Gli organismi internazionali contro le nuove strette del Governo italiano sulle attività delle ONG

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  Mariasole Caira
  31 May 2023
  3 minutes, 42 seconds

Negli ultimi anni, in Italia, gli operatori umanitari delle ONG hanno assunto un ruolo fondamentale nel sistema di gestione dei soccorsi nel Mar Mediterraneo. In particolare, la loro attività di soccorso e di assistenza alle imbarcazioni di migranti che tentano di raggiungere le coste italiane, ha subito un notevole incremento a partire dal 2015, a seguito dei terribili naufragi avvenuti nel tratto di mare che divide il Nord Africa dalla Sicilia.

L’attività delle ONG è tornata al centro dell’attenzione mediatica nel 2021, a causa di un documento di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, nel quale ha affermato che la loro presenza in mare costituirebbe un “pull factor”, vale a dire un ulteriore fattore di attrazione che spinge i migranti a intraprendere pericolosissimi viaggi nella speranza di raggiungere l’Europa, e, di conseguenza, seppur involontariamente, un fattore che favorisce l’attività di trafficanti di esseri umani.

A riportare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle ONG sono stati anche i continui scontri con il Governo italiano, che ha spesso adottato un atteggiamento di diffidenza nei confronti del loro operato, dovuto anche all’aumento del numero degli sbarchi registrato nell’ultimo decennio. Particolarmente degno di nota è il caso della nave Iuventa, unico procedimento giudiziario contro una ONG a non essere stato archiviato prima ancora della fase preliminare. Il caso ha ad oggetto l’accusa del reato di favoreggiamento all’immigrazione irregolare, in relazione a tre operazioni di salvataggio avvenute tra il 2016 e il 2017, contro alcuni membri dell’equipaggio della nave Iuventa, un ex peschereccio di proprietà dell’ONG tedesca Jugend Rettet, che negli anni di attività è stata coinvolta nel salvataggio di circa 14.000 persone in pericolo nelle acque del Mediterraneo.

Questo caso ha sollevato alcune preoccupazioni in sede ONU: lo Special Rapporteur sui difensori dei diritti umani, Mary Lawlor, ha, infatti, elaborato un rapporto nel quale ha  aspramente criticato la criminalizzazione in Italia dei difensori dei diritti umani nelle ONG, sottolineando come spesso la solidarietà venga “confusa con il traffico di persone”. Il relatore speciale ha anche mostrato preoccupazione per la decisione del Governo di costituirsi parte civile nel caso Iuventa, affermando che uno Stato che rispetta i diritti umani dovrebbe promuovere l’operato di chi si impegna per salvare vite, e che, dunque, la presa di posizione del Governo andrebbe contro questo principio, sostenendo addirittura che "i procedimenti in corso contro i difensori dei diritti umani delle ONG di ricerca e soccorso sono una macchia che oscura l'Italia e l'impegno dell'UE per i diritti umani".

Nonostante gli avvertimenti delle autorità ONU e le dure critiche, l’Italia ha proseguito ad imporre nuove restrizioni alle attività delle ONG, in particolare con il Decreto-Legge 1/2023 (convertito dalla legge 15/2023), noto come "Decreto ONG", volto a regolamentare il transito e la sosta nelle acque territoriali delle navi non governative impegnate nelle operazioni di soccorso in mare. La normativa stabilisce dei requisiti più severi per le navi, prevede che esse, dopo un’operazione di soccorso, raggiungano il porto assegnato senza ritardi, e senza, quindi, poter effettuare ulteriori salvataggi (in violazione degli obblighi di diritto internazionale), in caso contrario i membri dell’equipaggio sono soggetti a sanzioni amministrative o anche al sequestro dell’imbarcazione. L’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Volker Türk, si è detto seriamente preoccupato per le nuove disposizioni, e ha affermato che la conseguenza potrebbe essere quella di avere più morti in mare, dal momento che, sostiene, questa normativa "punisce sia i migranti che i soccorritori", con il rischio di disincentivare le operazioni di soccorso.

Preoccupazioni in merito al decreto sono state sollevate anche dal Consiglio d’Europa, che ha intimato il governo italiano di adottare misure efficaci per garantire i fondamentali diritti umani dei migranti, mettendo le ONG in condizioni di operare efficacemente.

Proviene, dunque, da più parti, l’auspicio che il Governo italiano collabori con la società civile, in particolar modo con le ONG che operano in mare, per elaborare norme coerenti con il diritto internazionale e per far fronte alla crisi umanitaria che da anni investe il Mar Mediterraneo, tenendo, però, sempre presenti i diritti e la dignità di coloro che fuggono dai propri Paesi nella speranza di trovare rifugio in Europa.




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Fonti utilizzate per la stesura del presente articolo:

https://www.questionegiustizia.it/rivista/articolo/l-incriminazione-deisoccorsi-inmare-dobbiamo-rassegnarci-aldisumano-_549.php

https://www.ohchr.org/en/press-releases/2023/02/italy-criminalisation-human-rights-defenders-engaged-sea-rescue-missions#:~:text=GENEVA%20(9%20February%202023)%20–,NGO%20crew%20members%20in%20Sicily.

https://www.onuitalia.com/2021/03/08/human-rights-defenders-uns-lawlor-281-killed-in-2019-italy-essential-role-protection-is-high-priority/

https://www.altalex.com/docume...

Fonte immagine: https://unsplash.com/it/foto/I...


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L'Autore

Mariasole Caira

Mariasole Caira ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza presso la Pontificia Università Lateranense, a Roma, con una tesi in diritto internazionale dal titolo “Cambiamento climatico e flussi migratori: verso una tutela giuridica per i rifugiati ambientali”.

Durante il suo percorso di studi ha frequentato per un semestre l’Université Catholique de Louvain, dove ha avuto modo di approfondire il diritto internazionale.

È da sempre appassionata al tema dei diritti fondamentali, per questo oggi frequenta un Master di II livello presso l’Università La Sapienza sulla tutela internazionale dei diritti umani.

In Mondo Internazionale Post è autrice per l’area tematica di Diritti Umani.

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