I BRICS raddoppiano i loro iscritti. Il blocco è un nuovo rivale per il G7?

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  Redazione
  28 August 2023
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A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Johannesburg: alla recente conclusione del summit internazionale dei BRICS, formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa è stato annunciato che i suoi componenti sono più che raddoppiati. Ad essi si sono aggiunti Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti (EAU) e Arabia Saudita. Le modifiche saranno operative a gennaio prossimo. Sulla carta, l’attuale assetto maggiorato dei BRICS appare un serio concorrente del gruppo europeo ed atlantico del G/7.

Il BRICS ha espresso con chiarezza l’obiettivo primario di volere effettuare un rinnovo dell’attuale ordine mondiale oggi guidato dall’intero Occidente capitanato dagli USA. Lo stesso potrebbe rimodellare le problematiche di natura geopolitica e di geoeconomia su una serie di temi cruciali, dalla guerra della Russia in Ucraina allo status del dollaro USA come valuta di riserva mondiale.

Gli analisti pongono una ricca serie di nuovi interrogativi ?

Attualmente i BRICS sono orientati verso gli interessi della Cina ?

Fortemente sostenuta da Cina e Russia, l’inclusione dell’Iran ha rafforzato l’asse anti-americano nei BRICS, probabilmente rendendolo ancora più antagonista verso gli Stati Uniti e l’Occidente. E’ una decisione che riflette l’influenza della Cina insieme alla Russia nel gruppo ma non è molto producente per i membri più moderati come India e Brasile. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti aggiungerebbero un importante peso economico al gruppo, che ora comprende diversi importanti membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, nonché la Russia, conferendogli una rilevanza nella geopolitica del mercato petrolifero globale.

L’Arabia Saudita e l’Argentina, entrambi membri del Gruppo dei Venti (G20), potrebbero consentire ai BRICS di aiutare a coordinare le opinioni della maggior parte dei membri del G20 verso i mercati emergenti. Interpretata in questo senso, il gruppo potrebbe fungere da controparte di tipo informale nell’ambito del G7, che coordina le posizioni dei paesi sviluppati prima delle riunioni del G20.

Tuttavia, con un forte asse Cina-Russia-Iran, il gruppo potrebbe finire per spingere verso posizioni di fatto controproducenti eccessivamente anti-occidentali, suscitando una reazione di quest’ultimo e rendendo più difficile il raggiungimento dei necessari compromessi nel G20.

Il fatto che l’Arabia Saudita, l’Iran e gli Emirati Arabi Uniti diventassero membri sarebbe stato impensabile fino a poco tempo fa e mostra un altro aspetto della riconciliazione diplomatica tra i tre paesi, anche qui con l’intermediazione della Cina.

A Johannesburg, I BRICS hanno inoltre concordato al vertice di accelerare l’uso delle loro singole valute locali da utilizzarsi nelle transazioni commerciali e di investimento reciproche, continuando in questo modo a ridurre la propria dipendenza dal sistema finanziario e di pagamento globale basato e regolato sul dollaro USA. Per l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, l’inclusione nel gruppo è potenzialmente simbiotica, poiché entrambi stanno cercando di impegnarsi e approfondire la cooperazione con paesi non occidentali e di diversificare i loro partenariati economici come ulteriore copertura contro gli Stati Uniti. Riyadh e Abu Dhabi potrebbero considerare la possibilità di essere considerati non più come leader regionali, ma anche globali.

L’inclusione dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti potrebbe portare nuovi investimenti e opportunità commerciali poiché il primo amplierebbe la propria economia con una serie di nuove industrie di combustibili stavolta non fossili mentre il secondo ospiterebbe il principale centro finanziario della regione nella capitale, Dubai.

L’Egitto

L’Egitto, che attualmente affronta una grave crisi finanziaria ed economica, è stato invitato da Russia e Cina più che altro per rafforzare le proprie relazioni anche in una proiezione strategica nella regione mediorientale. La posizione strategica chiave del Cairo, il controllo del Canale di Suez e i giacimenti di gas appena scoperti sono stati tutti considerati dal gruppo BRICS come potenzialmente redditizi anche per i prossimi decenni.

L’Iran

L’inclusione dell’Iran è stato ritenuto un successo strategico nel gruppo.

Le massicce riserve di gas e petrolio del paese sono state molto probabilmente una leva fondamentale per Pechino nel convincere Brasilia, Pretoria e Nuova Delhi ad accettare l’invito, ben sapendo che avrebbe ulteriormente alimentato tensioni con Washington, ma l'inclusione dell’Iran nel nuovo BRICS non avrà il potere di trasformare l’economia iraniana in breve tempo.

L’Iran considera certamente le relazioni con la Cina come una sorta di ancora di salvezza economica, dato il pessimo stato e andamento nel lungo termine della propria economia, che continua a vacillare a causa sia dei gravi e persistenti disordini interni che per le perduranti sanzioni statunitensi.

Ma nel tempo, gruppi sorgeranno comunque dei problemi allorquando i BRICS dovranno effettuare i pagamenti commerciali internazionali dominati totalmente dal sistema SWIFT, tutto in mano americana.

La convinzione degli stati BRICS è che la riduzione della leva economica occidentale potrebbe creare condizioni di una maggiore parità, mentre paesi come l’Iran lo utilizzerebbero per ridurre ulteriormente l’impatto delle sanzioni.

Per Washington dovrebbe essere un monito: la necessità di rafforzare e rinnovare i rapporti con gli alleati non è mai stata così importante. Il mondo emergente potrebbe essere multipolare, ma alcuni poli saranno più vicini di altri.

Come si vede il condizionale è d’obbligo per un’iniziativa assunta da stati così diversi per assetto economico, storia e struttura sociale.

Dopo Johannesburg, i BRICS dovranno affrontare nuove sfide

Sei nuovi paesi, tra cui due paesi africani, Egitto ed Etiopia, si aggiungeranno ai cinque membri BRICS originari, il 1° gennaio 2024.

Attualmente, il gruppo BRICS, composto da cinque membri, rappresenta da solo un quarto del PIL mondiale e assomma il 42% della popolazione globale e comprende 27,7 trilioni di dollari dell’economia globale. Ma le prime criticità che essi dovranno affrontare sono la loro marcata eterogeneità, con una crescita fortemente diseguale e spesso aggravata da interessi contrastanti, fragilità economiche e da acute rivendicazioni di tipo geografico.

Il gigante cinese, rappresenta il 70% del prodotto interno lordo del gruppo e costituisce un serio problema per l'India.

Altri paesi, tra cui il Sudafrica, hanno già espresso che intendono pur sempre mantenere solide relazioni politiche e commerciali con il Regno Unito e gli Stati Uniti e che non seguiranno alcuna strategia come questa sorta di guerra fredda che Mosca vuole perseguire con la guerra contro l’Ucraina.

E tramite la nuova adesione di regimi autoritari come l'Iran, non viene trascurata la domanda se gli africani hanno davvero bisogno che i problemi del Medio Oriente vengano portati e gestiti in questo gruppo? E se volessero fare affari con Israele, quale posizione verrebbe assunta dall’Iran?

Le grandi ambizioni del blocco BRICS è quello di costituire un multilateralismo di segno alternativo, muovendo dalla sfida al dollaro e dal rafforzamento economico della “Nuova Banca di Sviluppo” senza alcuna possibilità d’interferenza altrui.

Gli USA

Ovviamente, Washington ha seguito da vicino il summit e nella sua apertura, il presidente Biden ha annunciato la volontà di rafforzare le capacità di finanziamento del Fondo Monetario Internazionale e della Banca mondiale e di renderlo effettivo in occasione del prossimo vertice del G20 in India, il 9 e 10 settembre prossimi.

L’amministrazione USA ha precisato che si tratta di una sovvenzione enorme a favore del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale pari a 50 miliardi di dollari da tradurre in prestiti per i paesi a reddito medio e basso. Con il contributo di tutti i paesi occidentali il conto economico totale supererà i 200 miliardi di dollari.

Il ruolo della Cina Popolare

E’ sempre più evidente che il progetto di Pechino è quello di riuscire a guidare e regolare la politica e l’espansione dei BRICS. Con l’aggiunta di sei nuovi membri e una dichiarazione finale dei leader costituita da ben novantaquattro paragrafi e piuttosto ricca di questioni d’importanza prioritaria per i paesi emergenti e in via di sviluppo, il gruppo BRICS sta cercando di consolidare la sua posizione di piattaforma e campione nella rappresentanza del meridione mondiale.

Tuttavia, è stata evidenziata una criticità che lede non poco l’immagine dei BRICS: la totale assenza dei paesi economicamente più importanti e crescenti del Sud-Est asiatico. Il che riflette potenzialmente la tensione nei rapporti tesi con Pechino in questa regione. L’Indonesia sarebbe stata una scelta logica, ma anche questo stato era assente.

Quattro dei sei nuovi membri provengono invece dal Medio Oriente, una regione nella quale Pechino ha costantemente ampliato i suoi legami economici, militari e politici negli ultimi anni.

Paradossalmente, l’ampliamento del gruppo BRICS renderà più difficile rendere operativa la sua missione di promuovere gli interessi del Sud del mondo.

I BRICS sono sempre stati un gruppo carico più di simbolismo che di sostanza. Anche i suoi risultati tangibili, come la Nuova Banca per lo Sviluppo, scrupolosamente negoziata e coordinata, finora non ha dato grande esempio di significativi cambiamenti del panorama della governance globale nel modo sperato dal gruppo, specie da Pechino.

L'adesione dell'Iran non aiuta a lucidare l'immagine dei BRICS come un club onnicomprensivo, che però lascia entrare i paesi a prescindere da quanto spaventosa sia la loro situazione interna in materia di diritti umani. Si prevedeva che l'Indonesia aderisse, ma si dice che abbia chiesto più tempo per prepararsi.

Il Brasile

Il vertice dei BRICS potrebbe aver ulteriormente allontanato Brasilia da Washington. L'approccio di politica estera del presidente brasiliano, Lula da Silva, è coerente con le priorità enunciate nei suoi programmi elettorali ed espresse nei suoi ultimi due mandati. Esse includono la volontà di raggiungere un ordine globale più democratico nel quale i paesi come Brasile, India e Sudafrica stiano su un piano di maggiore parità.

A Johannesburg, Lula e il suo ministro delle Finanze, Fernando Haddad, hanno elogiato il ruolo dei BRICS ma giammai da prendersi come contrappunto agli Stati Uniti o al ruolo del G7 nel mondo, ma piuttosto da definirsi nel ruolo di contributore politico a un ordine globale maggiormente diplomatico per la soluzione dei problemi e inclusivo sotto il profilo decisionale. Lula ha espresso forti dubbi verso paesi come Russia e Iran per il pericolo che questi stati non possano danneggiare la credibilità del Brasile all’estero.

Storicamente, le posizioni di Lula sono coerenti con la politica brasiliana di non allineamento e di non interventismo a lungo termine del Brasile. Il Brasile è stato l'unico paese dei BRICS a condannare fermamente l'invasione russa dell'Ucraina dal podio delle Nazioni Unite lo scorso anno.

Oggi, la Cina è il principale partner commerciale del Brasile .

Per altro verso, il Brasile mantiene rapporti saldi con gli Stati Uniti in materia di commercio, investimenti, progetti climatici e altre priorità reciproche sul piano formativo e di ricerca medica con quella di base. Il Brasile ha anche stabilito legami forti con l’Europa, proseguendo i negoziati sull’accordo commerciale Mercosur-UE.

Il Mercorsur-UE è un accordo fondamentalmente commerciale che consente alle imprese industriali e commerciali dell’Unione Europea di accedere prioritariamente in un mercato sudamericano, molto protetto da apposite barriere tariffarie e non, di ben 260 milioni di consumatori.

Al meeting è emerso che affinché i BRICS siano duraturi ed programmaticamente efficaci a lungo termine, India e Cina devono risolvere le loro controversie, talvolta acute con frequenti scontri armati ai confini del Kashmir.

L’India

Con la concentrazione del potere economico nelle istituzioni internazionali guidate dall’Occidente, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, l’India e altri membri del Sud del mondo si sono sentiti ampiamente trascurati. I leader indiani ritengono che il vertice BRICS potrebbe essere la piattaforma in grado di portare una prospettiva nuova e più equa alla cooperazione globale e alla dialettica sulla risoluzione dei problemi.

Pertanto, l’India posizionerebbe il vertice BRICS del 2023 per aumentare di fatto la voce del Sud del mondo.

L’espansione dei BRICS da cinque a undici componenti potrebbe far sì che l’India e il gruppo guadagnino potere poiché il blocco allargato include una maggiore concentrazione di paesi produttori di energia, nonché una potenziale collaborazione per spostare le transazioni commerciali lontano dai paesi.

Tuttavia, affinché i BRICS siano efficaci e possano contare qualcosa in un termine strategicamente più lungo, India e Cina dovranno risolvere le la loro tensioni ai confini e avere un atteggiamento più collaborativo sulle difficili problematiche globali, nonché sull’impiego di forti capitali da impiegare per le economie in via di sviluppo. Che sono state appena citate al summit.

Conclusioni

Pur nella difficoltà di sintetizzare un summit così complesso, si può affermare che l’espansione modificherà il tessuto delle istituzioni BRICS in due modi principali.

In primo luogo, i BRICS assumeranno ogni decisione passando attraverso il consenso generale o degli interessati, e raggiungere la condivisione unanime passante per ben undici paesi con economie, geografie e interessi grandemente diversi appare già oggi più difficile che raggiungerlo tra cinque. Per alcuni è addirittura utopico.

Va da sé che l’aggiunta di nuovi membri rallenterà in modo significativo alcune delle loro aspirazioni più ambiziose una volta che inizieranno a negoziare il nocciolo di tali progetti, in primis quello di utilizzare una valuta monetaria unica.

In secondo luogo, l’aggiunta di nuovi membri potrebbe realisticamente spostare non poco i BRICS dalle loro antiche origini geoeconomiche. Ovvero quella di cinque paesi con traiettorie di crescita dell'economia simili verso un’organizzazione geopoliticamente più pesante, composta da stati diversi con tipologie di economie più deboli e nel contempo più instabili sotto il profilo della gestione politica e governabilità.

Russia e Cina hanno guidato le richieste “urgenti” di espansione con i tentativi di posizionare i BRICS come contrappeso al G7. In tal guisa, metteranno a forte disagio paesi come India e Brasile, che stanno già camminando su un equilibrio piuttosto delicato con tutto l’Occidente.

Gli stati del sudest asiatico lo hanno già assunto.

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