Una Serbia sempre più cinese

La Serbia è ufficialmente un paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea da più di 10 anni, ma solo 3 dei 33 capitoli necessari al raggiungimento di questo obiettivo sono stati risolti. La Cina approfitta di questo stallo per aumentare gli aiuti verso il paese, ma questo servizio non è di certo gratuito.

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  Ilde Mattei
  05 June 2023
  3 minutes, 44 seconds

La Serbia è ufficialmente un paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea da più di 10 anni, ma solo 3 dei 33 capitoli necessari al raggiungimento di questo obiettivo sono stati risolti. Inevitabilmente, questa lunga attesa sta aumentando il sentimento di illusione e tradimento risentito dai cittadini serbi nei confronti di Bruxelles.

Ben consapevole di questa dinamica e dei bisogni di sviluppo economico del paese, la Cina ha sfruttato la situazione per avvicinarsi alla Serbia. Da qualche anno Pechino sta stipulando accordi commerciali decisivi e finanziando grandi progetti infrastrutturali e estrattivi che hanno fatto crescere l’economia serba del 7%. Nonostante i finanziamenti europei continuino ad essere presenti, per quanto importanti, non possono competere.

La competitività degli investimenti cinesi però deve la propria forza non solo alla grandezza, ma anche agli standard decisamente meno stringenti in campo sociale, ambientale e lavorativo. La crescita economica di cui il paese ha beneficiato è un vanto solamente a livello di statistica internazionale, ma a grande scapito dei lavoratori locali.

Uno degli esempi più eclatanti di questo fenomeno è la fabbrica di pneumatici a Zrenjanin.

La fabbrica offriva lavoro ad un numero considerevole di locali, ma con il passaggio alla gestione cinese sono stati assunti esclusivamente lavoratori cinesi e vietnamiti che sono stati messi a vivere in baracche in condizioni disumane. Anche gli standard ecologici e sanitari sono stati notevolmente diminuiti, causando un significativo aumento dell’inquinamento nella zona.

Oltre ad accordi commerciali, la Cina sta finanziando grandi progetti infrastrutturali il cui rimborso da parte del governo serbo è quasi impossibile (perché il paese non ha i mezzi economici o perché i progetti hanno un senso più di appariscenza che di vera utilità). La Cina ha comunque proposto e accordato i prestiti in quanto sa che ci sono altri mezzi di pagamento utilizzati. La Serbia non può più schierarsi contro la Cina, quindi al fianco dell’Unione, nelle questioni di interesse internazionale. Negli ultimi 5 anni, più del 50% delle volte, la Serbia ha cambiato le sue posizioni allineandole con Pechino, per esempio sul dossier Taiwan.

L’Unione, a conoscenza di queste dinamiche, negli ultimi mesi sta cercando di migliorare i rapporti con il governo serbo, oltre che ad aumentare i finanziamenti verso il paese. Nonostante ciò, il Belgrado ha perso interesse nell’essere candidato all’ingresso nell’Unione, anche considerate le esigenze democratiche di quest’ultima contrarie alla progressiva deriva autoritaria del governo. Di conseguenza, gli aiuti UE non sono per nulla valorizzati agli occhi della popolazione, a contrario di quelli cinesi.

La Cina utilizza lo stesso modus operandi anche in Montenegro dove dalla cooperazione sino montenegrina sono nate videocamere dotate di riconoscimento facciale sparse per tutta la capitale, un'enorme autostrada inutilizzata e espansioni di miniere cui attività estrattiva sta significativamente aumentando l’inquinamento del paese ben oltre i limiti legali e peggiorando la condizione lavorativa dei locali.

Considerando l’evolversi della situazione viene da chiedersi come sia possibile che l’Unione abbia perso così tanta influenza o si sia disinteressata fino a questo punto dei suoi vicini? Com'è possibile che abbia sottovalutato il rischio di un'ingerenza cinese? E soprattutto, è già troppo tardi per recuperare il terreno perso? Qualche cambiamento di strategia a livello di politica estera europea nei Balcani inizia a percepirsi, ma per vederne i frutti bisognerà attendere ancora.

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L'Autore

Ilde Mattei

Laureata in Philosophy, International and Economic Studies all’Università Ca’Foscari di Venezia, sta collaborando con un’organizzazione no-profit francese a Strasburgo per creare ed implementare progetti volti alla sensibilizzazione dei giovani sull’importanza di essere cittadini europei.

Si interessa principalmente di migrazione e all’ambiente con l’intento di rendere accessibili a tutt* queste tematiche.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.

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