Somalia: il primo paese al mondo per necessità di aiuti umanitari

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  Francesca Alfonzi
  30 April 2023
  4 minutes, 18 seconds

Sono ormai anni che il territorio del Corno d’Africa è vittima di una grave crisi umanitaria che ha messo a rischio circa 10 milioni di persone tra etiopi, somali e kenioti. Tra i vari paesi coinvolti quello che si trova più in difficoltà è certamente la Somalia: già dichiarata la più grave crisi umanitaria del 2023 dalla International Rescue Committee, anche l’ONU la considera come una delle più gravi emergenze al mondo. La situazione nel corso degli anni è stata esacerbata da diversi fattori, tra cui: un’insicurezza alimentare acuta, a cui è da aggiungere l’impatto del recente conflitto russo-ucraino e i vari conflitti interni combattuti tra jihadisti e il governo centrale.

Ad oggi, circa metà della popolazione, quindi approssimativamente 8,5 milioni di persone, hanno bisogno di assistenza umanitaria per sopravvivere.

La Somalia sta vivendo una gravissima crisi climatica da molto tempo: difatti, questo è il quinto anno consecutivo di siccità che rende le stagioni delle piogge un lontano ricordo. La conseguenza più grave di questa prolungata carenza di inondazioni ha colpito la popolazione sotto le sembianze di una crisi alimentare, divenuta ormai critica. La malnutrizione e la mancanza di alimenti indeboliscono il sistema immunitario dei somali rendendoli soggetti vulnerabili a molte malattie: innumerevoli sono le morti registrate a causa di inedia o di morbi come la malaria. ‘‘Ho visto mia figlia Farhir di tre anni morire davanti a me e non ho potuto fare nulla. La tenevo in braccio da dieci giorni. Abbiamo dovuto lasciarla sul ciglio della strada’, così racconta Fatima, una donna che per 15 giorni ha camminato insieme ai suoi nove figli per raggiungere Baidoa, una delle città con campi di accoglienza per gli sfollati: e questa è solo una delle tante agghiaccianti testimonianze che si possono raccogliere in Somalia. Gli individui sono quindi costretti a scelte molto difficili, ad esempio molti genitori si sono trovati a dover rinunciare giornalmente a razioni di cibo per permettere ai loro figli di sopravvivere, mentre altri hanno dovuto vendere beni e bestiame per acquistare pochi generi alimentari.

Anche la recente guerra scoppiata tra la Russia e l’Ucraina ha un impatto sulla situazione attuale: infatti, la crisi alimentare che la Somalia sta vivendo l’ha resa sempre più dipendente dai beni alimentari importati da questi due paesi. Gran parte del grano e dei cereali distribuiti dal World Food Programme in ambito di aiuti umanitari provenivano dalle nazioni in conflitto, ma con lo scoppio delle ostilità il governo ucraino ha deciso di dare priorità all'approvvigionamento della propria popolazione interrompendo molte delle esportazioni dei prodotti alimentari e aggravando la crisi nei paesi del Medio Oriente così come in quelli del Corno d’Africa, tra cui la Somalia.

Un altro fattore che risulta determinante per la crisi umanitaria in Somalia riguarda la presenza di conflitti all’interno del paese: i jihadisti di Al-Shabaab, dei gruppi armati non statali che esercitano un forte controllo sul territorio (specificamente del centro-sud), si schierano contro il governo centrale, guidato da Hassan Sheikh Mohamud. L’origine di questa situazione si colloca nell’anno 1991, anche se nel corso del tempo il conflitto ha mutato forma più volte: inizialmente si voleva abbattere il regime dittatoriale di Siad Barre, successivamente ha assunto una matrice pseudo-religiosa ed è poi passato gradualmente nelle mani delle Corti Islamiche. Recentemente, ma soprattutto a partire dal 2012, è andato via via ad affermarsi il movimento terrorista degli Al-Shabaab che si è posto tre obiettivi principali: la liberazione del paese dalle truppe straniere, l’attuazione della Sharia (letteralmente la ‘strada rivelata’, ovvero la legge sacra dell’islamismo) e l'abbattimento del governo federale somalo. Questi anni di guerra hanno indebolito il sistema istituzionale che avrebbe invece dovuto aiutare a mitigare le conseguenze della crisi climatica e di quella economica. Inoltre, questa guerra interna limita anche l’accesso agli aiuti umanitari: circa 700 mila persone al momento vivono in aree non raggiungibili dai soccorsi a causa della presenza dei jihadisti e di conseguenza è impossibilitata la distribuzione di prodotti alimentari e supporto medico.

In conclusione, il quadro che si va quindi a delineare è estremamente complesso: la Somalia si trova in una situazione di estrema precarietà e di forte crisi, risulta per questo fondamentale promuovere un’atmosfera favorevole e di dialogo che possa far risollevare le condizioni del paese anche grazie ad aiuti umanitari esterni.

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L'Autore

Francesca Alfonzi

Laureata nel 2021 in International Relations and Diplomatic Affairs presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna; al primo anno di Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università Sapienza di Roma.

Autrice per l'area tematica 'Diritti Umani'

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Diritti Umani

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Somalia Crisi alimentare #HumanitarianCrisis conflitti interni corno d'africa human rights