Argentina, l’ascesa dirompente del nuovo presidente Javier Milei

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  Alessia Boni
  27 November 2023
  5 minutes, 38 seconds

Nella giornata di lunedì 20 novembre, Javier Milei, esponente ultraliberista del partito La Libertà Avanza, ha trionfato alle elezioni in Argentina con il 55,7% dei voti, superando il candidato peronista di centrosinistra Sergio Massa di Unione per la Patria, che ha ottenuto il 44,3%. Milei diventerà il 59° presidente dell'Argentina, sostituendo il presidente uscente Alberto Fernandez. L'insediamento presso la Casa Rosada è previsto per il 10 dicembre.

Contrariamente alle previsioni delle elezioni generali di ottobre, Milei ha conquistato la maggioranza, ottenendo consensi inaspettati particolarmente tra i giovani, insoddisfatti della realtà attuale e in cerca di alternative politiche al peronismo (o kirchnerismo, corrente peronista dominante dal 2003).

Con le parole “Viva la libertà, maledizione, oggi è la fine della decadenza argentina” il neopresidente rappresenta la formula concreta di un governo di stampo populista, a cui abbiamo assistito in Brasile con Bolsonaro e durante la presidenza Trump negli Stati Uniti (2017-2021). Milei, infatti, esprime una retorica prevalentemente aggressiva e violenta, volta a realizzare un cambiamento radicale, sfidando il dominio peronista, considerato corrotto, e mobilitando l'estrema destra.

Chi è Javier Milei, “el loco”

Javier Milei, noto come el loco per via della sua data di nascita, il 22 ottobre (considerato il numero dei pazzi nei tarocchi) è un economista di 53 anni originario di Buenos Aires, che durante la sua carriera è sempre stato vicino alla politica come consigliere economico. Nonostante la rottura dei rapporti con i genitori, mantiene una stretta relazione con la sorella Karina, sua consigliera personale durante la campagna, e un forte legame con i suoi cani, i quali sembrano essere il risultato di clonazioni. La personalità di Milei emerge fin da subito durante la campagna elettorale e presso i comizi, in cui si mostra ergendo una motosega o definendosi un leone, sintomo di un fanatismo liberale che lo caratterizza.

Le posizioni principali della sua linea politica estremista si basano su un’ondata di privatizzazioni, controllo della protesta sociale, dollarizzazione e tagli alla spesa pubblica. Si autodefinisce anarchico-capitalista di stampo liberale, e al centro della sua denuncia ci sono proprio lo Stato e la casta politica; afferma che solo il mercato e il commercio potranno risolvere ogni problema. Gli anarchico-liberali identificano la società anarchica come quella società in cui non è legalmente accettabile qualsiasi tipologia di coercizione contro la persona o la sua proprietà, ovvero, come riportato dallo scrittore americano Murray Rothbard, si ribellano contro l'autorità statale in quanto ritengono che essa stessa commetta atti di aggressione e di violazione dei diritti individuali, come il sequestro di proprietà privata tramite tassazione o la monopolizzazione statale della giustizia.

Misure economiche e politiche

L'economista, che entrerà in carica il 10 dicembre, dovrà gestire una grave crisi data da un tasso inflazionistico del 142%, un livello di povertà oltre il 40%, riserve minime e pagamenti in sospeso al Fondo monetario internazionale (FMI), che ha concesso prestiti ingenti al paese. Milei prevede una serie di privatizzazioni, iniziando da YPF, Enarsa e i media pubblici, non appena assumerà la carica. Una privatizzazione generale potrebbe essere una mossa pericolosa data la delicata situazione del paese attualmente, poiché il potere passerebbe nelle mani delle aziende e poco spazio rimarrebbe per le politiche pubbliche statali. Oltre alla dollarizzazione, tramite l’adozione del dollaro come valuta nazionale, il presidente intende anche liquidare la Banca Centrale.

Inoltre, ha in programma di ridurre il numero di ministeri da 18 a 8, eliminandoli progressivamente, tra cui il Ministero del Lavoro, della Cultura, Ambiente, Turismo e il Ministero delle Donne, Genere e Diversità.

La politica estera

Risulta necessario tenere presente che nel contesto contemporaneo stiamo assistendo all’ascesa di un’etica reazionaria internazionale che assume diverse forme ed è ideologicamente eterogenea.

Può essere descritta come un movimento ideologico globale, “reazionario” proprio perché i suoi sostenitori cercano di ripristinare un passato storico che percepiscono come perduto, cercando di riprodurlo nella realtà attuale in un modo del tutto nuovo. Si tratta di una visione che ha acquisito un’importanza significativa negli Stati Uniti durante l’amministrazione Trump e che ha alterato significativamente il panorama politico in America Latina.

Tuttavia, data la natura complottista della visione di Milei, sorgono preoccupazioni per i diritti umani e la diplomazia internazionale, dopo la comunicazione del presidente di voler vietare l'aborto, legalizzato nel 2020 dopo una storica lotta per i diritti, favorire la liberalizzazione del commercio di organi e del porto d’armi. In aggiunta, desta preoccupazione il rifiuto dell’Agenda 2030 dell’ONU e il negazionismo ambientale. Per quanto riguarda la politica estera, Milei ha rilasciato dichiarazioni discutibili nei confronti della Cina, che potrebbero far vacillare le relazioni diplomatiche, ha attaccato l’ONU e le organizzazioni internazionali in generale, rifiutando categoricamente le istituzioni e promuovendo una dinamica di divisione tra Stati “amici” e “nemici”.

Inoltre, propone l’uscita dal Mercosur e sembra intenzionato a bloccare l’adesione dell’Argentina nei BRICS. Questa tipologia di politica potrebbe avere un effetto devastante sulla difesa del multilateralismo e la promozione dei diritti umani, pilastri della politica estera dell’Argentina.

La percezione internazionale

In generale, i leader regionali dell’estrema destra hanno abbracciato il nuovo presidente, considerato il faro di una rinascita dell’ondata conservatrice, un tempo guidata da Donald Trump che, naturalmente, è stato tra i primi a congratularsi. Anche la premier Giorgia Meloni ha formulato i propri auguri di buon lavoro: Roma e Buenos Aires condividono valori comuni che influenzano le azioni di politica estera sia italiane che argentine.

In America Latina, esprime la propria accettazione Lula da Silva, presidente del Brasile, nonostante le dichiarazioni grottesche riguardo le relazioni diplomatiche con il paese e la distante linea di pensiero, nella speranza di mantenere buone relazioni: al contrario, il suo predecessore Jair Bolsonaro risulta fiero ed entusiasta di questo cambio di governo.

Al contrario, il presidente colombiano Gustavo Petro ha dichiarato il suo disappunto parlando di “un giorno triste per l’America Latina”. Dal Cile, il presidente di centrosinistra Gabriel Boric spera in una collaborazione proficua, mentre dal Messico Obrador afferma che quest’elezione è stata un “autogoal”, dichiarandosi contro i governi di destra. Più aspro il commento di Nicolas Maduro dal Venezuela, che chiama apertamente Milei “neonazista”.

In sintesi, l'Argentina si trova di fronte a un periodo di incertezza e cambiamento con l’avvento del nuovo presidente, il cui stile politico aggressivo e le posizioni estremiste potrebbero avere profonde implicazioni a livello nazionale e internazionale. La reazione della comunità internazionale varia, riflettendo le divisioni ideologiche e le preoccupazioni riguardo le politiche proposte dal nuovo presidente argentino. La vittoria di Milei rappresenta un salto nell'ignoto per l'Argentina e non è dato a sapersi quali potranno essere le conseguenze.

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L'Autore

Alessia Boni

Alessia Boni è originaria di Modena, Emilia-Romagna ed è nata il 13 giugno 1998. Ha una profonda passione per la politica internazionale, l'economia, la diplomazia, le questioni ambientali e i diritti umani.

Alessia ha conseguito una laurea in Relazioni internazionali e Lingue straniere, con un semestre trascorso come studentessa di scambio per il programma Overseas in Argentina presso l'Universidad Austral de Buenos Aires, dove ha sviluppato il suo profondo interesse per l'America Latina.

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South America

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America Latina Javier Milei Argentina Elezioni presidenziali