Cosa ci dice il nuovo rapporto dell’IPCC

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  Alessia Pagano
  03 May 2023
  5 minutes, 25 seconds

Il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) è una delle maggiori fonti autorevoli in termini di conoscenze sullo stato di salute del pianeta. Nei suoi report analizza il cambiamento climatico non solo come fenomeno scientifico, ma anche come fenomeno socio-politico. Quest’organizzazione è stata istituita nel 1988, in occasione della 40esima sessione dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), con il supporto del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP), in risposta alla crescente preoccupazione mondiale per il cambiamento climatico e alla necessità di valutare gli effetti dell'aumento delle emissioni di gas serra.

L’IPCC nasce quindi per individuare le aree in cui la conoscenza sul cambiamento climatico e i suoi possibili impatti risulta carente o incerta, stabilire un piano d'azione per colmare tali lacune, rilevare le informazioni necessarie per valutare le implicazioni politiche e le strategie di risposta al cambiamento climatico, esaminare le politiche nazionali e internazionali attuali e in programma in relazione alle emissioni di gas serra, e fornire valutazioni scientifiche e ambientali sulle diverse questioni relative ai gas serra.

Per garantire un'analisi completa ed obiettiva e riflettere una visione eterogenea del quadro, alla scrittura dei report partecipano centinaia di autori provenienti da molte nazioni e molti settori diversi. I 195 Paesi Membri dell’associazione (che fanno parte a loro volta delle Nazioni Unite o della WMO) selezionano infatti esperti in discipline come la climatologia, l’ecologia, la fisica o l’economia, e affidano loro il compito di portare avanti un processo di revisione di migliaia di articoli scientifici pubblicati ogni anno per fornire una panoramica completa su ciò che si sa sulle cause del cambiamento climatico, sui suoi impatti e potenziali rischi futuri e su come l'adattamento e la mitigazione possono ridurre tali rischi.

Dopo la stesura del testo di ogni rapporto, questo viene inoltre approvato dai rappresentanti dei governi membri prima di diventare ufficiale.

L'IPCC ha finora prodotto sei rapporti di valutazione, ognuno dei quali fornisce informazioni riguardo la situazione attuale, i trend nel lungo periodo, le misure da prendere a breve termine e mostra 5 scenari, che descrivono possibili futuri alternativi basati sull’interazione di diverse combinazioni di fattori, di tipo sociale, economico, politico e tecnologico entro la fine del secolo e sulle loro conseguenze sul clima.

I rapporti precedenti 


Le relazioni dell'IPCC hanno avuto un impatto significativo sulla politica climatica globale. Ad esempio, il secondo rapporto di valutazione dell'IPCC, pubblicato nel 1995, ha fornito un contributo chiave per l'adozione del Protocollo di Kyoto (1997) che attua la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC, 1992). Anche gli Accordi di Parigi (2015), hanno incorporato le informazioni fornite dall’IPCC, in particolar modo sfruttando quanto emerso nel quinto rapporto di valutazione nel 2014, e includendo l'obiettivo da raggiungere indicato nel documento, cioè limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C o alla peggio non superare i 2°C rispetto ai livelli preindustriali.

Pur non essendo stati in modo diretto la base per la stesura di trattati internazionali, diversi altri rapporti sono passati alla storia per aver permesso la diffusione su larga scala di alcune delle più importanti nozioni scientifiche sul cambiamento climatico.

Il primo rapporto di valutazione, infatti, ha rivelato nel 1990 come l'anidride carbonica contribuisca ad aumentare l'effetto serra naturale nell'atmosfera e ha rivelato come l’aumento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera abbia principalmente cause antropiche, mentre nel 2001 il terzo rapporto di valutazione ha sottolineato il ruolo determinante dell'attività umana nel riscaldamento globale dal 1950 e ha introdotto una task force per gli inventari nazionali dei gas serra.

Nel quarto rapporto di valutazione, veniva evidenziato ancora una volta quanto il cambiamento climatico sia reale e dovuto alle emissioni di gas serra. Questo rapporto, il primo ad essere diviso in più parti rilasciate singolarmente, è stato pubblicato nel 2007, lo stesso anno in cui l’IPCC ha vinto il Premio Nobel per la Pace, per gli sforzi dei suoi membri, <<volti a sviluppare e diffondere una maggiore conoscenza dei cambiamenti climatici causati dall'uomo e a porre le basi per le misure necessarie per contrastare tali cambiamenti>>



Il sesto rapporto di valutazione


Da quanto emerge dal sesto e ultimo rapporto, agire immediatamente per contrastare l’aumento della temperatura globale è importante ora più che mai, dato che ogni momento che passa ci allontana dalla possibilità di invertire i trend attuali. Nonostante ciò, le parole chiave associate a questo rapporto durante la presentazione della sua versione organizzata dal Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), sono <<gravità>>, <<urgenza>> ma anche <<speranza>>.

Gravità e urgenza perché nonostante gli Accordi di Parigi abbiano fissato come obiettivo di limitarsi a 1,5° di aumento della temperatura entro la fine del secolo, nel decennio 2011-2020 la temperatura superficiale globale è già incrementata di 1,1°, e continuando su questa traiettoria si stima il raggiungimento della soglia dei 3,5°, più del doppio di quanto stabilito. Se questo dovesse accadere, i meccanismi di adattamento di molti ecosistemi non saranno sufficienti a garantirne la sopravvivenza. Per evitarlo bisognerà correggere le attuali traiettorie emissive a livello globale, raggiungendo il picco delle emissioni entro il 2025 e dimezzandole entro il 2030.

Speranza, invece, perché queste minacce incombenti sono sventabili: il report illustra infatti un’ampia varietà di soluzioni all’interno di settori specifici, con sinergie e co-benefici promettenti.

Inoltre, si rileva una maggiore attenzione mediatica alla questione e un volume assai maggiore di letteratura scientifica rispetto a quella a disposizione per le sue precedenti edizioni. Questo non solo rende le previsioni dell’IPCC più accurate, ma aumenta anche la probabilità che si agisca secondo le raccomandazioni contenute nel rapporto, dove viene sottolineato il bisogno di mettere in atto il più velocemente possibile misure di mitigazione e adattamento.

Anna Piriani, membro dell’IPCC e del CMCC, afferma di aver visto, durante l’assemblea plenaria per approvare il rapporto, i decisori politici essere tanto attenti e preoccupati quanto gli scienziati che lo hanno redatto, e che questo traspare nel testo del documento. Il futuro del pianeta rimane incerto, ma con questo tipo di concordanza, ammesso che si agisca di conseguenza, speranza è proprio la parola giusta per essere l’emblema di questo rapporto.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://ipccitalia.cmcc.it/climate-change-2023-ar6-rapporto-di-sintesi/

https://www.ipcc.ch/report/ar6/syr/resources/spm-headline-statements/

https://report.ipcc.ch/ar6syr/pdf/IPCC_AR6_SYR_SPM.pdf

https://www.theguardian.com/science/2021/aug/09/humans-have-caused-unprecedented-and-irreversible-change-to-climate-scientists-warn

https://www.theguardian.com/environment/2022/apr/04/ipcc-report-now-or-never-if-world-stave-off-climate-disaster

https://www.theguardian.com/environment/2023/mar/19/what-is-the-ipcc-ar6-synthesis-report-and-why-does-it-matter

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2023/03/20/news/ipcc_report_riscaldamento_globale-392967260/

https://greenreport.it/news/clima/al-via-il-meeting-ipcc-per-approvare-la-parte-finale-del-sixth-assessment-report/ https://www.repubblica.it/green-and-blue/2023/03/20/news/ipcc_report_riscaldamento_globale_anna_pirani-392972641/

https://cittaclima.it/2023/03/20/pubblicato-il-sesto-rapporto-ipcc/

https://ilbolive.unipd.it/it/news/rapporto-sintesi-dellipcc-ogni-decimo-grado-conta

https://www.nobelprize.org/prizes/peace/2007/ipcc/facts/


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Alessia Pagano

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IPCC AR6 cambiamento climatico