Comunità Energetiche Rinnovabili: un passo in avanti verso la transizione energetica.

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  Beatrice Basone
  25 March 2024
  4 minutes, 4 seconds

Lo scorso 23 febbraio sono state pubblicate le Regole operative del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) che disciplinano le modalità, i requisiti e le tempistiche per l’accesso ai contributi del servizio di autoconsumo collettivo e ai contributi PNRR a favore delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e, più in generale, di tutte le Configurazioni di Autoconsumo per la Condivisione dell’Energia Rinnovabile (CACER).

Il decreto ministeriale CACER del MASE (Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica), approvato il 7 dicembre 2023 e diventato attuativo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 24 gennaio 2024, sancisce finalmente un nuovo modo di consumare e condividere l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.

Chi vorrà entrare a far parte di una configurazione di autoconsumo potrà ottenere, infatti, numerosi benefici economici. Una tariffa premio incentivante è riconosciuta in conto esercizio sulla quota di energia condivisa da impianti a fonte rinnovabile, per una potenza finanziabile massima di 5GW complessivi e un limite temporale fissato a fine 2027. A questa tariffa si aggiunge il contributo di Valorizzazione ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) come incentivo per la trasmissione di energia.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), invece, mette a disposizione ulteriori contributi a fondo perduto in conto capitale, stanziando 2,2 miliardi di euro per finanziare la promozione di Comunità Energetiche Rinnovabili in comuni con meno cinquemila abitanti

Ma cos’è, in poche parole, una CER? Chi può farne parte? 


La Comunità Energetica Rinnovabile è un soggetto giuridico a cui possono aderire persone fisiche, aziende, pubbliche amministrazioni e varie altre entità territoriali, al fine di produrre, consumare e condividere l’energia elettrica localmente da fonti rinnovabili. Come? Attraverso quello che il GSE e la normativa italiana in materia di CACER definiscono “autoconsumo virtuale”.

Per autoconsumo si intende il consumo di energia elettrica contestuale alla sua produzione. Questo, come sappiamo, avviene normalmente in forma fisica con un impianto, per esempio fotovoltaico, direttamente collegato alla propria utenza di consumo. Diversamente, in un contesto di autoconsumo virtuale come quello delle CER, si utilizza la rete di distribuzione per bilanciare i consumi e la produzione di energia sottesi a una stessa porzione della rete elettrica. Tutto questo senza coincidenza tra il punto di immissione in rete dell'impianto rinnovabile e il punto di prelievo.

Gli attori protagonisti in una CER sono il prosumer e il consumer. Il primo detiene un'impianto di produzione da fonti rinnovabili (eolico, idroelettrico, fotovoltaico etc.), consuma l'energia in base al proprio fabbisogno energetico e immette l'eccedenza in rete, a favore della comunità. Il consumer, invece, non detiene alcun impianto e si limita a consumare virtualmente l'energia condivisa dal prosumer.

L'autoconsumo virtuale è quindi alla base delle configurazioni dell'autoconsumo diffuso e i soggetti che ne fanno parte, in una qualunque delle sue forme, rappresentano un nuovo modello di economia, basato sulla produzione di energia elettrica con le risorse rinnovabili del territorio in cui viene consumata e sull'utilizzo della rete per condividerla.

Una vera opportunità, insomma, per chiunque voglia puntare all’indipendenza energetica e alla salvaguardia dell’ambiente. Ricordiamoci, infatti, che le Comunità Energetiche Rinnovabili non nascono per perseguire lo scopo di lucro. Diversamente, le CER hanno come obiettivo ultimo quello di apportare benefici ambientali, sociali ed economici ai membri della comunità, nei territori ove essa è situata.

Che tipo di benefici apporta una Comunità Energetica Rinnovabile?

In primis, naturalmente, dei benefici ambientali. Queste nuove configurazioni del sistema elettrico nascono dall’esigenza di decarbonizzare il nostro Paese, favorendo la produzione di energia green e alleggerendo – di conseguenza – l’infrastruttura elettrica nazionale. Una scelta del governo italiano, sì, ma dettata da obiettivi globali e, ancor di più, europei per andare verso quella che è la transizione energetica

L’attuale Direttiva Europea RED III (Renewable Energy Directive) chiede a tutti gli Stati membri di apportare il proprio contributo per contrastare il cambiamento climatico e ridurre l’emissione di gas serra in atmosfera, come sappiamo derivanti dall’uso sempre maggiore di combustibili fossili come gas e petrolio. L’Unione Europea, da ottobre 2023, ha stabilito un nuovo traguardo ambizioso; raggiungere quota 42,5 % di energia rinnovabile nel consumo complessivo energetico entro il 2030.

A livello sociale, questo si traduce in una maggiore indipendenza energetica, con conseguente diminuzione della povertà energetica, il miglioramento dell’ambiente in cui le stesse comunità vivono e una maggiore coesione tra gli individui.

E i vantaggi economici? Li abbiamo intuiti. Non solo un risparmio effettivo in bolletta dato dal consumo da rinnovabili, bensì molti incentivi riconosciuti dallo Stato a favore di chi aderisce a questo nuovo sistema virtuoso, sostenibile e senz'altro innovativo.

L’apertura dei portali per presentare le domande di accesso agli incentivi e ai contributi PNRR è prevista per l’8 aprile 2024, data che darà sicuramente inizio ad un nuovo modo di intendere l'energia.

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L'Autore

Beatrice Basone

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Ambiente e Sviluppo

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energia rinnovabile #European Union renewable energy Comunità energetiche Italia ambiente e sviluppo