Cisgiordania: si apre qua una nuova pagina per il Medio Oriente

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  Tiziano Sini
  13 July 2023
  2 minutes, 46 seconds

Quello che è accaduto nelle ultime settimane in Cisgiordania è senza dubbio una delle azioni militari più significative promosse da Israele negli ultimi anni; in quella che da semplice missione finalizzata a contrastare il terrorismo, come era stata presentata nelle prime ore, si è tramutata in una vera e propria missione di guerra[1].

L’intervento militare, che è stato promosso dalle autorità di pubblica sicurezza israeliane a Jenin, ha costituito la più grande operazione militare realizzata nel territorio palestinese dalla Seconda Intifada, come dimostrato dal massiccio dispiegamento di mezzi. L’intervento, anticipato da un attacco notturno condotto con i droni, ha visto la partecipazione di un numero davvero consistente di truppe, coadiuvate dall’aviazione.

Le conseguenze dell’intervento sono state però assolutamente sproporzionate, come dimostra i livelli di repressione e distruzione raggiunti durante l’azione armata, con un numero altissimo di sfollati e feriti, ma soprattutto di morti, tanto da far definire alle autorità ANP (Autorità Nazionale Palestinese) l’accaduto come un vero e proprio “crimine di guerra”[2].

Un dato a questo proposito è certo, l’episodio si innesca all’interno di un’escalation di violenza, che sta caratterizzando gli ultimi mesi, dove la scia di sangue è ormai piuttosto lunga, con 180 palestinesi e 24 israeliani morti dall’inizio dell’anno.

Se quindi l’episodio assume una connotazione violenta ed esagerata è, tuttavia, estremamente interessante monitorare quelle che sono state le reazioni all’episodio.

Se da un lato non vi sono state, infatti, prese di posizioni, né durante, né successivamente, da parte della comunità internazionale, ma soprattutto da Washington e dalle capitali europee; altrettanto interessante risulta essere l’analisi delle ripercussioni politiche interne dell’accaduto nei Paesi coinvolti[3].

L’escalation ha avuto, infatti, luogo proprio durante la ripresa delle proteste contro la divisiva ed ormai nota riforma della giustizia, che ha profondamento minato l’unità interna del Paese. L’episodio è riuscito così a ricompattare gran parte dell’arco parlamentare, come testimoniato dalle parole del capogruppo centrista Yair Lapid “Siamo tutti con voi su un unico fronte”. Un messaggio forte, che cerca di stemperare le tensioni che attraversano il Paese, assecondando allo stesso tempo quelle che erano gli obiettivi degli alleati di estrema destra di Netanyahu, che avevano infiammato la campagna elettorale[4].

Allo stesso tempo, invece, l’episodio segna un colpo fortissimo all’Autorità Nazionale Palestinese, non solo per la morte ed i danni materiali accorsi alla propria comunità in un attacco senza precedenti, ma soprattutto a causa di un vuoto di potere che si è progressivamente aperto negli ultimi anni, le cui conseguenze sono una progressiva perdita di leadership dell’Organizzazione, come testimoniata dai fischi della folla all’arrivo dei leader nel campo profughi di Jenin.

Una situazione che sta lasciando spazio al proliferare di gruppi armati violenti, che stanno cercando di occupare il vuoto lasciato ed accreditarsi come risorse necessarie per la difesa della Comunità.



https://pixabay.com/it/photos/uomo-bandiera-palestinese-fumo-6860633/

[1] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cisgiordania-jenin-tra-cielo-e-terra-134313

[2] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cisgiordania-jenin-ancora-sotto-attacco-134440

[3] https://www.ft.com/content/5cfebf50-fae0-459e-b304-6d0e3d73563b

[4] https://www.timesofisrael.com/we-are-all-behind-you-opposition-gives-its-blessing-to-jenin-military-operation/

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L'Autore

Tiziano Sini

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Israel Palestine violence terrorism war Jenin