Il calcio brasiliano contro il razzismo

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  Chiara Calabria
  18 February 2023
  3 minutes, 14 seconds

La Confederazione calcistica brasiliana (CBF) si è espressa per la prima volta contro il razzismo non solo a parole, ma con i fatti. Lo scorso martedì 14 febbraio è stato aggiornato il Regolamento Generale delle Competizioni 2023 con una misura che prevede la possibilità di sanzionare gli episodi di razzismo negli stadi attraverso la penalizzazione in classifica togliendo punti ai club.

Il CBF è il primo organo al mondo ad adottare tale norma, che entrerà in vigore già dalla prossima partita di Coppa del Brasile programmata per il 22 febbraio. Si tratta di una svolta epocale nel paese in cui è presente il maggior numero di discendenti africani fuori dall’Africa, pari a circa il 45% della popolazione di un Brasile che ancora oggi ha enormi difficoltà ad affrontare la questione del razzismo sistemico. Ednaldo Rodrigues, presidente della CBF dal 2021 ed ex presidente della Federcalcio di Bahia, ha reso la lotta alla discriminazione nel calcio una delle priorità del suo mandato e ha spiegato ai giornalisti come le misure siano state “discusse per secoli senza mai essere messe in pratica”, e sia finalmente arrivato il momento di andare oltre le semplici punizioni e infliggere sanzioni più severe.

Il testo della norma non tralascia alcun soggetto e afferma che “si considera di estrema gravità l’infrazione di natura discriminatoria praticata da dirigenti, rappresentanti e professionisti dei Club, atleti, allenatori, membri della Commissione tecnica, tifosi e squadre arbitrali nelle competizioni coordinate dalla CBF”. In base all’articolo 134 del Regolamento Generale delle Competizioni, la sanzione sarà comminata in via amministrativa all’ente, deferendo il caso al Tribunale Superiore di Giustizia sportiva, che giudicherà sull’applicazione della perdita di punti al club colpevole. Il presidente Rodrigues ha precisato che oltre alle sanzioni sportive per qualsiasi atto di razzismo o di discriminazione si farà riferimento anche al pubblico ministero e alla polizia civile, cosicché il processo non termini unicamente nell’ambito sportivo e i trasgressori possano essere puniti dalla legge.

Molti discutono la grande responsabilità che questo provvedimento fa ricadere sui tifosi, animando la contrarietà di chi crede sia ingiusto delegare il risultato dell’attività sportiva di un giocatore al comportamento degli spettatori allo stadio. Anche per questo motivo si parla di una dura presa di posizione che, almeno nel settore calcistico, non ha precedenti. L’obiettivo e l’auspicio di questa decisione consiste nel limitare ed eliminare definitivamente gli atti di razzismo partendo dall’ambito sportivo.

L’Italia non è esente da atti di razzismo nello sport, l’ultimo a cui abbiamo assistito ha colpito Samuel Umtiti, difensore francese del Lecce che durante la gara contro la Lazio è stato tempestato da insulti razzisti. La discriminazione non ha risparmiato gli altri sport, da Paola Egonu nell’Italvolley alla velocista azzurra Zaynab Dosso, e nemmeno gli altri paesi europei: Carlo Ancelotti, oggi allenatore del Real Madrid, ha chiesto a gran voce “tolleranza zero” dopo gli insulti razzisti subìti da Vinícius Jr. durante l’incontro Valladolid – Real Madrid dello scorso gennaio.

Gli episodi discriminatori in questo sport sono cresciuti nel paese dalla maglia verde oro, andando di pari passo con la radicalizzazione della destra di Bolsonaro. Vinícius Jr, Richarlison, Neymar sono solo gli ultimi calciatori della nazionale brasiliana a chiedere di condannare il razzismo.

I prossimi mesi saranno determinanti per capire se la misura inserita nel Regolamento Generale delle Competizioni sia in grado di mettere un punto definitivo agli episodi di razzismo in Brasile e per permettere allo sport di rendersi strumento di promozione alla coesione sociale e alla trasmissione di rispetto, tolleranza e fair play.

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Chiara Calabria

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South America Società

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#football razzismo discriminazione Brasil football soccer racism human rights discrimination