Digitale e verde: cos’è l’eco-design 2.0

  Articoli (Articles)
  Nadia Dalla Gasperina
  21 settembre 2022
  2 minuti, 56 secondi

Il percorso che va dall’idea di un prodotto o di un servizio alla sua entrata nel mercato è molto lungo, e quando si acquista è importante tenerne conto. Parte fondamentale di tale percorso è il design, il quale include non solo le caratteristiche visive del prodotto, bensì tiene in considerazione tutta l’esperienza dell’utente. Un prodotto perfetto deve essere intuitivo, stimolante, facile da usare e apprezzabile dal punto di vista audiovisivo.

Recentemente si è sviluppato il ramo dell’eco-design, particolarmente interessato alla sostenibilità di un prodotto: dai materiali che servono per produrlo a come viene usato, alla sua durata e utilità, e infine a come si può riciclare o riutilizzare. L’eco-design va di pari passo con il principio di economia circolare. Esempi di eco-design che incontriamo tutti i giorni sono le confezioni ridotte o biodegradabili, oppure oggetti in materiale riciclato.

La stessa attenzione alla sostenibilità può essere dedicata ai prodotti digitali. Ogni volta che ci addentriamo nei reami dell’internet e della tecnologia, infatti, usiamo dell’energia e contribuiamo a emissioni. Diversi studi indicano che l’industria digitale è responsabile di emissioni di anidride carbonica tra il 2 e il 3,5% delle emissioni globali, destinate a crescere parallelamente allo sviluppo del settore.

Come soluzione al problema arriva l’eco-design digitale, il quale si occupa di migliorare i prodotti digitali come software e applicazioni – rendendoli più sostenibili. L’eco-design digitale tiene conto delle interazioni del prodotto con il suo “ambiente”, ossia piattaforme digitali a cui può essere collegato, account e informazioni che prende e trasmette, connessioni a banche dati, tempo ed efficienza dei processi che ci permettono di concludere un’azione.

Pensiamo a quando usiamo un’applicazione per acquistare un volo: l’eco-designer  progetta l’applicazione in modo che pesi il meno possibile quando la si scarica sul telefono; deve essere semplice da usare in modo da ridurre il numero di “click” che non interessano all’utente; deve limitare il numero di transizioni con il suo ambiente, mantenendo però velocità e scorrevolezza; infine, può decidere di sottolineare visualmente certi servizi offerti dalla compagnia aerea, come ad esempio la presenza di voli a minore impatto ambientale, o il fatto di poter contribuire al carbon offset del volo.

Perciò, un prodotto digitale ecologico deve:

  • Essere semplice: meno “bottoni” sullo schermo, collegamenti a siti esterni, pagine che dobbiamo scorrere; più immediata è l’esperienza dell’utente e meno tempo è passato sull’applicazione.
  • Essere leggero: il prodotto deve contenere l’essenziale, in modo da pesare il meno possibile e richiedere meno energia durante l’uso.
  • Usare cloud ecosostenibili: un cloud è un magazzino digitale di dati e informazioni; tali luoghi possono fare uso di energia pulita o a carbone.
  • Essere trasparente: meno dati memorizzati, meno l’applicazione pesa e interagisce con i cloud.

L’eco-design di prodotti digitali è anche legato al green coding, cioè alla pratica di scrivere la base delle applicazioni e dei servizi in un linguaggio semplice e chiaro. Il coding di per sé, come la matematica, deve essere il più pulito e lineare possibile, cioè scritto in modo chiaro e senza garbugli. Tuttavia, i programmatori di servizi digitali ecologici cercano di usare meno coding possibile e di renderlo semplice e diretto, così da usare meno energia quando il codice si trasforma in servizio che possiamo usare.


Fonti usate per il seguente articolo:

Internet of Things: 50 billion greenhouse gas producers? - Polytechnique Insights.

Introduction - The intro guide to digital eco-design

Green Coding Berlin

https://pixabay.com/photos/ux-...

Condividi il post

L'Autore

Nadia Dalla Gasperina

Tag

ecodesign digital Tecnologia CO2 Internet