Violenza, gruppo e criminalità: le dinamiche di aggregazione e azione delle bande giovanili

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  08 dicembre 2022
  26 minuti, 34 secondi

Abstract

Considerata la dimensione che ha ormai raggiunto il fenomeno delle bande giovanili, si è reso necessario un approfondimento delle sue componenti e delle forme in cui si manifesta. Per questa ragione, in un primo momento, è stato deciso di affrontare il fenomeno della violenza giovanile attraverso la sua definizione, l’indagine delle principali caratteristiche e dei fattori scatenanti. Attraverso questo tipo di analisi è stato possibile, dunque, delineare un quadro piuttosto preciso dei cambiamenti che ci sono stati nei tempi più recenti: infatti, la pandemia da Covid-19 ha generato dei gravi peggioramenti nel benessere fisico e mentale dei giovani, che si è riversato in maniera eccessiva attraverso i social media e con la violenza nelle strade. Infine, attraverso un focus sulle bande giovanili e sulla loro dimensione transnazionale, fornendo alcuni esempi, il presente trattato si conclude con quelli che sono i possibili scenari futuri e le possibili strategie ed azioni lenitive per il fenomeno.


A cura di:

Matteo Restivo - Senior Researcher Mondo Internazionale G.E.O. Cultura & Società

Nicholas Sartori - Senior Researcher Mondo Internazionale G.E.O. Cultura & Società

Sofia Manaresi - Junior Researcher Mondo Internazionale G.E.O. Cultura & Società

Marco Rizzi - Junior Researcher Mondo Internazionale G.E.O. Cultura & Società




1. Introduzione

Tra le varie fattispecie che compongono la dimensione della sicurezza personale e pubblica, quella afferente ai fenomeni di violenza giovanile sta assumendo sempre più rilevanza in tempi recenti. Infatti, come dimostra la mole di scoop e notizie a riguardo, tale fenomeno sta attraversando trasversalmente intere nazioni, se non addirittura interi continenti.

Il concetto di violenza giovanile comprende il verificarsi di diversi tipi di azioni aggressive: dalla violenza psichica o verbale - ne è un esempio il mobbing - alla violenza fisica o sessuale - come risse, molestie sessuali - e può giungere a forme più gravi di aggressione, persino alla tortura e all’omicidio. Infine, gli atti violenti possono essere commessi contro terzi, ma anche contro animali e oggetti, come succede nei casi di vandalismo (UFAS, 2012).

Il progredire di questi fenomeni ha portato a concentrare l’attenzione sul fenomeno di aggregazione che si è creato fra i giovani: l’affiliazione in “bande giovanili”, le c.d. “gang giovanili” o “baby gang”. Con questo termine si fa generalmente riferimento al fenomeno di microcriminalità che vede protagonisti bambini e ragazzi di diverse età. Il fenomeno si sviluppa principalmente nei contesti urbani e ha come epicentro le periferie, ma spesso interessa anche i centri cittadini. Giovani/e e giovanissimi/e si riuniscono, dunque, in gruppi più o meno organizzati, con il preciso scopo di commettere reati. Tra questi figurano frequentemente atti di vandalismo, bullismo, soprusi, aggressioni, furti, rapine e spaccio di stupefacenti, come vedremo.


2. Fenomeni di violenza giovanile: definizione, caratteristiche, fattori

Nella letteratura afferente a questo tema, non esiste una definizione unica e accettata di “banda giovanile”. Tuttavia, essa è comunemente considerata come un'associazione auto-formata di coetanei che presenta le seguenti caratteristiche: un nome e simboli riconoscibili, una leadership identificabile, uno specifico territorio d’azione, uno schema di incontri regolari e azioni collettive per portare a termine attività illegali. Una banda, o “gang giovanile”, è un gruppo strutturato di individui, spesso adolescenti, che utilizzano l'intimidazione e la violenza per condurre atti criminali, per ottenere potere e status o per controllare determinate attività lucrative. La descrizione e la classificazione delle bande hanno una storia piuttosto complessa, e il lavoro di Thrasher (1927) sulla geografia delle bande di Chicago negli anni Venti viene solitamente considerato come fondamentale per determinarle, descriverle e classificarle. Secondo Trasher, le bande si sono insediate in particolari contesti sociali della città, dove le norme e le strutture sociali non erano state sufficientemente plasmate. Tali bande nascono poiché i membri percepiscono la resistenza della società tradizionale e si ritrovano in conflitto con gruppi rivali. Il coinvolgimento in attività criminali, che è una caratteristica essenziale di ciò che definisce una banda, è spesso una naturale conseguenza dello sviluppo delle dinamiche del gruppo che si sente emarginato. La prima parte di questa analisi del fenomeno di violenza giovanile si soffermerà sul concetto di violenza come caratteristica primaria delle bande, sul ruolo del leader e sui principali fattori che influenzano la decisione dei giovani di farne parte.

Negli ultimi anni, la violenza legata alle bande ha subito una drastica escalation. Due definizioni che vengono frequentemente utilizzate per descrivere la gravità della violenza perpetrata da un gruppo di persone, spesso di giovane età, sono quella del sociologo Pierre Bourdieu (1984) ed una di uso comune. La prima, introdotta all’inizio degli anni Ottanta, fa riferimento al concetto di “violenza simbolica”, ossia quella forma di violenza perpetrata attraverso l’imposizione di una visione specifica del mondo, dei ruoli sociali e di categorie cognitive per mezzo delle quali la realtà viene percepita come un dualismo fra soggetti dominanti e dominati (Bourdieu, 1984). Questo tipo di violenza si manifesta molto spesso all’interno di dinamiche collettive giovanili costituendone la loro caratteristica principale. Generalmente, ci si sofferma su un’accezione del termine più semplice, riferendosi alla capacità delle bande di usare e incitare alla violenza o alle minacce (Polismyndigheten, 2019).

È possibile osservare come il reclutamento di nuovi membri delle bande stia diminuendo di età: secondo l'Osservatorio nazionale sull'adolescenza, sono in aumento i giovani, spesso minorenni, affiliati a reti criminali locali o regionali. L’incremento del fenomeno di bande e violenza giovanile può essere ricondotto anche allo stato dell'attuale industria culturale. La musica rap e trap continua a crescere in popolarità di anno in anno e si pensa che la cultura di strada presentata nelle canzoni, possa influenzare altri giovani che rischiano di essere reclutati per ispirarsi al denaro facile e allo stile di vita appariscente dei loro beniamini. Questo fenomeno viene definito "mercificazione del crimine" (Hayward & Young, 2012), che rende la violenza più visibile e accessibile che mai, influenzando un numero maggiore di persone attraverso diverse piattaforme, in misura ben più estesa rispetto al passato (Polismyndigheten, 2019). La “street culture” è sempre più visibile e studiata nella società contemporanea: le etnografie più acclamate e condivise dalla maggior parte degli accademici sono quella di Phillippe Bourgois (2003) presentata in “In Search of Respect” e quella di Elijah Anderson (1999), delineata in “Code of the Street”. Bourgois definisce la cultura di strada come una rete complessa e conflittuale di credenze, simboli, modi di interazione, valori e ideologie che sono emersi in opposizione all'esclusione dalla società civile tradizionale. La cultura di strada offre un forum alternativo per una realizzazione personale, come dimostra con la sua ricerca sul quartiere di Harlem. In ragione di ciò, un aspetto importante da prendere in considerazione è la situazione nella quale versano le periferie delle città, fattore che emargina ancor più i giovani, avvicinandoli alla strada e alla violenza. Lo studio di Anderson sulla violenza giovanile, condotto a Philadelphia, inoltre, mostra come la cultura di strada si sia evoluta in un codice di strada, che egli definisce come un insieme di regole informali che governano il comportamento pubblico interpersonale. Queste norme regolano l'uso della violenza e pongono al centro la questione del rispetto, definito generalmente come l'essere trattati in modo "giusto" o “meritevole”. Nella cultura di strada, soprattutto tra i giovani, il rispetto è visto come un'entità quasi esterna, conquistata con fatica, e quindi che deve essere costantemente custodita. Anderson descrive come i giovani tendono a imitare i “rapper gangster”, come i celebri Tupac e Snoop Dogg, e siano orgogliosi di vivere "la vita da teppista", anche detta “thug life”. Allo stesso modo, l’attrazione verso la "cultura gangsta" viene spiegata dal sociologo Hagedorn (2008) in termini di “identità collettiva resistente contro l'ingiustizia sperimentata nella società”.

La letteratura sociologica e criminologica indica un universo complesso di bande che presenta una grande varietà sia in termini di struttura, significato e stili di leadership. La leadership all’interno delle bande è una caratteristica fondamentale per capire la loro struttura organizzativa (Klein, 1995). In una delle prime trattazioni scientifiche sociali sulle bande di strada, Thrasher (1927) nota che i leader spesso emergono grazie alla loro volontà di provare le cose prima degli altri membri del gruppo. In questo contesto, l'atto di partecipazione, soprattutto “essere i primi ad agire”, eleva il proprio status, in particolare all'interno delle bande giovanili, in cui il coraggio e l'audacia sono qualità stimate. Jankowski (1991) sottolinea l’importanza del ruolo della leadership nelle bande, suggerendo che esistono tre tipologie strutturali di leadership che regolano i codici di comportamento delle bande: verticale, orizzontale e influente. Prenderemo in considerazione solo il primo caso, nonché quello più diffuso. In questa circostanza, le caratteristiche del leader sono di tipo Machiavelliano e la sua unica preoccupazione è quella del mantenimento del potere, ricorrendo spesso alla violenza per mantenere coesione all'interno dei ranghi. Tali leader mantengono il dominio sugli altri membri attraverso un misto di ricompense e violenza, manipolandoli e testandone la loro lealtà, in modo da tenerli in guardia e sottomessi alla sua volontà. Dowdney (2005) sostiene che le bande stanno assumendo strutture di comando sempre più sofisticate e gerarchiche, specialmente nelle aree urbane (Hagedorn, 2008), in quanto condizione necessaria per difendere il loro spazio o il controllo sull'economia informale, principalmente del traffico di droga.

La delinquenza e partecipazione in bande è un problema che ha effetti negativi sulla vita dei giovani ed è causata da un'ampia gamma di fattori, tra cui quelli individuali, sociali e ambientali. Sebbene le bande possano offrire protezione psicologica, sociale e fisica ai giovani da ambienti domestici e scolastici malsani e insicuri, i loro membri hanno maggiori probabilità di essere esposti o di compiere violenza (Lenzi et al., 2014). Le statistiche mostrano che dei 15.500 omicidi registrati in media ogni anno negli Stati Uniti, circa 2.000 sono legati alle bande (WHO, 2020).

I giovani che si uniscono alle bande lo fanno per vari motivi, come il senso di appartenenza, la pressione dei pari, la protezione o il denaro. Tali aspetti hanno un impatto duraturo sui giovani, poiché, anche dopo aver lasciato le bande, la loro predisposizione al crimine rimane elevata, generando una falsa immagine di rispetto e potere, instillando la paura nella popolazione, rendendo le comunità insicure e i quartieri meno abitabili.

Come definito poc'anzi, i fattori di rischio che predispongono i giovani a partecipare alle bande possono essere raggruppati in fattori individuali, sociali e ambientali. I primi sono fattori intrinseci che tendono a spingere i giovani verso le bande: tra questi si possono menzionare il fallimento accademico, l'aggressività, l'impulsività, l'uso di alcol e sostanze. Ad esempio, gli studenti con scarse aspirazioni educative e poco impegno scolastico hanno un'alta probabilità di unirsi alle bande, rinunciando agli studi. Anche i fattori sociali influenzano i giovani nelle loro interazioni con gli altri all'interno della comunità: l'ostilità dei genitori e la negativa influenza dei coetanei sono tra i fattori più comuni che spingono i giovani verso il mondo delle bande. I fattori ambientali comprendono le case e le comunità in cui i giovani crescono e vivono. Tra questi fattori vi sono le case disastrate, i quartieri svantaggiati e il facile accesso alle droghe. I quartieri “difficili” tendono ad avere un tasso più alto di bande e i giovani che si uniscono alle bande in queste circostanze lo fanno per sopravvivere o perché non hanno altra scelta (Merrin et al., 2020).

Allo stesso tempo, i legami sociali sono un importante fattore protettivo che possono prevenire l’adesione alle bande. Si sostiene che legami sociali deboli aumentino il rischio di partecipazione a una gang. Il coinvolgimento dei genitori assicura che i bambini siano educati correttamente e diminuisce il rischio di comportamenti delinquenziali, che, come ampiamente dimostrato, sono un prerequisito per l'appartenenza a una gang. I bambini e i giovani decidono di unirsi alle bande perché non hanno il sostegno dei coetanei. I coetanei forniscono un senso di appartenenza ai giovani e, se tali gruppi sono positivi, possono rappresentare un'alternativa migliore alle bande. Il sostegno e l’empatia dei coetanei da parte dei compagni di classe, ad esempio, può offrire un ambiente migliore per i giovani per prosperare nei loro studi (Lenzi et al., 2014).

I fattori culturali, sociali ed economici giocano un ruolo importante nel creare un clima di rischio per il coinvolgimento dei giovani nelle bande. Le carenze dei sistemi educativi, assistenziali, la povertà, la disuguaglianza di reddito e il razzismo sono esempi di fattori che possono scatenare disuguaglianze e svantaggi sociali. Coloro che si uniscono alle bande desiderano un senso di potere, di rispetto, di appartenenza, di denaro o di status sociale, in quanto esse sembrano in grado di soddisfare questi bisogni mancanti. Molti bambini e giovani si uniscono alle bande per una falsa promessa di rispetto e potere, nella quale però si cela una realtà che nella maggior parte dei casi porta alla povertà, all’incarcerazione e alla privazione di altre prospettive di vita. Discutere i vari fattori di rischio e di protezione è importante per capire perché alcuni gruppi di giovani sono più predisposti a partecipare alle bande rispetto ad altri.


3. La violenza giovanile nel contesto post-pandemia da Covid-19

Quando parliamo di fattori influenzanti il comportamento violento dei giovani, risulta necessario, al giorno d’oggi, mettere in luce ciò che la crisi pandemica da Covid-19 ha comportato a livello psico-sociale per i giovani.

La diffusione della pandemia ha imposto l’adozione di rigide e continuative misure di contenimento. L’isolamento, il coprifuoco e la chiusura di scuole, centri sociali, attività sportive e ricreative hanno fatto venire meno i momenti di incontro e comunicazione, portando alla perdita dei capisaldi socio-emotivi. Queste sono state le condizioni, conseguenti alla pandemia, che hanno avuto il maggior peso psicologico sui giovani, soprattutto sui preadolescenti e sugli adolescenti (Canavesio, 2021).

Nei due anni di pandemia vi è stato, infatti, un peggioramento delle condizioni di benessere mentale specialmente tra i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Il calo dell’indice di salute mentale tra gli adolescenti è passato, tra 2020 e 2021, da 73,9 a 70,3 (Openpolis, 2022).

Anche le difficoltà economiche hanno costituito un fattore di rischio importante, che spesso ha spinto i giovani a considerare l’idea di commettere attività illegali per aiutare le famiglie in difficoltà, trovando rifugio in gruppi devianti (Zara, 2019). Se un tempo le bande giovanili si costituivano come conseguenza di fenomeni di sottocultura, emarginazione, abbandono, almeno nella maggior parte dei casi, ora con la pandemia i ragazzi e le famiglie hanno perso sicurezza, stabilità e, di conseguenza, forza come fonte primaria di unità sociale. Il Covid-19 ha reso necessario imporre regole per l’isolamento che hanno causato un conseguente appiattimento emotivo e hanno determinato una perdita di occupazione causando strascichi di povertà.

Questi fattori, tra cui il peggioramento della salute mentale e l’impoverimento, hanno contribuito a esasperare situazioni di marginalità, disagio psicologico o esclusione sociale che sono spesso alla base di comportamenti devianti o criminali tra gli adolescenti (Zara, 2019). Per questi motivi, durante e dopo la pandemia, è stato registrato un evidente incremento di violenza giovanile, specialmente sotto forma di aggregazione.

La banda criminale consente al giovane che vi si affilia di collocare se stesso in un gruppo e di appagare il bisogno di appartenenza, caratteristico della preadolescenza e dell’adolescenza. Il gruppo serve a confermare e definire l’identità e rappresenta una sicurezza che va a compensare i vuoti e i disagi lasciati dalla situazione instabile causata dalla pandemia. L’adesione a un gruppo e la sua coesione possono rappresentare per il giovane un modo per sentirsi potente o, almeno, ancora capace di affrontare le difficoltà che lo circondano (Ballestrin, 2021; Zara, 2019). La pandemia ha portato gli adulti, ma soprattutto i giovani, a percepire fatti e accadimenti come incontrollabili e imprevedibili, portando un forte senso di destabilizzazione nelle persone.

Lo sfogo violento è divenuto per i giovani un canale per esprimere il disagio causato dalla difficile situazione psico-sociale. Lo sfogo del malessere personale sotto forma di forza distruttiva ha trovato nuovi canali attraverso cui potersi esprimere.

I dati sul peggioramento delle condizioni di salute mentale mostrano una asimmetria di genere. Per le ragazze adolescenti il calo dell'indice è stato maggiore: è passato, in un anno di pandemia, da 71,2 a 66,6; mentre per i maschi adolescenti da 76,5 a 74,1 (Openpolis, 2022).

Spesso, si tende ad associare la violenza ad una forma di comportamento soprattutto maschile, ma sono tante anche le ragazze che, a partire già dalla prima adolescenza, diventano violente e agiscono in gruppo, utilizzando gli stessi strumenti utilizzati dai ragazzi, tra cui la forza fisica. Le ragazze che si aggregano ad una gang hanno solitamente le stesse caratteristiche socioculturali dei maschi coetanei. Hanno, inoltre, la stessa tendenza e capacità alla comunicazione violenta, la stessa ricerca di affermazione. I fattori di rischio che portano i giovani verso una carriera criminale sono uguali per entrambi i sessi, ma si aggiunge una caratteristica per le ragazze. Infatti, sembra risultare che la maggior parte di loro siano spesso state vittime di abusi e per questo fare parte di una banda si configura in un fenomeno di un'unità sociale che va a sostituire quello famigliare. (Perciballi & Balducci, 2022)

Un'ulteriore condizione in cui versavano normalmente le ragazze, componenti delle bande criminali, era quella della schiavitù. Infatti, quando si trovavano all’interno di un gruppo prettamente maschile, le ragazze erano spesso schiavizzate, ritenute oggetti a disposizione dei membri del gruppo di cui ne facevano parte e spesso sottoposte anche a richieste sessuali (Pasculli, 2009). Attraverso questa dinamica, nei tempi più recenti, si spiegherebbe uno dei motivi per cui nascono sempre più gruppi esclusivamente femminili, come rivalsa nei confronti di chi le ha assoggettate e disprezzate. Le bande femminili contemporanee esprimono il loro disagio, la loro forza e debolezza attraverso la violenza, specialmente nei confronti di altre donne (Altieri, 2017). Sempre più all’interno del web si sta creando un territorio diviso tra delinquenti di entrambi i sessi, in cui la violenza e la prevaricazione si manifesteranno in fenomeni come il cyberbullismo e la violenza psicologica.

Come già evidenziato, la recente pandemia da Covid-19 ha avuto un forte impatto causando un peggioramento delle condizioni oggettive e soggettive del benessere personale. In questo contesto vanno analizzati anche gli effetti che internet e il social network hanno da un decennio a questa parte e che si sono evoluti con l’avvento della pandemia. Durante i periodi di lockdown l’utilizzo dei social media e dei social network è aumentato esponenzialmente poiché i dispositivi elettronici e la comunicazione digitale erano rimaste le uniche finestre verso il mondo esterno. Il maggior utilizzo di questi mezzi comunicativi ha visto sia riscontri positivi che negativi: infatti, i ragazzi con un atteggiamento deviante hanno trovato in essi un nuovo spazio attraverso cui perpetrare violenza (Polizia penitenziaria, 2018; Battisti, 2021).

Alcuni fenomeni che sono nati nel mondo reale hanno trovato nel mondo virtuale un nuovo spazio dove manifestarsi. Per esempio, sono aumentati i casi di cyberbullismo, che il Ministero dell'Istruzione e del Merito definisce come la manifestazione in rete di un fenomeno più ampio conosciuto come bullismo. Quest'ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. La tecnologia di oggi consente di materializzarsi ovunque senza la necessità della presenza fisica e rende più facili fenomeni di persecuzione, molestie e ricatti. Questi strumenti favoriscono sia processi emulativi, che meccanismi di reciproco sostegno e incoraggiamento tra membri della gang grazie ai quali privano sé stessi dal senso di responsabilità per le azioni criminali compiute (Battisti, 2021).



4. "Gang giovanili": struttura dei gruppi, simbologia

Quando si parla di “gang giovanili” è d’imperio domandarsi se le dinamiche che sottendono questo fenomeno sociale siano ricollegabili a realtà già esistenti o se si tratti di un fenomeno nuovo. Recentemente, i media hanno dato ampio spazio – soprattutto per quanto riguarda i fatti di cronaca – ad un’ampia narrativa in merito ai fenomeni di violenza giovanile.

Come già esposto in precedenza in questo elaborato, le bande giovanili possono essere collegate direttamente a gruppi criminali preesistenti come nel caso dei giovani che operano in sodalizio con organizzazioni di stampo mafioso (Vice, 2022), oppure possono avere una genesi “autonoma”.

Sia in un contesto che nell’altro, le gang giovanili condividono pratiche, simbologie e caratteristiche dialettiche peculiari. Queste, infatti, hanno quasi sempre dei tratti caratteristici distintivi come tatuaggi, abbigliamento e gestualità codificate che vengono utilizzate fra gli appartenenti dello stesso gruppo. Non sorprende, in questo senso, vista la portata del fenomeno – che è riscontrabile su scala internazionale – che nel contesto nordamericano, siano proprio le istituzioni più vicine ai giovani, e cioè quelle scolastiche, a informare i più giovani su quali siano i tratti distintivi delle varie gang presenti sul territorio, come riportato nella “Guida alla consapevolezza” prodotta in seguito a puntuali indagini da parte della New Jersey Juvenile Justice Commission.

Anche sul territorio italiano è possibile riscontrare la presenza di diverse bande giovanili, sia riconducibili direttamente ad un gruppo criminale più ampio e conosciuto, sia generatesi in un territorio ben preciso e senza il “patrocinio” di un’organizzazione criminale più ampia come nel caso della gang giovanili nate nella Capitale. Quest’ultime sono strutturate per ambito territoriale e, più precisamente, per quartiere: qui il collante è rappresentato dal legame con il luogo in cui ogni appartenente alla gang vive. Infatti, ad appartenere alla stessa gang sono sia ragazzi appartenenti a ceti “agiati”, sia ragazzi con un tenore di vita più morigerato. Si conferma importante ribadire che anche all’interno della summenzionata banda, al giorno d’oggi, è comune riscontrare la presenza di componenti femminili. In sintesi, in questo caso parrebbe essere il luogo, unitamente ad altri fattori ricollegabili ad esso, o il collante che tiene unite queste bande (Monaco e Ossino, 2022).

Il caso romano, però, non è l’unico da cui si possono trarre esempi per parlare di gang giovanili a livello nazionale. Secondo un recente studio, sul territorio nazionale italiano esistono quattro tipologie di gang giovanili: gruppi senza una struttura definita e dediti ad attività “deviate”, gruppi legati a gruppi criminali preesistenti, gruppi che si ispirano a gang estere e gruppi che hanno una struttura definita ma che non si ispirano a nessun’altra organizzazione specifica (Savona Ernesto et al., 2022).

La presenza di gang giovanili è riscontrabile in tutta Italia anche se con differenze evidenti. Fra le gang senza un’organizzazione ben definita possiamo trovare la “Z4” di Milano, “La 17” di Roma e la “Gang del Kalashnikov” di Trieste. Soprattutto nella parte meridionale del paese si riscontra la presenza di gang giovanili ricollegabili a gruppi criminali tradizionali come la banda collegata direttamente al clan Sibillo a Napoli. In aggiunta sono presenti, altresì, bande che si ispirano ad altre realtà criminali estere come gli “MS13” di Milano che basano la loro identità riferendosi al noto gruppo criminale presente negli Usa. Infine, esistono bande giovanili con una struttura ben definita e dedite ad attività criminali come la “Squadra di Cicciare” attiva nella zona di Terni. Simboli di mutuo riconoscimento sono presenti soprattutto in quelle gang giovanili che si ispirano ad organizzazioni criminali estere o che sono direttamente ricollegabili a organizzazioni criminali autoctone (Savona Ernesto et al., 2022).

Come si è potuto riscontrare da quanto appena esposto, il fenomeno delle bande giovanili è estremamente sfaccettato. Accanto a bande che potremmo definire “estemporanee” esistono anche delle bande con una struttura chiara, con proprie gestualità, con comunanze dal punto di vista etnico-nazionale (come nel caso delle bande giovanili attive nell’area metropolitana di Milano), con simbologie uniche esternate attraverso il linguaggio, i colori o simboli comuni a tutti i membri. Gli elementi che tengono uniti questi gruppi sono differenti. Sicuramente si può dire che l’età anagrafica sia il primo elemento, ma a secondo del luogo e del contesto gli elementi che fungono da collante fra i membri del gruppo possono variare molto.


5. Conclusione

Questa breve analisi mostra quali sono le principali componenti ed elementi costitutivi della struttura delle bande giovanili. È chiaro che, dal momento che la situazione sociale, economica, politica e culturale in cui le bande emergono è così complessa, è necessario che sia i ricercatori, sia le agenzie coinvolte nel controllo sociale delle bande, potrebbero adottare un approccio più olistico per ottenere una comprensione più completa del fenomeno e dei suoi attori. Un coinvolgimento delle forze dell'ordine, ad esempio, colmerebbe alcune lacune nel sistema e nella strategia di prevenzione. Le misure preventive potrebbero includere un intervento per i giovani più a rischio, un’approfondita educazione dell'opinione pubblica, una persistente presenza ed azione degli operatori sociali con i giovani membri delle gang o con quelli più vulnerabili e raggirabili, nonché l’adozione di misure scolastiche e politiche specifiche.

La repressione del fenomeno consiste nell’applicazione della legge, azioni normative ad hoc e lo sviluppo di sistemi per tracciare le informazioni e le attività delle bande. A questo proposito, è fondamentale la cooperazione di tutti i membri della comunità per creare una soluzione produttiva. Affrontare efficacemente il problema delle bande giovanili richiede attenzione ai fattori di rischio specifici che portano al coinvolgimento delle bande e la considerazione di differenti background etnoculturali, economici e sociali.

Il ruolo dei genitori e dei tutori nella prevenzione è fondamentale nella creazione di fattori protettivi. Questi ultimi sono influenze positive che riducono la probabilità di un comportamento problematico o antisociale. È necessario creare ambienti sociali favorevoli attraverso la formazione di relazioni positive con i coetanei e il monitoraggio e l'attenzione verso i giovani, in particolare per quanto riguarda i segnali di allarme per il coinvolgimento in “cattive compagnie”. Per le scuole e le comunità, fornire opportunità e risorse affinché tutti i giovani possano vivere esperienze sociali positive dal punto di vista educativo, civico e ricreativo è una priorità. Inoltre, per i giovani che fanno già parte di una gang, fornire servizi completi e competenti tra cui il trattamento delle tossicodipendenze, occupazione e offrire opportunità educative è necessario per aiutare i ragazzi a distaccarsi e abbandonare la vita di strada.

In ultima analisi, è possibile affermare che, seppur i fenomeni di violenza giovanile siano stati studiati sin dai primi dei ‘900, questi ultimi hanno avuto particolare rilevanza - mediatica e sociale - soprattutto nel contesto contemporaneo e in particolar modo, in corrispondenza con la recente pandemia da Covid-19. Inoltre, non è possibile offrire una visione “monolitica” rispetto al fenomeno poiché esso è estremamente diversificato a seconda del contesto geografico e sociale preso in esame.




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