32 Governi sono stati citati in giudizio alla Corte Europea per la più importante causa sul climate change

Sei giovani portoghesi hanno intentato la più grande causa legale sul clima come "diritto umano"

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  Chiara Cecere
  30 September 2023
  3 minutes, 31 seconds



Il 27 settembre, a Strasburgo, si è tenuto l’inizio del processo storico presso la Corte Europea dei diritti dell'uomo (Cedu) riguardante la crisi climatica. Sei giovani portoghesi, con età compresa tra 11 e 24 anni, hanno intentato una causa legale contro ben 32 governi accusandoli di violare i diritti umani per non aver adottato politiche adeguate per affrontare la crisi climatica. Presenti in aula oltre 80 avvocati a rappresentanza dei governi coinvolti nella causa, tra cui tutti e 27 gli Stati membri dell'Unione Europea, oltre a Norvegia, Svizzera, Regno Unito, Turchia e Russia (sebbene quest'ultima non faccia più parte della Corte a seguito dell'invasione dell'Ucraina). La portata del processo è senza precedenti, siccome coinvolge il maggior numero di stati mai citato in giudizio contemporaneamente.

I ricorrenti hanno presentato un reclamo alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, senza avviare un procedimento legale in Portogallo, poiché ritengono che le istituzioni giuridiche nazionali non abbiano sufficientemente tutelato i loro diritti e che la decisione di agire contro il riscaldamento globale non possa essere lasciata alla discrezione dei singoli Stati. L’iniziativa è stata finanziata tramite crowdfunding e sostenuta dal Global Legal Action Network. Secondo quanto illustrato alla Corte, in base all'attuale trend di aumento delle temperature a livello globale, i ricorrenti rischiano di essere colpiti da periodi di ondate di calore con temperature superiori ai 40 gradi per la durata di un mese o più – che espone a crescenti rischi derivanti da altri fenomeni come incendi, tempeste atlantiche e malattie infettive. Queste minacce causano “ansia da cambiamento climatico” per i ricorrenti, che rappresenta un ulteriore elemento chiave del caso. I sei giovani portoghesi hanno dichiarato di essere stati spinti ad agire dopo aver assistito agli incendi che hanno devastato la regione di Leiria, nella provincia portoghese di Beira, nel 2017, in cui morirono 66 persone e furono distrutti oltre 20mila ettari di foresta.

Secondo l'Accordo di Parigi del 2015, i Paesi membri hanno l'obbligo legale di limitare l'aumento delle temperature globali a non più di 1,5 gradi o comunque ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. Tuttavia, i ricorrenti in questo caso hanno provato che i Governi non stanno adempiendo a questo obbligo e stanno scegliendo di non agire per regolare le emissioni di gas serra. L'obiettivo dei ricorrenti non è ottenere un risarcimento economico, ma piuttosto costringere i Governi ad accelerare i piani di riduzione delle emissioni di gas serra. Tuttavia, affinché i ricorrenti possano vincere il caso, dovranno dimostrare di avere subito danni diretti a causa del cambiamento climatico e che i Governi hanno il dovere legale di agire per contenere l'aumento delle temperature globali.

I Paesi membri sono legalmente obbligati ad osservare le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo e l'eventuale mancata adesione a tali sentenze comporta il pagamento di sanzioni economiche significative. Il “caso Duarte Agostinho”, che prende il nome di uno dei giovani coinvolti, è il primo del suo genere mai presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Attualmente è stato preso in esame dalla Grande Camera, il livello più alto della Corte, che si occupa solamente di casi di eccezionale rilevanza; la sentenza è prevista per la prima metà del 2024. Se sarà a favore dei giovani ricorrenti equivarrà ad un trattato regionale giuridicamente vincolante che obbligherà tutti i 32 Paesi convenuti ad accelerare rapidamente la loro azione per il clima. Qualora fosse emesso un verdetto di colpevolezza dei 32 governi, sarebbero dunque obbligati a prendere misure più drastiche per ridurre le emissioni di gas serra. Inoltre, le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo influenzano e creano un precedente per i futuri casi simili presentati nei tribunali nazionali.

Qualsiasi sia il verdetto finale, la sentenza creerà un precedente importante per la giurisprudenza nazionale e internazionale.

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Fonti di riferimento per l’articolo:

https://www.corriere.it/pianeta2030/23_settembre_26/sei-ragazzi-corte-europea-diritti-la-piu-grande-causa-clima-mai-portata-tribunale-b1799930-5c4b-11ee-abb6-3e1ca69e756d.shtml

https://amp24.ilsole24ore.com/pagina/AFbspA1

https://www.savethechildren.it...

Link immagine: https://www.pexels.com/photo/p...

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L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

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