La guerra ucraina in America: da ideologia a lotta politica

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  Lorenzo Graziani
  27 December 2023
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È diventato ormai evidente come, dall’inizio della guerra in Ucraina, l’opinione pubblica e la classe politica americana sia passata da un sostanziale appoggio all'unanimità, approvando i finanziamento con voti ampiamente a favore, ad argomento estremamente dibattuto e discusso, soprattutto dagli americani che si stanno sempre di più avvicinando alla politica dell’America first.

È in questo contesto che si inserisce la recente vicenda che ha visto come protagonista il Senato americano, ora a stretta maggioranza repubblicana, che ha deciso di bloccare un disegno di legge che includeva gli aiuti finanziari verso Ucraina, Taiwan e Israele.

Questo è accaduto perché i Repubblicani avevano chiesto, in cambio del loro appoggio, l’adozione di controlli più stringenti dei confini meridionali e, per quanto Biden si fosse dichiarato pronto ad accettare “compromessi significativi”, il disegno di legge è stato bloccato in quanto non ha incontrato le loro aspettative.

In vista del voto il Presidente americano aveva deciso di sottolineare l’importanza di approvare detto disegno di legge avvisando che l’eventuale fallimento avrebbe avvantaggiato solo e solamente la Russia e il suo Presidente: “chi è pronto ad arrendersi nel perseguire Putin per il suo comportamento?” ha dichiarato in riferimento alla seduta del Senato, “Chi tra noi è pronto a fare questo? Io non sono pronto a voltare le spalle e penso che nemmeno i cittadini americani siano pronti a farlo”.

Anche Zelenskiy, percependo la situazione potenzialmente spinosa, era intervenuto durante una videoconferenza con i leader dei paesi del G7 avvisando che “la Russia crede che America ed Europa possano mostrare segni di debolezza e decidere di non mandare nuovo supporto all’Ucraina” e ponendo la questione come di una vera lotta tra “cosa può fare la libertà e cosa può fare la dittatura”.

Nonostante la Casa Bianca avesse più volte sottolineato quanto Kiev necessitasse di nuovi aiuti finanziari e Biden avesse presentato una politica di sostanziale apertura verso le richieste dell’opposizione, il Senato si è riunito mercoledì 6 dicembre e i Repubblicani sono riusciti a bloccare il disegno di legge facendo leva sulla scarsa presenza delle misure di border security tanto richieste.

A seguito dei risultati, Biden li ha accusati di attuare un approccio di “tutto o niente”: “Questa deve essere una negoziazione. I repubblicani credono di poter ottenere tutto quello che vogliono senza un compromesso. Questa non è la soluzione. E ora hanno intenzione di lasciare in ginocchio l’Ucraina nel campo di battaglia e di danneggiare la nostra sicurezza nazionale nel processo”.

Ancora, Chuck Schumer, leader Democratico del Senato, ha definito la vicenda “una triste notte nella storia del Senato” e ha richiamato i Repubblicani ad una presa di coscienza e di “serietà”, mentre la controparte repubblicana Mitch McConnell ha risposto definendo “profondamente poco serio” pretendere che le priorità sulla sicurezza nazionale non includano la sicurezza dei confini nazionali.

Le tensioni sono definitivamente scoppiate quando, alla successiva riunione del Senato, durante la quale sarebbe dovuto intervenire anche il Presidente ucraino Zelenskiy, soni stati raggiunti toni piuttosto accesi.

Per cercare di risolvere la questione, Volodymyr Zelenskiy si è recato direttamente a Washington per intraprendere incontri con l’alta sfera politica americana. “Putin deve perdere” ha dichiarato durante un discorso alla National Defense University, “potete contare sull’Ucraina e speriamo di poter contare allo stesso modo su di voi”. A presentarlo è stato il Segretario della Difesa americano Lloyd Austin, che ha avvisato che “non affrontare l’aggressione del Cremlino oggi […] porterebbe solo ad un aumento delle guerre, dei bagni di sangue, del caos”.

Zelenskiy ha incontrato anche Biden, il quale ha dichiarato che “i russi a Mosca hanno celebrato quando i Repubblicani hanno votato per bloccare gli aiuti verso l’Ucraina”, aggiungendo che “se vieni celebrato dai propagandisti russi è probabilmente arrivato il momento di ripensare a quello che stai facendo", e che “la storia sarà una cruda giudicatrice verso quelli che hanno voltato le spalle alla causa della libertà”.

Infine, il Presidente ucraino ha organizzato un meeting di novanta minuti con i Repubblicani per discutere della situazione, ma questi ultimi sono rimasti fermi nella loro posizione. Nonostante tutto, Zelenksiy si è detto soddisfatto e fiducioso: “ho ricevuto dei segnali. Sono più che positivi. Ma sappiamo che dobbiamo distinguere le parole dai fatti”.

Mentre il mondo intero rimane a guardare e Joe Biden ha annunciato un nuovo piano di finanziamenti per 200 milioni di dollari, la situazione viene seguita a stretto giro anche in Russia, dove Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha dichiarato che “decine di miliardi di dollari” forniti dagli Stati Uniti hanno già fallito nel dare una svolta alla guerra e che quindi qualche soldo in più non potrà fare alcuna differenza.

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