Settembre europeo

Un riassunto del mese sulla cronaca europea

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  Redazione
  26 September 2020
  6 minutes, 4 seconds

A cura di Michele Bodei

Stato dell’Unione: la ripresa può cominciare

"Il futuro è nelle nostre mani. E l’Europa sarà ciò che decideremo che sia."


- Ursula von der Leyen

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha esordito con il suo discorso sullo Stato dell’Unione il 16 settembre. Ambisce a un’Europa più forte di prima, attraverso una ripresa digitale ed ecosostenibile, con un mercato unico più forte. Ha enfatizzato l’importanza della salute e dei diritti umani per i cittadini europei, ma anche di fronte ai fenomeni migratori.

È stato promesso un vaccino sicuro e accessibile a tutti. Per quanto riguarda la politica estera, ha indicato la necessità di adottare un atteggiamento assertivo nei confronti degli eventi mondiali e di intensificare i rapporti con i partner europei.

Il ritorno a scuola, tra preoccupazioni ed entusiasmo, con l’ammonimento dell’OMS

Un grande banco di prova per l’Europa durante questa emergenza sanitaria – non ancora conclusa - è sicuramente la riapertura delle scuole. In quest’occasione non sono state adottate linee comuni tra gli Stati, ogni Paese si è organizzato in modo diverso. L’Italia ha riaperto le scuole dopo sei mesi, ma non tutti gli istituti sono ancora pronti ad accogliere gli studenti secondo le misure necessarie, tra l’attesa dei tanto discussi ‘banchi monoposto’ e nuovi focolai. Gli altri Stati si sono organizzati diversamente, simile a noi soltanto la Spagna. La Danimarca aveva già riaperto il 15 aprile, con classi di massimo dodici studenti e in modo molto funzionale. Le lezioni in Germania hanno ripreso ad agosto, stabilendo il distanziamento tra gli alunni e gli insegnanti – poiché quest’ultimi sono esposti a maggiori rischi – senza registrare un aumento anomalo dei contagi. La Francia ha riaperto a inizio mese con obblighi di mascherina dagli undici anni, di misurare la temperatura e di utilizzo di gel igienizzanti e di ingressi scaglionati. Nonostante la prudenza adottata, numerosi istituti sono stati in un secondo momento chiusi a causa dei contagi. È ancora incerto l’esito di questa prova, ma l’OMS ha già definito la situazione allarmante. È stato rilevato un aumento settimanale di oltre 300 mila contagi in tutto il continente, con un aumento del 10% in due settimane nella maggior parte dei paesi.

Il mini-rimpasto della Commissione

Il Commissario irlandese al commercio, Phil Hogan, ha presentato le sue dimissioni in seguito alle polemiche suscitate per non aver rispettato le norme anti-Covid a un evento pubblico in Irlanda. Il suo incarico sarà ceduto a Valdis Dombrovskis, già vicepresidente della Commissione, mentre la nuova candidata irlandese, Mairead NcGuinness, ricoprirà il ruolo di Commissaria ai Servizi Finanziari, alla stabilità e all’Unione dei mercati dei capitali. Il tutto deve ancora essere approvato dal Parlamento Europeo. Se così sarà, la Commissione sarà caratterizzata da un ancora più importante equilibrio di genere: con questo rimpasto sarà composta da 13 donne e 14 uomini. Allo stesso tempo l’Irlanda perde un importante incarico, dato che a partecipare alle riunioni dell’Eurogruppo non sarà McGuinness, bensì Dombrovskis. Lo scambio di incarichi potrebbe in realtà essere stato proposto per controbilanciare la nomina dell’irlandese Paschal Donohoe a presidente dell’Eurogruppo. La presidente von der Leyen ha dichiarato di aver puntato sulla candidata per la sua esperienza nel settore europeo e, coerentemente con il suo discorso sullo stato dell’Unione, “per rafforzare la transizione verde e digitale”.

Rallentamenti nello sviluppo del vaccino

I test clinici per sperimentare il vaccino contro il Covid-19, condotti dalla casa farmaceutica AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford, sono stati sospesi a causa della manifestazione di sintomi sospetti. Completate le indagini sul fenomeno, le sperimentazioni sono ripartite pochi giorni dopo. L’obiettivo sarebbe quello di avere un vaccino pronto il prima possibile – la Commissione Europea auspica la possibilità di commercializzarlo già da novembre – ma lo sviluppo normalmente ha bisogno di una media di 5 anni prima di essere pronto.

Brexit: un sentiero sempre più irto di ostacoli

I negoziati Brexit non smettono mai di destare preoccupazione. Questa volta si tratta della legge che il 9 settembre Boris Johnson ha presentato al Parlamento britannico – la Carta per il mercato unico nel Regno Unito – che escluderebbe l’Irlanda del Nord dal mercato unico europeo. Tale decisione violerebbe l’accordo raggiunto l’anno scorso con l’Unione Europea, il cui scopo era quello di difendere la distensione al confine tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord. Lo scacco del Primo Ministro britannico ha costretto l’UKCG – United Kingdom Coordination Group, cioè la sottocommissione del Parlamento Europeo specializzata nei negoziati Brexit – ad adunarsi in sede straordinaria. Il negoziatore Michel Barnier ha espresso forte delusione nei confronti del Regno Unito, definendo l’atto una “violazione del diritto internazionale”. I negoziatori europei si aspettano che Boris Johnson consideri l’idea di negoziare e discuterne con l’Unione prima di violare apertamente un trattato internazionale, poiché altrimenti si potrebbe rischiare un no deal. Nonostante ciò, il Primo Ministro sembra molto motivato a proseguire. La decisione di Johnson non è stata pienamente accolta nemmeno in Regno Unito, a tal punto che una commissaria del Foreign Office – Amal Clooney – ha dato le sue dimissioni.

Incendio a Moria

Un incendio divampato nella notte tra l’8 e il 9 settembre ha distrutto completamente il campo profughi di Moria a Mitilene, nell’isola greca di Lesbo. Tredicimila migranti – dei quali quattromila minori - sono rimasti senza casa e senza cibo. Le autorità greche non sono state in grado di dare una risposta rapida ed efficace all’emergenza, tant’è che il sindaco di Mitilene si è inizialmente opposto all’idea di ricostruire un altro campo d’accoglienza. I migranti hanno protestato duramente contro il trattamento subito, poiché è stato negata loro la possibilità di chiedere asilo in altri paesi. Le istituzioni europee hanno espresso messaggi di solidarietà nella gestione della crisi nell’isola. Danimarca, Austria, Finlandia, Svezia e Germania hanno offerto aiuti materiali agli sfollati e anche per la ricostruzione del campo profughi, mentre la Germania ha promesso di accogliere 1500 migranti.

Finalmente un nuovo accordo sui migranti, ma traballa il consenso

Il 23 settembre la Commissaria agli Interni, Ylva Johansson, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, hanno presentato al Parlamento Europeo ciò che si è riusciti a ottenere dopo cinque anni di negoziati tra i paesi dell’Unione: il Patto europeo sulla migrazione e l’asilo. L’accordo prevede maggiore solidarietà da parte di tutti gli Stati sulla gestione della crisi migratoria nel Mediterraneo, ma non è stato sradicato il regolamento di Dublino. Non è stato stabilito l’obbligo di ricollocamento dei migranti tra gli Stati europei, ma almeno un contributo economico o la ‘sponsorizzazione’ del rimpatrio dei richiedenti asilo non idonei. Il patto vorrebbe introdurre una procedura accelerata, evitando di lasciare numerose persone per lungo tempo nei centri d’accoglienza, con un ambizioso meccanismo unico europeo per i rimpatri. Tutto ciò ha bisogno di una forte collaborazione tra i Ventisette e un’approfondita partnership con i paesi terzi. La proposta al Parlamento Europeo avrà difficoltà ad accontentare tutti. Le prime reazioni di Austria e Repubblica Ceca non sono state positive e la loro posizione sarà rilevante alla successiva presentazione al Consiglio.

Photo by Pietro Naj-Oleari

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