Conflitto ucraino: l'improbabile escalation nucleare

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  Redazione
  11 December 2022
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A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale Post

L'invasione provocata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina ha suscitato tensione e plausibile ansia sul mantenimento dell'equilibrio nucleare globale.

Tali preoccupazioni sono più che comprensibili, non solo sotto il profilo emotivo. Anzi, potrebbe essere un deterrente proprio verso la proliferazione nucleare.

Il fatto

Uno stato (la Russia) dotato di un arsenale atomico ha invaso e mira a occupare il suo vicino che ne è privo, minacciando apertis verbis di impiegare le testate nucleari per raggiungere la vittoria politica e sul campo. A peggiorare le cose, sta proprio quel vicino, l'Ucraina, che aveva accettato di diventare uno stato denuclearizzato, restituendo l'arsenale ereditato dall'Unione Sovietica alla fine della Guerra Fredda in cambio di assolute garanzie di sicurezza firmate da Russia, Regno Unito e Stati Uniti.

La storia

Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica in quindici distinte nazioni, sancita l’8 dicembre 1991, l’Ucraina divenne automaticamente la terza potenza nucleare mondiale.

Poiché questo assetto era ritenuto una grave alterazione dell’equilibrio nucleare globale, si giunse alla firma del trattato START ( Strategic Arms Reduction Treaty) che, nel successivo “Memorandum di Budapest” (Putin e Obama come firmatari), sotto la garanzia di USA e Russia (sic!), garantiva la sicurezza territoriale dell'Ucraina in cambio della dismissione e consegna alla Federazione Russa di tutte le testate in suo possesso.

Il tradimento

La macroscopica inosservanza da parte della Russia (già avvenuta con l’invasione della Crimea nel 2014), di tali garanzie - insieme alle esplicite dichiarazioni minacciose di utilizzare le armi nucleari come deterrente per scoraggiare ogni intervento esterno in Ucraina - secondo molti analisti, invia implicitamente un segnale chiaro e potente agli stati privi di tale armamento, affinché desistano dall’intenzione di dotarsi di un deterrente nucleare, per non diventare magari una prossima Ucraina.

Il rischio è probabile?

Secondo alcune considerazioni, nonostante sia in corso un violento conflitto, il rischio che si scateni un'ondata di proliferazione nucleare è tuttavia inferiore a quanto si creda. La discussione è ancora fervida sulla credibilità degli impegni assunti dagli USA e sulla capacità di questi ultimi di dissuadere numerosi paesi (sono una ventina) di diventare nucleari anche se nell’agone mondiale sul nucleare, Cina Popolare e Federazione Russa sono in concorrenza con gli USA nel fornire le tecnologie occorrenti.

Al momento attuale la maggior parte degli alleati non nucleari degli USA desiderano stare sotto l’ombrello atomico statunitense con l’unica eccezione di coloro che hanno adottato strategie di “copertura” con il relativo sviluppo di capacità atomiche in campo civile ma facilmente traducibili in un utilizzo militare.

L’ultima speranza

Secondo un’analisi geopolitica sussistono almeno quattro importanti ragioni per dubitare che la guerra della Russia in Ucraina possa suscitare un aumento della proliferazione nucleare:

1) Ricorrendo agli insegnamenti che provengono dagli avvenimenti storici, questa non è la prima volta che una potenza nucleare minaccia un’altra che non lo è.

Nel corso della Guerra Fredda, la Germania Ovest temeva un'invasione sovietica e Taiwan (anche allora), paventava un attacco da parte della Cina comunista. Né è la prima volta che un paese teme una minaccia alla propria esistenza dopo aver rinunciato al suo programma di armi nucleari. Ne sono un esempio l’Iraq di Saddam Hussein e la Libia di Muammar Gheddafi che misero da parte le loro ambizioni in questo senso ed entrambi furono comunque deposti in seguito all'azione militare occidentale.

2) Talvolta si pensa che sia facile dotarsi di un arsenale nucleare. A parole può darsi, ma non a farsi concretamente. Per esempio, Washington ha fatto di tutto per impedire alla Germania Ovest, a Taiwan e ad altri paesi di diventare nucleari, usando un mix di assicurazioni politico-militari e minacce di abbandono qualora avessero persistito su tale percorso. Anche i paesi del Medio Oriente hanno sperimentato le difficoltà di acquisizione di armi nucleari: Iraq e Siria hanno visto i loro programmi in questo senso scompaginati dai bombardamenti israeliani e statunitensi, mentre l'Iran ha sopportato senza successo sinora tre decenni di pesanti sanzioni e impedimenti vari.

Il messaggio non tanto recondito degli USA è chiaro sul fatto che non è in alcun modo sufficiente che un paese desideri l’arma nucleare per poterla avere concretamente ed è ancora più improbabile che questo possa avvenire dopo la guerra in Ucraina.

3) Gli avvenimenti di politica internazionale dimostrano che i paesi dotati dell’ombrello protettivo alleato sono stati e sono meno vulnerabili ad eventuali aggressioni provenienti dall’esterno come invece è l’Ucraina.

A differenza dell'Ucraina, paesi dell’Indopacifico come Australia, Giappone, Corea del Sud e la maggior parte dei paesi europei, Italia compresa, hanno stretti rapporti militari e di sicurezza con gli Stati Uniti, esattamente come Taiwan e diversi paesi del Golfo Persico.

La protezione degli Stati Uniti rende questi paesi obiettivi del tutto ostici per l'invasione rispetto all'Ucraina; non è un caso che la Russia si è del tutto astenuta dall'attaccare deliberatamente un qualsiasi membro della NATO, nonostante il sostegno politico e gli abbondanti rifornimenti di tutti gli armamenti e generi tra i più diversi, tutti occorrenti allo sforzo bellico dell'Ucraina.

Il deterrente

In sintesi, gli Stati Uniti forniscono questa protezione affinché i loro alleati non percepiscano la necessità di possedere armi nucleari proprie. Rimane altrettanto chiaro che tali assicurazioni non garantiscono ad aeternum che gli alleati e i partner degli Stati Uniti non decidano un giorno di sviluppare testate atomiche, ma rende la costruzione dei propri arsenali come un'opzione di ultima scelta piuttosto che di prima istanza.

In ultimo, sebbene la ripetuta violazione da parte della Russia di Putin delle garanzie di sicurezza da essa stessa liberamente firmate nei confronti dell’Ucraina e le insistenti minacce di usare armi nucleari abbiano minato la propria affidabilità e il già teso “Trattato di non proliferazione nucleare”(START). Poi, è improbabile che queste azioni provochino l’esodo generale da questo accordo.

Le ragioni sono in parte quelle sopra esposte, la maggior parte dei paesi ritiene poco proficua l’uscita dallo START per produrre armamento nucleare proprio.

Quelli che invece potrebbero essere tentati di farlo sono molto probabilmente guidati da considerazioni che riguardano maggiormente le questioni di sicurezza nazionale, e non dalla frustrazione che altri stati dotati di armi nucleari stanno abusando sia dei loro privilegi che dei loro impegni sulla non proliferazione.

E per finire

Gli alleati e i partner degli Stati Uniti sono più propensi a cercare un'opzione di armi nucleari cosiddette di “copertura”. In pratica sviluppano la capacità di costruire la bomba per scopi apparentemente pacifici, come il rifornimento di centrali nucleari o la gestione di rifiuti radioattivi. A volte, sviluppano anche missili non nucleari oppure la semplice capacità di lancio nello spazio che però può essere successivamente modificata per l’utilizzo nei sistemi di lancio nucleare.

Tali investimenti sottoscrivono una sorta di polizza assicurativa contro l'aggressione da parte degli avversari o l'abbandono da parte degli alleati, poiché gran parte della stessa tecnologia può essere utilizzata per costruire armi nucleari in un momento successivo qualora il livello di sicurezza dovesse deteriorarsi.

All'indomani dell'invasione russa dell'Ucraina, gli alleati e i partner degli Stati Uniti potrebbero essere ancora più propensi a cercare maggiori protezioni dagli Stati Uniti piuttosto che confidare strettamente nel deterrente nucleare.

Washington dovrebbe capitalizzare questo desiderio di rassicurazione per gestire i rischi di proliferazione nucleare.

La cosiddetta partnership militare “AUKUS” tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti offre un altro esempio di come Washington possa consolidare le alleanze, rafforzare le capacità convenzionali alleate e stabilire nel contempo un precedente positivo di non proliferazione nel processo.

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