Il diritto di protesta in Francia

Un patto non scritto tra popolo e governo

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  Chiara Giovannoni
  14 July 2023
  4 minutes, 14 seconds

La Francia viene riconosciuta da anni come la nazione che ha insito nel proprio Dna il gene della protesta. La loro è una tradizione ben radicata non solo nel diritto alla libertà di espressione garantito dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 e dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani del 1970, ma anche nella storia e in un patto implicito tra governo e popolo.

Ogni paese ha una sua tradizione di protesta, e quella francese trova le sue radici nel periodo precedente alla Rivoluzione Francese. Allora infatti esistevano forme di protesta chiamate Charivari che avevano come obiettivo quello di invocare una punizione per chi commetteva reati di natura morale. Molte di queste proteste avvenivano sbattendo i coperchi delle pentole fuori dalle case dei colpevoli. Questi raduni assunsero un contorno più pubblico quando i cittadini impararono a raggiungere le case delle personalità politiche per esprimere disaccordo. In queste occasioni gli oggetti quotidiani diventavano strumenti di giustizia popolare, un vero e proprio mezzo di espressione del dissenso. Il popolo che viveva in povertà assoluta, prima e durante la rivoluzione, ha trovato nelle proteste il giusto contesto per ottenere ciò che gli veniva negato. I fantasmi dei morti sotto la ghigliottina e l’ira che questo ha comportato ha perseguitato i politici sin da allora, portandoli alla consapevolezza che il rispetto della gente e delle loro idee e visioni dovesse essere al centro di una politica giusta.

Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 lo sciopero evolve, incarnando le speranze del sindacalismo nello sciopero generale insurrezionale. Proseguendo negli anni, nel ventesimo secolo le proteste vennero portate avanti principalmente dai comunisti che grazie al sostegno dei sindacati, hanno portarono in piazza molte battaglie politiche. Fu però nel maggio 1968 che lo sciopero divenne leggenda. Scatenata dagli studenti, la protesta si trasformò in breve tempo in un vero e proprio sciopero generale: quasi dieci milioni di persone scesero nelle piazze francesi creando uno scalpore tale da raggiungere ogni angolo del globo. Lo sciopero francese divenne, in poche settimane, un evento globale il cui unico obiettivo era quello di chiedere libertà di parola sui problemi della società. Al maggio del 68 seguirono anni relativamente pacifici soprattutto per i cittadini con una storia familiare conforme alla narrazione nazionale, cresciuti in contesti “bianchi”. In questi anni gli scontri rimasero controllati e limitati al livello territoriale. Con l’inizio del nuovo millennio, nel 2005 ci fu la cosiddetta rivolta delle banlieues che esplose da discriminazioni, povertà, segregazione territoriale, delinquenza e razzismo, in seguito alla morte di due adolescenti che cercavano di sfuggire alla polizia. Da tensioni morali si passò, nel 2018, a tensioni economiche con l’aumento di tasse sul gasolio. In questo caso il malcontento si trasformò in una protesta contro il presidente Macron, portando i Gilets Jaunes a mobilitare la Francia per intere settimane. Ad aprile scorso invece le proteste si sono concentrate sulla riforma delle pensioni che prevede un graduale innalzamento dell’età pensionistica.

L’ultima grande ondata di proteste in strada è iniziata alla fine del mese scorso in seguito alla morte di un ragazzo di origine algerina di 17 anni, avvenuta per mano della polizia nella periferia di Parigi. Ad essere attaccati adesso sembrano però i valori stessi della repubblica: la libertà, la fraternità e l’eguaglianza. A reagire in questo caso sono stati i francesi di seconda e terza generazione per opporsi ai metodi brutali utilizzati dalla polizia. La brutalità delle proteste sembra mettere in luce le contraddizioni della società francese che da decenni è sede di un razzismo istituzionalizzato. Inoltre, il malcontento nasce dalla segregazione culturale ed economica in cui da sempre, loro e le loro famiglie vivono. Una condizione questa, frutto di un passato coloniale con il quale la Francia non ha mai veramente fatto i conti. Nel processo di colonizzazione prima e di de-colonizzazione poi, il paese ha tentato di francesizzare con la forza le colonie, portandole ad assimilare la cultura francese. Questa omogeneizzazione culturale porta ad oggi conseguenze visibili, soprattutto per quelle famiglie che, cent’anni dopo l’arrivo su suolo francese, ancora si sentono stranieri.

La piazza è qualcosa che affonda le proprie radici culturali nella storia francese. In nessun altro paese in Europa le manifestazioni hanno svolto un ruolo politico così centrale come in Francia. Il contesto in cui questa tradizione si è evoluta, ha permesso quindi al gene di radicarsi e normalizzarsi. La protesta, quando pacifica e giusta, è diventata nei secoli un patto non scritto tra popolo e governo. Dalle Jacqueries trecentesche e le Charivari medievali, al ‘68 e ai Gilets-Jaunes, la Francia scende in piazza e marcia, da sempre, per i diritti e per una società che possa sentirsi libera di esprimersi.

Fonti utilizzate per il presente articolo

https://www.ilpost.it/2023/06/22/storia-politica-delle-pentole/

https://www.internazionale.it/notizie/2018/12/04/francia-gilet-gialli

https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2023/04/07/riforma-delle-pensioni-francia/

https://www.lifegate.it/sciopero-francia-storia

Immagine: https://www.rawpixel.com/image/525633/free-photo-image-protest-megaphone-communication

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L'Autore

Chiara Giovannoni

Chiara Giovannoni, classe 2000, è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo sviluppo presso l’Università Roma3.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione dei diritti umani e alla cooperazione.

E’ volontaria presso un’organizzazione no profit che si occupa dei diritti dei minori in varie aree del mondo.

In Mondo Internazionale ricopre la carica di autrice per l’area tematica Diritti Umani.

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Diritti Umani

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proteste Francia Gilets-Jaunes #FreedomOfExpression