L'ONU condanna il Ruanda come finanziatore dell'insurgenza in RDC

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  Chiara Cecere
  23 March 2023
  4 minutes, 26 seconds

Il conflitto nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), che ha contrapposto l'esercito al gruppo ribelle del Movimento del 23 marzo (M23) e ha messo in crisi la tregua raggiunta appena il 7 marzo, ha spinto i Paesi vicini a mobilitarsi per cercare di contenere un'escalation che potrebbe destabilizzare l'area. Al termine di una visita di tre giorni nella RDC, domenica 12 marzo una delegazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha lanciato un appello a negoziare per porre fine alle violenze sempre più cruente nell'est del Paese, flagellato dalla violenza da quando le milizie dell'M23 hanno preso le armi alla fine del 2021 e si sono impadronite di ampie porzioni di territorio. I combattenti dell'M23 hanno preso occupato la città di Goma negli ultimi giorni, la principale città della RDC orientale, vicina al Ruanda e sede di oltre 1 milione di persone, minacciando di bloccarvi tutte le strade di accesso. Secondo le Nazioni Unite, i combattimenti tra le forze congolesi e l'M23, che secondo la RDC e altri Paesi è sostenuto dal Ruanda, hanno finora causato più di 800.000 sfollati.

La delegazione di ambasciatori del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è arrivata nella RDC martedì 7 marzo e ha incontrato il Presidente Felix Tshisekedi; sabato 11 marzo ha visitato Goma, dove ha incontrato funzionari locali e visitato un campo per sfollati. Questa visita arriva dopo il fallimento di un cessate il fuoco negoziato con la mediazione dell'Angola, mediatrice designata dall’Unione Africana, e interrotto martedì, lo stesso giorno in cui doveva entrare in vigore. Iniziative di pace simili sono fallite in passato. L'Angola ha successivamente annunciato l'invio di un contingente nel Paese dei Grandi Laghi per costringere le milizie a rispettare il cessate il fuoco ed evitare un'escalation. Kenya e Burundi hanno già inviato truppe, mentre Uganda e Sud Sudan hanno in programma di farlo nei prossimi mesi.

L’ONU segnala il governo del Ruanda come finanziatore dell’insorgenza: di maggioranza Tutsi, i ribelli riattivano un conflitto che rimanda al 1994. Il Ruanda ha una lunga storia di sostegno all'M23 e al suo predecessore, il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Congrès national pour la défense du peuple, CNDP). Le radici del conflitto si trovano nel genocidio del Ruanda del 1994, quando le forze governative e le milizie hutu hanno assassinato un milione di tutsi. Dopo il ritorno al potere del Fronte Patriottico Ruandese (tutsi), milioni di hutu sono fuggiti in RDC, dove il conflitto tra i gruppi continua. L’M23 è stato fondato nel 2012, erede della guerrilla tutsi, che con il sostegno ruandese continua i combattimenti nel nord est della RDC. Una controffensiva del governo congolese nel 2012 aveva placato i combattimenti fino al 2021, quando un gruppo ribelle è riapparso in un’offensiva contro le forze congolesi.

Human Rights Watch ha rilevato che il 29 novembre i ribelli dell'M23 hanno ucciso sommariamente almeno 22 civili a Kishishe, in seguito a combattimenti con fazioni di Mai-Mai Mazembe, Nyatura e Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (Forces démocratiques de libération du Rwanda, FDLR). Informazioni attendibili indicano che l'M23 ha ucciso almeno altri 10 civili durante la ricerca dei membri della milizia. Ulteriori rapporti delle Nazioni Unite e di altri soggetti concludono che i combattenti dell'M23 potrebbero aver ucciso illegalmente molte più persone, tra cui i combattenti catturati.

In una dichiarazione del 3 dicembre 2022, l'M23 ha risposto respingendo le accuse di omicidio. Human Rights Watch ha inoltre recentemente documentato il coinvolgimento del Colonnello dell’Esercito Nazionale del Congo, Salomon Tokolonga, con una coalizione di gruppi armati congolesi che si fa chiamare Coalizione Patriottica. Secondo Human Rights Watch, gli ufficiali congolesi che assistono gruppi armati che commettono abusi possono essere ritenuti responsabili di aver favorito crimini di guerra. Il Congo ha l'obbligo legale internazionale di indagare sui presunti crimini di guerra sul suo territorio e di perseguire adeguatamente i responsabili.

Gli sforzi di mediazione dell'Unione Africana, guidati dall'Angola, tra i presidenti di Congo e Ruanda non hanno portato ad alcun progresso. L'Unione Africana e i suoi Paesi membri dovrebbero chiarire al Ruanda, pubblicamente e privatamente, che il suo continuo sostegno militare all'M23 potrebbe coinvolgere il Ruanda negli abusi dell'M23 come questione di responsabilità di stato e che i funzionari ruandesi potrebbero essere ritenuti complici dei crimini di guerra dell'M23, ha affermato Human Rights Watch. Il governo di Kigali continua a negare qualsiasi accusa. La EAC, Comunità dell’Africa Orientale, ha deciso l’invio di truppe dopo la fuga di 800.000 congolesi dalle proprie case. Quasi un migliaio di soldati kenioti e una trentina di soldati burundesi di trovano sul territorio al momento. Gli Stati Uniti, l'Unione Europea, la Francia, il Regno Unito e altri Paesi dovrebbero sospendere il sostegno militare al Ruanda finché questo assiste l'M23. L'UE dovrebbe garantire che la sua recente assistenza alla missione delle Forze di Difesa ruandesi nel nord del Mozambico sia adeguatamente monitorata, per evitare che l'UE contribuisca indirettamente a operazioni militari abusive nel Congo orientale.


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Fonti consultate per la stesura di questo articolo:

https://www.hrw.org/news/2023/...

https://elpais.com/internacion...

https://www.internazionale.it/magazine/2023/03/16/la-promessa-angolana

https://www.lemonde.fr/afrique/article/2023/03/13/une-delegation-de-l-onu-appelle-a-des-negociations-dans-l-est-de-la-republique-democratique-du-congo_6165250_3212.html

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L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

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