I BRICS danno un segnale all’Occidente condannando la guerra israeliana su Gaza

Le voci dei BRICS nel Summit straordinario del 21 novembre si levano in difesa di una cessazione delle ostilità

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  Chiara Cecere
  27 November 2023
  6 minutes, 25 seconds

In un vertice virtuale straordinario presieduto dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, tenutosi il 21 novembre, il gruppo dei BRICS ha denunciato gli attacchi contro i civili in Palestina e in Israele. I leader delle principali economie emergenti hanno chiesto la fine della guerra di Israele contro Gaza e la cessazione delle ostilità da entrambe le parti per alleviare la crisi umanitaria in rapido deterioramento nella Striscia di Gaza.

"Abbiamo condannato qualsiasi tipo di trasferimento forzato e di deportazione, individuale o di massa, di palestinesi dalla loro terra", si legge in una sintesi della presidenza. Il gruppo, ha anche "ribadito che il trasferimento e la deportazione forzata dei palestinesi, sia all'interno di Gaza che nei Paesi limitrofi, costituiscono gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra e crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale umanitario". Alcuni dei leader hanno definito crimini di guerra lo sfollamento forzato dei palestinesi, all'interno di Gaza o fuori dal territorio.

I BRICS Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – rappresentano un quarto dell'economia mondiale e il 42% della popolazione mondiale. Il gruppo è alla ricerca di una maggiore voce in capitolo in un ordine globale a lungo dominato dagli Stati Uniti e dai loro alleati occidentali. Questo blocco ambisce a diventare un attore politico ed economico globale, ma finora ha presentato divisioni interne e una mancanza di una visione coerente. Ma non sono stati solo questi cinque Paesi a parlare della guerra al Summit straordinario. All'inizio di quest'anno, i BRICS hanno deciso di espandersi e di aggiungere Egitto, Etiopia, Argentina, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iran come membri a partire dal 2024. Anche i leader di questi sei Paesi hanno partecipato alla riunione convocata dal Sudafrica. Al vertice si è unito anche il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

In una dichiarazione congiunta, il blocco dei BRICS ha detto di aver chiesto "una tregua umanitaria immediata, duratura e sostenuta che porti alla cessazione delle ostilità". Il riassunto del presidente evidenzia i crescenti appelli del Sud globale a porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza. Il conflitto è iniziato dopo un attacco del 7 ottobre alle comunità israeliane da parte del gruppo armato Hamas, che ha visto 1.200 persone uccise e altre 240 prese in ostaggio. In risposta, Israele ha bombardato incessantemente Gaza, colpendo ospedali, scuole e campi profughi e uccidendo più di 13.000 persone, molte delle quali bambini, in violazione delle leggi internazionali. Da allora, milioni di persone in Africa, Asia e Medio Oriente hanno marciato per una "Palestina libera" e chiesto un cessate il fuoco. Esperti in Africa hanno accusato Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea di ipocrisia per essersi dichiarati baluardi della democrazia e dei diritti umani pur sostenendo la guerra di Israele a Gaza. La sintesi della presidenza è apparsa "mite e in qualche modo equilibrata", nonostante alcuni Paesi siano stati più duri nelle loro presentazioni. Nella sua dichiarazione di apertura dell'incontro, l'attuale presidente dei BRICS, il sudafricano Ramaphosa, ha affermato che le azioni di Israele "sono in chiara violazione del diritto internazionale" e che la "punizione collettiva dei civili palestinesi da parte di Israele "è un crimine di guerra [...] equivalente al genocidio". Ramaphosa ha anche affermato che Hamas ha "violato il diritto internazionale e deve essere ritenuto responsabile".

I BRICS hanno generalmente evitato le questioni politiche e di sicurezza; questo incontro va contro questa tendenza. Molti Stati membri, tra cui Russia e Brasile, hanno già criticato i bombardamenti ininterrotti di Israele e ora l'invasione di terra della Striscia di Gaza. Nelle sue osservazioni, il Presidente russo Vladimir Putin ha criticato gli Stati Uniti e ha dipinto l'attuale conflitto come un fallimento della diplomazia di Washington. Ha anche affermato che gli Stati BRICS potrebbero essere coinvolti nel raggiungimento di un accordo per risolvere il conflitto, anche se non ha elaborato le modalità di organizzazione. La Cina, da parte sua, questa settimana ha ospitato una delegazione di Paesi musulmani, funzionari e organizzazioni che chiedono un cessate il fuoco, tra cui l'Autorità Palestinese (AP). Pechino sostiene da tempo una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese ed è stata storicamente solidale con i palestinesi. 

L'India, tuttavia, non è stata altrettanto esplicita e ha di fatto represso le marce pro-Palestina in patria, schierandosi apparentemente dalla parte di Israele e del suo maggiore benefattore, gli Stati Uniti, in quella che viene vista come una spaccatura all'interno dei BRICS stessi. La posizione dell'India al vertice è invece stata relativamente più morbida, con il ministro degli Esteri Subrahmanyam Jaishankar che ha affermato la "necessità di moderazione e di un immediato sostegno umanitario", nonché di una "risoluzione pacifica attraverso il dialogo e la diplomazia per una soluzione a due stati".

Il Presidente iraniano Ebrahim Raisi - acerrimo stato rivale di Israele - ha detto che i palestinesi dovrebbero indire un referendum per determinare il loro destino. 
Tuttavia, molti Paesi BRICS - non solo l'India - hanno stabilito legami con Israele che sarà difficile interrompere. La Cina ha ingenti investimenti in Israele, mentre l'India ha legami storici ancora più profondi con il Paese e gode di partnership militari e tecnologiche. Ma con un Iran infuocato che sta per entrare nel gruppo, l'India potrebbe non essere in grado di influenzare il modo in cui il nuovo BRICS+ reagirà a Israele.

Il Sudafrica, attualmente il più piccolo Paese dei BRICS e che ha vissuto l'oppressione dell'apartheid per oltre quarant'anni, vede la propria lotta riflessa in quella dei palestinesi e, secondo gli analisti, è sempre stato uno dei più forti sostenitori del cessate il fuoco. Allo stesso tempo, è stato a lungo il principale partner commerciale di Israele in Africa. Martedì, questa relazione sembra aver raggiunto un punto di svolta. I membri del parlamento hanno votato per la chiusura dell'ambasciata israeliana a Pretoria, a significare un punto di svolta nella crisi. I diplomatici del Paese erano già stati richiamati da Israele il 6 novembre. Lunedì 20 novembre Israele ha richiamato il suo ambasciatore in Sudafrica, Eliav Belotserkovsky, per "consultazioni" in risposta alla crescente ostilità di Pretoria. La mozione che chiedeva la chiusura dell'ambasciata e la sospensione di tutte le relazioni diplomatiche fino al raggiungimento di un cessate il fuoco è passata martedì 21 novembre con 248 voti a favore e 91 contrari. 

La scorsa settimana, insieme a Bangladesh, Bolivia, Comore e Gibuti, il Sudafrica ha presentato un deferimento alla Corte penale internazionale (CPI) per indagare se siano stati commessi crimini di guerra a Gaza. In seguito, il ministro sudafricano della Presidenza Khumbudzo Ntshavheni ha esercitato ulteriori pressioni, chiedendo un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale contro il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Secondo alcuni studiosi, il peso politico della coalizione non è abbastanza significativo da avere un reale impatto sulla direzione della guerra di Israele. Secondo altri, questa piattaforma è necessaria per far sentire la voce del Sud globale. La loro influenza, infatti, sta crescendo. Decine di nazioni hanno chiesto o mostrato interesse ad aderire ai BRICS, uno dei motivi principali dell'espansione avvenuta all'inizio di quest'anno, in quanto i Paesi cercano di ridurre la loro dipendenza dal sistema finanziario occidentale guidato dagli Stati Uniti. La Russia, che deterrà la presidenza del gruppo nel 2024, dovrebbe spingere per l'utilizzo di valute locali per i pagamenti del commercio internazionale, in contrapposizione al dollaro USA dominante.

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L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

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