Abbandonati alla deriva

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  Giorgio Giardino
  28 May 2023
  4 minutes, 14 seconds

“Non ci aspettavamo di sopravvivere quel giorno” afferma ai giornalisti del New York Times Aden, una giovane migrante proveniente dalla Somalia. Il giorno a cui si riferisce è l’11 aprile scorso, quando un gruppo di migranti è stato espulso illegalmente dalle autorità greche e abbandonato in mare. La Grecia è ormai da anni accusata di respingimenti illegali nei confronti di migranti, ma questa è la prima volta in cui sono disponibili immagini inequivocabili dell’intera operazione. Il video, pubblicato dal New York Times, lascia infatti pochi dubbi e mostra un’inquietante realtà, fatta di violenze e abusi nei confronti dei richiedenti asilo.

L’inchiesta del New York Times

È la mattina dell’11 aprile quando a Lesbo un gruppo di dodici migranti, arrivati alle luci dell’alba del giorno stesso, è stato raggiunto da un furgoncino bianco senza alcuna scritta o insegna che potesse far pensare alle autorità greche. Da lì scendono delle persone con passamontagna che catturano i richiedenti asilo, provenienti da Etiopia, Somalia ed Eritrea. Fra loro vi erano anche diversi minorenni. Secondo le testimonianze gli uomini avrebbero avvicinato i migranti dicendo di far parte di Medici Senza Frontiere, ma ben presto si sarebbe rivelata una menzogna.

Dopo essere stati derubati di cellulari e soldi, i richiedenti asilo vengono infatti caricati sul furgone, e, dopo circa un’ora di viaggio, condotti verso una spiaggia con un’imbarcazione ad attenderli.

Dopo pochi minuti di navigazione, i migranti vengono fatti salire su una nave della Guardia Costiera Greca, identificata con il numero 617, e con il sistema di localizzazione spento. Il NYT è riuscito a identificare la sua posizione grazie alla presenza di una nave portacontainer che si vede chiaramente nel video.

A quel punto la nave si è diretta verso il confine con le acque territoriali turche, per fermarsi poco prima e abbandonare il gruppo di persone su un gommone senza motore, a rischio ribaltamento e senza alcun mezzo per manovrarlo. I migranti sono quindi stati abbandonati alla deriva e dopo qualche ora sono state soccorse dalla Guardia Costiera turca che le ha trasportate a Smirne, in un centro di soggiorno. 

Tutta la scena è stata prima filmata da Fayad Mulla, attivista austriaco, che ha poi mandato tutto il materiale al New York Times che, dopo aver verificato la storia, lo ha pubblicato il 19 maggio scorso. I giornalisti del NYT sono stati infatti in grado di rintracciare i migranti, riuscendo a intervistarli: alcuni di loro avevano ancora gli stessi vestiti che compaiono nel video e, prima di poter vedere quanto filmato da Mulla, hanno confermato tutta la storia. 

La sparizione dei richiedenti asilo è poi confermata da Medici Senza Frontiere, che opera a Lesbo, che in un comunicato afferma che era stato avvistato un gruppo di 103 migranti. I medici dell’Ong però sono stati in grado di fornire le cure mediche necessarie solo a 91 persone

Non è la prima volta

Quanto accaduto al gruppi di migranti non è un caso eccezionale. Ormai da tempo è stato le autorità greche sono accusate di respingimenti illegittimi e illegali nei confronti di migranti, sia in mare, con minacce - anche armate - da parte degli agenti della Guardia Costiera, sia lungo il confine di terra fra Grecia e Turchia. Questa è però la prima volta in cui un’operazione di questo genere, che appare ben organizzata, viene filmata, rendendo così impossibile negare gli eventi e confermando quanto già si era riuscito a ricostruire grazie alle testimonianze di migliaia di migranti. 

Il governo greco, guidato da Kyriákos Mitsotákis, ha sempre respinto le accuse di condotte illegali da parte delle proprie autorità. Durante la campagna elettorale, che si è conclusa con la vittoria del premier uscente, è stato ribadito che le politiche migratorie greche sono dure, ma corrette e lo stesso Mitsotákis ha affermato di aver difeso i propri confini.
Il filmato mostra però come l’approccio greco sia, piuttosto che semplicemente “duro”, illegale

Durante un’intervista concessa a Politico, la commissaria agli affari interni dell’Unione Europea Ylva Johasson ha infatti riconosciuto che quello che si vede nel filmato sembra essere una “deportazione” e che se tutto ciò si rivelasse vero sarebbe “inaccettabile”. Il governo greco ha annunciato di aver avviato un’inchiesta, anche se la commissaria Johansson ha affermato di aver richiesto l’avvio di un’indagine indipendente.

Il caso dei migranti abbandonati alla deriva nel Mar Egeo è preoccupante, ma avere la consapevolezza che sia soltanto una delle tante operazioni di questo genere - in Grecia ma non solo, si guardi ad esempio la situazione al confine della Croazia - rende evidente che il problema di fondo rimane l’approccio nazionale ed europeo nei confronti del fenomeno migratorio.

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Le fonti per la stesura dell’articolo sono consultabili ai seguenti link:

https://www.nytimes.com/2023/05/19/world/europe/greece-migrants-abandoned.html

https://www.fayadmulla.at/entfuhrungen-und-deportationen-in-griechenland/

https://www.ilpost.it/2023/05/19/mar-egeo-grecia-migranti-turchia/?homepagePosition=6

https://www.politico.eu/article/commission-ylva-johansson-greece-migrant-deportation/

Fonte immagine:

https://pixabay.com/photos/barca-drift-sinking-river-water-1213470/

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L'Autore

Giorgio Giardino

Giorgio Giardino, classe 1998, ha di recente conseguito la laurea magistrale in Politiche europee ed internazionali presso l'Università cattolica del Sacro Cuore discutendo un tesi dal titolo "La libertà di espressione nel mondo online: stato dell'arte e prospettive". Da sempre interessato a tematiche riguardanti i diritti fondamentali e le relazioni internazionali, ricopre all'interno di MI la carica di caporedattore per la sezione Diritti Umani.

Giorgio Giardino, class 1998, recently obtained a master's degree in European and international policies at Università Cattolica del Sacro Cuore with a thesis entitled "Freedom of expression in the online world: state of the art and perspectives". Always interested in issues concerning fundamental rights and international relations, he holds the position of Editor-in-Chief of the Human Rights team.

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