Il Trattato dell'Alto Mare: una svolta nell'utilizzo della biodiversità marina?

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  02 May 2023
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A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Dopo una lunga e laboriosa trattativa, recentemente è stato siglato lo storico trattato dell' “alto mare” inteso alla protezione globale degli oceani, affrontare il degrado e l’inquinamento ambientale, compensare le nefaste conseguenze del cambiamento climatico e prevenire la perdita delle biodiversità.

Secondo una convenzione internazionale, per “Alto Mare” si intende l'area di mare che si trova al di là della Zona Economica Esclusiva (ZEE) nazionale, ovvero oltre le 200 miglia nautiche dalla costa e occupa circa due terzi dell'oceano.

È un trattato per molti versi storico perché consentirà di definire con precisione ed istituire aree marine protette su larga scala in alto mare, tutte necessarie anche per soddisfare l'impegno globale assunto nell'accordo “Kunming-Montreal Global Biodiversity”, firmato lo scorso dicembre 2022 per l'efficace protezione di almeno il 30% delle enormi superfici e profondità oceaniche entro il 2030. Per la prima volta in assoluto, il trattato richiederà anche di valutare l'impatto delle attività economiche sulla biodiversità anche in alto mare.

I paesi in via di sviluppo saranno sostenuti nella loro partecipazione e attuazione del nuovo trattato da una forte componente di rafforzamento delle capacità e trasferimento di tecnologia marina, finanziata da una varietà di fonti pubbliche e private e da un meccanismo equo per la condivisione di tutti i potenziali benefici legati alle risorse genetiche marine .

Questo trattato sulla “Biodiversità oltre la giurisdizione nazionale” è il frutto di oltre un decennio di negoziato globale alla ricerca di soluzioni sufficientemente condivise sul cruciale problema ambientale a livello globale.

L'Unione Europea con i suoi stati membri ha guidato il gruppo dei negoziatori ufficiali che ha svolto un ruolo chiave nel raggiungimento dell'accordo. La coalizione riunisce 52 paesi impegnati, al più alto livello politico, per realizzare azioni solerti ed ambiziose finalizzati alla protezione dell'oceano.

Prossimi passi

Terminati i negoziati, l'Accordo entrerà in vigore dopo la ratifica da parte di 60 Stati. L'Unione Europea si impegnerà per garantire la massima rapidità consentita della procedura e per agevolare i paesi in via di sviluppo nella preparazione applicativa per l’attuazione delle nuove regole. A tal fine, l'UE ha stanziato 40 milioni di euro nell'ambito di un programma globale per gli oceani e ha invitato i membri della “High Ambition Coalition” a fare la medesima cosa nei limiti delle loro capacità.

L'adozione formale del trattato avverrà una volta completato il perfezionamento giuridico nell’ambito delle Nazioni Unite.

Le criticità sullo sfondo

L'alto mare rappresenta e fornisce inestimabili interessi e benefici ecologici, economici, sociali e di sicurezza alimentare per tutta l’umanità e pertanto necessita di adeguata tutela. Le aree situate all’esterno della giurisdizione nazionale coprono quasi i due terzi degli oceani del mondo, compresi l'alto mare e il fondale marino. Saranno foriere di inestimabili benefici ecologici, economici, sociali, culturali, scientifici a favore dell'umanità.

Tuttavia, sono sottoposte a crescenti pressioni negative, quando non venefiche, dovute all'inquinamento (incluso il rumore), allo sfruttamento eccessivo dei territori, ai sensibili cambiamenti climatici e alla diminuzione della biodiversità per il pericolo di estinzione di molteplici vite animali e vegetali.

Di fronte a queste sfide e in vista della futura crescente domanda di risorse marine per alimenti, farmaci, minerali ed energia, la maggioranza degli Stati ha concordato sulla necessità che questo trattato d'alto mare assuma la forma di un nuovo accordo di attuazione ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) per proteggere e utilizzare in modo sostenibile le risorse di queste aree.

L'accordo attuerà ulteriormente i principi esistenti nell'UNCLOS per ottenere una gestione più globale delle attività svolte in alto mare. Questi principi includono il dovere di cooperare, proteggere e preservare l'ambiente marino e di effettuare una valutazione costante e preventiva dell'impatto delle attività statuali e umane su di esso.

Questo accordo di attuazione è il terzo del suo genere dopo gli accordi specifici sull'estrazione mineraria dei fondali marini nel 1994 e sulla gestione delle risorse ittiche transzonali e migratorie nel 1995. Il nuovo accordo aggiornerebbe l'UNCLOS sugli sviluppi e le sfide che si sono verificati da quando è stato sviluppato trent'anni fa e sosterrà ulteriormente il raggiungimento dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

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