativi ai femminicidi commessi in Italia dividendoli per mese e riportandone i nomi e cognomi per non dimenticare le Vittime, a gennaio 2022 sono stati commessi 2 femminicidi, al 24 gennaio 2023 siamo già arrivati a quota 5.

Giulia Donato, Martina Scialdone, Oriana Brunelli, Teresa di Tondo, Yana Malayko, si sarebbero potute salvare avendo accesso ad una rete sociale solida e strutturata di aiuto, che avrebbe potuto consigliare loro dei luoghi come i WGSS, trovando sostegno morale e professionale, avendo a disposizione dei luoghi dove poter analizzare le loro situazioni e potendo fare affidamento su un gruppo dedicato al loro empowerment?

In parte quest’opera è già svolta dai centri anti violenza che sono raccolti nella rete di D.I.RE (Donne in Rete Contro la Violenza) e che si occupano dell’assistenza di chi è già vittima delle violenze. C’è bisogno quindi di implementare e sostenere la prevenzione, di creare spazi in cui le donne possano sentirsi libere di esprimersi e di ideare delle azioni positive per cambiare l’ambiente che le circonda, di spazi dedicati alle loro esigenze e strutturati esclusivamente per il loro sviluppo ed empowerment, permettendo loro di poter creare un cambiamento concreto e di far sentire la propria voce.

Tutto ciò resta possibile solo se le donne e le ragazze vengono informate sulle possibilità che esistono e che è loro diritto sfruttare.

  1. Creazione di una rete di informazione

Un primo aspetto problematico emerso riguarda la mancanza di informazioni relative all’ubicazione dei “safe places” in Italia, e il fatto che molte donne e ragazze bisognose probabilmente non possono accedervi perché non sono nemmeno a conoscenza della loro esistenza. Trovare informazioni che potessero indirizzarci verso dei luoghi precisi è stato quasi impossibile e nemmeno chiedendo direttamente al centro di Palermo siamo riusciti ad ottenere maggiori informazioni riguardo a dove è possibile trovare altri centri simili in quanto ci è stato riferito che è necessario chiedere prima la conferma agli altri centri se desiderassero o meno che la loro ubicazione fosse condivisa con parti terze.

Riteniamo che questo genere di problematica possa essere risolta creando una rete di informazione che punti a promuovere l’esistenza dei centri direttamente alle interessate, evitando quindi di sottoporre gli spazi all’attenzione di persone indesiderate. Ciò sarebbe possibile coinvolgendo gli attori che entrano quotidianamente a contatto con questa specifica categoria come i medici di base, i ginecologi, gli psicologi, il personale che opera nei consultori e anche gli insegnanti. Informare tali soggetti dell’esistenza di questi spazi e dell’importanza che hanno sulle donne che si trovino in una situazione di bisogno è sicuramente un primo passo verso la loro diffusione. L’utilizzo di foglietti informativi da tenere nelle sale d’aspetto o da distribuire nel caso in cui lo specialista rilevi o sospetti un caso di violenza o abuso potrebbe essere un metodo discreto per poter permettere alle donne di scoprire questo genere di realtà e di avvicinarsi ad un ambiente che è strutturato sulle loro esigenze e per il loro stesso empowerment.

  1. Campagne social

Nonostante l’utilizzo dei social possa sembrare una tecnica pericolosa in quanto potrebbe attirare l’attenzione di elementi indesiderati sugli stessi spazi, crediamo che esista lo stesso un modo per poter sfruttare questo potente mezzo di divulgazione a favore delle donne. Creando delle campagne di pubblicizzazione del concetto di spazio sicuro, spiegando quali sono le attività che vengono svolte al loro interno, quali sono i criteri per accedervi si potrebbe sensibilizzare l’audience e spronare le donne e le ragazze a cercare lo spazio sicuro più vicino a loro.

  1. Figure di riferimento

Per ovviare alla problematica di persone che potrebbero cercare di entrare in possesso di informazioni per scopi diversi da quelli originari dello spazio (come per esempio abusers che vogliono intercettare la loro vittima o persone che hanno cattive intenzioni nei confronti di chi utilizza lo spazio in generale) si potrebbe stabilire una figura di riferimento che venga indicata nelle varie campagne come persona a cui informarsi per poter ricevere le informazioni precise sull’ubicazione di questi luoghi, come per esempio il medico di base, figura che tutti i residenti sul territorio sono obbligati ad avere come sancito dalla legge n.833 del 23 dicembre 1978 nell'ambito dell'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano. Ogni medico dovrebbe essere istruito sulla presenza di questi luoghi e dovrebbe essere fornito dei contatti in maniera tale da poterli riferire alle proprie pazienti in caso di necessità, avendo inoltre il potere di confermare che la persona che sta richiedendo accesso a questo servizio appartenga realmente al target che gli spazi si prefiggono di aiutare.

E’ di vitale importanza che questo genere di servizio e aiuto venga promosso il più possibile all’interno delle comunità in quanto è altamente improbabile che una persona che si trova in una situazione di bisogno possa rivolgersi a questo tipo di realtà se non è nemmeno a conoscenza della loro esistenza.

Potrebbe essere sicuramente d’aiuto anche la pubblicizzazione e la sponsorizzazione di questi spazi anche durante le campagne elettorali che, come ad ogni tornata elettorale ed indipendentemente dal partito supportato, riservano uno spazio cospicuo al rinnovo del loro impegno e le loro promesse per migliorare la situazione sulla violenza sulle donne.




  • Fonti

Centro Penc Antropologia e Psicologia Geoclinica

sito: https://www.centropenc.org/chi-siamo

D.i.RE Donne in Rete contro la violenza

sito: https://www.direcontrolaviolenza.it/i-centri-antiviolenza/

Femminicidioitalia.info

sito: https://femminicidioitalia.info/lista/recente

Gazzetta Ufficiale, Testo della legge n.833 23 Dicembre 1978

link: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1978/12/28/078U0833/sg

IRC - IMC, Women and girl safe place: A TOOLKIT FOR ADVANCING WOMEN’S AND GIRLS’ EMPOWERMENT IN HUMANITARIAN SETTINGS - 2020

Jennifer Gunn, Opening the Doors to Learning Through Safe Spaces in K-12 Schools, Resilient Educator

Link:https://resilienteducator.com/classroom-resources/creating-safe-spaces/#:~:text=While%20the%20exact%20origin%20of,women's%20movement%2C%20was%20a%20means

Simone Tulumello, Fearscapes Sentimenti di paura, retoriche sulla sicurezza e pianifi cazione urbana nella città contemporanea, 2015

UN WOMEN, Safe cities and safe public spaces for women and girls - Global initiative, Global results report 2017-2020




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