Schengen si allarga: Romania e Bulgaria nell’area di libera circolazione, ma l'adesione sarà parziale

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  Giuliana Băruș
  25 January 2024
  4 minutes, 6 seconds

Compromesso raggiunto a Bruxelles, tra Austria e i due Stati balcanici, per l’ampliamento della libera circolazione nell’UE: dal 31 marzo 2024, niente più controlli per gli ingressi via mare e aria; restano invece quelli alle frontiere territoriali.

Con l’inclusione di Romania e Bulgaria nell’area di libera circolazione più grande del mondo, sale a 25 il numero di Paesi UE aderenti allo spazio Schengen.

Siglato nel lontano 1985 nell'omonima città del Lussemburgo , in prossimità del confine franco-tedesco – allora come progetto intergovernativo esclusivamente tra Francia, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo, poi progressivamente esteso a quasi tutti gli Stati dell'Unione –, l'accordo di Schengen ha rappresentato una rivoluzione e una conquista per la libertà di circolazione di merci e persone: tra i Paesi aderenti, è infatti possibile muoversi senza la necessità di controlli frontalieri.

Senza passaporti, né visti

Pilastro del mercato unico europeo, l'area Schengen sarà presto composta da quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea (25 su 27 con Romania e Bulgaria), più alcuni Stati extra UE: Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda. Oltre all’Irlanda che ha negoziato una clausola di opt-out, restano esclusi, ad ora, Cipro (a causa della disputa territoriale con la Turchia) e i due Stati dei Balcani orientali. Fino al 31 marzo 2024, quando la parziale adesione di Romania e Bulgaria entrerà in vigore.

Queste tre nazioni sono finora rimaste fuori dalla zona di libera circolazione perché non ritenute in grado di applicare le regole comuni (acquis di Schengen, integrato nel diritto dell’Unione Europea):

1) un’adeguata gestione delle frontiere esterne;

2) la condivisione delle informazioni sulla sicurezza;

3) e un’efficiente cooperazione di polizia

Per aderirvi serve infatti il consenso unanime di tutti i membri dell’UE che già ne fanno parte.

Apertura delle frontiere?

Cosa cambierà in concreto dal 31 marzo 2024? Innanzitutto saranno eliminati i controlli di frontiera per chi attraversa il confine, ma esclusivamente se per via aerea o marittima. Resteranno invece i consueti controlli ai valichi di frontiera terrestri: è questo il compromesso raggiunto per superare, in sede europea, il veto totale opposto da Vienna.

Adesione parziale che rappresenta un diritto conquistato dopo anni di veti incrociati e complessi negoziati: entrambi gli Stati sono membri dell’Ue dal 2007; e avevano soddisfatto i criteri tecnici per l'ingresso nell’area di libera circolazione già a partire dal 2011, ma la loro inclusione si è rivelata a lungo impossibile per l’ostinata opposizione di alcuni membri UE, soprattutto Olanda e Austria.

Continueranno perciò gli sforzi di Bucarest e Sofia per entrare a pieno titolo nell'area Schengen: i nuovi ammessi hanno infatti concordato di rafforzare il controllo delle frontiere esterne, con l'aiuto dell'agenzia europea Frontex; si impegnano, inoltre, anche a contrastare i “movimenti secondari”, analizzando le richieste d'asilo sul proprio territorio. Vienna sarà così disposta a proseguire le trattative anche per l'apertura delle frontiere all'attraversamento terrestre.

“Expanding the Fortress”: sorvegliare i bastioni d'Europa

La non negoziabile opposizione dell'Austria, che per mesi ha bloccato e ritardato l’ingresso dei due Paesi balcanici nello spazio Schengen, è dovuta al timore di Vienna per le possibili conseguenze che lo spostamento a Sud-est dei confini Schengen avrebbe sui i flussi migratori lungo la “Rotta balcanica”: l'assenza di controlli doganali segnerebbe, inevitabilmente, un incremento degli ingressi di migranti irregolari nell'UE attraverso le porte dell'Europa sud-orientale. E proteggere la “Fortezza Europa” è una priorità non solo della cancelleria austriaca, ma trasversalmente – da Nord a Sud del continente, dalle destre populiste alle sinistre che lottano per i diritti (dei propri cittadini, ça va sans dire) – di tutti i governi europei.

Perché obiettivo implicito di Bruxelles è quello, infatti, di poter dettare l’agenda in materia di gestione del fenomeno migratorio dei suoi Stati membri e di quelli candidati all'adesione, incoraggiando politiche di confinamento e respingimento, seppure in aperta violazione dei diritti umani (e in contrasto con le tante carte dei diritti che affollano il nostro diritto internazionale): politica che criminalizza e rende invisibile chi resta fuori; strategia sistemica di deterrenza e abbandono.

In questa particolare congiuntura storica, l’età della globalizzazione, si afferma l’odierno paradosso in forza del quale tutto, fuorché le persone, può liberamente circolare. E chi tenta di attraversare confini in cerca di stabilità viene punito, criminalizzato. Ma ogni migrante, ogni fuga, segnala un problema globale irrisolto. Le migrazioni sono il prodotto di tutte le grandi emergenze e catastrofi che minacciano il futuro del nostro pianeta.

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L'Autore

Giuliana Băruș

Studi in Giurisprudenza e Diritto Internazionale a Trieste.
Oltre che di Diritto (e di diritti), appassionata di geopolitica, giornalismo – quello lento, narrativo, che racconta storie ed esplora mondi fotoreportage, musica underground e cinema indipendente.

Da sempre “permanently dislocated un voyageur sur la terreabita i confini, fisici e metaforici, quelle patrie elettive di chi si sente a casa solo nell'intersezionalità di sovrapposizioni identitarie: la realtà in divenire si vede meglio agli estremi che dal centro. Viaggiare per scrivere soprattutto di migrazioni, conflitti e diritti e scrivere per viaggiare, alla ricerca di geografie interiori per esplorarne l’ambiguità e i punti d’ombra creati dalla luce.

Nel 2023, ha viaggiato e vissuto in quattro paesi diversi: Romania, sua terra d'origine, Albania, Georgia e Turchia.
Affascinata, quindi, dallo spazio post-sovietico dell'Europa centro-orientale; dalla cultura millenaria del Mediterraneo; e dalle sfaccettate complessità del Medio Oriente.

In Mondo Internazionale Post è autrice per la sezione Organizzazioni Internazionali”.

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