Una prospettiva intersezionale e di genere sugli effetti del cambiamento climatico tra le donne indigene dell'Artico

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  23 febbraio 2023
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Abstract

Le conseguenze del cambiamento climatico risultano particolarmente gravose per le regioni più povere del mondo; all’interno di queste, una situazione preoccupante è quella delle popolazioni indigene, la cui sopravvivenza è legata a doppio filo ai cicli naturali, dai quali dipendono sia da un punto di vista alimentare, sia socioculturale. In particolare, a causa dell’innalzamento della temperatura mondiale e del progressivo scioglimento della calotta polare, alle popolazioni indigene dell’Artico si riconosce il triste primato di essere tra le società più a rischio di estinzione. All’interno di questi gruppi, uomini e donne sperimentano condizioni di vita e ruoli sociali radicalmente diversi, tanto da far ritenere che gli effetti del cambiamento climatico sulle popolazioni indigene dell’Artico meritino di essere analizzati tramite un approccio intersezionale. Le donne, infatti, svolgono il ruolo di caregivers delle famiglie e delle comunità, mettendo a repentaglio la loro stessa sopravvivenza per fronteggiare la scarsità di cibo, sostentare uomini e bambini, e permettere la conservazione delle società a cui appartengono.



Introduzione

Le conseguenze del cambiamento climatico risultano particolarmente gravose per le regioni meno sviluppate. Per ragioni geografiche, ma anche a causa di condizioni di vita più povere, e società più instabili, queste popolazioni stanno infatti subendo le gravose conseguenze dell’emergenza ambientale in anticipo rispetto al resto del pianeta. Una situazione particolarmente preoccupante è quella delle popolazioni indigene, la cui sopravvivenza è legata a doppio filo ai cicli naturali, dai quali dipendono sia da un punto di vista alimentare, sia socioculturale. In particolare, a causa dell’innalzamento della temperatura mondiale e del progressivo scioglimento della calotta polare, alle popolazioni indigene dell’Artico si riconosce il triste primato di essere tra le società più a rischio di estinzione. All’interno di questi gruppi, però, uomini e donne sperimentano condizioni di vita e ruoli sociali radicalmente diversi, tanto da far ritenere che gli effetti del cambiamento climatico sulle popolazioni indigene dell’Artico meriti di essere analizzata tramite un approccio intersezionale (Kaijser, 2014, 420; Prior e Heinämäki, 2017, 203). Infatti, dagli studi condotti, risulta che le donne sperimentano un rischio conseguente al cambiamento climatico molto maggiore rispetto a quello dei loro pari uomini. (Prior e Heinämäki, 2017, 195-196). Le donne detengono la posizione di caregivers per uomini, anziani e bambini, svolgendo un ruolo di "sostegno" alla sopravvivenza del resto della società (Kukarenko, 2011, 30).



Perché abbiamo bisogno di un approccio intersezionale alla minaccia del cambiamento climatico nell'Artico?

Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia diretta e indiretta per gli individui, le comunità e i diritti umani. Tra gli altri, gli effetti diretti sono la perdita di biodiversità, l'innalzamento del livello del mare, il progressivo scioglimento dei ghiacciai, la conseguente salinizzazione di fonti d'acqua dolce, e i repentini mutamenti meteorologici come tempeste e uragani (Prior e Heinämäki, 2017, 195). Tuttavia, ad eccezione di queste manifestazioni che evolvono in vere catastrofi naturali in grado di modificare l’assetto del nostro pianeta, tali fenomeni non risultano fatali per le società occidentali, economicamente forti e per lo più indipendenti dai cicli naturali. Almeno per il momento, infatti nelle regioni più ricche del mondo, il cambiamento climatico ha avuto un impatto minimo sul funzionamento generale della società e sulla vita delle persone. Al contrario, in altre regioni del mondo il cambiamento climatico è già divenuto un fattore di rischio allarmante per la sopravvivenza delle comunità, mettendo a repentaglio i diritti umani fondamentali dei gruppi più emarginati (McInerney-Lankford et al. 2011).

L'Artico è tra le aree che più stanno subendo gravi conseguenze. Infatti, la perdita di ghiacciai e la riduzione della copertura nevosa riduce la disponibilità di acqua, allontanando significativamente le coste e sciogliendo il permafrost, danneggiando terreni, case e altre infrastrutture (Center for International Environmental Law e Friedrich Ebert Stiftung, 2009, 10). Questi eventi si traducono in conseguenze secondarie del cambiamento climatico, portando a sconvolgimenti radicali e irreparabili delle condizioni di vita quotidiana delle popolazioni che vivono in zone maggiormente a rischio, ed interessando in maniera diretta la biodiversità della regione (International Expert Group Meeting on Indigenous Peoples and Climate Change, 2008, 2). Gli impatti negativi limitano le risorse domestiche e la capacità degli individui di soddisfare le loro esigenze quotidiane, compromettendo così il diritto alla vita, al sostentamento, all'acqua e all'alloggio. La perdita di attività culturali, come i mezzi di sussistenza tradizionali, può portare stress psicologico, ansia e incertezza sociale che possono distruggere gli equilibri che fanno sopravvivere quelle società (Heinämäki, 2010, 31). L'intero ambiente sociale e tradizionale delle popolazioni indigene potrebbe andare perso per sempre, non lasciando spazio a nessuna speranza di sopravvivenza per queste società. L'International Panel on Climate Change (IPCC) afferma che "l'impatto del cambiamento climatico ricadrà in modo sproporzionato sui Paesi in via di sviluppo e sui poveri in tutti i Paesi [...]" (2001, 25).

Una ricerca basata su dati concreti dimostra che gli effetti del cambiamento climatico non sono neutri dal punto di vista di genere poiché i rischi generati differiscono per donne e uomini a causa dei loro ruoli distinti all’interno della società (Duncan, 2006, 8). Le popolazioni indigene e le donne sono due sottogruppi altamente emarginati che, non solo subiscono gravemente le conseguenze del cambiamento climatico, ma non divengono nemmeno oggetto di studio specifico (Kukarenko, 2011, 5). In quanto soggetti vulnerabili all’interno di popolazioni emarginate, le donne delle popolazioni indigene dell’Artico meritano e necessitano una particolare attenzione. All'interno delle comunità indigene, le donne soffrono per prime il cambiamento climatico a causa del loro tradizionale ruolo di caregivers e amministratrici dell'acqua e del cibo. Le origini della situazione attuale si trovano nelle disuguaglianze storiche e nella dipendenza da settori e risorse che sperimentano intense battute d’arresto a causa del cambiamento climatico (Prior e Heinämäki, 2017, 195).



Gli effetti reali del cambiamento climatico tra le donne indigene dell’Artico - il caso delle donne Inuit

Le popolazioni indigene dell’estremo Nord vivono distorsioni rilevanti nel loro stile di vita tradizionale; infatti, l'improvviso cambiamento dei ritmi naturali ha la capacità di distruggere tutti gli equilibri su cui le società indigene sono costruite. Per dare una descrizione più ampia ed esplicativa della situazione, l’analisi tratterà il caso delle donne Inuit, parte delle diverse comunità del Nunavut, in Canada. Il primo e più preoccupante effetto del cambiamento climatico è la grande difficoltà nell'acquisto e nella produzione di risorse primarie, con conseguente minaccia alla sicurezza alimentare (Beaumier e Ford, 2010, 1). La stessa deriva direttamente da un sistema alimentare sotto stress; quando la sicurezza alimentare è a rischio, è difficile - o addirittura impossibile - ottenere cibo in quantità e qualità adeguate (ibidem). Questa condizione di incertezza crea paura e può causare gravi disturbi mentali e malattie (Kukarenko, 2011, 3).

In queste società, le disposizioni alimentari sono responsabilità femminile, il che comporta che le donne si trovino in prima linea nel vivere e affrontare l'insicurezza alimentare, aumentandone esponenzialmente la vulnerabilità (ibidem; Baumier e Ford, 2010, 3-4). Tra le comunità indigene del Nunavut, il 56% della popolazione è classificato nei ranks di "insicurezza alimentare", con stime ancora più elevate all'interno delle comunità Igloolik (64%) e Kugaaruk (83%) (Baumier e Ford, 2010, 1). In questa zona, l'approvvigionamento alimentare arriva dalle importazioni continentali dal resto del territorio candese e dalle attività locali di caccia e pesca. Nonostante questa differenziazione nell'approvvigionamento alimentare, la posizione remota degli insediamenti Inuit e l'aumento del tasso di disoccupazione hanno portato a uno scenario allarmante. Inoltre, il trasporto di cibo e risorse deperibili da sud viene spesso e facilmente ritardato o impedito da fenomeni meteorologici improvvisi, esacerbati in potenza e frequenza dal cambiamento climatico (Baumier e Ford, 2010, 1). La condizione climatica si traduce dunque in tempi di spedizione prolungati, invecchiamento del cibo prima che arrivi a destinazione. Inoltre, i cambiamenti geografici della regione hanno sconvolto gli equilibri vitali anche per gli animali indigeni (trichechi, caribù, foche) della zona. Una riduzione del numero di animali selvatici minaccia la biodiversità e la sicurezza alimentare indigena poiché queste popolazioni dipendono profondamente dalla caccia e dalla pesca per il sostentamento (Baumier e Ford, 2010, 1).

Come accennato in precedenza, i popoli indigeni mantengono le donne responsabili del ruolo tradizionale di caregivers nelle loro famiglie; tuttavia, le donne sono anche responsabili della presenza effettiva di risorse primarie per il sostentamento della famiglia e della comunità. Anche se non responsabili della caccia, ritenuta un'attività puramente maschile, queste donne comprano il cibo e lo gestiscono o razionano quando necessario. La scarsità di risorse primarie sufficienti è causa di enorme stress e paura per queste donne, che spesso decidono di privarsi del sostentamento per garantire pasti migliori ai loro figli e compagni (Baumier e Ford, 2010, 1). Risulta che l'esistenza stessa delle donne sia destinata al servizio della comunità/ famiglia e unicamente funzionale alla sua sopravvivenza, senza cura per gli individui di sesso femminile. Inoltre, essendo società fondate sulla caccia, le donne ritengono la pratica di negarsi il cibo come necessaria e fondamentale a mantenere in forze gli uomini-cacciatori.

L'insicurezza alimentare dunque innesca una continua violazione dei diritti fondamentali delle donne indigene. La questione della sicurezza alimentare, conseguenza diretta del cambiamento climatico, non può essere letta in modo esaustivo se non attraverso una lente di genere. L'insicurezza e la paura causate dalla scarsità di cibo e la responsabilità sociale a esso legata, causano stress sociale collettivo all'interno del gruppo delle donne indigene. Le conseguenze del cambiamento climatico abbassano significativamente la qualità della vita delle donne, mettendone a repentaglio il diritto alla vita stessa (Healey and Meadows, 2007, 14). Dagli studi, risulta che le donne anziane, che svolgono un ruolo meno fondamentale rispetto ad altri individui, scelgono di rinunciare interamente ai loro pasti in favore degli uomini della comunità. Alcuni studi mostrano anche associazioni tra stress mentale e sociale, violenza o abuso sessuale e problemi di salute attuali, che sono più comuni tra le donne e i bambini (Healey, 2007, 209).

Un ulteriore pericolo che le donne affrontano deriva dall'essere le prime ad accedere, e quindi a testare, la qualità delle risorse idriche e alimentari. Infatti, cambiamenti ambientali significativi possono innescare mutazioni significative di batteri e virus, ai quali gli individui umani non sono preparati (Kukarenko, 2011, 3; Duncan, 2006, 4). Di conseguenza, le donne vengono più spesso a contatto con acqua di scarsa qualità e sono più vulnerabili alle malattie a essa legate. Il diritto fondamentale delle donne alla salute è ancora più a rischio poiché le donne portano il peso della cura dei malati nelle loro famiglie (Kukarenko, 2011, 3). Oltre all'identificazione di gravi minacce e violazioni dei diritti fondamentali delle donne indigene innescate dal cambiamento climatico, gli studi condotti nella regione del Nunavut hanno rivelato un altro importante problema relativo al caso femminile. Alla domanda sul deterioramento delle loro condizioni di vita, le donne indigene indicano la scarsità di mezzi di sussistenza come causa; tuttavia, non possono fornire ulteriori spiegazioni (Kukarenko, 2011, 5). L'ignoranza derivante dal loro ruolo strumentale strettamente confinato all'ambiente domestico costituisce un'ulteriore minaccia innescata dal cambiamento climatico. Infatti, le donne di solito hanno meno accesso degli uomini alle informazioni vitali necessarie per costruire strategie di adattamento ai cambiamenti ambientali. Poiché gli uomini si dedicano alla caccia, possono uscire dai villaggi per identificare e comprendere i cambiamenti che attualmente avvengono nell'ambiente naturale (Ford, Laidler, Gough; MacDonald, Qrunnut, Irngaut, 2009, 155). Questa peculiare - e socialmente costruita - ignoranza è particolarmente pericolosa per le donne, che si trovano interamente dipendenti dall'ambiente naturale per svolgere il loro ruolo sociale, ma non hanno la possibilità di capirlo (Kukarenko, 2011, 5). Pertanto, non hanno alcuna possibilità di operare alcun cambiamento: senza una reale consapevolezza degli eventi, non hanno il diritto di essere artefici del proprio destino.



Conclusioni

L’attuale condizione delle donne nella regione del Nunavut mette in luce la necessità di difendere la sicurezza alimentare delle popolazioni indigene dell’Artico. È necessario intraprendere azioni concrete: campagne di informazione sull'attuale scenario ambientale e di educazione alimentare incentrate sulla conservazione dei cibi; sostegno operativo al mantenimento delle attività di caccia; incoraggiare la condivisione/scambio intracomunitario; ma soprattutto è necessario rafforzare il sistema alimentare, soprattutto nei periodi dell'anno in cui la carenza di cibo è più significativa. Più in generale, sono necessarie politiche mirate ad affrontare la mancanza di opportunità di lavoro e fronteggiare l'estrema povertà di queste aree.

Tale situazione è resa ancora più complessa dalla scarsità di dati e ricerche sensibili alla dimensione di genere, la quale ricopre ancora una posizione di marginalità all’interno delle politiche degli Stati nazionali di cui le regioni artiche fanno parte. Questi ultimi non possono costruire piani di intervento forti se non sono consapevoli delle diverse realtà e minacce che le donne indigene sperimentano. Infatti, trattare le comunità indigene come unità inscindibili, uguali le une alle altre e prive di strutture sociali caratterizzanti, è un grave errore di valutazione. Pertanto, attraverso i dati ancora insufficienti raccolti nell’ultimo decennio, l’analisi ha scelto di portare in primo piano le donne Inuit nel caso Nunavut e la loro situazione estremamente precaria. Minando le basi su cui si fondano le società indigene dell'Artico, il cambiamento climatico può rivelare e aggravare le differenze di genere già presenti in queste società. Pertanto, un approccio intersezionale è essenziale per portare sostegno concreto e per riuscire a contrastare nel medio e lungo periodo i disastrosi effetti che il cambiamento climatico provoca a queste comunità.











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Fonti

Beaumier, Maude C., and Ford, James D. (2010). "Food insecurity among Inuit women exacerbated by socio-economic stresses and climate change." Canadian Journal of Public Health 101, no. 3, 196-201. A-1

Center for International Environmental Law and Friedrich Ebert Stiftung (2009). “Human Rights and Climate Change: Practical Steps for Implementation”, http://www.ciel.org/Publications/CCandHRE_Feb09.pdf A-1

Duncan, Kirsty (2006). "Global climate change, air pollution, and women’s health." WIT Transactions on Ecology and the Environment 99. A-1

Ford JD, Laidler G, Gough W, MacDonald J, Qrunnut K, Irngaut C. (2009). “Sea ice, climate change, and community vulnerability in northern Foxe Basin”. Clim Res, 137-154. A-1

Healey GK, Meadows LM. (2007). Inuit women’s health in Nunavut, Canada: a review of the literature. Int J of Circumpolar Health, 199-214. A-1

Heinämäki, Leena, (2010). The Right to Be a Part of Nature: Indigenous Peoples and the Environment, Rovaniemi: Lapin yliopistokustannus, Acta Universitatis Lapponiensis. A-1

International Expert Group Meeting on Indigenous Peoples and Climate Change, 2008 A-1

http:// www.un.org/esa/socdev/unpfii/documents/E_C19_2008_CRP_9.doc

IPCC, Caesens and Rodríguez, (2001). Climate change and the right to food: a comprehensive study. A-1

Kaijser, Anna, and Kronsell, Annica. (2014) "Climate change through the lens of intersectionality." Environmental politics 23, no. 3, 417-433. A-1

Knox, John H (2009) “Linking Human Rights and Climate Change at the United Nations,” Harvard Environmental Law Review 33, 488–489;

Kukarenko, Natalia, (2011). "Climate change effects on human health in a gender perspective: some trends in Arctic research." Global Health Action 4, no. 1. A-1

Lorena Aguilar, (2010). “Establishing the linkages between Gender and Climate Change Adaptation and Mitigation,” in Gender and Climate Change, ed. Irene Dankelman. A-1

McInerney-Lankford, Siobhan; Darrow, Mac; Rajamani, Lavanya, (2011). “Human Rights and Climate Change: A Review of the International Legal Dimensions”. World Bank Study. World Bank. A-1

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