La crisi energetica a Gaza

  Articoli (Articles)
  Federica Luise
  24 March 2024
  3 minutes, 55 seconds

A partire dall’ottobre dello scorso anno, la regione del Medio Oriente ha attirato l’attenzione internazionale a causa del conflitto tra lo Stato di Israele e l’organizzazione terroristica di Hamas, procurando ingenti conseguenze per la popolazione civile palestinese. A seguito del 7 ottobre, il territorio palestinese ha subito un’interruzione delle forniture alimentari, idriche, energetiche ed un grande esodo di massa ha travolto la regione in direzione dell’Egitto.

L’Autorità Palestinese, prima del conflitto, riceveva elettricità da parte di cinque compagnie locali e aveva istituito la Palestine Electricity Transmission Company (PETL), come unico ente responsabile dell'acquisto di elettricità dalla Palestine Power Generation Company (PPGC), nonché da Israele e altri paesi limitrofi. Tuttavia, secondo l'Ufficio di Rappresentanza dell'Unione Europea, la disponibilità di risorse energetiche primarie è limitata e la regione affronta quotidianamente sfide tecniche nel trasporto, stoccaggio ed importazione di energia. La Palestina è fortemente dipendente da Israele per soddisfare il proprio fabbisogno energetico, come evidenziato, inoltre, dalle difficoltà nell'assicurare un approvvigionamento continuo di energia e nell'attenuare le conseguenze di tale assenza.

Dopo una settimana dallo scoppio del conflitto, Tel Aviv ha interrotto le forniture elettriche nella Striscia, e l'Autorità Energetica di Gaza ha affermato che il carburante disponibile sarebbe terminato in pochi giorni, lasciando il territorio cadere nell'oscurità. Come è accaduto, al momento il territorio palestinese non possiede alcun tipo di energia per cui è estremamente difficile mantenere i contatti con i propri cari, cucinare, e mantenere funzionali gli ospedali e le altre strutture vitali dell'area, mettendo a rischio la vita dei pazienti e dei civili coinvolti nel conflitto. 


Evitare l’isolamento energetico

Per isolamento energetico si intende il taglio di qualsiasi forma energetica in un determinato territorio ed è l'ultimo dei timori per la Striscia di Gaza. 

Poco dopo lo scoppio del conflitto, il 13 dicembre 2023 il Ministero dell'Energia ha pubblicato una gara d'appalto per la concessione di licenze di esplorazione di idrocarburi nell'area orientale del Mediterraneo

Il 4° Offshore Bid Round (OBR4) è stato lanciato nel contesto della crisi energetica globale e della strategia di diversificazione dell'approvvigionamento di gas naturale di molti paesi, del crescente riconoscimento dell'importanza del gas naturale nell'abilitazione delle energie rinnovabili e in previsione dei relativi sviluppi tecnologici in campi come la cattura del carbonio, utilizzo e stoccaggio (CCUS) e produzione di idrogeno. Quest'area comprende 20 blocchi esplorativi, per un totale di quasi sei chilometri quadrati di superficie e comprende 4 zone differenti: E,G,H,I. 

L'italiana Eni, la sud-coreana Dana Petroleum e l'israeliana Ratio Energies sono stati i vincitori per le licenze nell'area G; invece l'azera Socar, l'inglese BP e l'israeliana NewMed Energy hanno ottenuto l'area I. 

Tuttavia, nonostante le aspirazioni dello Stato israeliano di diversificare il proprio portafoglio energetico, secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, la maggior parte dei giacimenti in esplorazione dovrebbero essere attribuiti al territorio palestinese. Lo scorso febbraio, lo studio legale statunitense Foley Hoag Llp ha inviato un avviso ad Eni per conto del Centro Al Mezan per i Diritti Umani, Al-Haq, ed il Centro Palestinese per i Diritti Umani riguardo all’assegnazione delle licenze. 

La ZEE (zona economica esclusiva) in questione si sovrappone alle aree marittime rivendicate dalla Palestina in conformità con la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. Come dimostrato dalle Nazioni Unite, la maggior parte del giacimento in esplorazione da parte di Eni farebbe parte del territorio palestinese, così come anche le zone E ed H rientrano nei confini marittimi dichiarati dalla Palestina. 

Nuovi piccoli Newton

Nonostante la situazione critica in cui stanno vivendo, ad oggi, molti giovani palestinesi, tentando di fronteggiare le diverse crisi che stanno colpendo la popolazione, è fondamentale riconoscere e valorizzare la loro speranza ed il loro adattamento. 

È il caso di Hussam Al-Attar, definito il Newton di Gaza, un giovane ragazzo di quindici anni, intervistato dalle rilevanti testate di Al Jazeera e Reuters, che ha sviluppato un modo per illuminare la propria tenda all’interno dell’insediamento di Rafah dopo che i bambini della sua famiglia piangevano timorosi del buio. Acquistando a meno di cinquanta centesimi un piccolo dinamo, una macchina che converte l’energia meccanica in elettrica che posizionata su una ventola, ha permesso di produrre energia e di illuminare la tenda. 

Questo giovane restituisce una forte immagine per il popolo palestinese: dimostra la tenacia del poter generare una scintilla anche quando l'energia non esiste, ed è a partire da questa piccola favilla che si accende la speranza della popolazione palestinese. 


Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2024

Share the post

L'Autore

Federica Luise

Categories

Ambiente e Sviluppo

Tag

Energy crisis Gaza Palestina elettricità accesso all'acqua pulita palestinesi Israele